[Redditolavoro] l'assemblea dei lavoratori Raffineria di Marghera ENI boccia l'accordo nazionale del 26 maggio a Roma

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Wed Jun 29 23:20:37 CEST 2011


 NO AL "SALVAGENTE DI PIOMBO"
I LAVORATORI DELLA RAFFINERIA ENI VENEZIA MAGHERA BOCCIANO L'ULTIMO PATERACCHIO CONFEDERALE CON I VERTICI ENI




Il 26 maggio 2011 a Roma i vertici nazionali confederali si sono incontrati con i vertici del gruppo Eni. Oggetto dell'incontro, una ridefinizione strategica delle modalità da tenere nelle "relazioni sindacali". In parole più semplici, una riduzione assolutizzata dei tempi delle trattative sindacali, ridotte a 30 giorni, che dovrebbe in teoria rispondere al ruolo "istituzionalizzato" dei confederali non più solo come cassa di compensazione dei conflitti ma più precisamente, come organo di decisioni che sempre meno vedano la possibilità di intervento diretto da parte dei lavoratori nel loro insieme, coinvolgendo le RSU nel sistema decisionale "riadeguato" ai "tempi". 

Nel mentre spacciano tale riduzione dei tempi ed "ottimizzazione" delle relazioni industriali, per una politica di sempre maggior coinvolgimento dei lavoratori (!!!???). Il ridicolo è, che, mentre si pretende di svolgere trattative entro 30 giorni, i tempi invece di coinvolgimento delle RSU e delle OS territoriali, sono al massimo di un incontro all'anno.

I confederali nazionali inoltre non hanno messo in discussione in aluna maniera gli orientamenti aziendali di proseguire nella strada della dissoluzione di rodati sistemi organizzativi, per rintrodurre sempre nuove modalità e strutture organizzative che se da una parte danno il "respiro " al management della deresponsabilizzazione (tempo tecnico sperimentale), dall'altra peraltro vengono promosse senza alcun senso autocritico verso la pericolante situazione della sicurezza negli stabilimenti.

Peraltro, le considerazioni di ordine generale che i confederali nazionali accettavano di porre a giustificativo dell'accordo, vertono su di una interpretazione della "crisi" del settore idrocarburi in Italia, del tutto allucinante. Si afferma infatti che c'è una contrazione del consumo causata non dalla crisi economica e dalla penuria nel suo complesso nei bilanci delle famiglie, ma invece sostenendo che tale contrazione deriva anche dalle politiche ambientali e dalla sempre maggiore "efficienza" del sistema.

Ciliegina sulla torta, nel proporsi una "ottimizzazione" del sistema produttivo Eni, si citano gli appalti solo ed esclusivamente a riguardo della "ottimizzazione del lavoro", senza nemmeno ipotizzare un superamento dell'attuale sistema di conferimento di appalti nelle manutenzioni, che già molti danni ha prodotto non solo nella chimica e nel sistema energetico nazionale, ma generalmente in tutti i sistemi. In pratica, si richiederà alle ditte di appalto una sempre maggiore rispondenza alle richieste e capitolati Eni, a tutto discapito del costo del lavoro e delle garanzie occupazionali e di sicurezza dei lavoratori degli appalti stessi.

Il delirio però gli estensori dell'accordo del 26 maggio lo raggiungono con la definizione di "work life bilance" per i lavoratori diretti Eni, ossia un sistema aziendale e produttivo che conglobi l'essere umano in tutti i suoi aspetti, coinvolgendolo in maniera tale da eliminare progressivamente ogni "disfunzione", 

Il 5 giugno poi le RSU dei confederali di Raffineria ENI Marghera (che ha un organico di 380 persone che Eni vorrebbe ridurre di altre 100 unità dopo i 300 posti di lavoro eliminati nell'ultimo decennio) produceva un comunicato che pur non esprimendosi direttamente contro il testo dell'accordo nazionale, stigmatizzava alcuni punti dello stesso, invitando i lavoratori alla massima presenza.

Butacaso però, solo nel fine settimana precedente il lunedì dell'assemblea, il comunicato di convocazione dell'assemblea veniva affisso in bacheca, senza specificare alcuna parola d'ordine od argomento centrale in relazione all'accordo, né che si sarebbe votato sull'accordo del 26 maggio.

L'assemblea poi, svoltasi lunedì 13 giugno, vedeva la partecipazione di solo una sessantina di lavoratori, ma era comunque una assemblea partecipata e vissuta sia nei termini concreti delle problematiche della Raffineria (mancanza di alcun investimento a Venezia nello specifico da parte di Eni), sia su alcuni punti specifici dell'accordo.

Un passaggio significativo del riadeguamento reazionario che si cerca di imporre nelle fabbriche chimiche in questa fase, è nel passaggio in cui l'accordo prevede che il contratto Energia Petrolio si adegui a quello già vigente nel settore Chimica e nel settore Gas-Acqua, ossia che le Azienda che ritengano di avere necessità di modificare l'orario di lavoro lo possano fare avvertendo SOLO 20 GIORNI PRIMA le RSU aziendali, con 20 giorni di tempo per le trattative, e solo altri 20 giorni per la fase della vertenza vera e propria. Questa rigidità antisindacale, cerca di portare il contenuto delle vertenze e l'essenza stessa delle O.S. a ratificatrici della volontà padronale, privandole PREVENTIVAMENTE di ogni possibilità di fatto di rovesciare il risultato desiderato dai padroni, con la lotta sul campo. Una tale follia antiCostituzionale, antisindacale è integralmente utopistica e si risolve in una normalizzazione preventiva di stampo para-fascista dei diritti sindacali stessi, un ulteriore passaggio, in linea con il "progetto ichino" discusso in questi giorni all'interno della Cgil con la opposizione della Fiom e della rete 28 aprile, di normalizzazione del diritto di sciopero. Una armonizzazione del settore Energia-petrolio di tal fatta potrebbe essere un tentativo di preludere alla soppressione dei futuri scatti di anziantità come già passato nel settore Chimica con l'ultimo rinnovo del contratto nazionale

Infatti la cosa più importante che Eni e confederali volevano far passare senza alcuna opposizione, a livello nazionale, è l'introduzione del 4% di straordinari come minimo obbligatorio per i turnisti, e della applicazione di tutte le regole del CCNL per i giornalieri, scavalcando conquiste ed accordi aziendali ottenuti nel tempo. 

Il rappresentante nazionale della Cgil-Filtcem, Valeri, ha sostenuto in assemblea che questo 4% era per cause "speciali" e non ordinarie, Vieppiù necessario un riadeguamento degli organici semmai, proprio perché gli eventi "speciali" in una azienda come Eni non possono certo essere programmati un giorno per l'altro.

Da una parte si è evidenziato il tentativo subdolo di imporre dall'alto una simile condizione che va poi a discapito della qualità del prodotto e della sicurezza sul lavoro stante la problematica già di per sé non indifferente dell'orario per i turnisti, (e tenendo conto delle ns.denunce sullo "scavalcamento" dei tempi minimi di pause, che hanno visto di recente ispezioni anche a Marghera), e tra l'altro tenendo conto degli incendi propagatosi nello stabilimento (non ultimo quello denunciato dalla Rete per la sicurezza sui posti di lavoro dell'agosto 2008) e degli infortuni e degli incidenti avvenuti durante il riavviamento degli impianti dopo la fermata successiva alla femrata manutentiva questa primavera 2011 (ben 4 di recente a Marghera Raffineria).

Dall'altro si sono espresse da parte di vari militanti sindacali "storici" nonché degli stessi delegati confederali, posizioni dubbiose e critiche sulla reale natura dell'accordo nazionale stilato a Roma..Tra l'altro denunciando i premi di produzione acchiappati dai dirigenti di Eni Refining & Marketing nonostante e contro le risultanze concrete emerse da questi fatti.

Sono stati introdotte poi nell'accordo delle misure premio e mancato premio rispetto a quanti poi usufruiscono di malattia in una media non superiore o superiore alla giornata al mese (3,7%), per cui chi per sua disgrazia usufruisse di 13 gg all'anno di malattia si vedrebbe scippata una parte del premio di produzione a favore di quelli che invece ne facessero solo 12 gg o meno di 12 in un anno, i quali godrebbero poi di un "dividendo" sul premio di produzione perduto da quelli che questa media la superassero. Questo criterio, di fatto contiguo al sistema che sta tentando di introdurre la Fiat, rappresenta l'abiezione di chi accetta la logica dell'impresa deresponsabilizzata rispetto al rapporto di lavoro dipendente subordinato, per cui tutto è dovuto all'operaio e diritti sempre meno.

L'assemblea ha rifiutato a stragrande maggioranza l'accordo nazionale, anche grazie alle argomentazioni che abbiamo portato nell'assemblea stessa non solo sulla mancanza di investimenti nel ns.sito di Venezia, ma anche affrontando a viso aperto quanto scritto sull'accordo del 26




Slai Cobas per il sindacato di classe Raffineria Marghera - giugno 2011






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