[Redditolavoro] ilva taranto per capire
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Wed Jul 25 07:15:30 CEST 2012
3 comunicati dello slai cobas per il sindacato di classe taranto
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27 aprile ore 6 port.d assemblea indetta da tutti i sindacati
31 aprile ore 6 port.d presidio manifestazione dello slai cobas ilva per il
sindacato di classe taranto
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Comunicato 1
14 luglio
Da alcuni giorni l'Ilva è nell'occhio del ciclone, come se fossimo alla
vigilia di una tempesta.
Chi l'ha avviata e dichiarata questa guerra è l'Ilva di Padron Riva, i suoi
strumenti sono stati innanzitutto un gruppo di capi, impiegati e galoppini
che si firmano in maniera truffaldina '"I lavoratori Ilva", che seminando
terrore e allarmismo cercano di coinvolgere tutti i lavoratori in una
crociata sbagliata e perdente a tutela principale degli interessi dei
padroni, il cui unico interesse è di fare profitti sfruttando gli operai e
eludendo fin dove è possibile le leggi sulla sicurezza e di tutela
dell'ambiente, che hanno provocato in questi anni morti sul lavoro, morti da
lavoro, tumori e malattie professionali rendendo Taranto, una delle capitali
di queste fabbriche.
Chi doveva fermare la mano di Riva in questi anni, imponendogli tutela della
sicurezza e dell'ambiente, oltre che salari e diritti? Innanzitutto gli
operai Ilva e le loro organizzazioni sindacali con la lotta. Questo non è
avvenuto perchè i sindacati confederali sono alleati e complici dell'azienda
e ne hanno favorito piani, interessi e profitti, traendone vantaggi e
carriere, e gli operai non sono riusciti a sottrarsi a questa situazione
diventando prede consapevoli e inconsapevoli di un cinico odioso ricatto
occupazionale. Questo ha aggravato la situazione e l'ha resa
progressivamente peggiore e portandola a un punto assai grave.
Le inchieste e le perizie della magistratura non hanno creato il problema ma
lo hanno solo reso evidente.
Di fronte a questo l'Ilva di padron Riva non vuole pagare pegno delle sue
responsabilità, vuole che lo stato paghi i costi della situazione, che la
gestione della fabbrica nell'interesse della produzione per fare sempre più
profitti, ha creato.
Insomma il padrone dice "i profitti sono miei e guai a chi me li tocca",
anzi voglio continuarne a fare come prima più di prima, le perdite sono
vostre.
Per ottenere questo padron Riva per coprirsi le spalle ha cambiato il suo
gruppo dirigente, per salvaguardarlo e metterlo al riparo dalle inchieste
della magistratura e per mettere al loro posto dei
prestanomi, quali questo ex prefetto ed ex candidato sindaco di Milano del
PD Ferrante, che sa di siderurgia meno dell'ultimo operaio e che in questi
giorni a Taranto è venuto a fare rappresentanza, una sorta di 'pupo di
pezza' che interloquisca con Governo, Regione, ecc. per smorzarne i danni e
ottenerne i vantaggi politici ed economici al sostegno del padrone. In
fabbrica invece l'arma del padrone sono quelli che si firmano "Lavoratori
Ilva" e che hanno oggi piena agibilità in azienda di fare e dire tutto
quello che vogliono; questi signori come piccoli sciacalli cavalcano le
giuste paure e preoccupazioni degli operai, che certamente non vogliono
perdere il posto di lavoro per diventare una sorta di ridicola guardia
pretoriana del padrone.
Di fronte a questo 'disastro provocato e annunciato' ad arte' tutti corrono
governo, regione, istituzioni, sindacati al capezzale di Riva per vedere
come aiutarlo a uscire dalla situazione,mettendo a disposizione dai 100 ai
300 milioni di euro, e facendo una pressione congiunta sulla Magistratura,
che quando non fa niente è denunciata giustamente come complice del padrone,
quando fa qualcosa viene messa sotto accusa di provocare il disastro
sociale, la chiusura della fabbrica, il licenziamento degli operai.
Gli operai coscienti di questa fabbrica devono innanzitutto sottrarsi a
questo gioco del padrone e dei loro servi , dimostrare coi fatti di saper
ragionare con la loro testa, organizzandosi autonomamente nello slai cobas
per il sindacato di classe Ilva, con dignità e coraggio per tutelare lavoro,
diritti e salari dagli attacchi di padroni e governo Monti, ma anche tutela
della sicurezza e salute in fabbrica e in città dall'attacco che viene da
padron Riva innanzitutto. La loro arma è l'organizzazione e la lotta in
fabbrica e non la "marcia a comando come soldatini senza cervello da film di
Charlot".
Solo questa lotta operaia autonoma può salvare lavoro e ambiente e creare
una grande unità tra operai e città, ogni altra strada porta davvero alla
rovina degli operai, della fabbrica e della città.
Comunicato 2
20 luglio
Sulla legge sulle emissioni inquinanti - di cui sotto forniamo sotto una
scheda informativa - approvata martedì 17 luglio alla Regione Puglia
all'unanimità, con una concordanza da destra a sinistra difficilmente
realizzata in altre occasioni, e fatta in fretta e furia allo scopo di
scongiurare gli eventuali provvedimenti della magistratura, tra le varie
dichiarazioni di appoggio, alcune accompagnate da espressioni di vero
entusiasmo, di tutte le istituzioni locali, dei partiti e dei sindacati
confederali, il segretario della Cgil ha espresso la sua soddisfazione per
la capacità espressa di "gestire al meglio una situazione delicata...",
quella più illuminante della situazione che si è venuta a creare è la
dichiarazione del nuovo presidente dell'Ilva Bruno Ferrante: "Guardiamo con
estremo favore alle iniziative intraprese in questi giorni da tutte le forze
politiche e l'unanimità con cui la politica ha rinnovato l'impegno per
risolvere la situazione di Taranto e dell'Ilva...". Una dichiarazione che da
un lato rinnova la minaccia: guardate che la situazione dell'Ilva e di
Taranto vanno insieme, se toccate l'Ilva toccate la città..., dall'altro
conferma che l'Ilva non deve fare nulla ma è la "politica" che deve
risolvere una situazione di cui nessuno ha responsabilità, e tantomeno
l'Ilva stessa.
Questa dichiarazione va di pari passo con un fatto che sta accadendo in
questi mesi. Nessuno, né rappresentanti istituzionali, né politici, né
dirigenti sindacali, né i cosiddetti "Lavoratori Ilva" (capi e quadri
soprattutto) cita padron Riva. Sembra una fabbrica di tutti. Una fabbrica
che non ha un padrone che sullo sfruttamento degli operai e sul taglio dei
costi, salariali e soprattutto quelli per la sicurezza, la salute e
l'ambiente, fa profitti; una fabbrica in cui operai e azienda sarebbero
uniti in uno stesso sforzo, in cui - come scrive sulla GdM un "operaio Ilva
e scrittore" - "i lavoratori sono complementari alla fabbrica e
silenziosi... (anche se in questi anni) qualcuno non è tornato a casa"
(perché morto in questa fabbrica asettica, in cui non vige la lotta di
classe).
Anche il neo presidente Ferrante ne parla come se stesse parlando di
un'altra fabbrica. In questo modo chi attacca l'Ilva è come se sta
attaccando una "istituzione oggettiva", un bene indispensabile del paese
tutto. Il cambio recente di presidenza dell'Ilva, dalla famiglia Riva a un
"uomo delle istituzioni", è stato fatto anche per rendere più impersonali le
responsabilità di padron Riva.
Per far dimenticare che anche all'Ilva vi sono gli interessi di Riva di
elevare la produzione, fare profitti, e salvaguardarli quando possono essere
minimamente intaccati mettendo gli operai in cigs, di non rispettare e
truffare anche sui diritti normali dei lavoratori (ultimo cambio tuta); e
gli interessi degli operai che prendono un salario sempre più ridotto, che
devono fare straordinari per prendere qualcosa in più, che si ammalano, si
infortunano, che vengono trattati senza dignità, che lavorano in un clima di
ricatto, paura di essere spostati, licenziati, che - loro - sono i
produttori di quell'acciaio che copre, come dicono in questi giorni, il 50%
del fabbisogno del paese e anche buona parte della domanda in Europa, ma a
cui viene negato anche di avere un contratto da siderurgici...
L'Ilva in questa vicenda ne sta uscendo più debole o più forte? Per il
momento ne può uscire più forte. La Legge per ora non gli impone di fare
nulla, dopo, vista la genericità con cui è fatta e le disposizioni
applicabili comunque con modalità e tempi molto soft, rischia farà la fine
dei provvedimenti sui parchi minerali che benchè fossero solo una panacea
neanche sono stati applicati e imposti; l'Ilva ha incassato la benevolenza e
il sostegno ai ricatti allarmistici di "chiusura della fabbrica" seminati ad
arte dai suoi capi; l'Ilva continuerà a non pagare un centesimo per il
risarcimento dei danni già provocati in tutti questi anni e gli interventi
di risanamento ambientale: 300 milioni - che comunque sono una goccia nel
mare di quanto sarebbe necessario - li metteranno governo e Regione, vale a
dire la popolazione tutta, sia di Taranto che nazionale.
Ma soprattutto, al momento, gli operai sono più tutelati per la salvaguardia
del loro posto di lavoro o no? Riva pochi mesi fa aveva riparlato di mettere
migliaia di operai in cassintegrazione, comunque, per "problemi di mercato",
indipendentemente da eventuali provvedimenti della magistratura. Questo
rischio l'ha semplicemente rinviato in autunno acquisendo comunque la
"responsabilità" dei sindacati confederali. E oggi con la "volontà unitaria
e unanime" che si è realizzata - come ha detto soddisfatto il presidente
della provincia - l'Ilva ne esce più coperta a perseguire i suoi piani.
Mentre gli operai ne stanno finora uscendo "complementari, silenziosi" e
ricattati.
Comunicato 3
21 luglio
Stanno facendo dell'allarmismo psicologico per portare gli operai a farsi
difensori di padron Riva, a farsi pecore.
Quando ancora nulla è stato fatto dalla magistratura, sono azienda e capi
che si stanno "tirando dietro" sequestri e provvedimenti, per avere una
preventiva assoluta attitudine servile degli operai.
Tra un po' saranno gli operai ad essere "sequestrati" in fabbrica per
"presidiare gli impianti e non mollare la guardia" - come dicevano giovedì
notte gli sms dei capi mandati agli operai.
In nessuna altra fabbrica, anche di fronte a situazioni di questo tipo, è
accaduto questo.
Occorre chiedersi a chi serve questa guerra allarmista. Sta di fatto che ora
già Riva ha incassato il sostegno e la comprensione di tutte le istituzioni
politiche locali, dei politici e parlamentari jonici, dei sindacati
confederali e dello stesso governo; sta scaricando i costi delle bonifiche
parziali e insufficienti -300 milioni di euro quasi già stanziati - a cui
padron Riva doveva partecipare per i danni fatti, almeno quelli durante la
sua gestione all'ambiente, e alle persone, prima di tutto alla salute e alla
vita degli operai. I Riva da essere indagati, e già condannati per altri
processi, cercano di passare ora per vittime. Ormai tutti parlano dell'Ilva
come se fosse un'Istituzione, in cui tutti sono uniti negli stessi
interessi, non ci sono responsabili di ciò che accade dentro, ecc.
Tutto questo clima a favore dei padroni dell'Ilva verrà sicuramente usato
molto presto da Riva quando dovrà mettere nuovamente gli operai in
cassintegrazione (e non per i sequestri della magistratura, ma per lo
scaricamento della crisi economica finanziaria provocata da banche e padroni
sulla pelle degli operai), e quando tornerà a parlare per le stesse ragioni
di esuberi (e anche qui non c'entrano nulla gli eventuali provvedimenti del
Giudice).
Gli operai in tutto questo rischiano di uscire "cornuti e mazziati".
Il vero problema che hanno gli operai dell'ilva in questo momento è che sono
senza organizzazione sindacale di classe, senza un vero sindacato nelle
mani degli operai e questo li rende alla mercè del padrone e incapaci di
difender i loro interessi reali come lavoratori.. Questa "guerra provocata"
sta facendo ribaltare gli schieramenti normali: gli operai invece di unirsi
agli altri operai, proletari, giovani, gente dei quartieri martoriati -
spesso loro stessi familiari; si vogliono far unire come pecore al padrone
attraverso l'uso dei capi e di settori di operai asserviti e coccolati
dall'azienda. Questa è una logica dei tempi dello Stato corporativo fascista
che si vuole ricostruire e da cui sempre gli operai hanno avuto batoste.
Più si indeboliscono come forza di classe autonoma dagli interessi
padronali, dalle logiche istituzioni, dalla politica ufficiale divenuta un
mercato, e più non riusciranno a difendere né posto di lavoro, né salario,
né diritti e neanche quella cosa che dovrebbe essere importante per tutti,
la dignità!
Gli operai oggi sono in mezzo, tra un "sindacato" del padrone, organizzato
dal padrone con i suoi capi, e i sindacati ufficiali che proprio perché sono
collaborativi e innocui oggi sono come parte della direzione aziendale e
partecipi in questa veste ai Tavoli, e utilizzati dal nuovo presidente l'ex
Prefetto Marco Ferrante.
Senza un loro sindacato di classe - che all'Ilva di Taranto non può che
essere, come sappiamo bene tutti, lo Slai cobas già presente in fabbrica in
costruzione, attivo nonostante che l'azienda non lo vuole riconoscere e i
sindacati confederali gli fanno ostracismo e guerra - gli operai non possono
far pesare il loro punto di vista, i loro effettivi interessi e condurre
questa "guerra".
Questo il vero problema a cui senza perdere tempo gli operai più coscienti
devono mettere il loro impegno, le loro forze, le loro teste. Perchè
dovremmo avere paura? Si può vivere sempre con la paura e la testa abbassata
?
Non abbiamo da perdere che le nostre catene e un mondo da conquistare per
noi e i nostri figli !
In concreto
Lo Slai cobas per il sindacato di classe dice chiaro che I POSTI DI LAVORO
NON SI TOCCANO!, che neanche mezzo posto di lavoro deve essere messo in
discussione.
Questo è possibile anche a fronte di eventuali provvedimenti della
magistratura. Chi l'ha detto che una fabbrica siderurgica per andare avanti
deve per forza far ammalare e far morire, o se deve rispettare la salute e l'ambiente
deve chiudere?
Se alcuni impianti vengono chiusi, se la produzione ne viene rallentata, gli
operai non devono essere mandati a casa ma devono essere impiegati - loro
che la fabbrica la conoscono - a fare quelle opere di ristrutturazione, di
risanamento ambientale della fabbrica, di riorganizzazione degli impianti
che possono abbattere le sostanze pericolose e inquinanti e salvaguardare il
lavoro. Non c'è una impossibilità oggettiva, c'è una logica capitalista, di
cui sempre Riva è stato ed è uno dei principali esponenti, che vuole
tagliare i costi di produzione, che vuole comunque fare profitti, una logica
per cui ogni investimento che non procuri immediato utile non va fatto - la
copertura dei parchi minerali per esempio non ha altra motivazione che
quella che "servono troppi soldi.".
E' chiaro che il capitalista Riva ogni soldo (per lui "improduttivo") che è
costretto ad uscire, lo vuole poi far pagare agli operai. Ma questa è la
lotta di classe. Il problema è sempre: il padrone fa il suo interesse e gli
operai che fanno?
SPETTA ORA AGLI OPERAI ALZARE LA TESTA!
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