[Redditolavoro] call center - malattia professionale
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Fri May 18 21:06:03 CEST 2012
Ha perso la voce nei call center
"E' una malattia professionale"Troppe telefonate, senza interruzioni:
un'operatrice non riesce più a parlare e secondo i medici si tratta di
disfonia. Dopo il responso delle Molinette, il pm Guariniello apre
un'indagine di FEDERICA CRAVERO
Ha parlato fino a perdere la voce: l'ultima "vittima" dei call center è una
torinese di 41 anni, che per gli ultimi 9 ha lavorato rispondendo alle
chiamate delle persone che telefonavano all'89.24.24 o al 12.40 cercando -
come ben illustrato da massicce campagne pubblicitarie - un ristorante, un
fioraio, un agriturismo o qualsiasi altro indirizzo che si trovi sulle
Pagine Gialle o sulle Pagine Bianche.
Una telefonata dopo l'altra, senza interruzioni. "Disfonia" è stato il
responso dei medici delle Molinette che l'hanno visitata e che hanno inviato
una segnalazione alla procura di Torino. Della vicenda si sta occupando
Raffaele Guariniello, magistrato da sempre impegnato sulla sicurezza dei
luoghi di lavoro, che ha aperto un fascicolo, al momento contro ignoti.
Solitamente quelli legati alla voce sono problemi che riguardano gli
insegnanti. Non era ancora accaduto che a fare le spese del troppo parlare
fosse un'operatrice di un call center. La donna ha iniziato a lavorare nei
call center nel 2003, in forze a Telegate Italia, poi diventata Voice Care,
la società con 400 lavoratori che ha la base operativa al Lingotto,
acquistata alcuni anni fa dal gruppo Contacta, di cui è amministratore
delegato Gabriele Moretti, consigliere comunale eletto tra le fila dei
Moderati per Fassino.
Spetterà ora alla magistratura verificare se i problemi riportati dalla
lavoratrice, tanto gravi da arrivare fino all'esaurimento della voce,
possano essere considerati una malattia professionale. E, in quel caso,
occorrerà stabilire quali siano le soluzioni da attuare. Uso di strumenti di
lavoro migliori? Regolamentazione dei tempi di lavoro? Obbligo di intervalli
tra una telefonata e l'altra? Ha l'aria di essere una vera rivoluzione
quella che potrebbe scaturire da questa inchiesta, se verrà dimostrato il
legame causa tra il tipo di lavoro eseguito e i problemi accusati a livello
vocale dalla telefonista.
Finora il lavoro nei call center (che in tutta Italia coinvolge 400 mila
persone) era stato preso in considerazione soprattutto il cosiddetto "burn
out" ovvero lo stress lavorativo che provocava negli operatori, costretti a
stare per ore con le cuffiette nelle orecchie, rispondendo a chiamate a
raffica (o facendo telefonate, nel caso del telemarketing), avendo a che
fare con interlocutori spesso a loro volta stressati per mille ragioni.
Tutto per paghe che di solito si aggirano tra i 5 e i 7 euro all'ora. Tre su
quattro sono donne, il più delle volte sono madri o studenti che lavorano
part time e che non guadagnano più di 600 euro al mese. Moltissimi sono
precari. In molti casi si tratta di call center in outsourcing che lavorano
per grosse aziende.
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