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<div style="color: rgb(204, 0, 0);" class="colbox">
<h1 class="titolo_pagina_newsletter">“ALLEANZA DEMOCRATICA COL PD” O PROSPETTIVA RIVOLUZIONARIA ? </h1>
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<p class="data_notizia_newsletter">(13 Novembre 2011) </p>
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<p class="info_o_sintesi_newsletter"><i>Lettera aperta del PCL per i congressi del PRC </i></p>
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<p class="testo_newsletter">Cari/e compagni/e,
<br>
<br>nel portare i saluti al vostro congresso, vogliamo evitare finzioni
diplomatiche. La nostra piena disponibilità alla più ampia unità
d'azione con il PRC, la FDS, ed altri soggetti della sinistra sul
terreno delle lotte e dei movimenti, non può far velo delle divergenze
di fondo che separano i nostri partiti. Divergenze che il documento
congressuale della vostra segreteria nazionale conferma in tutta la loro
rilevanza.
<br>
<br><b>IL BLUFF DI CHIANCIANO SULLA “SVOLTA A SINISTRA”
</b><br>
<br>L'ultimo vostro Congresso a Chianciano annunciava formalmente “una
svolta a sinistra”. Vi ritrovate qualche anno dopo a discutere la
proposta di ”alleanza democratica col PD”, mentre proseguono le alleanze
locali di governo col centrosinistra ( talvolta estese alla UDC, come
in Liguria). E questo nel momento stesso in cui il nuovo governo di
unità nazionale chiarisce una volta di più l'organicità del PD agli
interessi di fondo dei capitalisti e dei banchieri.
<br>
<br>Domanda: quale “alleanza” potrà mai esservi con un PD alfiere
delle banche e garante di Confindustria? Quale alleanza “democratica”
potrà esservi con un PD talmente “democratico” da votare la
costituzionalizzazione del pareggio di bilancio, le missioni di guerra,
gli accordi sindacali con Confindustria contro i diritti democratici coi
lavoratori? La verità è che un partito liberale che sposa le ragioni
dell'impresa, in questa fase storica di crisi, non può essere neppure
“democratico”. Non più di quanto possano esserlo i capitalisti alla
Marchionne o i banchieri alla Profumo. Del resto: non hanno insegnato
nulla le esperienze di governo del centrosinistra?
<br>
<br><b>INSIEME CONTRO MONTI, MA CON QUALE PROSPETTIVA?
</b><br>
<br>Qualcuno dirà:”Ma il PRC oggi si oppone al governo Monti, e quindi
al PD!” E' vero, ci mancherebbe altro. Ma in quale prospettiva si pone
questa opposizione? Quando cadde il primo governo Berlusconi, a
vantaggio del governo “tecnico” di Dini (95), il PRC di Bertinotti e
Cossutta fece una secca opposizione. Ma la fece con l'unico scopo di
rimuovere uno spiacevole ingombro sulla via dell'accordo col
centrosinistra di Prodi: quello che col voto del PRC varò il Pacchetto
Treu e i campi di detenzione contro i migranti. Se oggi l'opposizione a
Monti convive con la prospettiva dell' alleanza democratica col PD, non
si ripropone forse lo stesso scenario di allora?
<br>
<br>Si obietterà:” Questa volta non vogliamo entrare nel governo!”. Ma
neppure nel 96/98 il PRC entrò nel governo. Semplicemente l'accordo
elettorale col centrosinistra implicava l'ingresso nella maggioranza,
quindi la rimozione dell'opposizione. Oggi l'”alleanza democratica col
PD” non implicherebbe forse la stessa prospettiva? Se il PRC si impegna a
votare il candidato Premier del Centrosinistra, quindi il programma
della coalizione, sarà inevitabilmente coinvolto nel sostegno esterno al
governo. Diliberto l'ha detto con chiarezza:” In cambio di dieci
deputati ci impegniamo a sostenere il governo per tutta la legislatura”.
Salvi e Patta non sono certo da meno. E Paolo Ferrero- non a caso- non
ha mai smentito gli alleati della Federazione della Sinistra.
Naturalmente i deputati sono importanti. Ma se sono vincolati a
sostenere un governo confindustriale, non diventano forse ostaggio e
strumento dell'avversario, contro i lavoratori e le loro ragioni?
<br>
<br>Qualche compagno “critico” si consolerà pensando che con la caduta
di Berlusconi e il nuovo asse PD-UDC a sostegno di Monti molte carte si
rimescoleranno, il PD scaricherà la FDS, l'alleanza democratica finirà
nel dimenticatoio, e il PRC sarà “salvo”. In realtà non è affatto certo.
Ma supponiamo sia vero. Che giudizio dare di un partito che dovesse
sopravvivere grazie al fallimento della sua linea politica e
congressuale? Ma soprattutto: che giudizio dare di una linea politica e
congressuale che ripercorre lo stesso orizzonte fallito e fallimentare
degli ultimi 15 anni, senza alcuna sensibilità alle lezioni drammatiche
dell'esperienza? In altri termini: il problema è “salvare” un partito
riformista dalla sua stessa politica, sperando nella buona sorte, o
costruire un partito comunista su una politica di classe indipendente?
<br>
<br><b>LA PROSPETTIVA POLITICA E LE LOTTE: COI LAVORATORI O COL PD?
</b><br>
<br>Altri compagni diranno che questa critica è “politicista” perchè
ignora quello che il partito fa e propone nelle lotte. E' vero
l'inverso. Sappiamo bene che il PRC ha una presenza nei movimenti e
nelle lotte, dove non a caso ci troviamo spesso fianco a fianco contro
padroni e governo. Ma se le ragioni che si sostengono nelle lotte sono
in contraddizione con la prospettiva politica che si persegue, non sono
proprio quelle ragioni e i movimenti che le sostengono ad essere
sacrificati e traditi? Non è forse questo che è accaduto nell'ultimo
decennio quando il giusto sostegno al movimento “no global” nel nome di
Carlo Giuliani si è tradotto nell'ingresso in un governo che ha
promosso De Gennaro e ha votato le guerre? E se oggi si sta con gli
operai contro Marchionne, ma poi si persegue un alleanza con i partiti
di Marchionne , è forse questa una forma di sensibilità verso i
lavoratori?
<br>Per di più la prospettiva che si persegue ha una ricaduta decisiva
sul presente: ciò che spiega la scelta pilatesca del PRC nell'ultimo
congresso della CGIL, dove si è scelto di non sostenere la mozione della
FIOM nel momento stesso del massimo scontro fra la Fiom da un lato e
padroni ( e maggioranza CGIL) dall'altro. Oppure la rinuncia a proporre
una svolta radicale e unificante del movimento di lotta, nel momento
stesso in cui le burocrazie sindacali lo parcheggiavano sul binario
della pura resistenza in ordine sparso o di pure azioni simboliche. La
verità è che se la prospettiva è la ricomposizione del centrosinistra-
inevitabilmente basato sulla concertazione- non si può andare al di là
di una critica platonica della concertazione senza indicazione
alternativa.
<br>
<br><b>RIFORMISMO O RIVOLUZIONE: IN MEZZO AL GUADO NON SI PUO' STARE
</b><br>
<br>Tutte le nostre divergenze riconducono a un nodo di fondo: il programma generale da perseguire.
<br>Il capitalismo è fallito. Lo spazio riformistico si è da tempo
esaurito. Il mito dei governi amici, democratici, progressisti, basati
sulla collaborazione con la borghesia “buona” è travolto dall'esperienza
dei fatti. Prodi, Obama, Zapatero, e i loro programmi antioperai sono
eloquenti, contro tutte le illusioni seminate ogni volta a sinistra.
L'alternativa storica di fondo è inequivocabile: o il rovesciamento
rivoluzionario del capitalismo, o la distruzione progressiva di
conquiste e diritti sociali. O il governo dei lavoratori o la dittatura
sempre più spietata degli industriali e dei banchieri( sotto la guida o
di governi reazionario populisti,o di governi di salvezza nazionale, o
di governi liberali di centrosinistra).
<br>
<br>Sinistra e Libertà ha fatto la sua scelta organica sul terreno della
collaborazione di classe: al punto che la prospettiva di centrosinistra
e le ambizioni di Vendola trascinano SEL verso l'appoggio vergognoso a
Monti. Al polo opposto, il Partito Comunista dei Lavoratori (PCL)
persegue apertamente la prospettiva della rivoluzione e del governo dei
lavoratori: e per questo lavora in ogni lotta in diretta opposizione al
centrosinistra, per una direzione alternativa del movimento operaio, per
un programma apertamente anticapitalista.
<br>Si tratta di due prospettive opposte ma chiare. La pretesa di uno
spazio intermedio, quale rivendicato formalmente dal documento
congressuale del vostro partito, ci pare invece esclusivamente
letteraria. E finisce fatalmente per coprire l'adattamento “critico” al
riformismo senza riforme. Come dimostra per l'appunto la proposta
dell'alleanza democratica col PD, ma anche la pretesa di conciliare
l'antagonismo di fabbrica col sostegno a Lavoro e Società;
l'annullamento del debito pubblico con la “riforma” della BCE;
l'antimperialismo con la difesa dell'ONU.
<br>
<br><b>I COMUNISTI COL LORO PARTITO</b>
<br>
<br>In mezzo al guado non si può stare. Occorre scegliere. I gruppi
dirigenti del PRC dopo 15 anni si sono rivelati incapaci di farlo. Ma lo
possono fare i militanti comunisti del PRC. Non si può stare tutta la
vita “criticamente” da militanti comunisti dentro un partito riformista,
per di più a fronte di una grande crisi capitalista e di un livello di
scontro storicamente nuovo. E' necessario costruire un partito
rivoluzionario su basi indipendenti e su un programma comunista.
<br>
<br>Il Partito comunista dei Lavoratori (PCL) è nato e si sviluppa su
questo programma. Vogliamo unire i comunisti: ma non su un richiamo
simbolico, o su un evocazione di sentimenti, suggestioni, nostalgie, che
finiscono magari col confondere il comunismo con la Cina dei miliardari
o col chavismo; ma su un programma di rivoluzione, di potere dei
lavoratori, di alternativa socialista in Italia e nel mondo. Sul
programma di Marx, di Lenin, di Trotsky. Su queste stesse basi lavorano e
si sviluppano nel mondo i partiti del Coordinamento per la Rifondazione
della Quarta Internazionale, in Grecia come in Argentina, in
opposizione alla socialdemocrazia , allo stalinismo, al nazionalismo
populista.
<br>La grande crisi sociale spinge ovunque una giovane generazione a
cercare le vie della propria liberazione. Occorre darle ovunque un
progetto cosciente e un riferimento rivoluzionario. Se non ora quando? </p>
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<div style="color: rgb(255, 0, 0);" class="colbox">
<p class="firma_newsletter"><b>PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI </b></p>
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</div><div class="colbox"><p class="firma_newsletter"><a href="http://www.pclavoratori.it">http://www.pclavoratori.it</a> - <a href="mailto:info@pclavoratori.it">info@pclavoratori.it</a><br></p>
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