[Redditolavoro] amianto in salento
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Wed Mar 9 18:47:25 CET 2011
Sette sindaci del Capo di Leuca sono pronti a portare il «problema amianto»
sui tavoli del Governo. Questa mattina è prevista la riunione di Giunta dell'Unione
dei Comuni «Terra di Leuca» e a palazzo Ramirez di Salve (sede dell'Ente) si
riuniranno il sindaco di Corsano, Biagio Cazzato, che attualmente ricopre il
ruolo di presidente, insieme ai colleghi Ippazio Antonio Morciano di Tig
giano, Antonio Buccarello di Gagliano del Capo, Luigi Nicolardi di Alessano,
Giuse ppe Picci di Morciano di Leuca, Angelo Galante di Pat ù e Vincenzo
Passaseo di Salve.
Sul tavolo la questione sollevata dagli ex lavoratori esposti alle polveri d'amianto
mentre lavoravano, dalla fine degli anni '50 ai primi anni '90 del secolo
scorso, nello stabilimento di Niederurnen in Svizzera e che oggi devono
misurarsi con l'incubo del cancro ai polmoni. I primi 194 accertamenti hanno
rivelato che il male è presente nel 35 per cento dei soggetti. Quello dell'Unione
dei Comuni è stato il primo e unico appoggio istituzionale e politico
ricevuto dagli esposti e dalle loro famiglie (circa quattromila persone in
tutto) nel corso di questi cinque anni, a partire dal 2006 quando fu siglato
un protocollo d'intesa tra la Asl di Lecce e l'associazione emigranti di
Corsano, per sottoporre a visite pneumologiche gratuite i lavoratori.
Ora la problematica si va ingigantendo perché aumentano i decessi dovuti a
mesotelioma pleurico e anche per i vertici comunali è arrivato il momento di
chiedere ulteriori aiuti alle autorità superiori. «Il nostro impegno»,
assicura il presidente dell'Unione, «sarà quello di chiedere la convocazione
di una serie di «tavoli tecnici» per discutere la questione degli ex
lavoratori sia nella sede della Provincia di Lecce, affinché ci dia il
supporto necessario e scandagli il territorio alla ricerca di altri
eventuali "sopravvissuti", sia all'assessorato alla Sanità della Regione
Puglia».
Una problematica che a Bari conoscono bene visto che proprio il capoluogo
regionale ha convissuto con il «bubbone» della Fibronit, le cui polveri
hanno portato alla morte sia i lavoratori che i loro familiari e i residenti
del quartiere. «Il nostro obiettivo», aggiunge Cazzato, «è quello di
sensibilizzare il Ministero della Salute affinché il caso sia affrontato a
livello nazionale per fare pressione sul Governo elvetico, e ottenere il
giusto riconoscimento dello stato di malattia professionale già con la
manifestazione dei primi sintomi, senza aspettare lo stadio avanzato del
cancro» .
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