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<font size="-1"><font face="Verdana">mah guarda... la prima
osservazione, proprio la più immediata, che mi viene è:<br>
ma il sistema capitalista non si serve di tutti gli statali e non
statali, per affermare se stesso?<br>
il sistema non conta sul fatto che chi lavora può essere sfruttato ecc.
ecc.?<br>
il sistema si serve di tutti... eppure ingrassano in pochi; cosa
facciamo?<br>
la rivoluzione o il suicidio di massa?<br>
giovanni<br>
<br>
</font></font><br>
Laboratorio Eudemonia ha scritto:
<blockquote cite="mid:4AB88505.9010804@hyperlinker.com" type="cite"><br>
<br>
Giovanni Paquola wrote:
<br>
<blockquote type="cite">eh già già... come no... a parte il fatto che
il mio commento non era indirizzato a te...
<br>
</blockquote>
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Giovanni, ma se quando scriviamo non specifichiamo manco a chi ci
stiamo rivolgendo e quando ci capiremo mai? :)
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Per il resto che dici direi che il dialogo ed il tema si fa
estremamente interessante. Perché di fatto si pone la domanda:
<br>
<br>
può uno statale (genericamente parlando, non mi riferisco a nessuno)
essere e ritenersi nientemeno che un anarchico od un comunista?
<br>
<br>
E sì vero che uno statale può dissentire da quello che fanno i suoi
colleghi, ma di fatto non ci si rende loro complici, non si avalla la
loro esistenza come statali? E non ci si è pure appropriati di un pezzo
di bene comune, anadando proprio verso l'opposto di ciò che è
comunismo, non si sta davvero facendo i comunisti con la roba degli
altri?
<br>
<br>
Oh, beninteso, parliamo in santa pace e cerchiamo di capire come stanno
le cose nell'interesse di tutti, nessuno escluso. Perché è evidente che
il progresso sociale che aspettavamo da tanto tempo ci viene proprio
dalla messa in discussione del sistema statalista, che regala a pochi
una parte del bene comune, della cosa pubblica, in cambio della proprio
cieca fedeltà a vita, se non "nei secoli", ad un sistema che va
cambiato senza esitare.
<br>
<br>
Giovanni, cortesissimamente ti chiedo: il sistema non si serve di
tutti, non solo di qualcuno di loro, ma di tutti gli statali per
affermare se stesso?
<br>
<br>
Il sistema non conta forse sul fatto che ogni statale, tenendosi
stretto il "suo" posto di lavoro, afferma implicitamente ma di sicuro
efficacemente che rimangano al loro posto anche tutti gli altri, anche
quella grande fetta, estesissima fetta, che impone, proibisce, sperequa
e sottomette la società ai suoi dettami e stili di vita?
<br>
<br>
Caro Giovanni, non ti chiedo di rispondere ma ti chiedo però di porti
domande come queste. Parecchi statali, quando hanno sentito parlare
della proposta di Public Work 2.0 si sono subito entusiasticamente
espressi in suo favore. Per una ragione precisa: perché essi vivono
malissimo il loro essere statali, subiscono un mobbing continuo, e la
rotazione, il potersi spostare, dà loro una sicura speranza di una vita
molto molto molto migliore di quella attuale.
<br>
<br>
Per questo ti chiedo di considerare per esteso, di approfondire e di
sviluppare a tua volta il progetto dell'
<br>
<br>
<a class="moz-txt-link-freetext" href="http://equo-impiego-pubblico-a-rotazione.hyperlinker.org">http://equo-impiego-pubblico-a-rotazione.hyperlinker.org</a>
<br>
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Fammi sapere, ciao!
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Danilo
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</blockquote>
</body>
</html>