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<DIV align=center><FONT face=Arial size=2><FONT face="Times New Roman"
size=3> </FONT><B>NO AL “SALVAGENTE DI PIOMBO”</B></DIV>
<P align=center><B>I LAVORATORI DELLA RAFFINERIA ENI VENEZIA MAGHERA BOCCIANO
L’ULTIMO PATERACCHIO CONFEDERALE CON I VERTICI ENI</B></P>
<P align=center><BR></P>
<P style="TEXT-INDENT: 1.59cm" align=justify>Il 26 maggio 2011 a Roma i vertici
nazionali confederali si sono incontrati con i vertici del gruppo Eni. Oggetto
dell’incontro, una ridefinizione strategica delle modalità da tenere nelle
“relazioni sindacali”. In parole più semplici, una riduzione assolutizzata dei
tempi delle trattative sindacali, ridotte a 30 giorni, che dovrebbe in teoria
rispondere al ruolo “istituzionalizzato” dei confederali non più solo come cassa
di compensazione dei conflitti ma più precisamente, come organo di decisioni che
sempre meno vedano la possibilità di intervento diretto da parte dei lavoratori
nel loro insieme, coinvolgendo le RSU nel sistema decisionale “riadeguato” ai
“tempi”. </P>
<P style="TEXT-INDENT: 1.59cm" align=justify>Nel mentre spacciano tale riduzione
dei tempi ed “ottimizzazione” delle relazioni industriali, per una politica di
sempre maggior coinvolgimento dei lavoratori (!!!???). Il ridicolo è, che,
mentre si pretende di svolgere trattative entro 30 giorni, i tempi invece di
coinvolgimento delle RSU e delle OS territoriali, sono al massimo di un incontro
all’anno.</P>
<P style="TEXT-INDENT: 1.59cm" align=justify>I confederali nazionali inoltre non
hanno messo in discussione in aluna maniera gli orientamenti aziendali di
proseguire nella strada della dissoluzione di rodati sistemi organizzativi, per
rintrodurre sempre nuove modalità e strutture organizzative che se da una parte
danno il “respiro “ al management della deresponsabilizzazione (tempo tecnico
sperimentale), dall’altra peraltro vengono promosse senza alcun senso
autocritico verso la pericolante situazione della sicurezza negli
stabilimenti.</P>
<P style="TEXT-INDENT: 1.59cm" align=justify>Peraltro, le considerazioni di
ordine generale che i confederali nazionali accettavano di porre a
giustificativo dell’accordo, vertono su di una interpretazione della “crisi” del
settore idrocarburi in Italia, del tutto allucinante. Si afferma infatti che c’è
una contrazione del consumo causata non dalla crisi economica e dalla penuria
nel suo complesso nei bilanci delle famiglie, ma invece sostenendo che tale
contrazione deriva anche dalle politiche ambientali e dalla sempre maggiore
“efficienza” del sistema.</P>
<P style="TEXT-INDENT: 1.59cm" align=justify>Ciliegina sulla torta, nel proporsi
una “ottimizzazione” del sistema produttivo Eni, si citano gli appalti solo ed
esclusivamente a riguardo della “ottimizzazione del lavoro”, senza nemmeno
ipotizzare un superamento dell’attuale sistema di conferimento di appalti nelle
manutenzioni, che già molti danni ha prodotto non solo nella chimica e nel
sistema energetico nazionale, ma generalmente in tutti i sistemi. In pratica, si
richiederà alle ditte di appalto una sempre maggiore rispondenza alle richieste
e capitolati Eni, a tutto discapito del costo del lavoro e delle garanzie
occupazionali e di sicurezza dei lavoratori degli appalti stessi.</P>
<P style="TEXT-INDENT: 1.59cm" align=justify>Il delirio però gli estensori
dell’accordo del 26 maggio lo raggiungono con la definizione di “work life
bilance” per i lavoratori diretti Eni, ossia un sistema aziendale e produttivo
che conglobi l’essere umano in tutti i suoi aspetti, coinvolgendolo in maniera
tale da eliminare progressivamente ogni “disfunzione”, </P>
<P style="TEXT-INDENT: 1.59cm" align=justify>Il 5 giugno poi le RSU dei
confederali di Raffineria ENI Marghera (che ha un organico di 380 persone che
Eni vorrebbe ridurre di altre 100 unità dopo i 300 posti di lavoro eliminati
nell’ultimo decennio) produceva un comunicato che pur non esprimendosi
direttamente contro il testo dell’accordo nazionale, stigmatizzava alcuni punti
dello stesso, invitando i lavoratori alla massima presenza.</P>
<P style="TEXT-INDENT: 1.59cm" align=justify>Butacaso però, solo nel fine
settimana precedente il lunedì dell’assemblea, il comunicato di convocazione
dell’assemblea veniva affisso in bacheca, senza specificare alcuna parola
d’ordine od argomento centrale in relazione all’accordo, né che si sarebbe
votato sull’accordo del 26 maggio.</P>
<P style="TEXT-INDENT: 1.59cm" align=justify>L’assemblea poi, svoltasi lunedì 13
giugno, vedeva la partecipazione di solo una sessantina di lavoratori, ma era
comunque una assemblea partecipata e vissuta sia nei termini concreti delle
problematiche della Raffineria (mancanza di alcun investimento a Venezia nello
specifico da parte di Eni), sia su alcuni punti specifici dell’accordo.</P>
<P style="TEXT-INDENT: 1.59cm">Un passaggio significativo del riadeguamento
reazionario che si cerca di imporre nelle fabbriche chimiche in questa fase, è
nel passaggio in cui l’accordo prevede che il contratto Energia Petrolio si
adegui a quello già vigente nel settore Chimica e nel settore Gas-Acqua, ossia
che le Azienda che ritengano di avere necessità di modificare l’orario di lavoro
lo possano fare avvertendo SOLO 20 GIORNI PRIMA le RSU aziendali, con 20 giorni
di tempo per le trattative, e solo altri 20 giorni per la fase della vertenza
vera e propria. <B>Questa rigidità antisindacale, cerca di portare il contenuto
delle vertenze e l’essenza stessa delle O.S. a ratificatrici della volontà
padronale, privandole PREVENTIVAMENTE di ogni possibilità di fatto di rovesciare
il risultato desiderato dai padroni, con la lotta sul campo. </B>Una tale follia
antiCostituzionale, antisindacale è integralmente utopistica e si risolve in una
normalizzazione preventiva di stampo para-fascista dei diritti sindacali stessi,
un ulteriore passaggio, in linea con il “progetto ichino” discusso in questi
giorni all’interno della Cgil con la opposizione della Fiom e della rete 28
aprile, di normalizzazione del diritto di sciopero. Una armonizzazione del
settore Energia-petrolio di tal fatta potrebbe essere un tentativo di preludere
alla soppressione dei futuri scatti di anziantità come già passato nel settore
Chimica con l’ultimo rinnovo del contratto nazionale</P>
<P style="TEXT-INDENT: 1.59cm">Infatti la cosa più importante che Eni e
confederali volevano far passare senza alcuna opposizione, a livello nazionale,
è l’introduzione del 4% di straordinari come minimo obbligatorio per i turnisti,
e della applicazione di tutte le regole del CCNL per i giornalieri, scavalcando
conquiste ed accordi aziendali ottenuti nel tempo. </P>
<P style="TEXT-INDENT: 1.59cm">Il rappresentante nazionale della Cgil-Filtcem,
Valeri, ha sostenuto in assemblea che questo 4% era per cause “speciali” e non
ordinarie, Vieppiù necessario un riadeguamento degli organici semmai, proprio
perché gli eventi “speciali” in una azienda come Eni non possono certo essere
programmati un giorno per l’altro.</P>
<P style="TEXT-INDENT: 1.59cm">Da una parte si è evidenziato il tentativo
subdolo di imporre dall’alto una simile condizione che va poi a discapito della
qualità del prodotto e della sicurezza sul lavoro stante la problematica già di
per sé non indifferente dell’orario per i turnisti, (e tenendo conto delle
ns.denunce sullo “scavalcamento” dei tempi minimi di pause, che hanno visto di
recente ispezioni anche a Marghera), e tra l’altro tenendo conto degli incendi
propagatosi nello stabilimento (non ultimo quello denunciato dalla Rete per la
sicurezza sui posti di lavoro dell’agosto 2008) e degli infortuni e degli
incidenti avvenuti durante il riavviamento degli impianti dopo la fermata
successiva alla femrata manutentiva questa primavera 2011 (ben 4 di recente a
Marghera Raffineria).</P>
<P style="TEXT-INDENT: 1.59cm">Dall’altro si sono espresse da parte di vari
militanti sindacali “storici” nonché degli stessi delegati confederali,
posizioni dubbiose e critiche sulla reale natura dell’accordo nazionale stilato
a Roma..Tra l’altro denunciando i premi di produzione acchiappati dai dirigenti
di Eni Refining & Marketing nonostante e contro le risultanze concrete
emerse da questi fatti.</P>
<P style="TEXT-INDENT: 1.59cm">Sono stati introdotte poi nell’accordo delle
misure premio e mancato premio rispetto a quanti poi usufruiscono di malattia in
una media non superiore o superiore alla giornata al mese (3,7%), per cui chi
per sua disgrazia usufruisse di 13 gg all’anno di malattia si vedrebbe scippata
una parte del premio di produzione a favore di quelli che invece ne facessero
solo 12 gg o meno di 12 in un anno, i quali godrebbero poi di un “dividendo” sul
premio di produzione perduto da quelli che questa media la superassero. Questo
criterio, di fatto contiguo al sistema che sta tentando di introdurre la Fiat,
rappresenta l’abiezione di chi accetta la logica dell’impresa
deresponsabilizzata rispetto al rapporto di lavoro dipendente subordinato, per
cui tutto è dovuto all’operaio e diritti sempre meno.</P>
<P style="TEXT-INDENT: 1.59cm"><B>L’assemblea ha rifiutato a stragrande
maggioranza l’accordo nazionale, anche grazie alle argomentazioni che abbiamo
portato nell’assemblea stessa non solo sulla mancanza di investimenti nel
ns.sito di Venezia, ma anche affrontando a viso aperto quanto scritto
sull’accordo del 26</B></P>
<P><BR></P>
<P><FONT size=4><B>Slai Cobas per il sindacato di classe Raffineria Marghera –
giugno 2011</B></FONT></P>
<P><BR></P>
<P style="TEXT-INDENT: 1.59cm"><BR></P></FONT></BODY></HTML>