[Redditolavoro] Fw: il terremoto porta l'amianto
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Sun May 27 10:41:41 CEST 2012
Subject: Fw: il terremoto porta l'amianto
Terremoto in Emilia, è pericolo amianto tra i capannoni distrutti
Le
immagini provenienti dalle macerie della zona industriale del
ferrarese, parlano chiaro. L'Osservatorio nazionale: "Enorme rilascio
di fibre nell'aria e rischio per soccorritori e sfollati. Servono
contenitori e discariche attrezzate: la sentenza su Casale Monferrato
non ha insegnato nulla"
di Luca Teolato | Sant'Agostino (Fe) | 26
maggio 2012
E’ anche emergenza amianto nelle zone colpite dal terremoto
in Emilia Romagna. Molti immobili costruiti prima del 1992 (anno della
messa al bando dell’amianto), ma anche alcuni capannoni industriali
crollati nella zona industriale di Sant’Agostino, hanno coperture in
Eternit che franando hanno diffuso nell’aria fibre altamente nocive per
la salute. Uno su tutti il capannone della Tecopress crollato durante
il sisma, sotto il quale è morto un operaio. Le immagini dei frammenti
in eternit sono chiare. Ed è altrettanto chiaro che i vigli del fuoco
che stanno rimuovendo le macerie non stanno adottando tutte le
precauzioni necessarie.
Il presidente dell’Osservatorio Nazionale
Amianto, l’avvocato Ezio Bonanni, dopo accurate verifiche dell’Ona
Emilia-Romagna, ha lanciato il grido di allarme: “Il recente terremoto
ha determinato un’enorme rilascio di polveri e fibre di amianto nell’
ambiente, e l’esposizione di coloro che sono intervenuti, tra i quali i
vigili del fuoco, come facilmente visibile per il caso del capannone
Tecopress, dove questi lavoratori operano in presenza di amianto senza
la completezza dei sistemi individuali di protezione”. Anche i
cittadini della zona sono esposti al rischio amianto visto che,
crollando, le coperture in eternit disperdono sostanze cancerogene nell’
aria: “non c’è una soglia sotto la quale c’è assenza di rischio –
denuncia Bonanni – ed anche una sola fibra può determinare l’insorgenza
del mesotelioma, come ha già dichiarato lo IARC (International Agency
For Research On Cancer)”.
Anche le maschere più adeguate secondo gli
esperti non hanno la totale capacità di evitare l’esposizione all’
amianto ma “al massimo la possono limitare fino al 90%, figuriamoci
senza” spiega il presidente dell’Ona. Un allarme non di poco conto se
si considera anche che l’amianto appena crolla è più pericoloso, poiché
le fibre che si disperdono nell’aria impiegano anche 24 ore per cadere
e quelle più leggere possono depositarsi anche a molti km di distanza,
come dimostra la sentenza processuale di Casale Monferrato.
“C’è anche
il problema di dove portare le macerie in amianto. Servono discariche
attrezzate per rifiuti speciali, ed i rottami andrebbero chiusi in
contenitori sigillati e portati in discariche attrezzate. Non mi
risulta che ciò sia stato fatto sempre”, dichiara Bonanni.
Di amianto
si continua a morire in Italia (circa 5mila vittime l’anno) con
patologie terribili “mesotelioma alla pleura, pericardico, peritoneo,
tumore polmonare, alla laringe ed al colon. In Italia – spiega il
presidente dell’osservatorio – c’è scarsa attenzione ai problemi
derivanti dall’esposizione all’amianto. Le responsabilità non sono
univoche e manca un testo unico su questo aspetto e le patologie
possono sorgere anche dopo 30-40 anni, quindi non viene visto come un
problema immediato”.
Il presidente dell’Ona ha chiesto di prendere
provvedimenti urgenti per tutelare la salute dei cittadini e degli
operatori presenti sul territorio in questi giorni per rimuovere le
macerie e soccorrere gli sfollati ed ha preannunciato al
fattoquotidiano.it che “in caso di mancata bonifica dei siti nei quali
il terremoto ha determinato lo sbriciolamento dei materiali in amianto
e la conseguente aerodispersione di polveri e fibre di amianto, e di
situazioni di rischio, avvieremo subito una class action in base ai
principi di diritto che risultano dalla sentenza Eternit del Tribunale
di Torino (risarcimento del danno in favore degli esposti anche a
prescindere dall’insorgenza della patologia), al fine di ottenere l’
interdizione della condotta in contrasto con il principio di
precauzione, nei confronti sia degli operatori che della popolazione”.
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