[Ezln-it] Intervento di Aguirre Rojas su Etica e politica - parte seconda

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Mon May 16 23:26:14 CEST 2011





	
	
	
	

Poiché dietro il reale bagno di sangue
in cui Calderón ha sprofondato tutto il Messico, ciò che si
distende è anche la lotta per la costruzione di un possibile
monopolio unico e centralizzato, come ogni monopolio, per
l'espansione del traffico illegale di droga. E se nel Medio Evo, come
ha ben spiegato Norbert Elías, i prìncipi lottavano tra loro
all'interno di un cruento e radicale processo di selezione e
affermazione del più forte su tutti, diventato poi Re, e che dal suo
principato costruì l'allora emergente nuova nazione, subordinando e
annettendo tutti i prìncipi e principati vicini, così, oggi i
cartelli messicani della droga si combattono per provare a definire
chi tra essi potrà essere all'altezza, eventualmente e
nell'ipotetico caso che questa lotta possa realmente condurre a ciò,
di quel monopolio esclusivo dei circuiti commerciali del
narcotraffico che attraversano i territori e le acque del nostro
paese.

Lotta o concorrenza "intercapitalista"
tra i distinti cartelli messicani, che non si sviluppa solo a livello
sociale, pratico e militare, ma anche dallo Stato, nello
Stato e attraverso lo Stato dei distinti livelli,
corporazioni, gruppi e sfere dell'intero apparato statale messicano.
Lotta estremamente violenta, sanguinosa e spietata, vera guerra senza
quartiere, secondo fronte della guerra di Felipe Calderón in terra
messicana.

E se la politica attuale si trova nella
sua crisi terminale, oscillando dalla forma "moderata" e
"presentabile" alla forma cruda e spietata della guerra
aperta e diretta, questa crisi si esprime allora a tutti i
livelli e in tutti i settori che compongono la politica contemporanea
permettendoci di comprendere fenomeni mondiali, presenti anche in
Messico, come quelli dei governi delegittimati e totalmente separati
dalle proprie popolazioni, cosa che oggi si dimostra in maniera
clamorosa in tutto il mondo arabo, ma anche e sempre più in Europa e
da tempo in America Latina, ecc. E questo avviene insieme allo
sviluppo di quello che Immanuel Wallerstein ha chiamato un chiaro
"antistatalismo diffuso", il quale fa in modo che l'insieme
delle popolazioni del pianeta non abbiano più fiducia nei rispettivi
Stati e nella loro attività anomala, così come nella possibilità
di ottenere da essi nuove conquiste o istanze. E tutto questo, al di
là dei governi, delegittima la stessa istituzione statale in tutto
il mondo.

Però, allo stesso modo e oltre questa
crisi dei governi, e ad un secondo livello anche degli Stati, vi sono
un disfacimento e un degrado generalizzati di tutte le classi
politiche del mondo intero, cosa che in Messico diventa evidente con
la vergognosa controriforma indigena del 2001 e che, ad esempio, in
Argentina diede vita all'emblematico grido "Andatevene via
tutti", indirizzato precisamente a tutto l'insieme della classe
politica argentina. Alla fine, e oltre la crisi di questi tre
livelli, si consuma anche la crisi del potere politico stesso e,
soprattutto, la messa in discussione radicale della separazione tra
potere sociale e potere politico, messa in discussione che avanza per
vie molteplici, e che in termini positivi ha prodotto l'inizio della
rottura e del superamento di questa separazione, ad esempio, tra i
tanti casi, nelle recenti esperienze delle Giunte di Buon Governo
neozapatiste,  negli Insediamenti dei Sem Terra e anche nei quartieri
piqueteros genuinamente autonomi dell'Argentina.

Con ciò, e partendo da questa
molteplice crisi dei quattro livelli della politica e del politico,
si può comprendere il fatto, segnalato a suo tempo da Gramsci, che
nelle condizioni attuali, l'egemonia politica delle classi dominanti
traballa e il suo baricentro oscilla, in generale, dalla ricerca
soprattutto del consenso all'esercizio, invece, del crudo e brutale
dominio oggi.

In questo modo, tutte le classi
politiche del pianeta, muovendosi verso una situazione ogni volta più
vicina a quella di un "dominio senza egemonia", come il
celebre titolo del libro di Ranajit Guha, fanno in modo che anche il
consenso e la fabbrica del consenso si trasformino radicalmente,
diventando più fragili, più effimeri, più strumentali e molto più
funzionali. Per questo, la filosofia e l'ideologia possono oggi
essere sostituite dal lavoro dei mezzi di comunicazione di massa, che
non hanno più il compito di creare, come era prima, consensi
stabili, più o meno duraturi, validi per periodi di dieci, venti,
trenta o cinquanta anni, ma semmai oggi devono solo fabbricare
consensi veloci ed effimeri e addirittura, a volte, si accontentano
di fabbricare il consenso passivo e momentaneo ma sufficiente delle
grandi maggioranze, così che lascino passare senza gran protesta
questo o quel torto, questo o quell'errore delle classi dominanti.

Si tratta allora della creazione di un
"consenso" effimero o puramente funzionale, valido
esclusivamente per una sola azione o, forse, per una breve
congiuntura di mesi o pochi anni, come dimostrano a livello mondiale
la giustificazione dell'invasione dell'Iraq o, più recentemente, la
gestione della crisi di fine 2008, che vogliono farci credere essere
terminata, quando appena si trova  al suo vero inizio. Ma anche in
Messico, come dimostrano le campagne elettorali di turno o le
repressioni ad Atenco e Oaxaca nel 2006 o, attualmente, il vergognoso
e spudorato favoreggiamento e occultamento della guerra ad alta
intensità, del governo di Chiapas e del governo federale, contro le
degne comunità indigene neozapatiste. 






I limiti della guerra: la resistenza
e l'etica 




"Il guerriero deve esistere per
il bene dell'umanità, per questo vive, per questo muore".

(ELÍAS CONTRERAS, L'ETICA DEL
GUERRIERO, 2006 CIRCA) 




La guerra è senza dubbio un affare
florido per i fabbricanti di armi, cioè, per il complesso
industriale-militare degli Stati Uniti e anche di Inghilterra,
Francia, ecc. Anche la distruzione di un paese è un buon affare per
quelli che vogliono impossessarsi di quel territorio e riordinarlo a
piacimento e secondo i propri interessi.

Tuttavia, al di là di questo complesso
industriale-militare, la guerra non è un così buon affare per
l'industria multinazionale non militare. Per questo A George Bush
succede, circondato da false illusioni, Barack Obama, mentre Tony
Blair viene rimpiazzato, senza illusione alcuna, da Gordon Brown.
Perché il limite ultimo delle guerre, a rigor di logica capitalista,
si attiva nel momento in cui le perdite cominciano a superare i
profitti. E allora, quando le "sacche nere" dei propri
cadaveri oltrepassano la soglia di ciò è che ancora tollerabile per
la maggioranza della popolazione dello stesso stato aggressore, la
guerra per il controllo di una nazione diventa difficile. 

O anche quando la lotta
intercapitalista per il controllo del monopolio di un affare
succulento, ad esempio il traffico illegale di droga, comincia a
paventare il possibile risultato del totale annientamento di tutte le
parti in lotta.

Così come, quando la guerra della
classe dominante contro le classi oppresse rischia di spezzare ogni
equilibrio possibile e scatenare senza freno la risposta radicale e
organizzata delle "moltitudini plebee".

E anche se è ancora vero che il
penultimo capitalista venderebbe la fune per impiccare l'ultimo
capitalista, è anche chiaro che oggi, in Messico, un settore sempre
più grande della stessa classe dominante, degli imprenditori e dei
ricchi messicani, è già stanco della guerra di Felipe Calderón e
considera assurda la sua strategia sanguinosa nell'affrontare le
dispute intercapitaliste e interclassiste di quella stessa classe
dominante nazionale, e anche la sua guerra di criminalizzazione
assoluta di qualsiasi forma di protesta sociale.

D'altra parte, il limite della guerra
permanente di classe e dei torti, velati o espliciti, della classe
dominante verso le classi subalterne è sempre stato e continua ad
esserlo oggi quello della resistenza popolare. Resistenza delle
classi subalterne che, in Messico come in America latina e in tutto
il mondo, cresce giorno dopo giorno come una sempre più degna rabbia
mondiale, sempre più organizzata, nell'Altra Campagna come nei
movimenti genuinamente antisistemici dell'America Latina e di tutto
il mondo.

Per questo, di fronte alla crisi
terminale della politica capitalista attuale e di fronte anche al
disfacimento progressivo ed evidente della classe politica stessa in
generale, la resistenza popolare contrappone e rivendica un'Altra
Politica, una politica molto altra, che in fondo e a nostro
avviso, non è altro che una forma storica di transizione verso la
completa estinzione e scomparsa di qualsiasi politica possibile,
verso la morte della politica, sia sotto forma addolcita e ancora
presentabile, sia secondo la modalità guerrafondaia e spietata, e
anche verso il completo riassorbimento di questa politica e delle sue
funzioni legittime da parte del potere sociale e della sfera stessa
del sociale in generale.

Un'Altra Politica che, naturalmente,
può esistere solo se si unisce nuovamente con l'etica.

Perché la politica stessa, nel suo
lungo corso secolare e millenario, dai tempi dell'antica Grecia fino
ad oggi, andò poco a poco adottando un carattere di politica
classista, allo stesso tempo che si separava dal sociale e si
trasformava in una attività sempre più funzionale, pragmatica e
strumentale. E questo processo che separa la politica dalla società
divorzia in gran parte anche dai criteri sociali, dai principi etici
e dalle cosmovisioni culturali più universali, così da far
predominare i criteri di efficienza, i principi pragmatici e le
concezioni più pratiche e strumentali.

E questi processi, che si dispiegano in
tutta la storia delle società divise in classi sociali, si
accentuano enormemente e raggiungono il culmine nella società
capitalista. Per questo, la politica capitalista è una politica
pragmatica, che pensa sia corretto scegliere tra due mali, optando
per il presunto "male minore", essendo inoltre una politica
lontana dalle profondità della storia e della memoria, che vengono
degradate e trasformate in semplici strumenti di legittimazione del
proprio fare, impoverite a memoria e storia ufficiali, cioè, memoria
glorificatrice del potere e storia dei vincitori.

Inoltre, e secondo la stessa logica,
pensando che sia vero che il fine giustifica i mezzi, difendendo e
affermando che è corretto dire che ciò che non è esplicitamente
permesso è permesso, la politica capitalista è una politica lontana
dall'etica, dalla morale e dalla vera giustizia. Politica capitalista
lontana dal sociale, dalla storia e dall'etica, a cui naturalmente si
contrappone l'Altra Politica, quella che rivendica apertamente
la propria riconnessione e il vincolo stretto con il sociale, con la
memoria e con la storia, e anche con la morale e l'etica.

Ma non con l'etica cristiana né con la
morale religiosa, piuttosto con l'etica e con la morale popolari, con
quello che lo storico Edward Palmer Thompson chiama precisamente
"l'economia morale della moltitudine". Un'etica popolare
che è frutto del sapere popolare decantato nei millenni, sapere che,
ad esempio, si manifesta nei discorsi e nelle posizioni del Vecchio
Antonio e che riproduce anche i codici principali della cultura
popolare, così brillantemente spiegati da Michail Bachtin, codici
che stabiliscono quello che dal punto di vista delle classi
subalterne è accettabile o non accettabile, ma anche ciò che è
corretto e non corretto, quello che è etico e al contrario deve
essere condannato eticamente.

Etica popolare la cui bussola più
importante è quella del principio, a volte rivendicato da Mao Tse
Tung, di "Servire il popolo". O anche, quello che Elías
Contreras teorizza per l'etica del guerriero, cioè "esistere
per il bene dell'umanità". Perché, se come stabilì Engels,
l'etica e la morale sono sempre costruzioni storiche specifiche e non
principi generali dalla validità atemporale, allora, in queste
condizioni specifiche della crisi terminale del capitalismo e
dell'attuale morte dell'attività politica, l'etica che deve
alimentare L'Altra Politica è necessariamente l'etica di servire il
popolo, di cercare la sua definitiva liberazione ed emancipazione, di
perseguire il bene dell'umanità intera e di essere disposti per essa
a vivere e anche morire.

Etica delle classi subalterne che,
sulla stessa linea di servire il popolo e cercare il bene
dell'umanità, deve sempre anteporre il "noi" all'"io",
superando l'egoismo possessivo del capitalismo e promuovendo, qui ed
ora, la ricostruzione di nuovi vincoli comunitari e di nuove forme di
comunità. Cosa che, nei fatti, comincia già a materializzarsi nelle
Giunte di Buon Governo neozapatiste, in alcuni quartieri argentini di
piqueteros, negli Accampamenti e Insediamenti del movimento
brasiliano dei Sem Terra, o in alcune comunità indigene radicali
dell'Ecuador o della Bolivia.

Morale ed etica di quelli in basso, che
rinuncia alle ricompense materiali, ai benefici personali e
individuali, materiali e simbolici, per sostituirli con la semplice
"appagamento del dovere compiuto", in una logica che,
ancora una volta, cerca di trascendere, qui ed ora, la logica
perversa del capitalismo di avere e possedere, affermando di fronte a
essa la logica più profonda e duratura dell'essere. Cosa che allo
stesso modo diventa realtà già ora nelle diverse esperienze dei
movimenti antisistemici dell'America Latina appena sopracitati.

Etica degli oppressi, che ancora deve
essere approfondita e sviluppata ampiamente, e che si esprime molto
chiaramente, tanto nei sette principi dell'"Etica del Guerriero"
copiati nel suo quaderno da Elías Contreras, come anche nei sette
principi del Buon Governo neozapatista. Principi che, in maniera
diretta, alimentano e articolano non solo l'Altra Politica
neozapatista, ma anche l'importante, degna ed esemplare resistenza di
quello stesso neozapatismo messicano che ventisette e diciassette
anni dopo, non si arrende né si svende, ma con dignità resiste
ancora e ancora combatte. 




Città del Messico, 7 di marzo 2001. 




(traduzione a cura di
rebeldefc at autistici.orghttp://www.caferebeldefc.org/) 




.pdf dell’intervento di Aguirre Rojas
in castigliano qui:
http://revistarebeldia.org/revistas/numero77/08aguirre.pdf

 		 	   		  
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