[Redditolavoro] IL MONDO DEL LAVORO IMPUGNI I FORCONI

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Wed Jan 25 11:59:57 CET 2012


 IL MONDO DEL LAVORO IMPUGNI I FORCONI

(24 Gennaio 2012)


Il tavolo di negoziato con Confindustria e governo sul mercato del lavoro
va rovesciato. Non si può negoziare una più ampia licenziabilità dei
lavoratori attraverso l'abbattimento della cassa integrazione e per di più-
per ammissione del ministro- senza reale indennizzo per i licenziati “in
assenza di risorse”.Più in generale non si può continuare a negoziare, come
da trentanni a questa parte, sul programma del padronato ( “quanto costa il
lavoro per il capitale”) Occorre aprire una vertenza generale su un
programma dei lavoratori per i lavoratori ( “quanto costa il capitale per
il lavoro”). Occorre un vero sciopero generale contro il governo e la
Confindustria che unifichi operai,impiegati, precari, disoccupati in un
grande fronte comune, apertamente contrapposto al capitale finanziario e
alla sua dittatura.

E' una necessità non solo sindacale, ma politica. L'esasperazione cresce in
ampi strati di popolazione colpiti dalla crisi capitalista e dalle
politiche del governo. O il movimento operaio prende la testa della
protesta popolare unificando attorno a sé tutte le domande di riscatto
sociale delle masse impoverite dal capitale- inclusi gli strati inferiori
della piccola borghesia- oppure cresce il rischio di regalarle a forze
reazionarie. O il movimento operaio impugna “i forconi” guidando e
unificando la ribellione popolare , o rischia di consegnare la disperazione
sociale ai Ferro, ai Morsello , ai Pappalardo, e persino ai Fiore. Questo è
lo snodo.

DUE RISPOSTE OPPOSTE ALLA CRISI DELLE CLASSI MEDIE

Il caro benzina, il caro assicurazioni, la pressione di mutui usurai, uniti
al crollo dei commerci e alla restrizione delle regalie clientelari di
governi nazionali e locali, sta spingendo alla ribellione ampi settori
delle classi medie. Ma alle loro domande si possono dare risposte di classe
di segno esattamente opposto.

Si può dare la risposta piccolo borghese reazionaria, che sventola la
nostalgia del vecchio privilegio corporativo: chiede lo sconto sulle accise
per sé ( isola o categoria) ma non per altri, il rispetto delle regalie
clientelari promesse ( e tradite) di un Lombardo qualunque, il diritto
all'evasione fiscale “per non fallire”, il diritto allo sfruttamento del
lavoro nero “per pagare i debiti alle banche”, il blocco delle importazioni
dal Nord Africa e persino il respingimento alle frontiere degli stranieri
“per reggere la concorrenza”, il rifiuto dei controlli ambientali sui
rifiuti trasportati ( Sistri)per “abbreviare i tempi di consegna”...

Oppure si può dare una risposta anticapitalista e rivoluzionaria: che
rivendica l'esproprio dei banchieri strozzini come condizione di accesso al
credito e di liberazione dal debito; un abbattimento del debito pubblico
verso le banche, e la tassazione progressiva dei grandi patrimoni, rendite,
profitti, come condizione di una riduzione delle tasse; la
nazionalizzazione sotto controllo popolare delle compagnie petrolifere e di
tutta la filiera degli idrocarburi ( estrazione, produzione, distribuzione)
come condizione dell'abbattimento delle accise e del prezzo della benzina;
un controllo popolare sulla formazione dei prezzi alimentari, con
l'apertura dei libri contabili dell'industria alimentare e della grande
distribuzione, per stroncare speculazioni e truffe; la nazionalizzazione
delle compagnie di assicurazione, sotto controllo sociale, come condizione
di abbattimento del costo auto e trasporto...

O LA DITTATURA DELLE BANCHE, O IL GOVERNO DEI LAVORATORI

La prima risposta appare forse “concreta” ma è illusoria. E' quella che
segna una frattura con le ragioni sociali del lavoro dipendente, subordina
le classi medie al capitale e al suo cappio, in cambio (oltretutto) di
speranze senza futuro: è la risposta dei politicanti reazionari che guidano
i Forconi siciliani o le organizzazioni dell'autotrasporto. Il cui unico
scopo non è né la tutela reale della propria base sociale, né tantomeno una
“rivoluzione”: ma più modestamente il rilancio del proprio futuro
politico/elettorale attraverso una qualche mediazione con i vecchi ambienti
borghesi dominanti. Gli stessi che garantiscono industrie e banche contro
lavoratori, artigiani, pescatori.

La seconda risposta può apparire più “astratta”, ma è l'unica reale. E'
quella che può saldare la domanda di salvezza degli strati inferiori delle
classi medie all'interesse generale del mondo del lavoro e ad una
prospettiva di alternativa sociale: l'unica che può assicurare un futuro
diverso non solo all'operaio, ma anche al piccolo borghese in via di
proletarizzazione. E' la risposta che chiede di fatto una rivoluzione
sociale: il rovesciamento della dittatura degli industriali e dei banchieri
a favore di un governo dei lavoratori e della maggioranza della società.
Questa prospettiva può marciare solo sulle gambe di una ripresa generale
del movimento di classe, di una rivolta del mondo del lavoro. Non solo
perchè solo la forza d'urto di milioni di lavoratori dipendenti può
rovesciare la forza del capitale. Ma perchè solo una rivolta di milioni di
lavoratori può polarizzare attorno a sé tutte le domande delle masse
oppresse, liberandole da demagoghi reazionari e perditempo.

Oggi più di ieri una svolta unitaria e radicale del movimento operaio
contro i sacrifici e il governo Monti, e contro ogni politica di
concertazione, diventa una necessità politica decisiva. Questa è la
necessità che porremo con forza in tutti gli appuntamenti di lotta della
prossima fase: a partire dallo sciopero del 27 Gennaio e dalla
manifestazione nazionale dell'11 Febbraio.

*Marco Ferrando
*

*http://www.pclavoratori.it  -  info a pclavoratori.it*

*PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI*

*Sez. prov. di Bologna*

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