[Redditolavoro] Portogallo: la nuova illusione

Partito Comunista dei Lavoratori pclavoratoribologna at gmail.com
Sat Nov 28 22:55:21 CET 2015


Portogallo: la nuova illusioneLa sinistra riformista nell'area di governo.
Dopo aver rassicurato UE e NATO.


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Nasce un governo “di sinistra” in Portogallo. Il Manifesto saluta
entusiasta l'evento, assieme ai Fassina, ai Vendola, ai Ferrero. Tutta la
sinistra riformista italiana annuncia festosa “la sconfitta del
neoliberismo”, la “fine dell'isolamento greco”, l'immancabile “svolta
sociale”.
Le stesse parole spese a suo tempo per Tsipras tornano in auge immutate,
come se nulla fosse successo, a nutrire l'ennesima illusione di “un
riformismo possibile”.
La realtà ha già cominciato a smentirla.


LE ELEZIONI DI OTTOBRE E LA CRISI PARLAMENTARE

Contrariamente alle rappresentazioni giornalistiche circolate in Italia, le
elezioni del 4 ottobre in Portogallo hanno rappresentato una battuta
d'arresto per il governo conservatore uscente di Pedro Passos Coelho. Il
partito conservatore (PSD) si è confermato come partito di maggioranza
relativa. Ma la sua coalizione di governo (PSD/CDC) ha perso la maggioranza
dei seggi in Parlamento passando da 132 seggi a meno di 100. Il fatto nuovo
si è invece prodotto a sinistra, anche come riflesso di una stagione
prolungata di lotte di massa contro l'austerità. La socialdemocrazia
(Partito Socialista) guidata da Antonio Costa ha sostanzialmente conservato
i suoi seggi col 32% dei voti. Il Partito Comunista Portoghese, stalinista,
in coalizione coi Verdi ha visto una piccola riduzione dei propri consensi
(8,2%). Ma il Bloco de Esquerda, sezione portoghese della Sinistra Europea,
ha quasi raddoppiato i propri voti, raggiungendo il 10,2% e compiendo un
sorpasso storico sul PCP. Complessivamente la nuova composizione del
Parlamento portoghese - che richiede 116 seggi per la maggioranza assoluta
- rendeva dunque impraticabile il ritorno del governo Coelho. Tre le
possibili vie d'uscita: o un governo di unità nazionale tra PSD e PS; o un
governo espressione di una nuova “coalizione di sinistra”; o il ritorno
alle urne.


IL PCP E IL BLOCO AI PIEDI DELLA SOCIALDEMOCRAZIA

L'inedita apertura del PCP stalinista e del Bloco de Esquerda verso la
socialdemocrazia di Costa ha spianato la strada alla seconda soluzione.
Dopo un breve tentativo fallito di riesumare il governo uscente, il
Presidente della Repubblica portoghese Anibal Cavaco Silva, espressione
storica della destra, ha incaricato Costa di formare il nuovo governo,
sulla base dell'annunciata “maggioranza di sinistra”. Ma solo dopo aver
ottenuto solide garanzie da Costa circa la “continuità dell'indirizzo di
fondo del Paese, nei suoi indirizzi economici, nelle sue relazioni con la
UE, nella sua collocazione di campo internazionale”. In questo impegno
solenne formalizzato da Costa presso la presidenza della Repubblica sta la
chiave di lettura dell'operazione in corso.

L'intera operazione si fonda sulla subalternità del PCP stalinista e del
Bloco alla socialdemocrazia portoghese, a sua volta subalterna al mandato
istituzionale ricevuto dal Presidente della Repubblica.
La socialdemocrazia portoghese ha una lunga storia. Fu la restauratrice
dell'”ordine” in Portogallo dopo la Rivoluzione dei garofani del 1974/'75.
Nei quaranta anni successivi, sotto la direzione di Mario Soares, ha
guidato il governo capitalista per molti anni, in alternanza con la destra,
o assieme alla destra. Detiene relazioni profonde con la borghesia lusitana
e il suo apparato dello Stato. È a tutti gli effetti un'espressione
organica del regime borghese, al pari di ogni socialdemocrazia europea.
Come tale si è comportata nella recente crisi.
Di fronte alla disponibilità di PCP e Bloco di formare una coalizione di
governo - disponibilità manifestata nel caso del Bloco già durante la
campagna elettorale - il PS ha posto alle sinistre una condizione
programmatica invalicabile: la loro rinuncia preventiva a tutti gli aspetti
del proprio programma che fossero in contraddizione con il principio della
“continuità” della politica portoghese. Questo Costa ha chiesto, e questo
Costa ha ottenuto.
PCP e Bloco hanno assicurato la socialdemocrazia su tutto l'essenziale:
rispetto del Fiscal Compact nell'ambito dei patti UE, a partire dal
pagamento dell'enorme debito pubblico; rinuncia a rivedere le
privatizzazioni fondamentali realizzate negli ultimi decenni; permanenza
del Portogallo nella NATO. In cambio Costa ha fornito alle sinistre la
foglia di fico di qualche concessione d'immagine da esibire ai militanti
per giustificare la propria capitolazione, come l'innalzamento del salario
minimo. Ma non senza il ricorso al manovrismo più fantasioso e
spregiudicato. Il PS ha fatto accordi separati coi propri alleati, uno col
PCP, l'altro col Bloco, promettendo aumenti diversi del salario minimo, a
seconda dell'interlocutore (da 505 attuali a 600 euro nell'accordo col PCP,
e a 535 nell'accordo col Bloco). Ha insomma fornito ad ogni alleato l'abito
su misura da questi richiesto per motivare la propria subordinazione, senza
prendere per sé impegni inequivoci, e subordinando in ogni caso i tempi di
realizzazione delle misure sociali alle “compatibilità del bilancio” e agli
“impegni europei”. Un gioco degli specchi. Una truffa indecente.
Naturalmente il governo è guidato dal PS (Costa) e interamente composto da
ministri del PS e da grandi tecnocrati. Il ministro chiave è Mario Centeno,
ministro del Tesoro, già più volte ministro e garanzia vivente per la
borghesia portoghese e i suoi affari. Le sinistre cosiddette radicali (PCP
e Bloco) appoggiano il governo dall'esterno, col ruolo classico della sua
copertura a sinistra. Il ruolo che giocò Rifondazione Comunista nella
maggioranza del primo governo Prodi (1996/'98), sotto la direzione di
Bertinotti, Cossutta, Ferrero, Diliberto, Rizzo. Con esiti catastrofici per
i lavoratori e per il partito.


UNA LEZIONE DI FONDO

Ecco allora la vera novità che si produce a sinistra in Portogallo. Non la
svolta “antiliberista”, ma la cancellazione dell'opposizione a sinistra
contro un governo borghese e politiche borghesi. Un fatto gravido di
conseguenze per la classe operaia e la sua dinamica di lotta. Un fatto che
come la storia insegna può spianare la via a contraccolpi reazionari.

Da marxisti rivoluzionari non siamo certo sorpresi della capitolazione alla
socialdemocrazia da parte dello stalinismo portoghese e del Bloco. Ma per
altri compagni, di altre sinistre, qualche interrogativo s'impone, anche in
Italia.
Il PCP torna nell'area di governo dopo quarant'anni: nel '74/'75 tradì la
rivoluzione portoghese nel nome del compromesso istituzionale col Movimento
delle Forze Armate (MFA); oggi vi ritorna come vivandiere del PS. Cosa ne
pensano i compagni del PCdI di Fausto Sorini, cresciuto nel falso mito
dell'”intransigenza inflessibile” del PC lusitano e suo referente italiano?
Il Bloco votò nel 2010 gli “aiuti alla Grecia”, in realtà gli aiuti alle
banche francesi e tedesche per continuare a saccheggiare il popolo greco.
Oggi completa una parabola da tempo intrapresa. Cosa ne pensano i compagni
del PRC e anche di Sinistra Anticapitalista, che ha a lungo assunto il
Bloco come proprio riferimento in Portogallo?

La verità è che l'esperienza portoghese conferma, una volta di più, una
lezione storica di portata internazionale: solo un partito che si batte per
il governo dei lavoratori sa tenere la barra strategica dell'opposizione di
classe, rifiutando di svendersi nei governi borghesi. Solo il marxismo
rivoluzionario può essere fondamento di un vero partito comunista.
Partito Comunista dei Lavoratori


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