[Redditolavoro] razzismo antirom

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Fri Oct 30 13:17:33 CET 2015


Incendio al campo rom: "Risultato di un antico odio etnico verso gli zingari"






Le motivazioni della sentenza di condanna per sette persone che causarono il rogo al campo della Continassa nel dicembre 2011

L'incendio appiccato da un gruppo di torinesi il 10 dicembre 2011 al campo nomadi della Continassa fu il "prodotto di un atavico e mai sopito odio etnico nei confronti degli 'zingari'" che portò dei "normali cittadini" a compiere "atti di disumana violenza". Lo scrive il giudice Paola Trovati nel motivare le 7 condanne inflitte a luglio. Il rogo divampò al termine di una manifestazione di protesta contro il presunto stupro di una ragazzina, la quale, però, si era inventata tutto. Erano state inflitte condanne comprese fra i sei anni e mezzo e i tre anni di carcere applicando - come richiesto dalla procura - l'aggravante dell'odio etnico e razziale. Poi riconobbe indennizzi a quattro abitanti del campo, al Comune di Torino e alle associazioni Idea Rom, Asgi ed European Roma rights centre foundation.
Dopo una fiaccolata, un gruppo di persone entrò nel campo per devastare e incendiare casupole, baracche, roulotte. I nomadi scapparono, mentre i dimostranti rimasti fuori incitavano e applaudivano. Il giudice osserva che "buona parte dei facinorosi" che parteciparono alla manifestazione "appartenevano al gruppo dei 'Bravi ragazzi', tifosi della Juventus": questo "ebbe l'effetto di surriscaldare ulteriormente gli animi" anche se - precisa il magistrato - "non si può isolare questo gruppo violento dal contesto al fine di ritenerlo l'unico responsabile di quanto accadde". In ogni caso, "tale intromissione non fu che la miccia che scatenò la rabbia, vanificò la razionalità, cancellò il senso di umanità, diede vita a un animalesco furore".
"La causa che diede origine alla manifestazione - osserva il giudice - fu la bugia di una minorenne che per nascondere ai familiari di avere avuto un rapporto sessuale inventò e denunciò di essere stata violentata dagli zingari". Trovati critica il fatto che durante la maniestazione "le forze dell'ordine erano presenti in numero risibile" ma sottolinea come il tenente dei carabinieri Steven Noccioletti avesse cercato di "impedire con coraggio e lucidità il tragico epilogo", tentando di spiegare a chi stava alla testa del corteo che lo stupro non era mai accaduto e, in seguito, "affrontando praticamente da solo i manifestanti inferociti".


 

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