[Redditolavoro] ILVA: UNA VITTORIA DELL'OPERAIO O DEL PADRONE ?

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Thu Aug 9 09:34:58 CEST 2012


 LA SOLUZIONE ANTICAPITALISTA, UNICA VERA SOLUZIONE

*(8 Agosto 2012) *

*articolo di Marco Ferrando *

Colpisce non tanto il diffuso plauso che si respira a sinistra verso la
sentenza sull'Ilva, ma l'atteggiamento subalterno verso la proprietà che
l'intera vicenda rivela. Lo dico non dal versante di un ambientalismo
ideologico indifferente al lavoro ( “sussidi” al posto della fabbrica). Ma
proprio dal versante delle ragioni dei lavoratori, del loro posto di lavoro
e della loro salute. Che sono un riferimento centrale per la stessa
battaglia ambientalista.

A me pare che la sentenza del tribunale del Riesame non tuteli né il
lavoro, né la salute. Tutela clamorosamente gli interessi della proprietà:
dietro la foglia di fico di innocue raccomandazioni ambientali e col
patrocinio di un governo Monti infarcito di “amici” dell'azienda.

Guardiamo in faccia la realtà. Nel '95 lo Stato regala Italsider al
“rottamaio” Riva a prezzi stracciati. Diciotto anni dopo lo Stato
socializza i costi dei crimini del padrone, mettendo la miseria di 300
milioni di denaro pubblico ( ossia dei contribuenti) nella cosiddetta
“bonifica”. Il padrone Riva non mette un euro. I 90 milioni di investimento
“ecologico” nell'area Ilva che l'ex prefetto Ferrante sbandiera, se mai
fossero veri, riguardano il passato. Ed evidentemente sono stati senza
effetto. Sul futuro la proprietà  si tiene le mani libere. Continua a
battere cassa per ottenere altri soldi pubblici.  Si riserva di scaricare
sui lavoratori eventuali spese aziendali per la “messa a norma degli
impianti” dichiarando in quel caso una “possibile riduzione della
produzione con possibili effetti sul personale” ( Ferrante su Sole 24 ore
dell'8/8). Infine lo stesso Ferrante figura, in rappresentanza di Riva,
come controllore della messa a norma degli impianti “sequestrati”: il
padrone controlla se stesso. In altri termini:  posti di lavoro e salute
restano nelle mani e sotto il controllo di una proprietà e di un padrone
che la stessa magistratura, con decenni di ritardo, ha dichiarato
“criminali”.

Ciò che stupisce, tuttavia, non è la brutalità del profitto e dello Stato
che lo tutela. Ma la subordinazione al padrone ( e allo Stato) di chi
dovrebbe tutelare gli operai e la loro vita. In altri termini, capisco
l'esultanza dell'”unità nazionale montiana” a sostegno della “soluzione”
trovata, col coro immancabile di Confindustria e banchieri. Ma perchè
l'esultanza di Nichi Vendola e persino di Paolo Ferrero?

C'è una cosa che  accomuna tutte le sinistre sindacali e politiche in
questa vicenda, al di là delle loro diverse collocazioni. Che nessuno ha
rivendicato e rivendica l'esproprio di una proprietà criminale. Che tutti
considerano normale- nel nome della “difesa del lavoro”- che resti al suo
posto un padrone che assassina operai e loro familiari nel nome del
profitto. Nel migliore dei casi gli si chiede, con scarso successo, di
pagare i costi del proprio crimine e della sua continuità.

E' una posizione subalterna.

Il PCL si è schierato da subito, come sempre, al fianco degli operai
dell'ILVA e della difesa del lavoro, contro ogni posizione che in nome
dell'ambiente chiede la chiusura della fabbrica. Ma la difesa del lavoro è
inseparabile dalla difesa della vita del lavoratore e dei suoi figli. Un
padrone che si fa scudo del diritto al lavoro per negare il diritto alla
vita, dev'essere espropriato e senza alcun indennizzo. L'azienda
nazionalizzata va posta sotto il controllo degli operai. Gli enormi utili
realizzati dal padrone Riva ( oltre 3 miliardi di euro nei soli ultimi due
anni) vanno requisiti e investiti nella riorganizzazione della produzione,
nel cambiamento degli impianti, nella bonifica dei territori. Il tutto
sotto il controllo vigile dei lavoratori e dei comitati di quartiere della
città. Questa è l'unica vera soluzione di svolta, capace di difendere
insieme lavoro e salute, produzione e ambiente.

Perchè non  battersi unitariamente a sinistra per questa rivendicazione
elementare? Perchè non raccogliere e tradurre attorno a questa
rivendicazione il punto di vista di una parte importante della stessa
classe operaia dell'Ilva, che non è disponibile a piegare la testa al
padrone?

Si dirà che questa soluzione è “irrealistica” perchè è incompatibile col
capitalismo. E' una verità mal posta. E' il capitalismo ad essere
incompatibile col lavoro e con la vita.  Conciliare lavoro e vita significa
mettere in discussione i fondamenti su cui il capitalismo si regge. A
partire dal “sacro” diritto di proprietà.

Il caso ILVA è solo la drammatica metafora  di un bivio generale che
interroga il movimento operaio: o si riconduce ogni lotta sociale e
ambientale alla prospettiva anticapitalista e dunque rivoluzionaria, o ci
si subordina ai miasmi velenosi di un capitalismo fallito e dei suoi odiosi
ricatti. In altri termini: o un governo dei lavoratori, o il governo del
capitale. “Irrealistica” ,quella sì, è l'eterna pretesa della conciliazione
degli opposti. Magari presentando come “vittoria” una soluzione benedetta
dal padrone.

*Marco Ferrando
*

*portavoce
*

*PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI*

*www.pclavoratori.it - info a pclavoratori.it*

*SEZ. PROV. DI BOLOGNA*

*http://sites.google.com/site/pclbologna
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