[Redditolavoro] Fw: ilva e slai cobas contro diffamatori e parassiti

cobasta cobasta at libero.it
Thu Aug 9 12:59:08 CEST 2012



diffamatori che non hanno mai fatto niente in vita loro contro padron riva,
che non hanno mai avuto un solo operaio ilva iscritto che come sciacalli,
approfittano di una incomprensione  e di alcune frasi sbagliate in un
comunicato per attaccarci...

ora approfittano della contestazione salendo su  di essa come pulci che
salgono sulle testa dell'elefante e credono di essere loro gli elefanti

miserie umane
 mandiamo un po' di testi per capire cosa realmente diciamo e facciamo
a partire dal volantino diffuso questa mattina all'ilva

slai cobas ilva

1-
lo slai cobas per il sindacato di classe taranto precisa che
1) solidarizza e appoggia  la contestazione di centinaia di operai, giovani,
donne, precari, disoccupati studenti cittadini alle direzioni sindacali e ai
dirigenti sindacali nazionali
le direzioni sindacali  sono corresponsabili  della situazione attuale per
l'atteggiamento di collaborazione con le direzioni dello stabilimento
siderurgico negli anni e con Padron Riva dal 95- esse sono parte del
problema e non la soluzione
2) agli operai che guidavano lo spezzone andava data la parola quando lo
spezzone è giunto in piazza, perche gli operai avevano il diritto di sentire
direttamente dalla loro voce la loro posizione - che comunque è stata molto
applaudita
sono quindi i dirigenti sindacali confederali organizzatori della
manifestazione che hanno in un certo senso sospeso e spezzato la
manifestazione
3) detto  questo - noi non condividiamo alcuna posizione che perora la
chiusura dell'ilva e che lo stato si faccia carico degli operai'
questo vuol dire 'licenziamento e assistenza' , questa posizione è una altra
forma del mettere in contrapposizione salute e lavoro in fabbrica

la fabbrica va risanata con gli operai dentro e protagonisti attivi di
questo risanamento
'operai in fabbrica, padroni responsabili in galera' è la sintesi di questo

slai cobas per il sindacato di classe taranto

1 bis

l'Ilva non deve chiudere ma per morti e inquinamento i padroni - Riva
compreso - devono pagare e faregli interventi necessari!
Si lavora per vivere.. non per morire e far morire!
il posto di lavoro non si tocca.. ma anche sicurezza salute e ambiente non
si toccano!
Non basta ora la sfilata...  la lotta deve continuare e ORA BISOGNA ANDARE
FINO IN FONDO, con lotta, chiarezza e serietà.
- Il riesame deve rivedere la decisione di 'fermo degli impianti'. La
magistratura non ha distinto adeguatamente: le responsabilità di Riva e
dirigenti che vanno colpite, la continuità produttiva della fabbrica che è
una condizione necessaria anche per un intervento pianificato di bonifica in
corso d'opera, la questione della difesa rigida del posto di lavoro e del
salario di tutti i lavoratori. Riva e gli altri devono restare agli arresti,
Riva deve mettere la sua parte di soldi per gli interventi necessari,
garantendo il lavoro per tutti e per tutto il tempo necessario alla
bonifica.
Noi con gli operai diciamo "l'Ilva non deve chiudere, Riva, e i politici che
hanno gestito quando era Italsider pubblica, devono pagare. Noi abbiamo già
pagato anche con i nostri morti. Loro se ne possono andare, la fabbrica e il
nostro lavoro devono rimanere". "se siamo arrivati a questo punto la colpa è
di Riva e anche dei sindacati confederali che per anni si sono coperti a
vicenda. Se ci fossero stati prima i Cobas, le cose non starebbero così".
Le proposte e l'azione fatta dallo Slai cobas in questi anni (basti pensare
alla richiesta di "Postazione ispettiva" in fabbrica su sicurezza e salute
degli operai, ecc.), avrebbero fermato prima la mano di Riva e la
Magistratura non avrebbe avuto ragione di provvedimenti così gravi.
Nulla è e sarà come prima all'Ilva e a Taranto. La lotta ora deve rimanere
nelle mani degli operai.Ora non abbiamo che da perdere le nostre catene e un
mondo da conquistare.
Lottiamo insieme per il lavoro, la sicurezza e la salute degli operai e
della città, contro Riva ma anche contro lo Stato che prima non fa niente e
ora mette a rischio i posti di lavoro.
Autonomia operaia/organizzazione

Slai COBAS per il sindacato di classe Ilva Taranto
via Rintone, 22 Taranto - cobasta at libero.it - 347-5301704 - 347-1102638


2
SLAI COBAS per il sindacato di classe taranto
comunicato stampa

Lo Slai Cobas per il sindacato di classe esprime massima solidarietà ai 41
cittadini e operai denunciati
per le contestazioni durante la manifestazione di giovedì 2 agosto.
E' impensabile che in un momento decisivo per le sorti di una città intera
non soltanto si impedisca di parlare,
ma si cerchi anche  di intimorire attraverso una serie di denunce coloro che
legittimamente si ribellano.
In una democrazia il diritto alla parola è sacrosanto,esattamente come il
diritto alla salute e al lavoro.
Consideriamo indegno e incomprensibile il comportamento della magistratura e
della polizia proprio mentre vengono alla  luce
accordi scellerati tra i riva e dirigenti ilva
e coloro che erano preposti per i controlli,le mazzette a scapito della
sicurezza e la salute dei cittadini.
Gli stessi operai avvelenati e sfruttati a cui non è stata data la parola,
vengono ora denunciati,come a completare quel clima di
corruzione e intimidazione che ha portato a questa situazione.
La nostra posizione è
OPERAI IN FABBRICA RIVA E GLI ALTRI CRIMINALI IN GALERA !
 SLAI COBAS per il sindacato di classe

3
per la chiarezza di chi posta e legge
l'operaio che parla Piero - è uno dei tre membri attuali del direttivo dello
slai cobas per il sindacato di classe ILVA ed è attualmente il più attivo in
fabbrica per portare gli operai ilva a entrare nello slai cobas per il
sindacato di classe all'ilva
anche se è evidente che nell'intervento fatto a tamburi parla come tutti gli
altri a titolo personale
gli operai dello slai cobas per il sindacato di classe all'ilva taranto sono
altrettanto 'liberi e pensanti'

slai cobas per il sindacato di classe ilva taranto
5 agosto 2012
347-1102638
----- Original Message ----- 
From: "Alessandro Marescotti" <a.marescotti at peacelink.it>
To: "Lista Taranto PeaceLink" <taranto at peacelink.it>; "Lista ecologia"
<ecologia at peacelink.it>
Cc: <news at peacelink.it>
Sent: Saturday, August 04, 2012 5:52 PM
Subject: Taranto, un operaio dell'Ilva chiede scusa ai malati


E l'operaio prese la parola per chiedere scusa ai malati


TARANTO - «Da operaio dell'Ilva chiedo scusa ai bambini del quartiere
Tamburi, agli ammalati. E penso ai morti di tumore». Cala il silenzio a
piazza Gesù Divin Lavoratore, in cielo solo un cenno d'imbrunire. Piero,
operaio dell'area a caldo dello stabilimento siderurgico, prende la parola
durante l'assemblea del comitato di operai e cittadini «liberi e pensanti»,
il giorno dopo il blitz della grande fuga sindacale dal palco di piazza
della Vittoria. E in piazza della Vittoria, ieri mattina, il raduno degli
ambientalisti che hanno incoraggiato la magistratura impegnata con il
Riesame del provvedimento di seuqestro dell'area a caldo Ilva e con gli
arresti eccellenti della dirigenza siderurgica. Piazza Gesù Divin
Lavoratore, la piazza simbolo della città operaia, col Cristo delle
ciminiere troneggiante sull'altare della chiesa, simbolo di un patto tra
fabbrica e città corroso da gas e polveri e che pure costringe a vivere da
separati in casa, chissà poi per quanto ancora.

«Nel mio piccolo - attacca Piero di fronte a un centinaio di persone
radunatesi alle sette di sera in piazza e circondate da un imponente
schieramento di forze dell'ordine - mi sento di chiedere scusa a chi ora
soffre e vive una condizione di malattia legata all'inquinamento. E chiedo
scusa perché ho contribuito a inquinare». Gli uomini che guadagnano da anni
il pane in fabbrica aprono le porte di se stessi e sembra di vedere dentro
di loro, dentro il loro cuore, il dubbio, l'angoscia, la necessità, quasi
esplosa all'improvviso, di guardare in faccia gli altri, i propri
concittadini, di raccontarsi e raccontare una fabbrica chiusa finora in se
stessa.

«La politica ha gravi responsabilità - dice ancora Piero al microfono, nella
sua narrazione che è storia a precipizio lungo un ripido crinale - perché
non ha messo i paletti alle aziende dell'a re a industriale: Ilva, Eni,
Cementir; per evitare l'inquinamento al quartiere Tamburi, a Statte, a Paolo
VI, nel centro della città. La mia azienda dice: abbiamo investito miliardi
per abbattere l'inquinamento. E allora perché si scende in piazza? Perché i
Tamburi sono ancora un quartiere martoriato?».
La voce di Piero s'incrina e le lacrime cominciano a scendere sul viso come
le prime ombre della sera al quartiere Tamburi. Poco lontano da qui un altro
operaio, Peppino Corisi, in due lapidi, aprì e chiuse la parentesi di
operaio ambientalista, iscrivendo la propria tragedia personale e quella di
un popolo: la maledizione per le polveri «per chi poteva fare e non ha
fatto» e il suo personale testamento a futura memoria per «l'ennesimo morto»
di tumore a polmone.

L'ennesimo, un numero. Il numero e l'operaio, la diluizione acida di 
un'identità
di classe che solo un riscatto di coscienza, ambientale e non ambientalista,
può mutare. Piero torna a identificarsi con la piazza, le sue lacrime
trascinano l'applauso. Certo facile, in questi giorni; inevitabile. Ma solo
un mese fa impossibile, una bestemmia. «Ho famiglia, due figli. Uno
stipendio di 1400 euro e 750 euro di mutuo da pagare. Per quello che sta
accadendo penso con più rabbia alla politica. Doveva fermare l'inquinamento.
E penso con rabbia ai sindacati. Loro avrebbero dovuto dire per primi che si
doveva fermare l'inquinamento. Invece oggi mi ritrovo a pensare a chi lavora
le cozze, al mare così inquinato, al posto di lavoro perso. E mi sento in
colpa».

Piero conclude mentre la sera avvolge nuvole e ciminiere. Piega un attimo la
testa, trattiene il fiato e trova la forza per guardare la piazza, quegli
occhi nei quali cerca sguardi e pensieri uguali al suo dolore: «Chi pagherà
l'inquinamento a Taranto? Lo Stato e le aziende. È l'ora in cui la politica
e le industrie si prendano la loro responsabilità. Risarcire Taranto.
Chiederlo per i malati, i bambini, per chi vive in questa città». La piazza
applaude. Piero non smette di piangere. Poi si riprende e si mescola di
nuovo alla folla, quasi avesse bisogno del suo calore, del suo abbraccio
protettivo. Sembra compiuta una specie di Apocalisse d'acciaio. Tante le
strette di mano, tanti gli incoraggiamenti dei «liberi e pensanti». Per
sentirsi meno solo, in una sera d'agosto al quartiere Tamburi, a Piero può
bastare. [fulvio colucci, gazzetta del mezzogiorno 4/8/2012]
www.peacelink.it


4
Stanno apparendo su internet dei comunicati anonimi firmati al massimo
"lavoratore Ilva" che sparano vere e proprie stupidaggini sullo Slai cobas e
la sua posizione, facendola passare ora come filo aziendale solo perchè dice
"l'Ilva non deve chiudere", ma aggiunge (e questo però il "lavoratore Ilva"
non lo scrive), ma per caso è da ieri che sei entrato all'Ilva? Perché da
quello che scrivi sembra che non ci conosci proprio. Ti sei dimenticato che
lo slai cobas prima e dopo l'ingresso di Riva ha sempre fatto della
battaglia sulla sicurezza contro i morti in fabbrica una costante della sua
azione? Ti sei dimenticato che noi abbiamo aperto all'ex Italsider la più
grande battaglia sulla questione dell'amianto? Ti sei dimenticato che dopo
la uccisione di Paolo Franco e Pasquale D'Ettorre nel 2003, abbiamo, facendo
dell'Ilva un caso nazionale", promosso e costruito la "Rete per la sicurezza
sui posti di lavoro", con operai e familiari degli operai morti per
infortuni o malattie, organizzando per la prima volta a Taranto il 18 aprile
2008 una manifestazione su questo, con la presenza di delegazioni nazionali
di lavoratori, Thyssen di Torino, ecc. e, anche qui per la prima volta su
questi temi, con la partecipazione di decine e decine di operai dell'Ilva e
anche di delegati Fiom - manifestazione che guarda caso volutamente partiva
dai Tamburi, per unire operai e popolazione dei quartieri più devastati?
Ti sei dimenticato che la coordinatrice dello Slai cobas è stata denunciata
direttamente da Emilio Riva per la scritta "Riva assassino" e che al
processo Riva, mai presentatosi a Taranto per i suoi processi, è invece
venuto ma se ne è dovuto andare con la coda nelle gambe visto che ha vinto
la compagna dello slai cobas?
Ti sei dimenticato che la condanna più alta per truffa ed estorsione sulla
vicenda ex Nuova Siet, 4 anni e mezzo, Riva l'ha avuta per la denuncia e
l'azione processuale dello Slai cobas?
Ti sei dimenticato che noi, e solo noi, abbiamo fatto una campagna di anni
perché gli operai, i delegati Rsu, prendessero in mano la battaglia per la
difesa della salute e sicurezza, che gli operai non stessero solo a
lamentarsi, ma si organizzassero nello slai cobas per questo, e usassero
anche le poche leggi a loro favore (come l'art.14 della ex 626), ecc.?
Appelli che purtroppo sono spesso caduti nel vuoto, per responsabilità della
feroce, aperta e sotterranea, campagna contro di Fiom, Fim e Uilm, ma anche
per l'atteggiamento sbagliato degli operai che parlano ma non vogliono poi
veramente fare.
Ti sei dimenticato che lo slai cobas, osteggiato prima di tutto dai
sindacati confederali, ha proposto una postazione ispettiva fissa in Ilva di
asl e ispettorato del lavoro, per intervenire subito ma anche per pretendere
che questi ispettori facciano il loro mestiere?
Lo sai che i coordinatori provinciali dello Slai cobas sono stati
denunciati, con richiesta di risarcimento di 1 miliardo, dall'attuale
segretario nazionale della Uilm Palombella e in un altro momento dall'ex
segretario Fiusco della Fiom perchè denunciavamo la collusione di questi
sindacati con l'azienda, proprio sulle questioni della sicurezza? E, però,
loro hanno perso in Tribunale.
E poi il fatto che in questi ultimi anni quando tutti dicevano che la
situazione in Ilva era migliorata, solo lo slai cobas in fabbrica ha
continuato a denunciare tutti gli episodi di attacco alla salute e alla vita
degli operai e a dire che non si doveva abbassava la guardia.
E, potremmo continuare con decine e decine di fatti - non parole - fino ad
oggi.
Tu, dove stavi? Perché ogni volta che noi abbiamo sollevato queste questioni
tu prima non ci hai scritto? Non ti puoi permettere di scrivere ora
"vergognatevi".
E anche oggi, ma tu li leggi bene i nostri comunicati, volantini, locandine?
Noi diciamo che l'Ilva non deve chiudere, perché altrimenti finisce come
Bagnoli, in cui non si è salvato un posto di lavoro ma non si è evitata
neanche la devastazione ambientale, anzi la situazione è peggiorata (vai a
vedere direttamente); la battaglia per la difesa della salute e 
dell'ambiente
si fa con gli operai sui posti di lavoro, attivi, protagonisti -
altrimenti - con gli operai mandati a casa e "assistiti" dalle elemosine
dello Stato NON SI FARA'!
NOI DICIAMO GLI OPERAI IN FABRICA - I PADRONI IN GALERA!.
Sono gli operai che vivono in fabbrica 8 ore al giorno e più, che vivono
spesso nei quartieri disastrati che devono anche loro dire come si deve
risanare. Il resto sono chiacchiere che rischiano anche ora di lasciare la
situazione così com'è e non ci sarà alcuna magistratura che la cambierà
realmente.
Se si vuole continuare a non pensare con la propria testa, si faccia pure.
Ma così sia chiaro che gli operai finiranno cornuti e mazziati, e non
salvaguarderanno né salute, né ambiente, né lavoro!

 5
OGGI NELLA "GUERRA" IN CORSO ALL'ILVA, PER GLI OPERAI CENTRALE E'
L'ORGANIZZAZIONE
DI CLASSE.

Oggi all'Ilva vi è una guerra iniziata da padron Riva, già nel mese di
marzo, quando tramite i suoi capi e settori di lavoratori privilegiati ha
mobilitato la fabbrica al suo fianco a difesa dei suoi interessi di
continuare a fare profitti sulla pelle e la salute degli operai e della
città.
Questa "guerra" vede da un lato un fronte formato da Riva, tutta la
direzione Ilva, Stato e governo sempre difensori degli interessi
capitalistici, nonché Istituzioni, a cominciare dalla Regione di Vendola,
che non hanno voluto risolvere prima i problemi e continuano anche ora a
fare prevalentemente parole; a questo fronte antioperaio hanno dato negli
anni e danno sostegno con linee, e soprattutto azioni, accordi svendita, i
sindacati confederali, tutti, facendosi così corresponsabili dello
sfruttamento, dell'attacco ai diritti in Ilva e dell'"inferno dell'Ilva" che
ha portato a morti in fabbrica e fuori - senza questa azione complice di
collaborazione attiva e continua non saremmo arrivati a questa situazione.
Dall'altro lato di questa guerra vi sono gli operai.
Questa in corso, quindi, è un lotta di classe, con nemici del lavoro e della
salute degli operai e degli abitanti di Taranto; in questa lotta di classe
gli operai non hanno amici nel primo fronte.
La vera devastazione è quella portata avanti da Riva, e prima dai padroni
"pubblici", fatta di massima intensificazione del lavoro, massimo utilizzo
degli impianti, taglio dei costi "inutili" quelli per la sicurezza e la
difesa dell'ambiente, livelli record di produzione, realizzati con super
sfruttamento, mancanza di diritti, morti per infortuni e malattie e attacco
alla salute della popolazione e all'ambiente.
QUESTA DEVASTAZIONE CAPITALISTA, PER IL PROFITTO E' ALLA BASE DELLA
DEVASTAZIONE AMBIENTALE.

Quindi è la fabbrica il cuore della partita di questa guerra, se non si
lotta contro la vera ragione della devastazione ambientale: il profitto
capitalista e là dove si produce, si perde la rotta, i nemici possono
sembrare "amici" e nello stesso tempo non c'è un barometro di classe per
capire chi sono i veri amici degli operai in questa lotta.
Gli operai devono costruirsi il loro fronte prima di tutto all'interno
dell'Ilva,
contro aziendalisti e sindacati confederali.
All'esterno della fabbrica, con gli abitanti dei quartieri proletari più
devastati, con i giovani, gli studenti, con forze di movimento e settori
ambientalisti, così come singoli magistrati, giornalisti, intellettuali,
ecc., che però non mettano, per salvaguardare solo i loro interessi e la
loro visione del mondo di matrice borghese, medio borghese e piccolo
borghese, la difesa dell'ambiente prima e in contraddizione o contrasto con
la battaglia per la difesa di tutti i posti di lavoro in Ilva, perché l'Ilva
non deve chiudere, per la salvaguardia di Taranto come importante città
industriale, che poi significa difesa di una consistente classe operaia -
altrimenti facciamo la fine di Bagnoli.

Ma mentre il fronte padronal/statale è organizzato sia pur con qualche
contraddizione interna seria in questo momento; il fronte operaio non lo è.
Questo ora è il vero problema che abbiamo in questa lotta. LA QUESTIONE
CENTRALE, DECISIVA E' L'ORGANIZZAZIONE DI CLASSE DEGLI OPERAI ALL'ILVA.
Questa organizzazione è prima di tutto l'organizzazione sindacale di classe.
Perché il sindacato degli operai, nelle mani degli operai è storicamente e
attualmente una condizione sine qua no della possibilità di lottare e
strappare risultati; è l'unica organizzazione che può essere di massa degli
operai.
Oggi questa organizzazione sindacale di classe passa per lo sviluppo dello
Slai cobas in Ilva.
Non c'è un'altra organizzazione che possa oggi avere questa funzione, che
possa rivolgersi in maniera trasversale a tutti gli operai, che organizzare
stabilmente quelli che vogliono pensare con la loro testa, come
rappresentanti collettivi della classe.
Senza questa organizzazione alternativa gli operai possono certo incidere in
un momento di lotta (la contestazione di un sindacalista in assemblea in
fabbrica, ecc.), ma non riescono assolutamente a pesare in modo continuo,
sia nella lotta che nei tavoli di trattativa - che sono altrettanto
importanti della lotta perchè permettono di ottenere i risultati di quella
lotta, senza i quali gli operai non continuano a lottare né prendono fiducia
nelle loro forze -; sia su una singola lotta in fabbrica (vedi cambio-tuta)
sia in una battaglia così generale, come questa sulla "chiusura dell'Ilva",
sia in prospettiva nello scontro generale con i padroni e governo.

Rispetto a questo, tutti gli operai più coscienti devono assumersi la
responsabilità. E' ORA E' PIU' CHE MAI L'ORA!
Si possono dire le cose più giuste, ma senza organizzazione in fabbrica che
punti a conquistare la massa operaia, non si può avere realmente peso e
autonomia, se non episodicamente.
Su questo vi sono tra operai ed ex delegati in Ilva atteggiamenti e scelte
che non vanno bene e che, lo vogliano o no, finiscono per frenare questo
necessario processo di organizzazione di centinaia di operai nello slai
cobas.
L'atteggiamento di chi parla bene, e si avvicina o si organizza perfino con
noi, ma poi di fronte alle pressioni dell'azienda, è passato alla Cisl
(primaRizzo e poi lo stesso Ranieri). Questi operai possono dire le cose più
giuste, possono essere, come Ranieri nella manifestazione del 2/8,
combattivi e punti di riferimento di tanti operai, ma che proposta
organizzativa mandano di fatto agli operai? Andate nella cisl, per ottenere
copertura sindacale?  - sindacato chiaramente super responsabile della
politica dell'azienda.
Nè si può coltivare tra gli operai la impotente ed eterna illusione che
avevano già nella Fiom e che oggi portano nella Cisl: 'facciamo ciò che
vogliamo': puoi fare per una volta anche due il protagonista poi decidono
loro, e tu o copri o te ne vai.
Giustificare questo passaggio ai sindacati più filo Riva con i problemi
personali e familiari, non va bene. Tutti hanno problemi, tutti sono
"ricattabili" da Riva, ma così si propone di restare sotto ricatto tutta la
vita! Poi si porta in piazza lo striscione "Si ai diritti, No ai ricatti",
ma Ranieri non ha difeso il suo e nostro diritto di essere come Slai cobas
in fabbrica, ci lascia solo di fronte al ricatto del padrone. Lui lo voglia
o no questo ricatto lo sta accettando.
Poi il ricatto viene anche esagerato. Finora nelle volte che siamo stati in
fabbriche - dalla Belleli, alla Nuova Siet, oggi alla Effer - nessun
lavoratore dello slai cobas è stato licenziato, pur avendo avuto chiaramente
pressioni, discriminazioni, ecc., né finora all'Ilva è stato licenziato
alcun lavoratore che allo slai cobas è rimasto iscritto. Anche recentemente
alla Effer, fabbrica metalmeccanica gru, l'azienda, dopo un compatta fermata
indetta dallo slai cobas, di minacciare il licenziamento per i due
responsabili operai del cobas, ha dovuto rimangiarselo e, non solo, i
lavoratori, in cigs prima di fare il cobas, oggi sono tutti rientrati al
lavoro.

L'atteggiamento di quegli operai, anche incazzati/ribelli, che sono contro i
sindacati confederali, contro fim, fiom, uilm, e arrivano a dire: basta con
i sindacati, nessuna "bandiera", facciamo da noi, ecc., è inconcludente e
controproducente. nella lotta di classe contro padroni e governo il
sindacato in fabbrica è una necessità per gli operai. Altrimenti che lo si
voglia o no di fatto si delega agli altri (ai sindacati confederali o ai
capi aziendalisti), e agli operai disorganizzati e arrabbiati resta il
cerino della contestazione.
Anche fuori dalla fabbrica, senza la loro autonoma organizzazione di classe,
gli operai non è vero che "fanno da loro", perchè confluiscono in
aggregazioni ibride e a volte perfino equivoche con altre realtà non
classiste, su cui non riescono a pesare realmente su linee, decisioni e
pratiche.

Oggi l'unica strada che può cambiare le cose in fabbrica, nella massa
operaia, e può dare nuovo peso agli operai come massa in città, passa
attraverso il rafforzamento e lo sviluppo del nucleo iniziale del Cobas in
Ilva che riesca a iscrivere un 300 operai e ne attivizzi una cinquantina.
E, allora, tutti potranno vedere realmente come le cose non siano più come
prima.
Sappiamo tutti che questa strada è difficile, ma non è affatto vero che
perseguendo altre "più facili", "più aggregabili" si arriva a cambiare i
rapporti di forza

SLAI COBAS per il sindacato di classe
via Rintone, 22 TA - cobasta at libero.it - 3475301704 - T/F 0994792086


5
3.8.12
cataldo ranieri ci ha inviato il 12 luglio scorso questa lettera
a cui non abbiamo risposto per rispetto
 delle sue idee e problemi
ma neanche possiamo accettare che si facciano queste scelte
noi dobbiamo e vogliamo che questi operai in fabbrica costruiscano lo slai
cobas in fabbrica , perchè se fanno i cobas possono verificare che non si
possono dire esattamente le stesse cose che si dicono in un 'comitato di
lavoratori e cittadini liberi e pensanti'  noi continuiamo a rivolgerci a
questi compagni perchè
facciano la scelta giusta
e ognuno di noi con i suoi argomenti se può può contribuire a questo
ernesto
----- Original Message ----- 
From: "Cataldo Ranieri" <cataldo_ranieri at fastwebnet.it>
To: "'cobasta'" <cobasta at libero.it>
Sent: Thursday, July 12, 2012 11:52 AM
Subject: R: ilva



6
BOLLETTINO INFORMATIVO ILVA dello Slai cobas Ilva

Notiziario del 6 agosto 12
Un altro filone d'inchiesta quello per corruzione, ha reso pubblico, quello
che noi in prima persona già sappiamo e abbiamo denunciato, ma per il quale
non abbiamo avuto finora prove documentarie e testimonianze.
Lo slai cobas è una delle principali vittime di questa attività di
corruzione, perchè nel processo Nuova Siet-ILVA, da noi intentato e vinto
con slai cobas e 150 operai come parte civile, con condanna di Riva a
quattro anni - condanna che lo avrebbe già portato in galera molto prima -
la corte di appello ha annullato la sentenza e fatto in modo che questo
verdetto arrivasse il più tardi possibile, con la conseguenza che quando
abbiamo rivinto in Cassazione, con nuova condanna a Riva questa non era
eseguibile per intervenuta prescrizione. Il passaggio alla Corte di appello
e la sentenza sono il frutto dell'attività di corruzione del dirigente
Archinà verso il giudice, lo sappiamo con certezza ma eravamo i soli a dirlo
pubblicamente.
La corruzione riguarda inoltre politici, giudici, funzionari,
sindacalisti... Un primo elenco di nomi lo produrremo, confortati da questa
inchiesta molto presto.

Ci sono novità anche sul fronte sindacale: alcuni delegati operai ex fiom
con centinaia di operai al seguito, avevano aderito alla cisl dopo aver
partecipato ad assemblee con lo slai cobas, perchè volevano per agire una
copertura sindacale, che attualmente lo slai cobas non poteva garantire,
promettendo che il passaggio sarebbe venuto in occasione delle elezioni rsu,
noi naturalmente non abbiamo condiviso questa scelta e l'abbiamo criticata
anche pubblicamente; alcuni di questi hanno partecipato alla contestazione
di giovedì scorso e in particolare Rizzo - uno dei più noti insieme a
Ranieri che il 12 luglio dopo un periodo di iscrizione allo slai cobas -
fortemente contrastato in azienda da padrone e capi con persecuzione
sistematica - ha seguito la scelta di Rizzo.
Ieri la cisl ha sospeso Rizzo dal sindacato per aver partecipato alla
contestazione, quindi questa strada di copertura è giunta al termine. Ora si
potrà comprendere che c'è un solo modo per proseguire l'attività in fabbrica
che è quella che avevano già seguito all'inizio - costruire il cobas e
battersi per il suo riconoscimento sino alla battaglia per le rsu.

CONTRO LE 41 DENUNCE
E' immediatamente partita la campagna contro le denunce per le contestazioni
nella manifestazione del 2 con il comunicato che segue:
Lo Slai Cobas per il sindacato di classe esprime massima solidarietà ai 41
cittadini e operai denunciati per le contestazioni durante la manifestazione
di giovedì 2 agosto.
E' impensabile che in un momento decisivo per le sorti di una città intera
non soltanto si impedisca di parlare, ma si cerchi anche di intimorire
attraverso una serie di denunce coloro che legittimamente si ribellano.
In una democrazia il diritto alla parola è sacrosanto, esattamente come il
diritto alla salute e al lavoro. Consideriamo indegno e incomprensibile il
comportamento della magistratura e della polizia proprio mentre vengono alla
luce accordi scellerati tra i Riva e dirigenti Ilva e coloro che erano
preposti per i controlli, le mazzette a scapito della sicurezza e la salute
dei cittadini.
Gli stessi operai avvelenati e sfruttati a cui non è stata data la parola,
vengono ora denunciati,come a completare quel clima di corruzione e
intimidazione che ha portato a questa situazione.

La nostra posizione è OPERAI IN FABBRICA RIVA E GLI ALTRI CRIMINALI IN
GALERA !

7
SLAI COBAS per il sindacato di classe Ilva
Taranto 5.8.12
Notiziario del 7 agosto 12

La giornata di oggi è caratterizzata dal pesante intervento ricattatorio
dell'attuale portavoce di padron Riva, Bruno Ferrante, che, abbandonando i
"guanti gialli" e l'atteggiamento diplomatico dei giorni scorsi, dice
nettamente che la conferma dei provvedimenti del giudice e la loro
attuazione comporterebbe la chiusura dell'Ilva di Taranto ma anche di Genova
e Novi Ligure, per non parlare delle centinaia di fabbriche dell'indotto di
Taranto, Genova e Novi Ligure, nonché un'altra serie di aziende legate al
ciclo produttivo dell'Ilva - è di oggi per esempio la notizia che anche la
Sanac di Gattinara (Vercelli) con 108 operai che produce mattoni refrettari
per altoforni che per l'80% finiscono a Taranto, sarebbe colpita dal
provvedimento di chiusura.
Questa posizione ha uno scopo solo, cercare di portare nettamente dalla
propria parte le forze politiche, istituzionali e i vertici sindacali e
soprattutto mantenere il morso della linea aziendalista e neocorporativa
sugli operai Ilva, veicolata da capi, tecnici in fabbrica. Questo disegno di
padron Riva deve essere contrastato prima di tutto in fabbrica perchè le
condizioni attuali in nessuna maniera permettono a padron Riva di cavarsela
così.
L'Ilva non si chiude ma va risanata con gli operai dentro.
Padron Riva e i suoi uomini devono pagare per le loro responsabilità, in
tutte le sedi.

Intanto, come se fossimo di fronte a due tattiche, le cose vanno
diversamente al Tavolo riunitosi presso la Regione in questa cosiddetta
"cabina di regia" per l'ambientalizzazione dello stabilimento, che comprende
Regione, Enti locali, Ministero, Arpa e azienda. Qui l'Ilva è sembrata
acconsentire ad una serie di misure immediate relative al controllo della
diossina, degli idrocarburi policlini e aromatici, polveri totali e diossina
al suolo. Ha dichiarato una disponibilità blanda anche ad un taglio della
produzione per ridurre il benzopirene, mentre ha riproposto per i parchi
minerali piani già conosciuti e nettamente insufficienti. Così i toni verso
l'inchiesta della magistratura sono in continuità con lo stile che Ferrante
ha usato dal suo insediamento a Taranto.
Anche su questo quello che conta è il punto di vista operaio e i risultati
concreti della mobilitazione cittadina. Gli operai sostengono e sosterranno
tutti gli interventi necessari per la bonifica degli impianti, anzi, devono
essere coinvolti anche in termini di proposte per questo. L'azienda deve
fare quello che è necessario e mettere i soldi necessari allo scopo.
Riva non è un industriale che gioca al casinò della finanza, né è dedito
alla satrapia e al lusso di altri pezzi del capitalismo italiano. Riva tende
ad investire in azienda gli utili o ad allargare il proprio impero
industriale, nonché a salvaguardarlo dai colpi di coda delle crisi che lo
toccano. Ci sono quindi le condizioni per costringere Riva ad utilizzare
questa attitudine, questa volta, perchè concentri le energie sul fronte del
risanamento. E sono ancora gli operai in fabbrica l'arma necessaria per
piegare padron Riva su questo.

Il sindacalismo confederale ha ceduto su tutta la linea in questi anni e
quindi è diventato una parte del problema in fabbrica. Gli operai devono
scegliere ora la strada del sindacalismo di classe e della lotta di classe
in fabbrica come unica reale possibilità di salvare lavoro e stabilimento ed
essere parte integrante e dirigente della lotta per una fabbrica bonificata
e una città risanata.
Il sindacalismo confederale questo non lo fa. La contestazione di giovedì
scorso ha messo in luce che loro sono solo disponibili ad una strada, quella
di mantenere il loro potere dentro il sistema Riva e impedire
l'autorganizzazione e la ribellione operaia. Nello stesso tempo, il
capintesta di questa linea è la Uilm di Palombella e la Fim ha risposto
prontamente con la sospensione di Francesco Rizzo - ex Fiom passato alla Fim
per 'copertura sindacale' e partecipante alla contestazione di giovedì.
Questi sindacati confederali si contrappongono agli operai dentro e fuori la
fabbrica, sposano la linea aziendalista e governativa, e non è così che gli
operai in fabbrica e le masse popolari in città potranno raggiungere i loro
obiettivi in termini di lavoro e salute.
La Fiom di Landini, sempre più allo sbando, che giovedì ha scelto la linea
dell'attacco frontale alla contestazione, fa oggi ritornare lo stesso
Landini per cercare di mettere una "pezza"; ma questo sindacato non ha né la
linea né gli uomini per rappresentare un'alternativa. Di questo si sono già
resi conto gli operai ribelli e contestatori, gli operai iscritti e
organizzati con lo slai cobas e un'ampia fetta di operai di base Fiom ancora
non organizzata.
Lo Slai cobas persegue la linea dell'unità per il sindacato di classe di
questa componente per costruire nel fuoco dello scontro, in fabbrica
principalmente, e in stretto legame con la massa degli operai la costruzione
dell'alternativa di classe.

***********************************************
I magistrati impegnati nell'inchiesta, guidati dal Procuratore Sebastio,
stanno diffondendo e riproponendo ampi stralci dell'inchiesta che
testimoniano la gravità della situazione e i suoi effetti mortali, la
responsabilità diretta dell'Ilva in questo e le responsabilità anche
penalmente rilevanti di chi dirige lo stabilimento nelle violazioni delle
leggi.
A sostegno di questa inchiesta sono state messe in campo le intercettazioni
dell'inchiesta parallela sul ruolo dell'Ilva nella corruzione di chi doveva
fare i controlli istituzionali e di chi doveva essere dentro il sistema
Riva, sindacati confederali, giornali, perchè l'azione del padrone si
potesse dispiegare libera e impunita. Su questo i nomi non vengono ancora
fatti e soprattutto manca il ruolo della corruzione dei magistrati e gli
"inquinamenti ambientali" nel Tribunale, della cui denuncia finora lo Slai
cobas è stata punta di lancia senza trovare né il sostegno necessario delle
forze che attualmente sono mobilitate contro l'inquinamento, né quel
riscontro giudiziario che era doveroso e necessario.
Ma il punto resta sempre quello che stiamo sottolineando: la Procura non
distingue le responsabilità dei padroni dai veri danneggiati della vicenda,
operai, prima colpiti in fabbrica e ora a rischio del posto di lavoro. E non
è vero che il compito dei magistrati è solo di applicare le leggi, in
nessuna delle vicende giudiziarie che hanno riguardato eventi sociali così
importanti è mai mancato un'analisi oggettiva e soggettiva del rapporto tra
gestione della magistratura ed effetti sulla condizione di lavoro degli
operai. Là dove questo è successo gli esiti sono stati nefasti: si è passati
dalla chiusura dell'Italsider allo stato attuale di Bagnoli.
L'autonomia operai e il sindacalismo di classe affrontano il problema non
all'insegna del primato della magistratura e del cretinismo giudiziario, ma
della lotta operaia e delle masse popolari che rispondono ai danni e si
difendono dai danni del capitale e dello Stato e costruiscono la forza
materiale per il cambiamento reale attaccando il capitale e la legge del
profitto che ne è alla base.

In questo senso, se siamo chiaramente d'accordo con la denuncia del fronte
ambientalista i cui temi sono stati da noi tante volte anticipati e
affrontati con la lotta - vedi morti per il lavoro, Rete nazionale per la
sicurezza su scala anche nazionale che ha contribuito ben prima a fare
dell'Ilva un caso nazionale -, combattiamo invece apertamente gli esiti
illusori e perdenti della posizione "chiudiamo l'Ilva e lo Stato si occupi
degli operai licenziati".
In questa lotta bisogna realizzare l'unità di classe e unità popolare, in
primis contro Riva e lo Stato dei padroni, in alternativa al sindacalismo
confederale collaborazionista, e in lotta netta contro l'area dei capi al
servizio di padron Riva e l'ambientalismo della piccola e media borghesia
che sostiene il capitalismo sperando di liberarsi solo delle sue brutture e
inevitabili conseguenze.













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