[Redditolavoro] Lettera aperta del PCL per i congressi del PRC

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Mon Nov 14 11:14:29 CET 2011


 “ALLEANZA DEMOCRATICA COL PD” O PROSPETTIVA RIVOLUZIONARIA ?

(13 Novembre 2011)

*Lettera aperta del PCL per i congressi del PRC *

Cari/e compagni/e,

nel portare i saluti al vostro congresso, vogliamo evitare finzioni
diplomatiche. La nostra piena disponibilità alla più ampia unità d'azione
con il PRC, la FDS, ed altri soggetti della sinistra sul terreno delle
lotte e dei movimenti, non può far velo delle divergenze di fondo che
separano i nostri partiti. Divergenze che il documento congressuale della
vostra segreteria nazionale conferma in tutta la loro rilevanza.

*IL BLUFF DI CHIANCIANO SULLA “SVOLTA A SINISTRA” *

L'ultimo vostro Congresso a Chianciano annunciava formalmente “una svolta a
sinistra”. Vi ritrovate qualche anno dopo a discutere la proposta di
”alleanza democratica col PD”, mentre proseguono le alleanze locali di
governo col centrosinistra ( talvolta estese alla UDC, come in Liguria). E
questo nel momento stesso in cui il nuovo governo di unità nazionale
chiarisce una volta di più l'organicità del PD agli interessi di fondo dei
capitalisti e dei banchieri.

Domanda: quale “alleanza” potrà mai esservi con un PD alfiere delle banche
e garante di Confindustria? Quale alleanza “democratica” potrà esservi con
un PD talmente “democratico” da votare la costituzionalizzazione del
pareggio di bilancio, le missioni di guerra, gli accordi sindacali con
Confindustria contro i diritti democratici coi lavoratori? La verità è che
un partito liberale che sposa le ragioni dell'impresa, in questa fase
storica di crisi, non può essere neppure “democratico”. Non più di quanto
possano esserlo i capitalisti alla Marchionne o i banchieri alla Profumo.
Del resto: non hanno insegnato nulla le esperienze di governo del
centrosinistra?

*INSIEME CONTRO MONTI, MA CON QUALE PROSPETTIVA? *

Qualcuno dirà:”Ma il PRC oggi si oppone al governo Monti, e quindi al PD!”
E' vero, ci mancherebbe altro. Ma in quale prospettiva si pone questa
opposizione? Quando cadde il primo governo Berlusconi, a vantaggio del
governo “tecnico” di Dini (95), il PRC di Bertinotti e Cossutta fece una
secca opposizione. Ma la fece con l'unico scopo di rimuovere uno spiacevole
ingombro sulla via dell'accordo col centrosinistra di Prodi: quello che col
voto del PRC varò il Pacchetto Treu e i campi di detenzione contro i
migranti. Se oggi l'opposizione a Monti convive con la prospettiva dell'
alleanza democratica col PD, non si ripropone forse lo stesso scenario di
allora?

Si obietterà:” Questa volta non vogliamo entrare nel governo!”. Ma neppure
nel 96/98 il PRC entrò nel governo. Semplicemente l'accordo elettorale col
centrosinistra implicava l'ingresso nella maggioranza, quindi la rimozione
dell'opposizione. Oggi l'”alleanza democratica col PD” non implicherebbe
forse la stessa prospettiva? Se il PRC si impegna a votare il candidato
Premier del Centrosinistra, quindi il programma della coalizione, sarà
inevitabilmente coinvolto nel sostegno esterno al governo. Diliberto l'ha
detto con chiarezza:” In cambio di dieci deputati ci impegniamo a sostenere
il governo per tutta la legislatura”. Salvi e Patta non sono certo da meno.
E Paolo Ferrero- non a caso- non ha mai smentito gli alleati della
Federazione della Sinistra. Naturalmente i deputati sono importanti. Ma se
sono vincolati a sostenere un governo confindustriale, non diventano forse
ostaggio e strumento dell'avversario, contro i lavoratori e le loro
ragioni?

Qualche compagno “critico” si consolerà pensando che con la caduta di
Berlusconi e il nuovo asse PD-UDC a sostegno di Monti molte carte si
rimescoleranno, il PD scaricherà la FDS, l'alleanza democratica finirà nel
dimenticatoio, e il PRC sarà “salvo”. In realtà non è affatto certo. Ma
supponiamo sia vero. Che giudizio dare di un partito che dovesse
sopravvivere grazie al fallimento della sua linea politica e congressuale?
Ma soprattutto: che giudizio dare di una linea politica e congressuale che
ripercorre lo stesso orizzonte fallito e fallimentare degli ultimi 15 anni,
senza alcuna sensibilità alle lezioni drammatiche dell'esperienza? In altri
termini: il problema è “salvare” un partito riformista dalla sua stessa
politica, sperando nella buona sorte, o costruire un partito comunista su
una politica di classe indipendente?

*LA PROSPETTIVA POLITICA E LE LOTTE: COI LAVORATORI O COL PD? *

Altri compagni diranno che questa critica è “politicista” perchè ignora
quello che il partito fa e propone nelle lotte. E' vero l'inverso. Sappiamo
bene che il PRC ha una presenza nei movimenti e nelle lotte, dove non a
caso ci troviamo spesso fianco a fianco contro padroni e governo. Ma se le
ragioni che si sostengono nelle lotte sono in contraddizione con la
prospettiva politica che si persegue, non sono proprio quelle ragioni e i
movimenti che le sostengono ad essere sacrificati e traditi? Non è forse
questo che è accaduto nell'ultimo decennio quando il giusto sostegno al
movimento “no global” nel nome di Carlo Giuliani si è tradotto
nell'ingresso in un governo che ha promosso De Gennaro e ha votato le
guerre? E se oggi si sta con gli operai contro Marchionne, ma poi si
persegue un alleanza con i partiti di Marchionne , è forse questa una forma
di sensibilità verso i lavoratori?
Per di più la prospettiva che si persegue ha una ricaduta decisiva sul
presente: ciò che spiega la scelta pilatesca del PRC nell'ultimo congresso
della CGIL, dove si è scelto di non sostenere la mozione della FIOM nel
momento stesso del massimo scontro fra la Fiom da un lato e padroni ( e
maggioranza CGIL) dall'altro. Oppure la rinuncia a proporre una svolta
radicale e unificante del movimento di lotta, nel momento stesso in cui le
burocrazie sindacali lo parcheggiavano sul binario della pura resistenza in
ordine sparso o di pure azioni simboliche. La verità è che se la
prospettiva è la ricomposizione del centrosinistra- inevitabilmente basato
sulla concertazione- non si può andare al di là di una critica platonica
della concertazione senza indicazione alternativa.

*RIFORMISMO O RIVOLUZIONE: IN MEZZO AL GUADO NON SI PUO' STARE *

Tutte le nostre divergenze riconducono a un nodo di fondo: il programma
generale da perseguire.
Il capitalismo è fallito. Lo spazio riformistico si è da tempo esaurito. Il
mito dei governi amici, democratici, progressisti, basati sulla
collaborazione con la borghesia “buona” è travolto dall'esperienza dei
fatti. Prodi, Obama, Zapatero, e i loro programmi antioperai sono
eloquenti, contro tutte le illusioni seminate ogni volta a sinistra.
L'alternativa storica di fondo è inequivocabile: o il rovesciamento
rivoluzionario del capitalismo, o la distruzione progressiva di conquiste e
diritti sociali. O il governo dei lavoratori o la dittatura sempre più
spietata degli industriali e dei banchieri( sotto la guida o di governi
reazionario populisti,o di governi di salvezza nazionale, o di governi
liberali di centrosinistra).

Sinistra e Libertà ha fatto la sua scelta organica sul terreno della
collaborazione di classe: al punto che la prospettiva di centrosinistra e
le ambizioni di Vendola trascinano SEL verso l'appoggio vergognoso a Monti.
Al polo opposto, il Partito Comunista dei Lavoratori (PCL) persegue
apertamente la prospettiva della rivoluzione e del governo dei lavoratori:
e per questo lavora in ogni lotta in diretta opposizione al centrosinistra,
per una direzione alternativa del movimento operaio, per un programma
apertamente anticapitalista.
Si tratta di due prospettive opposte ma chiare. La pretesa di uno spazio
intermedio, quale rivendicato formalmente dal documento congressuale del
vostro partito, ci pare invece esclusivamente letteraria. E finisce
fatalmente per coprire l'adattamento “critico” al riformismo senza riforme.
Come dimostra per l'appunto la proposta dell'alleanza democratica col PD,
ma anche la pretesa di conciliare l'antagonismo di fabbrica col sostegno a
Lavoro e Società; l'annullamento del debito pubblico con la “riforma” della
BCE; l'antimperialismo con la difesa dell'ONU.

*I COMUNISTI COL LORO PARTITO*

In mezzo al guado non si può stare. Occorre scegliere. I gruppi dirigenti
del PRC dopo 15 anni si sono rivelati incapaci di farlo. Ma lo possono fare
i militanti comunisti del PRC. Non si può stare tutta la vita
“criticamente” da militanti comunisti dentro un partito riformista, per di
più a fronte di una grande crisi capitalista e di un livello di scontro
storicamente nuovo. E' necessario costruire un partito rivoluzionario su
basi indipendenti e su un programma comunista.

Il Partito comunista dei Lavoratori (PCL) è nato e si sviluppa su questo
programma. Vogliamo unire i comunisti: ma non su un richiamo simbolico, o
su un evocazione di sentimenti, suggestioni, nostalgie, che finiscono
magari col confondere il comunismo con la Cina dei miliardari o col
chavismo; ma su un programma di rivoluzione, di potere dei lavoratori, di
alternativa socialista in Italia e nel mondo. Sul programma di Marx, di
Lenin, di Trotsky. Su queste stesse basi lavorano e si sviluppano nel mondo
i partiti del Coordinamento per la Rifondazione della Quarta
Internazionale, in Grecia come in Argentina, in opposizione alla
socialdemocrazia , allo stalinismo, al nazionalismo populista.
La grande crisi sociale spinge ovunque una giovane generazione a cercare le
vie della propria liberazione. Occorre darle ovunque un progetto cosciente
e un riferimento rivoluzionario. Se non ora quando?

*PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI *

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