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<h1 class="titolo_pagina_newsletter"><span style="color:rgb(204,0,0)">LA SOLUZIONE ANTICAPITALISTA, UNICA VERA SOLUZIONE </span><br></h1></div>
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<p class="data_notizia_newsletter"><i>(8 Agosto 2012) </i></p></div>
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<p class="info_o_sintesi_newsletter"><b>articolo di Marco Ferrando </b></p></div>
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<p class="testo_newsletter">Colpisce non tanto il diffuso plauso che si respira a
sinistra verso la sentenza sull'Ilva, ma l'atteggiamento subalterno verso la
proprietà che l'intera vicenda rivela. Lo dico non dal versante di un
ambientalismo ideologico indifferente al lavoro ( “sussidi” al posto della
fabbrica). Ma proprio dal versante delle ragioni dei lavoratori, del loro posto
di lavoro e della loro salute. Che sono un riferimento centrale per la stessa
battaglia ambientalista. <br> <br>A me pare che la sentenza del tribunale del
Riesame non tuteli né il lavoro, né la salute. Tutela clamorosamente gli
interessi della proprietà: dietro la foglia di fico di innocue raccomandazioni
ambientali e col patrocinio di un governo Monti infarcito di “amici”
dell'azienda. <br> <br>Guardiamo in faccia la realtà. Nel '95 lo Stato regala
Italsider al “rottamaio” Riva a prezzi stracciati. Diciotto anni dopo lo Stato
socializza i costi dei crimini del padrone, mettendo la miseria di 300 milioni
di denaro pubblico ( ossia dei contribuenti) nella cosiddetta “bonifica”. Il
padrone Riva non mette un euro. I 90 milioni di investimento “ecologico”
nell'area Ilva che l'ex prefetto Ferrante sbandiera, se mai fossero veri,
riguardano il passato. Ed evidentemente sono stati senza effetto. Sul futuro la
proprietà si tiene le mani libere. Continua a battere cassa per ottenere altri
soldi pubblici. Si riserva di scaricare sui lavoratori eventuali spese
aziendali per la “messa a norma degli impianti” dichiarando in quel caso una
“possibile riduzione della produzione con possibili effetti sul personale” (
Ferrante su Sole 24 ore dell'8/8). Infine lo stesso Ferrante figura, in
rappresentanza di Riva, come controllore della messa a norma degli impianti
“sequestrati”: il padrone controlla se stesso. In altri termini: posti di
lavoro e salute restano nelle mani e sotto il controllo di una proprietà e di un
padrone che la stessa magistratura, con decenni di ritardo, ha dichiarato
“criminali”. <br> <br>Ciò che stupisce, tuttavia, non è la brutalità del
profitto e dello Stato che lo tutela. Ma la subordinazione al padrone ( e allo
Stato) di chi dovrebbe tutelare gli operai e la loro vita. In altri termini,
capisco l'esultanza dell'”unità nazionale montiana” a sostegno della “soluzione”
trovata, col coro immancabile di Confindustria e banchieri. Ma perchè
l'esultanza di Nichi Vendola e persino di Paolo Ferrero? <br> <br>C'è una cosa
che accomuna tutte le sinistre sindacali e politiche in questa vicenda, al di
là delle loro diverse collocazioni. Che nessuno ha rivendicato e rivendica
l'esproprio di una proprietà criminale. Che tutti considerano normale- nel nome
della “difesa del lavoro”- che resti al suo posto un padrone che assassina
operai e loro familiari nel nome del profitto. Nel migliore dei casi gli si
chiede, con scarso successo, di pagare i costi del proprio crimine e della sua
continuità. <br> <br>E' una posizione subalterna. <br> <br>Il PCL si è
schierato da subito, come sempre, al fianco degli operai dell'ILVA e della
difesa del lavoro, contro ogni posizione che in nome dell'ambiente chiede la
chiusura della fabbrica. Ma la difesa del lavoro è inseparabile dalla difesa
della vita del lavoratore e dei suoi figli. Un padrone che si fa scudo del
diritto al lavoro per negare il diritto alla vita, dev'essere espropriato e
senza alcun indennizzo. L'azienda nazionalizzata va posta sotto il controllo
degli operai. Gli enormi utili realizzati dal padrone Riva ( oltre 3 miliardi di
euro nei soli ultimi due anni) vanno requisiti e investiti nella
riorganizzazione della produzione, nel cambiamento degli impianti, nella
bonifica dei territori. Il tutto sotto il controllo vigile dei lavoratori e dei
comitati di quartiere della città. Questa è l'unica vera soluzione di svolta,
capace di difendere insieme lavoro e salute, produzione e ambiente. <br>
<br>Perchè non battersi unitariamente a sinistra per questa rivendicazione
elementare? Perchè non raccogliere e tradurre attorno a questa rivendicazione il
punto di vista di una parte importante della stessa classe operaia dell'Ilva,
che non è disponibile a piegare la testa al padrone? <br> <br>Si dirà che
questa soluzione è “irrealistica” perchè è incompatibile col capitalismo. E' una
verità mal posta. E' il capitalismo ad essere incompatibile col lavoro e con la
vita. Conciliare lavoro e vita significa mettere in discussione i fondamenti su
cui il capitalismo si regge. A partire dal “sacro” diritto di proprietà. <br>
<br>Il caso ILVA è solo la drammatica metafora di un bivio generale che
interroga il movimento operaio: o si riconduce ogni lotta sociale e ambientale
alla prospettiva anticapitalista e dunque rivoluzionaria, o ci si subordina ai
miasmi velenosi di un capitalismo fallito e dei suoi odiosi ricatti. In altri
termini: o un governo dei lavoratori, o il governo del capitale. “Irrealistica”
,quella sì, è l'eterna pretesa della conciliazione degli opposti. Magari
presentando come “vittoria” una soluzione benedetta dal padrone. </p></div>
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<p class="firma_newsletter"><font size="4"><b>Marco Ferrando <br></b></font></p><p class="firma_newsletter"><font size="4"><b>portavoce <br></b></font></p><p class="firma_newsletter"><font size="4"><b><span style="color:rgb(255,0,0)">PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI</span></b></font></p>
<p class="firma_newsletter"><font size="4"><b><span style="color:rgb(255,0,0)"><a href="http://www.pclavoratori.it">www.pclavoratori.it</a> - <a href="mailto:info@pclavoratori.it">info@pclavoratori.it</a></span></b></font></p>
<p class="firma_newsletter"><font size="4"><b><span style="color:rgb(255,0,0)">SEZ. PROV. DI BOLOGNA</span></b></font></p><p class="firma_newsletter"><font size="4"><b><a href="http://sites.google.com/site/pclbologna"><span style="color:rgb(255,0,0)">http://sites.google.com/site/pclbologna</span></a><br>
</b></font></p></div>