[Ezln-it] L.H. Navarro: Il bacio del diavolo
Annamaria
maribel_1994 at yahoo.it
Wed Jul 4 10:21:47 CEST 2018
Il baciodel diavolo
La Jornada, Luis Hernández Navarro, 3 luglio 2018. Nelcalendario del potere emerge una data: 20 dicembre 2012. Quel giorno, nelCastello di Chapultepec, raggiante, dopo aver firmato il Patto per il Messico,si fecero fotografare i firmatari: il presidente Enrique Peña Nieto; GustavoMadero, leader del Partito Azione Nazionale; Cristina Díaz, dirigente adinterim del Partito Rivoluzionario Istituzionale, e Jesús Zambrano, alla guidadel Partito della Rivoluzione Democratica.
Cinque annie mezzo dopo, le cose sono cambiate. Quelle figure politiche ed i loro partitiche allora credevano di avere il futuro nelle proprie mani, sono ridotti quasiin macerie. L'uragano elettorale del primo luglio li ha travolti, in grandeparte come risultato di quel patto.
Il patto, inessenza un accordo copulare ed autoritario per intraprendere un nuovo ciclo diriforme neoliberali, quel giorno fu annunciato con grande clamore come ilpotente strumento per smuovere il Messico e modernizzarlo. La realtà sarebbestata un'altra. In quell'occasione, oltre alle intenzioni dei suoi promotori,come è successo in ogni occasione in cui una élite ha voluto riformareradicalmente dall'alto il paese contro quelli che stanno in basso, il paesereale ha presentato il conto ai modernizzatori sbaragliando le loro riforme.
Così accaddequando il Messico era ancora la Nuova Spagna, con le riforme borboniche chesfociarono nella Rivoluzione di Indipendenza; così è successo con lamodernizzazione e la pax sociale porfirista, deragliata nella RivoluzioneMessicana, e così è avvenuto con la riforma dell'articolo 27 della Costituzionee la firma del Trattato di Libero Commercio dell'America del Nord durantel'amministrazione di Carlos Salinas de Gortari, severamente contestato dallasollevazione zapatista del primo gennaio del 1994.
L'implementazionedel Patto per il Messico ha lasciato sul suo passaggio una sequela didevastazione sociale e distruzione del tessuto comunitario. Lungi dalpotenziare la crescita ed il benessere economico, le nuove norme hannoinaugurato un nuovo ciclo di depredazione ed acutizzazione delle disuguaglianze.
Invece direstare a braccia conserte, i disastrati dalle riforme hanno protestato.Tuttavia, invece di rispondere ai loro reclami, il governo federale e la classepolitica li hanno insultati. Hanno seguito la massimo salinista del non li vedoné li sento. Fingendo di non sapere. Di fronte ad ogni nuova protesta,assicuravano che la situazione era sotto controllo. Invece di ascoltare latempesta che si avvicinava i firmatari del patto ed i loro successori allaguida dei partiti si sono ostinati a continuare a sorridere per le foto.
Per cinqueanni e mezzo le vittime delle controriforme del Patto per il Messico hannoresistito. In ondate successive di indignazione organizzata, centinaia dimigliaia di insegnanti hanno contestato la riforma della scuola. All'inizio del2017 moltitudini iraconde hanno saccheggiato i grandi magazzini e bloccato lestrade per esprimere il loro scontento col gasolinazo,eredità diretta della riforma energetica. Industriali indignati dalla riformafiscale hanno fatto tintinnare i gioielli e sventolato portafogli per faresentire la loro disapprovazione verso le nuove norme. Lungi dall'interrompereil monopolio delle grandi società di telecomunicazione, la riforma del settoreha riunito nelle proteste grandi consorzi.
Nellafotografia del Patto per il Messico di quel 20 dicembre 2012 non c'è AndrésManuel López Obrador. Non è un piccolo dettaglio. Solo qualche mese prima eraarrivato secondo alle elezioni per la presidenza della Repubblica con quasi 16milioni di voti. A loro non importava. Credevano che lasciandolo fuoridall'accordo e cancellandolo dall'immagine lo avrebbero escluso dalla scenapolitica nazionale. Se non appare nella foto del potere - si sono detti - nonesiste. In realtà, gli hanno fatto un favore.
LópezObrador criticò l'accordo. In realtà, il Patto per il Messico – dichiarò inmolte occasioni - un Patto contro il Messico. Si tratta - spiegava - di unamera manovra per privatizzare l'industria petrolifera. Si è oppostopubblicamente alla maggioranza delle riforme che l'accompagnavano. Le hadenunciate come parte degli affari della mafia al potere. Tuttavia, salvo nelcaso della riforma energetica (e molti anni dopo essere stata approvata, inun'occasione, quella della scuola) non ha mai invitato a mobilitarsi contro diesse. Benché parte dei suoi simpatizzanti si siano inseriti direttamente nellalotta contro quelle riforme, lui non l’ha fatto ed ha concentrato le sue forzead organizzare il suo partito, Morena, a partecipare alle elezioni e costruirela sua candidatura. È stato un leader politico di partito e non un dirigentesociale.
Ha vinto lascommessa. Senza partecipare direttamente in Morena, e senza che i suoidirigenti siano stati candidati nelle sue liste, una parte di chi haorganizzato la contestazione nell'ultima fase delle riforme neoliberali si èunita all'onda lopezobradorista. Hanno votato contro i partiti del Patto per ilMessico e premiato elettoralmente chi ha preso le distanze criticamente da unamodernizzazione verticale, autoritaria ed escludente. Per i suoi firmatari, ilPatto per il Messico è risultato essere il bacio del diavolo. http://www.jornada.com.mx/2018/07/03/opinion/019a1pol
Twitter: @lhan55
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