[Redditolavoro] L'INCHIESTATaranto, i periti del tribunale

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Sat Feb 18 07:53:15 CET 2012


 L'INCHIESTATaranto, i periti del tribunale
"Inquinamento, è colpa dell'Ilva"Per la prima volta, nero su bianco, la 
correlazione tra i veleni record della città e l'insediamento siderurgico. 
Nell'inchiesta sono indagati i vertici del colosso, accusati tra l'altro di 
disastro colposo e avvelenamento. L'azienda: "Emissioni nei limiti"di 
GIOVANNI DI MEO e GIULIANO FOSCHINI

 TARANTO - Oltre 500 pagine per mettere nero su bianco che dall'Ilva di 
Taranto vengono emesse in atmosfera sostanze come diossine e Pcb, pericolose 
per i lavoratori e la popolazione. E' la prima verità sull'inquinamento a 
Taranto, dove è stata depositata la relazione dei periti chimici che 
costituisce la prima parte della maxi perizia sull'Ilva, disposta 
nell'ambito di un incidente probatorio, che dovrà accertare se le emissioni 
di fumi e polveri dallo stabilimento siderurgico siano nocive alla salute 
umana nell'inchiesta al maxi colosso. I documenti sono ora al vaglio del gip 
Patrizia Todisco, che nominato gli esperti e disposto l'accertamento 
peritale durato oltre un anno. Ad essere indagati sono Emilio Riva, 
presidente dell'Ilva spa sino al 19 maggio 2010, Nicola Riva presidente 
dell'Ilva dal 20 maggio 2010, Luigi Capogrosso, direttore dello stabilimento 
Ilva, Ivan Di Maggio, dirigente capo area del reparto cokerie, Angelo 
Cavallo, capo area del reparto Agglomerato. Le accuse sono disastro colposo 
e doloso, avvelenamento di sostanze alimentari, omissione dolosa di cautele 
contro gli infortuni sul lavoro, danneggiamento aggravato di beni pubblici, 
getto e sversamento di sostanze pericolose, inquinamento atmosferico.

La perizia dove stabilire se le emissioni
di fumi e polveri dallo stabilimento siderurgico siano nocive alla salute 
sia degli operai che lavorano nel siderurgico sia dei cittadini di Taranto e 
dei comuni limitrofi, e se all'interno della fabbrica siano rispettate le 
misure di sicurezza per evitare la dispersione di diossina, Pcb e 
benzoapirene. Nelle risposte dei periti le prime verità. Nel documento si 
legge nero su bianco per la prima volta le risposte a queste domande.

Per quanto riguarda il primo quesito concernente "se dallo stabilimento si 
diffondano gas, vapori, sostanze aeriformi e sostanze solide (polveri ecc.), 
contenenti sostanze pericolose per la salute dei lavoratori operanti all'interno 
degli impianti e per la popolazione del vicino centro abitato di Taranto e, 
eventualmente, di altri viciniori, con particolare, ma non esclusivo, 
riguardo a Benzo(a)pirene, Ipa di varia natura e composizione nonché 
diossine, Pcb, polveri di minerali ed altro la risposta è affermativa", 
scrive nelle conclusione della propria perizia il pool di periti chimici 
chiamato ad analizzare l'aria di Taranto, ed i veleni che respirano i 
tarantini.

Per quanto riguarda il secondo quesito concernente "se i livelli di diossina 
e Pcb rinvenuti negli animali abbattuti, appartenenti alle persone offese 
indicate nell'ordinanza ammissiva dell'incidente probatorio del 27.10.2010, 
e se i livelli di diossina e Pcb accertati nei terreni circostanti l'area 
industriale di Taranto, siano riconducibili alle emissioni di fumi e polveri 
dello stabilimento Ilva la risposta è affermativa" rimarcano gli uomini del 
pool. E ancora, rispondendo agli altri "quesiti" del gip: per quanto 
riguarda il terzo quesito concernente "se all'interno dello stabilimento 
Ilva di Taranto siano osservate tutte le misure idonee ad evitare la 
dispersione incontrollata di fumi e polveri nocive alla salute dei 
lavoratori e di terzi la risposta è negativa".

Ma non solo. I periti spiegano cosa andrebbe fatto, da subito, per l'aria di 
Taranto: "Per quanto riguarda il fenomeno dello slopping si ritiene 
necessario, al fine di ridurne l'entità, che si proceda rapidamente da parte 
di Ilva nell'implementazione del sistema esperto di regolazione del processo 
di soffiaggio dell'ossigeno e dell'altezza della lancia nel convertitore, 
così da svincolare, per quanto possibile, il controllo dell'operazione dall'intervento 
dell'operatore. Solo attraverso la registrazione di tutti gli eventi occorsi 
si potrà verificare l'efficacia delle procedure adottate per pervenire, se 
non all'eliminazione, almeno alla riduzione del fenomeno".  "Altro 
adeguamento necessario" è la chiosa degli esperti "è rappresentato dall'adozione 
dei sistemi di monitoraggio in continuo dei parametri inquinanti alle 
emissioni derivanti da impianti in cui sono trattati termicamente rifiuti, 
in cui i medesimi dovevano essere installati a partire dal 17 agosto 1999".

"Non posso esprimere giudizi troppo articolati, la perizia è di molte pagine 
e ho potuto leggere solo le sintesi finali dei sei quesiti - commenta 
l'ingegner Aldolfo Buffo, rappresentante della Direzione per la qualità, 
l'ambiente e la sicurezza dell'Ilva - ma mi pare di poter dire che vi sia 
una constataione inequivocabile sul fatto che i livelli emissivi dell'Ilva 
sono tutti nei limiti di legge, incluse le diossine. Oggi si è consumato 
solo il primo atto, la perizia del gip, ci saranno altri passaggi, tra cui 
le risposte dei nostri consulenti. Non vi sono evidenze certe, ma solo 
ipotesi che saranno oggetto di ulteriori approfondimenti. Aspettiamo la fine 
del confronto per esprimere giudizi definitivi".

Sulla questione è in corso infatti anche una perizia medico-legale da parte 
di tre consulenti: il professore Annibale Biggeri, docente ordinario 
all'università di Firenze e direttore del Centro per lo studio e la 
prevenzione oncologica; Maria Triassi, direttrice di struttura complessa 
dell'area funzionale di igiene e sicurezza degli ambienti di lavoro ed 
epidemiologia dell'azienda ospedaliera universitaria 'Federico II' di 
Napoli, e il dottor 



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