[Redditolavoro] UN MASSACRO CONSENTITO DALLA COMPLICITA' DELLE “OPPOSIZIONI”
Partito Comunista dei Lavoratori
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Sun Aug 14 21:48:24 CEST 2011
UN MASSACRO CONSENTITO DALLA COMPLICITA' DELLE “OPPOSIZIONI”
(13 Agosto 2011)
Siamo di fronte alla più pesante manovra antipopolare del dopoguerra.
L'ipocrita cortina fumogena di micromisure “anticasta”- che peraltro
risparmiano totalmente i privilegi veri dei piani alti istituzionali- serve
solo a mascherare il contenuto reale dell'operazione: la distruzione dei
servizi sociali sul territorio, la svendita di ciò che rimane del patrimonio
pubblico, gravissimi colpi su tredicesime ed età pensionabile, e
soprattutto l'estensione per legge del modello Pomigliano-Mirafiori, sino
alla “libera” derogabilità dello stesso articolo 18. Il tutto per soddisfare
i banchieri ed ingraziarsi la Fiat.
E' nel suo insieme un infamia sociale.
Ma se il governo più screditato e traballante riesce a varare la rapina del
secolo, lo si deve unicamente alla complicità delle “opposizioni”(
PD,UDC,IDV). Che dopo aver consentito in tre giorni il varo della prima
manovra, consentono oggi “responsabilmente” il suo raddoppio : coprendo
dietro una rosa di “emendamenti” la rinuncia ad ogni ostruzionismo
parlamentare. Berlusconi non a caso ringrazia: se non mette la fiducia sulla
manovra è perchè ha più fiducia nelle “opposizioni” che nella sua
maggioranza.
A sinistra è l'ora delle scelte. Lo sciopero generale a settembre è la prima
necessità. Ma deve essere uno sciopero generale vero, continuativo, capace
di bloccare l'Italia, sino al ritiro della manovra. Dichiarazioni di
dissenso e pure denunce non servono a nulla. Ad una offensiva mai vista
prima deve corrispondere una risposta di massa straordinaria. Se la CGIL non
convocherà uno sciopero vero per non rompere la vergognosa cordata con
industriali , banchieri e PD, dovranno essere la FIOM, la sinistra CGIL e
tutto il sindacalismo di base ad assumersi unitariamente la responsabilità
di promuoverlo. Senza incertezze.
L'ora dei minuetti è finita per tutti.
*PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI *
SCONTRO FERRANDO-DE MITA DAVANTI AGLI OPERAI DELLA FIAT-IRISBUS DI AVELLINO
(14 Agosto 2011)
La Fiat IRISBUS di Avellino- con 700 dipendenti- è l'unica fabbrica in
Italia che produce autobus. La Fiat vuole cedere lo stabilimento ad
un'azienda molisana, che non garantirebbe la continuità del lavoro e
dell'occupazione. I lavoratori hanno immediatamente reagito all'annuncio
aziendale iniziando una lotta a oltranza con il presidio permanente, giorno
e notte, dei cancelli della fabbrica. Siamo ormai a 35 giorni di lotta
operaia, che registra la solidarietà attiva non solo delle famiglie dei
lavoratori ma anche di larga parte della popolazione irpina. E' infatti
evidente che lo smantellamento della presenza industriale della Iribus
significherebbe una retrocessione sociale pesantissima per l'intera
provincia.
La vicenda IRISBUS è al centro del dibattito politico locale. Tutti i
partiti avellinesi si presentano come difensori dei lavoratori e della
Irpinia in funzione dei propri interessi elettorali. In realtà il loro
intervento ha come unico scopo quello di tener buoni il più possibile i
lavoratori con promesse di “interventi parlamentari, interpellanze, appelli
alle autorità ecc.” Tutte promesse o iniziative che lasciano il tempo che
trovano. Tanto più a fronte dell'arroganza della Fiat- che ha già deciso di
concentrare in Cechia e in Francia la produzione di Autobus- e di un governo
che taglia i fondi per trasporti locali e servizi, oltre a liberalizzare i
licenziamenti. La nostra sezione avellinese interviene controcorrente tra i
lavoratori, con una presenza frequente ai cancelli, portando le proposte del
partito: a partire da quella dell'occupazione degli stabilimenti. Una
ipotesi di lotta che incontra molto interesse tra i lavoratori, al punto che
il quotidiano Il Manifesto del 9/8 l'ha presentata come oggetto centrale di
discussione interna fra le maestranze.
In questo contesto le rappresentanze di fabbrica hanno deciso di promuovere
per il 12/8 un'iniziativa pubblica davanti allo stabilimento, invitando le
direzioni sindacali, le autorità locali, i parlamentari del territorio, i
partiti, a sostegno della propria lotta. L'iniziativa ha visto una massiccia
presenza degli operai e delle loro famiglie che hanno resistito per due ore
sotto un sole cocente pur di ascoltare gli interventi dal palco.
Tra gli esponenti politici erano presenti Marco Ferrando, in rappresentanza
del PCL, Antonio Barbato, deputato dell'IDV, e soprattutto Ciriaco De Mita,
ex segretario nazionale della DC e Presidente del Consiglio negli anni 80,
oggi senatore della UDC, e tuttora padre padrone dell'Irpinia.
Il confronto reale è avvenuto tra De Mita e Ferrando, la cui presenza
combinata aveva già attratto la curiosità ( un po' ironica) di Stampa e TV
locali.
De Mita si è presentato con un seguito di almeno 200 persone osannanti, ed è
stato annunciato dai sindacalisti locali della CISL come l'unico possibile
salvatore della fabbrica e dell'Irpinia. L'ex Segretario DC ha svolto di
fatto un intervento contro l'occupazione della fabbrica. Tutta la sua
argomentazione, classicamente democristiana, ha elogiato la “virtù contadina
della pacatezza”, il primato della “ragione sulla intemperanza”, la
“moderazione dei sentimenti”. Concludendo che la soluzione possibile del
contenzioso andava affidata alla trattativa tra sindacati nazionali e
governo, con la mediazione..di De Mita. L'intervento è stato accolto da un
tripudio dei fans, ma anche da un silenzio perplesso di tanti lavoratori che
si attendevano risposte chiare.
Marco Ferrando è intervenuto subito dopo De Mita svolgendo un'argomentazione
di segno opposto. Affermando che la “ragione” può vincere solo quando è
sorretta dalla forza di massa. Che la vicenda recentissima di Fincantieri-
con la protesta radicale di Castellamare e di Genova- ha dimostrato che solo
una ribellione radicale dei lavoratori può costringere l'avversario a un
passo indietro. Che questo è tanto più vero nel quadro di una crisi sociale
capitalistica acutissima e in presenza di un governo nazionale
particolarmente reazionario. Concludendo che se i lavoratori dell'Iribus
occupassero l'azienda, questo fatto potrebbe rappresentare oltretutto un
riferimento esemplare per i lavoratori degli altri stabilimenti Fiat e delle
altre centinaia di aziende in lotta a difesa del lavoro.
L'intervento è stato accolto da ripetuti applausi, da una grandissima
attenzione, da un diffuso riconoscimento, durante e dopo. A partire
naturalmente dai lavoratori della FIOM. Che hanno chiesto la presenza del
PCL davanti ai cancelli il 30 agosto.
La Stampa e le televisione locali hanno dato molta attenzione all'episodio.
Il Mattino ha parlato dello scontro Ferrando-De Mita come del confronto tra
“il diavolo e l'acqua santa”. Non senza accusare il PCL di voler
“strumentalizzare la disperazione dei lavoratori”.
L'episodio va contestualizzato. La vicenda Iribus è molto complicata. Le
direzioni sindacali nazionali sono di fatto assenti. La RSU vede una
maggioranza CISL, UIL, UGL, con la FIOM in minoranza. I lavoratori hanno
un'età media elevata, e la Fiat cerca anche per questo di dividerli giocando
la carta dei prepensionamenti. Ma al tempo stesso c'è una tradizione di
lotta dei lavoratori, che già nel 92 difesero la fabbrica da un tentativo di
chiusura: un fatto che è rimasto nella memoria degli operai e che pesa nella
lotta attuale. La determinazione dei lavoratori a resistere sembra molto
grande. Ma si scontra con l'assenza drammatica di una direzione, sia locale
che nazionale.
La sezione avellinese del PCL si è guadagnata un piccolo patrimonio di
credibilità tra i lavoratori, grazie alla sua presenza ripetuta ai cancelli.
Ed oggi vede allargarsi il numero dei contatti e degli interlocutori in
fabbrica.
Non c'è altra via per i rivoluzionari che continuare a fare controcorrente
il proprio dovere, nell'interesse del movimento operaio.
*PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI
*
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*SEZ. PROV. DI BOLOGNA*
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