[Redditolavoro] La scissione del PD e i movimenti a sinistra

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Mon Mar 6 00:12:35 CET 2017


La scissione del PD e i movimenti a sinistra


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La scissione del Partito Democratico è il fatto nuovo dello scenario
politico.
Si tratta di fare una prima valutazione delle ragioni, della natura, delle
ricadute politiche di questo evento sia sul versante della situazione
politica sia sul versante della geografia della sinistra politica. In
attesa di un quadro più definito che consenta i necessari approfondimenti.

La scissione del PD è stata sospinta dalla sconfitta clamorosa del renzismo
nel referendum del 4 dicembre. La combinazione dell'indebolimento verticale
del renzismo (a partire dalla caduta del governo Renzi) con la ricerca
affannosa da parte di Renzi di una reinvestitura plebiscitaria (o per via
di una precipitazione elettorale, o per via di una precipitazione
congressuale, o per via dell'una e dell'altra insieme) ha sicuramente
rappresentato un fattore di innesco della scissione.
Un segretario con pieni poteri sulle candidature, a partire dai capilista,
era una minaccia di annientamento della presenza parlamentare della
minoranza. Mentre la svolta tendenzialmente proporzionalistica del sistema
politico, a seguito della sconfitta referendaria, favorisce lo spazio di
rappresentanza di un nuovo soggetto politico. Anche per questo la scissione
è figlia del 4 dicembre.

Al di là della contingenza, le fascine della scissione del PD si erano
accumulate progressivamente nel tempo. Il renzismo ha scalato prima il PD e
poi il governo, in rapidissima successione: portando una svolta
plebiscitaria nella stessa gestione del partito, circondandosi di una
giovane guardia di fedelissimi selezionata accuratamente negli anni (il
partito della Leopolda), emarginando il vecchio gruppo dirigente del PD (la
“rottamazione”). La scissione è anche e innanzitutto la replica vendicativa
di settori portanti del vecchio gruppo dirigente contro un renzismo
usurpatore, da sempre vissuto come corpo estraneo e abusivo. Massimo
D'Alema in particolare ha avuto ed ha un ruolo centrale nell'incarnare
questo sentimento e nel dargli una traduzione politica.

Le dimensioni della scissione saranno verificate nelle prossime settimane e
nei prossimi mesi. Ma è utile investigare i suoi caratteri politici.


*GLI SBOCCHI DELLA SCISSIONE *

Dal punto di vista della forma di organizzazione, non sembra che la
scissione si dia uno sbocco organico “di partito”. La scelta prevalente
sembra essere quella di un movimento politico, dal profilo più sfumato e
processuale. La stessa gestione politica pubblica della scissione è stata
confusa e minimalista nelle motivazioni (divergenze su date e percorso
congressuale del PD, invece che su ragioni pubbliche riconoscibili), è
stata segnata da divisioni interne (defezione di Emiliano), è apparsa poco
determinata nella stessa azione di rottura (più fuoriuscita che vera
scissione). Tutto ciò sembra indebolire al piede di partenza la portata
dell'operazione e le sue potenzialità di polarizzazione nei territori.

Dal punto di vista della natura politica del nuovo soggetto è presto per
esprimere una valutazione compiuta: un nuovo soggetto politico borghese di
tipo ulivista (un PD riveduto e corretto) o una sorta di rifondazione
socialdemocratica ( “partito del lavoro” legato alla burocrazia CGIL)? La
risposta verrà dalla dinamica del processo in atto.

Le principali componenti politiche promotrici della scissione vengono dal
campo borghese liberale. Si tratta della componente dalemiana e dell'area
bersaniana del PD. La prima, organizzata attorno alla Fondazione
Italianieuropei, ebbe un ruolo di traino nella mutazione progressiva dei DS
da socialdemocrazia a partito borghese liberale nella seconda metà degli
anni '90, guidando la stagione di controriforme sociali del centrosinistra
(1996/2001). La seconda, nata dal ceppo del dalemismo, ha diretto il PD nel
passaggio cruciale della grande crisi (2009/2013) gestendo il sostegno al
governo Monti e alla relativa macelleria sociale. Complessivamente, il
personale dirigente dei governi di centrosinistra dell'imperialismo
italiano. L'emarginazione dal potere nella stagione del renzismo ha
sicuramente indebolito le ascendenze dirette di questo ambiente presso il
grande capitale. Ma non ha cancellato le sue radici politiche. Non a caso è
la componente che maggiormente insiste nel rivendicare il nuovo soggetto
come riedizione dell'Ulivo, e nel ricercare il coinvolgimento di forze e
personalità borghesi del mondo cattolico.

A fianco di queste componenti, confluiscono nell'operazione di scissione
con un ruolo rilevante soggetti ed aree del PD non dotate per lo più di
configurazione propria (mescolati nel tempo con l'area bersaniana), ma che
appaiono maggiormente interessati a una sorta di partito (borghese) “del
lavoro”. È il caso del governatore toscano Enrico Rossi, con la suggestione
del “partito partigiano del lavoro” e del suo (grottesco) richiamo alla
rivoluzione socialista (!). È il caso di Guglielmo Epifani, portavoce della
minoranza all'ultima Assemblea nazionale del PD, che ha speso non a caso il
proprio intervento nel richiamare le ragioni sociali della separazione
(Jobs Act, scuola, tasse). Si tratta di ambienti di una virtuale
socialdemocrazia, che vedono la questione sociale come lo spazio politico
di costruzione del nuovo soggetto. Ovviamente su una linea borghese
governista (sostegno a Gentiloni per la legislatura), e con una prospettiva
organica di centrosinistra (coalizione di governo col PD, nazionale e
locale), ma con una specifica attenzione al rapporto con l'apparato CGIL,
col quale ricostruire una relazione privilegiata. Peraltro la
frequentazione delle iniziative scissioniste da parte di ambienti
d'apparato CGIL è stata significativa e territorialmente diffusa,
espressione della domanda di riferimento politico da parte di una
burocrazia sindacale da tempo politicamente orfana.

Se la dinamica del nuovo soggetto porterà a uno sbocco borghese o
“socialdemocratico” dipenderà da diverse variabili: il quadro compiuto
delle componenti costituenti e il loro equilibrio interno, l'evoluzione
della situazione politica, l'eventuale rapporto con le dinamiche in atto
nella socialdemocrazia europea.


*LE RICADUTE IMMEDIATE A SINISTRA *

Di certo la nuova formazione è destinata, da subito, a riflettersi sugli
assetti della sinistra italiana e sull'evoluzione della sua crisi.

L'operazione Pisapia, d'intesa con Renzi, (Campo progressista) esce
spiazzata e indebolita dal nuovo evento. L'ex sindaco di Milano si è
candidato a raggruppare un'area di sinistra da coalizzare con Renzi. Per
questo chiede una legge elettorale col premio di maggioranza alla
coalizione. Per la stessa ragione Pisapia scongiurava una scissione del PD
(«una sciagura per l'Italia»): non vuole una concorrenza a sinistra che
possa cancellargli lo spazio. Ma ora che la scissione è sostanzialmente
compiuta, non può che confluire nella nuova formazione o nel suo campo di
riferimento, con un ruolo ben più marginale di quello sognato.

Un problema diverso si pone per Sinistra Italiana (SI), che ha appena
concluso il proprio congresso. Una componente rilevante di SI (Scotto,
Smeriglio, Ferrara) ha già abbandonato il partito alla vigilia del
congresso, prima per trattare direttamente con D'Alema, poi per rivolgersi
al Campo progressista di Pisapia, infine per confluire nella nuova
formazione. Un'altra componente di SI, oggi minoritaria (D'Attorre), ha
apertamente rivendicato in congresso la prospettiva di partecipazione alla
costituente unitaria del nuovo soggetto, per poi aggregarsi successivamente
ad essa. La maggioranza di SI (Fratoianni-Fassina) si è invece attestata
per ora su una posizione autonoma: «Non possiamo fonderci con chi sostiene
Gentiloni». In realtà vuole capire quale sarà la dinamica della scissione,
cerca di non farsi travolgere da una possibile piena, e soprattutto vuole
preservare un proprio peso contrattuale in vista di future possibili
ricomposizioni. Fratoianni e Vendola hanno già attivato contatti col giro
dalemiano, e Fratoianni ha già pubblicamente avanzato una disponibilità a
ipotesi di alleanze elettorali (“liste plurali”) col nuovo soggetto in
vista delle elezioni politiche.
Lo spazio e il ruolo di SI nel sommovimento politico in atto dipenderà sia
dalla natura compiuta del nuovo soggetto (sbocco borghese o
"socialdemocratico"), sia dalla consistenza della nuova formazione e dunque
dal rapporto di forza che si verrà a determinare tra il nuovo soggetto e
SI.

Le ricadute del 4 dicembre sul sistema politico sono appena iniziate. Anche
a sinistra.
Partito Comunista dei Lavoratori


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