<div dir="ltr"><h1 class=""><span style="color:rgb(204,0,0)">Portogallo: la nuova illusione</span></h1><h2 class="">La sinistra riformista nell'area di governo. Dopo aver rassicurato UE e NATO.</h2><p><img src="cid:ii_ihjmxk4l0_151501668b4f7439" height="353" width="471"><br></p><p class="">Nasce un governo “di
sinistra” in Portogallo. Il Manifesto saluta entusiasta l'evento,
assieme ai Fassina, ai Vendola, ai Ferrero. Tutta la sinistra riformista
italiana annuncia festosa “la sconfitta del neoliberismo”, la “fine
dell'isolamento greco”, l'immancabile “svolta sociale”.
<br>Le stesse parole spese a suo tempo per Tsipras tornano in auge
immutate, come se nulla fosse successo, a nutrire l'ennesima illusione
di “un riformismo possibile”.
<br>La realtà ha già cominciato a smentirla.
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<br>LE ELEZIONI DI OTTOBRE E LA CRISI PARLAMENTARE
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<br>Contrariamente alle rappresentazioni giornalistiche circolate in
Italia, le elezioni del 4 ottobre in Portogallo hanno rappresentato una
battuta d'arresto per il governo conservatore uscente di Pedro Passos
Coelho. Il partito conservatore (PSD) si è confermato come partito di
maggioranza relativa. Ma la sua coalizione di governo (PSD/CDC) ha perso
la maggioranza dei seggi in Parlamento passando da 132 seggi a meno di
100. Il fatto nuovo si è invece prodotto a sinistra, anche come riflesso
di una stagione prolungata di lotte di massa contro l'austerità. La
socialdemocrazia (Partito Socialista) guidata da Antonio Costa ha
sostanzialmente conservato i suoi seggi col 32% dei voti. Il Partito
Comunista Portoghese, stalinista, in coalizione coi Verdi ha visto una
piccola riduzione dei propri consensi (8,2%). Ma il Bloco de Esquerda,
sezione portoghese della Sinistra Europea, ha quasi raddoppiato i propri
voti, raggiungendo il 10,2% e compiendo un sorpasso storico sul PCP.
Complessivamente la nuova composizione del Parlamento portoghese - che
richiede 116 seggi per la maggioranza assoluta - rendeva dunque
impraticabile il ritorno del governo Coelho. Tre le possibili vie
d'uscita: o un governo di unità nazionale tra PSD e PS; o un governo
espressione di una nuova “coalizione di sinistra”; o il ritorno alle
urne.
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<br>IL PCP E IL BLOCO AI PIEDI DELLA SOCIALDEMOCRAZIA
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<br>L'inedita apertura del PCP stalinista e del Bloco de Esquerda verso
la socialdemocrazia di Costa ha spianato la strada alla seconda
soluzione.
<br>Dopo un breve tentativo fallito di riesumare il governo uscente, il
Presidente della Repubblica portoghese Anibal Cavaco Silva, espressione
storica della destra, ha incaricato Costa di formare il nuovo governo,
sulla base dell'annunciata “maggioranza di sinistra”. Ma solo dopo aver
ottenuto solide garanzie da Costa circa la “continuità dell'indirizzo di
fondo del Paese, nei suoi indirizzi economici, nelle sue relazioni con
la UE, nella sua collocazione di campo internazionale”. In questo
impegno solenne formalizzato da Costa presso la presidenza della
Repubblica sta la chiave di lettura dell'operazione in corso.
<br>
<br>L'intera operazione si fonda sulla subalternità del PCP stalinista e
del Bloco alla socialdemocrazia portoghese, a sua volta subalterna al
mandato istituzionale ricevuto dal Presidente della Repubblica.
<br>La socialdemocrazia portoghese ha una lunga storia. Fu la
restauratrice dell'”ordine” in Portogallo dopo la Rivoluzione dei
garofani del 1974/'75. Nei quaranta anni successivi, sotto la direzione
di Mario Soares, ha guidato il governo capitalista per molti anni, in
alternanza con la destra, o assieme alla destra. Detiene relazioni
profonde con la borghesia lusitana e il suo apparato dello Stato. È a
tutti gli effetti un'espressione organica del regime borghese, al pari
di ogni socialdemocrazia europea. Come tale si è comportata nella
recente crisi.
<br>Di fronte alla disponibilità di PCP e Bloco di formare una
coalizione di governo - disponibilità manifestata nel caso del Bloco già
durante la campagna elettorale - il PS ha posto alle sinistre una
condizione programmatica invalicabile: la loro rinuncia preventiva a
tutti gli aspetti del proprio programma che fossero in contraddizione
con il principio della “continuità” della politica portoghese. Questo
Costa ha chiesto, e questo Costa ha ottenuto.
<br>PCP e Bloco hanno assicurato la socialdemocrazia su tutto
l'essenziale: rispetto del Fiscal Compact nell'ambito dei patti UE, a
partire dal pagamento dell'enorme debito pubblico; rinuncia a rivedere
le privatizzazioni fondamentali realizzate negli ultimi decenni;
permanenza del Portogallo nella NATO. In cambio Costa ha fornito alle
sinistre la foglia di fico di qualche concessione d'immagine da esibire
ai militanti per giustificare la propria capitolazione, come
l'innalzamento del salario minimo. Ma non senza il ricorso al manovrismo
più fantasioso e spregiudicato. Il PS ha fatto accordi separati coi
propri alleati, uno col PCP, l'altro col Bloco, promettendo aumenti
diversi del salario minimo, a seconda dell'interlocutore (da 505 attuali
a 600 euro nell'accordo col PCP, e a 535 nell'accordo col Bloco). Ha
insomma fornito ad ogni alleato l'abito su misura da questi richiesto
per motivare la propria subordinazione, senza prendere per sé impegni
inequivoci, e subordinando in ogni caso i tempi di realizzazione delle
misure sociali alle “compatibilità del bilancio” e agli “impegni
europei”. Un gioco degli specchi. Una truffa indecente.
<br>Naturalmente il governo è guidato dal PS (Costa) e interamente
composto da ministri del PS e da grandi tecnocrati. Il ministro chiave è
Mario Centeno, ministro del Tesoro, già più volte ministro e garanzia
vivente per la borghesia portoghese e i suoi affari. Le sinistre
cosiddette radicali (PCP e Bloco) appoggiano il governo dall'esterno,
col ruolo classico della sua copertura a sinistra. Il ruolo che giocò
Rifondazione Comunista nella maggioranza del primo governo Prodi
(1996/'98), sotto la direzione di Bertinotti, Cossutta, Ferrero,
Diliberto, Rizzo. Con esiti catastrofici per i lavoratori e per il
partito.
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<br>UNA LEZIONE DI FONDO
<br>
<br>Ecco allora la vera novità che si produce a sinistra in Portogallo.
Non la svolta “antiliberista”, ma la cancellazione dell'opposizione a
sinistra contro un governo borghese e politiche borghesi. Un fatto
gravido di conseguenze per la classe operaia e la sua dinamica di lotta.
Un fatto che come la storia insegna può spianare la via a contraccolpi
reazionari.
<br>
<br>Da marxisti rivoluzionari non siamo certo sorpresi della
capitolazione alla socialdemocrazia da parte dello stalinismo portoghese
e del Bloco. Ma per altri compagni, di altre sinistre, qualche
interrogativo s'impone, anche in Italia.
<br>Il PCP torna nell'area di governo dopo quarant'anni: nel '74/'75
tradì la rivoluzione portoghese nel nome del compromesso istituzionale
col Movimento delle Forze Armate (MFA); oggi vi ritorna come vivandiere
del PS. Cosa ne pensano i compagni del PCdI di Fausto Sorini, cresciuto
nel falso mito dell'”intransigenza inflessibile” del PC lusitano e suo
referente italiano?
<br>Il Bloco votò nel 2010 gli “aiuti alla Grecia”, in realtà gli aiuti
alle banche francesi e tedesche per continuare a saccheggiare il popolo
greco. Oggi completa una parabola da tempo intrapresa. Cosa ne pensano i
compagni del PRC e anche di Sinistra Anticapitalista, che ha a lungo
assunto il Bloco come proprio riferimento in Portogallo?
<br>
<br>La verità è che l'esperienza portoghese conferma, una volta di più,
una lezione storica di portata internazionale: solo un partito che si
batte per il governo dei lavoratori sa tenere la barra strategica
dell'opposizione di classe, rifiutando di svendersi nei governi
borghesi. Solo il marxismo rivoluzionario può essere fondamento di un
vero partito comunista.</p>
<h5 class=""><font size="4"><span style="color:rgb(255,0,0)">Partito Comunista dei Lavoratori</span></font></h5><p><img style="margin-right: 0px;" src="cid:ii_ihjmycjp1_1515016f8222d584" height="141" width="141"><br></p><p><a href="http://www.pclavoratori.it">www.pclavoratori.it</a> - <a href="mailto:info@pclavoratori.it">info@pclavoratori.it</a><br></p><p><br></p><p><br></p></div>