[Redditolavoro] salento amianto 35% ha il tumore

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Wed Mar 9 19:00:14 CET 2011


Emigrati salentini
lavoravano in Eternit
e chiedono giustizia
"Il 35% ha il tumore"


LECCE - Il Salento si scopre focolaio delle malattie polmonari legate alla 
lavorazione dell'amianto. Sono circa un migliaio gli ex emigranti della 
provincia di Lecce, per la maggior parte residenti nei comuni di Corsano e 
Tiggiano, che nel giro di pochi anni potrebbero manifestare i sintomi delle 
malattie tumorali alla pleura e ai polmoni solo perché hanno lavorato negli 
stabilimenti Eternit. Nei due comuni del Capo di Leuca, infatti, lontani 
centinaia e centinaia di chilometri dagli stabilimenti svizzeri di 
Niederurnen, vivono (sopravvivono), persone che in quella fabbrica hanno 
lavorato per anni, respirando polveri senza alcun avvertimento sui rischi 
dell'esposizione, già conosciuti dal 1962.

La piccola schiera si va assottigliando mese per mese perché qualcuno viene 
a mancare quando la massa tumorale esplode in tutta la sua crudeltà. Ormai 
gli ex lavoratori, che hanno fatto rientro in Italia dal 1994, si conoscono 
tutti tra loro e condividono le medesime ansie in attesa di un ris 
arcimento. Un processo a Torino, aperto grazie alle indagini del procuratore 
Raffaele Guariniello, è già in corso, e vede come imputati gli ex dirigenti 
della Eternit Italia, il miliardario svizzero Stephan Schmidheiny, 63 anni, 
e il barone belga Jean Luis Cartier De Marchienne, di 93 anni, accusati di 
disastro colposo e omissione di cautele contro le malattie professionali.

Per chi ha lavorato negli stabilimenti svizzeri invece, oltre al danno la 
beffa. Il danno è che il processo bis tarda ad arrivare, nonostante la 
procura piemontese abbia chiesto da tempo gli atti alla Suva (l'ente per le 
assicurazioni per gli infortuni sul lavoro, paragonabile al nostro Inail). 
La beffa è che gli ex emigranti salentini che chiedono il riconoscimento 
della malattia per causa di servizio devono aspettare che la forma tumorale 
sia grave. Raggiungere quello stadio però, significa che restano al più sei 
o sette mesi di vita.

Dai racconti degli ex operai, che sono partiti da questi due comuni grazie a 
un passaparola tra fratelli, cugini, amici e conoscenti, traspare un'enorme 
lacuna sulle norme di sicurezza in fabbrica. «Eravamo impegnati a impastare 
la materia in polvere, tagliarla e forarla», spiega Mario Ricchiuto, 59 anni 
di Tiggiano, «non ci hanno mai dato una mascherina oppure il latte 
giornaliero previsto da contratto. Anzi, quando i dirigenti venivano a 
conoscenza di un'ispezione delle autorità sanitarie ci facevano spegnere la 
metà dei macchinari e ripulire la polvere».

Mario Ricchiuto, che a Niederurnen ha lavorato dal 1972 al 1984, è uno degli 
ex che convive con le placche pleuriche e che si è sentito rispondere dalla 
Suva con un agghiacciante «riprovi quando sarà peggiorato». Grazie a un 
protocollo d'intesa tra l'associazione «Emigranti nel mondo» di Corsano, l'Unione 
dei Comuni «Terra di Leuca» e la Asl di Lecce, il servizio di pneumologia 
sta esaminando gli ex operai. Su 194 visitati in questo periodo il 35 per 
cento manifesta già i primi sintomi della malattia, che dovrebbe raggiungere 
il suo apice tra il 2015 e il 2020.



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