[Redditolavoro] la domanda del secolo
Giovanni Paquola
giovanni.paquola at unimi.it
Tue Sep 22 11:41:52 CEST 2009
mah guarda... la prima osservazione, proprio la più immediata, che mi
viene è:
ma il sistema capitalista non si serve di tutti gli statali e non
statali, per affermare se stesso?
il sistema non conta sul fatto che chi lavora può essere sfruttato ecc.
ecc.?
il sistema si serve di tutti... eppure ingrassano in pochi; cosa facciamo?
la rivoluzione o il suicidio di massa?
giovanni
Laboratorio Eudemonia ha scritto:
>
>
> Giovanni Paquola wrote:
>> eh già già... come no... a parte il fatto che il mio commento non era
>> indirizzato a te...
>
>
>
> Giovanni, ma se quando scriviamo non specifichiamo manco a chi ci
> stiamo rivolgendo e quando ci capiremo mai? :)
>
> Per il resto che dici direi che il dialogo ed il tema si fa
> estremamente interessante. Perché di fatto si pone la domanda:
>
> può uno statale (genericamente parlando, non mi riferisco a nessuno)
> essere e ritenersi nientemeno che un anarchico od un comunista?
>
> E sì vero che uno statale può dissentire da quello che fanno i suoi
> colleghi, ma di fatto non ci si rende loro complici, non si avalla la
> loro esistenza come statali? E non ci si è pure appropriati di un
> pezzo di bene comune, anadando proprio verso l'opposto di ciò che è
> comunismo, non si sta davvero facendo i comunisti con la roba degli
> altri?
>
> Oh, beninteso, parliamo in santa pace e cerchiamo di capire come
> stanno le cose nell'interesse di tutti, nessuno escluso. Perché è
> evidente che il progresso sociale che aspettavamo da tanto tempo ci
> viene proprio dalla messa in discussione del sistema statalista, che
> regala a pochi una parte del bene comune, della cosa pubblica, in
> cambio della proprio cieca fedeltà a vita, se non "nei secoli", ad un
> sistema che va cambiato senza esitare.
>
> Giovanni, cortesissimamente ti chiedo: il sistema non si serve di
> tutti, non solo di qualcuno di loro, ma di tutti gli statali per
> affermare se stesso?
>
> Il sistema non conta forse sul fatto che ogni statale, tenendosi
> stretto il "suo" posto di lavoro, afferma implicitamente ma di sicuro
> efficacemente che rimangano al loro posto anche tutti gli altri, anche
> quella grande fetta, estesissima fetta, che impone, proibisce,
> sperequa e sottomette la società ai suoi dettami e stili di vita?
>
> Caro Giovanni, non ti chiedo di rispondere ma ti chiedo però di porti
> domande come queste. Parecchi statali, quando hanno sentito parlare
> della proposta di Public Work 2.0 si sono subito entusiasticamente
> espressi in suo favore. Per una ragione precisa: perché essi vivono
> malissimo il loro essere statali, subiscono un mobbing continuo, e la
> rotazione, il potersi spostare, dà loro una sicura speranza di una
> vita molto molto molto migliore di quella attuale.
>
> Per questo ti chiedo di considerare per esteso, di approfondire e di
> sviluppare a tua volta il progetto dell'
>
> http://equo-impiego-pubblico-a-rotazione.hyperlinker.org
>
>
> Fammi sapere, ciao!
>
> Danilo
>
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