[Redditolavoro] TE LA DIAMO NOI LA REGIONE EMILIA- ROMAGNA
Partito Comunista dei Lavoratori
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Tue Nov 18 10:06:20 CET 2014
TE LA DIAMO NOI LA REGIONE EMILIA- ROMAGNA
OMBRELLONI E SOCIALISMO PADANO
*L'Emilia-Romagna di Errani:*
E' una grigia giornata del novembre 2012 quando alcune centinaia di
“bagnini” - cioè gestori degli stabilimenti balneari – di mezza Italia si
danno appuntamento a Bologna davanti alla sede della Regione per protestare
contro la direttiva europea che intende mettere a bando le concessioni
demaniali. I litorali non sono proprietà dei “bagnini”, i quali però si
comportano come se lo fossero, pagando allo stato italiano concessioni
ridicole. Non solo, la categoria non è particolarmente nota alle cronache
per la facilità con cui emette scontrini fiscali o per la regolarità dei
contratti applicati ai dipendenti; gli stessi “bagnini” brillano per la
fantasia con la quale addobbano le spiagge con installazioni e costruzioni
spesso al di fuori di ogni normativa. Ma eccoli a manifestare, bloccano il
traffico, lanciano petardi e si scontrano con la polizia. Nel giro di pochi
minuti vengono ricevuti da Errani che si dice d'accordo con le ragioni
della protesta e si fa carico di portarne i contenuti nelle altre sedi
istituzionali. Intanto il consiglio regionale vota all'unanimità (dal Pd a
FI, da Sel al Prc, dai 5 Stelle all'Udc alla Lega) la solidarietà ai poveri
“bagnini”.
Ecco spiegato con un esempio pratico la configurazione del regime
consociativo emilianoromagnolo. Al “patto tra produttori” e all'Emilia
rossa togliattiana che integrava ceti medi e classe operaia, si è
sostituito nel corso degli ultimi decenni un regime egemonizzato dalla
grande e media borghesia, alleata con la burocrazia post Pci e cooperativa,
chiamata a gestire la concertazione con i sindacati complici Cgil-Cisl-Uil.
Il ventennio centrosinistro marchiato Errani (vent'anni e non quindici:
Errani negli anni precedenti alla nomina a Presidente è stato prima
sottosegretario e poi assessore), si è trovato quindi senza reali
competitor politici. Il centro-destra non poteva, e forse nemmeno voleva,
combattere realmente il centrosinistra, non solo per l'enorme divario
elettorale, ma perché quest'ultimo era frutto di un accordo con le classi
economiche dominanti che ben hanno accettato e accettano il governo
regionale Pd e c., che garantisce affari e un altissimo livello di pace
sociale. Tutto ovviamente a discapito di lavoratori salariati, precari,
studenti, pensionati.
Come ad ogni principe illuminato, al momento della caduta ad Errani sono
giunti complimenti, solidarietà ed applausi dall'intero arco politico,
nonché dai tanti dirigenti e manger regionali che nel ventennio hanno
trovato fortuna, fino ad arrivare ad una raccolta di firme – organizzata da
alcuni alti dirigenti – fatta tra i dipendenti per ringraziare il
presidente dimissionario.
Solo il rumore degli applausi e le lacrime di tutta la stampa locale, anche
quella storicamente di destra ed oggi passata su sponde renziane come il
Resto del Carlino, hanno potuto offuscare la realtà: le vicende processuali
da cui si è giunti ad una condanna penale ad Errani nascono dal
finanziamento illecito di un milione di euro di soldi pubblici ad
un'azienda privata (una coop di cui era presidente il fratello del
presidente stesso, ma ciò al fine politico della storia è un elemento
secondario). Verrebbe da chiedersi come nell'ente comandato dal prode
Errani venissero gestiti i danari: alla cazzo di cane o tramite clientele e
favoritismi leciti o illeciti?
*Perle ai porci: la classe politica regionale *
Il malaffare emiliano ha fatto meno scalpore di quello lombardo, non
c'erano le tette della Minetti da mettere in copertina o le raffinate
citazioni culturali di Bossi Jr da riportare, ma non è stato da meno. Come
dimenticare l'ex sindaco di Bologna Flavio Delbono (Pd, ex Margerita e uomo
di fiducia di Romano Prodi), dimessosi dopo pochi mesi travolto dagli
scandali, condannato perché quando rivestiva la carica di vice di Errani
andava in vacanza con la fidanzata a spese della Regione? E Marco Monari,
capogruppo Pd, che andava a spese del contribuente a cenare per 200 euro a
coperto? E che dire quel consigliere piddino che si è fatto rimborsare pure
l'euro e cinquanta del cesso pubblico? Pisciano a pagamento ma gli stronzi
li fanno gratis?
Gli ultimi anni hanno visto buona parte della classe politica regionale
dell'Emilia-Romagna finire stritolata dagli scandali dei propri privilegi:
tutti i capigruppo del consiglio prima inquisiti e poi condannati dalla
Corte dei Conti a restituire migliaia di euro di “rimborsi spese” che i
consiglieri regionali si erano auto-attribuiti (anche i grillini dissidenti
o meno ci hanno mangiato). Uno spettacolo indegno, tanto quanto la vergogna
delle interviste a pagamento – pratica di tutti i partiti eletti in Regione
– poi rimborsate con soldi pubblici come spese di rappresentanza e
dichiarate illegittime dalla corte dei Conti.
Fa sorridere l'assenza di pudore con cui il Movimento 5 stelle, che pure
aveva usufruito delle interviste, candidi nelle sue liste regionali uno dei
sedicenti “giornalisti” a tariffa.
Il capogruppo Pdl-Fi per un certo periodo è stato sospeso dalla carica di
consigliere perché ospite delle patrie galere, mentre un suo collega di
partito è stato recentemente condannato penalmente per aver artatamente
cambiato residenza da Bologna al comune montano più distante dal capoluogo
per ottenere migliaia di euro di rimborsi chilometrici non dovuti.
*Il bilancio politico di un ventennio *
La cronaca degli scandali ha impedito un bilancio politico serio del
ventennio errariano, bilancio che nessuna forza politica o sociale ha
voluto o vuole fare, per complicità esplicita o implicita o per semplice
convenienza. Ma il saldo per le classi subalterne è disastroso, solo un
alto livello di partenza del sistema economico e sociale emiliano ne ha
potuto in parte mitigare i nefasti effetti.
La sanità ha visto dalla fine degli anni '90 tagli pesantissimi. Si sono
chiusi interi reparti ospedalieri, ridotti i posti letto, chiusi servizi
territoriali. Si è costruito un sistema di sanità integrata
pubblico-privata dove il privato nei fatti esiste solo grazie ai
finanziamenti pubblici e vive per ciò in un Bengodi capitalista dove i
guadagni sono sicuri e il rischio di impresa non esiste. Recentemente, tra
l'altro, il potentissimo assessore alla sanità è stato coinvolto in una
vicenda di finanziamenti privilegiati ad una clinica privata rispetto ad
un'altra che lo ha denunciato.
Gli stessi interventi di politica industriale sono stati fatti nella piena
logica di salvaguardia padronale e dei relativi interessi finanziari. In
questi anni di crisi il massimo dell'impegno della Regione è stato volto ad
implementare i vari livelli di cassa integrazione, mentre nulla si è mosso
per impedire chiusure e delocalizzazioni. I timidissimi progetti di legge
che andavano in questo senso nemmeno sono giunti alla discussione in
commissione. Si è preferito ricorrere al sostegno dei Consorzi Fidi delle
imprese, salvaguardando l'aspetto finanziario piuttosto che quello
produttivo.
Per non parlare delle dimenticanza in fatto di lotta alla disoccupazione e
alla precarietà, che hanno raggiunto il proprio apice nel luglio scorso
quando il consiglio regionale è riuscito a sbagliare una delle ultime leggi
votate e a far saltare il rinnovo di due graduatorie concorsuali. Mentre
gli assunti fuori concorso dalla struttura del Commissario per il terremoto
vanno ad occupare i posti vacanti nell'organico degli uffici ordinari.
Sul terreno della scuola non si può dimenticare che nell'Emilia rossa e
laica da anni, proprio grazie a leggi e bilanci regionali (votati anche da
Sel e Prc), si innaffiano di soldi pubblici le scuole private di ogni
ordine e grado.
La discontinuità invocata dal coro degli indigeni renziani non può essere
realmente contemplata, se non per quel che può riguardare un parziale
ricambio di facce, con l'ingresso di personaggi più legati al premier, come
lo stesso Bonaccini, oggi nella segreteria nazionale del Pd, ma prima
bersaniano e dal 2005 consigliere regionale e sostanzialmente
caratterizzato dalla stessa brama di potere del premier.
Dal 2000 in poi la c.d. Sinistra radicale ha fatto parte della maggioranza
e della giunta Errani, senza mai distinguersi, senza portare a casa nemmeno
una legge o provvedimento di cui poter rivendicare la paternità. Al
contrario, fu proprio l'assessore al commercio con tessera Prc a varare un
regolamento per il sequestro della merce ai venditori ambulanti abusivi con
verbale sommario, cioè senza l'elenco dei materiali sequestrati, con la
motivazione – scritta – di poter così effettuare più sequestri. Lega docet.
L'Emilia-Romagna è stata la regione che ha visto i primi reali successi
elettorali del Movimento 5 Stelle, ma se qualcuno a sinistra si aspettava
da costoro una nuova stagione politica di opposizione si è dovuto
disilludere. Il M5S ha qui pagato in tutta evidenza l'incapacità e
l'improvvisazione del suo ceto politico, nonché le ambizioni del suo ex
enfant prodige Giovanni Favia, prima consigliere a Bologna e poi in
Regione. Al di là del famoso fuorionda colto dalla telecamere in cui
denunciava il ruolo egemonico di Casaleggio, i fatti ci parlano di
un'ambizione smisurata del personaggio- dalle dubbie capacità – che puntava
decisamente alla candidatura a premier per i 5 Stelle.
*L'esclusione del PCL *
A settembre avevamo denunciato la truffa della nuova legge elettorale
regionale votata in luglio. Una legge tagliata su misura dei grandi partiti
e di quelli già presenti in consiglio regionale: tutte le liste presenti
alla tornata elettorale regionale emiliana – nessuna esclusa - sono
sostenute da partiti, gruppi e consiglieri uscenti e in cerca di
riconferma. L'esclusione del Pcl è una conseguenza di una norma demenziale
che prevede per presentarsi un numero di firme 4 volte superiore a quello
per candidarsi alla Camera dei deputati, il tutto mantenendo i vari
sbarramenti per l'elezione. Come se non bastasse la nuova normativa
elettorale contiene tali e tanti “errori” da prevedere addirittura più
candidati che seggi da assegnare. Una truffa votata da tutti i partiti –
con una sola astensione – e addirittura con il consenso di Sel e Prc (sia
tsiprani che neovendoliani).
Era difficile raggiungere l'obiettivo della nostra presentazione nel numero
minimo di circoscrizioni, ma è stato giusto lanciare comunque la nostra
campagna, per non lasciare il terreno istituzionale alle sole forze
padronali. La nostra posizione di dichiarato astensionismo è quindi
conseguente alla nostra linea di autonomia di classe, che non può essere
confusa con estemporanei appoggi alla lista dell'Altra Emilia-Romagna, dal
nome sembrerebbe una guida di agriturismi, promossa da Prc e Pdci, partiti
fino a ieri al governo della Regione e oggi alla ricerca di nuove verginità
politiche. Tra l'altro la candidata presidente di questa lista non potrà
mai essere eletta in consiglio regionale poiché non candidata nella
circoscrizione di Bologna, l'unica in cui potrebbe scattare un seggio.
MICHELE TERRA
*PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI*
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