[Redditolavoro] Verso lo sciopero precario: assemblea cittadina Milano, 22 febbraio, h. 21.00, San Precario Space
afuma
afuma at eco.unipv.it
Thu Feb 17 17:11:39 CET 2011
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Verso lo sciopero Precario
Negli Stati Generali 2.0 è stata lanciata la proposta di organizzare uno
sciopero precario. L’idea ha suscitato parecchi consensi ma pone una serie
di problemi da affrontare con attenzione.
Innanzitutto, non parliamo solo di sciopero dei precari, ma di sciopero
precario tout court, anche perché molti di noi non possono far sciopero
(pur volendolo). Nella maggior parte dei casi, la ricattabilità, la
dipendenza materiale e culturale, il senso di impotenza è tale che questo
diritto individuale sancito dalla Costituzione è di fatto negato.
In secondo luogo, lo sciopero precario non significa solo blocco dei siti
produttivi.
Se il nuovo mercato del lavoro isola i precari, la frammentazione rende
impossibile individuare luoghi produttivi ben definibili.
Lo sciopero precario è dunque una nuova concezione di sciopero, distinto
da quello delle lotte del Novecento.
Unire due livelli di azione.
1.Il primo è quello della soggettiv/azione precaria. L’azione deve essere
sentita a livello personale, facendo leva sulla situazione di frustrazione
e di rabbia che rode ogni anima precaria. Deve correre di bocca in bocca,
via rete, social network e mail, via sms. Include tutti i mezzi che
possano
favorire l’astensione dal lavoro e il suo rallentamento. In proposito, si
può pensare un catalogo/vademecum che elenchi tutte quelle scuse e quelle
scappatoie che giustificano l’assenza dal lavoro e la dilatazione dei
tempi
di lavoro, senza il rischio di cadere sotto i magli della rappresaglia
aziendale.
2.Il secondo livello è quello operativo. Bloccare i flussi. Individuare i
gangli nevralgici e simbolici di creazione di ricchezza. Merci, persone,
reti informatiche. E poi trasporti, mobilità, informazione e
comunicazione.
Lo sciopero precario deve far male a chi precarizza e può ferire se è in
grado di colpire i colli di bottiglia della produzione reticolare nella
metropoli e nel paese. E’ necessario uno studio approfondito al riguardo,
in grado di prendere contatti con quelle realtà che hanno informazioni
tecniche indispensabili per tali forme di blocco.
Lo sciopero precario non è di resistenza difensiva ma va all’attacco. E’
parte di un processo di riappropriazione della politica come mezzo per
intervenire sui rapporti di
forza. E’ sciopero politico e momento di proposizione.
Le finalità dello sciopero precario sono diverse. L’elenco potrebbe essere
molto lungo,
spaziando dai diritti sul lavoro ai diritti sociali. In attesa anche delle
vostre sollecitazioni,
ci limitiamo a sottolineare cinque campi di richieste:
• la riduzione drastica delle tipologie contrattuali (che oggi sono più di
40) e
l'abolizione del collegato Lavoro
• l’introduzione di forme di salario e remunerazioni del lavoro minime, a
prescindere
dal tipo di prestazione effettuata che abbia valenza universale,
soprattutto per chi non
rientra in ambiti di contrattazione collettiva
• il superamento della legge Bossi-Fini perché i diritti di cittadinanza
dei migranti
vengano garantiti a prescindere dalla condizioni lavorativi e senza alcuna
discriminazione
di movimento, accesso ai servizi, ricongiungimenti familiari. Per una
regolarizzazione
immediata dell’invisibilità migrante.
• un welfare di nuova configurazione che permetta non solo un’equa
distribuzione del
reddito, garantendo reddito in modo incondizionato e accesso ai
beni/servizi comuni materiali
e immateriali, ma insinui la possibilità di scegliere la propria attività
lavorativa
senza ricatti dal bisogno e rappresaglie aziendali
• costruzione di un’autonomia e di una capacità politica precaria in grado
di
essere soggetto di riferimento della nuova composizione sociale del lavoro
vivo.
Su questi temi per una discussione ampia, collettiva, creativa ci vediamo
martedì 22 febbraio, a Milano, h. 21.00, Via Pichi 3, cit. 33 (Zona
Ticinese) M2
P.ta Genova o Romolo, Tram 3, 9, Autobus 90-91,59.
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