[Redditolavoro] BLOCCARE L'ITALIA

Partito Comunista dei Lavoratori pclavoratoribologna at gmail.com
Sun Aug 7 18:37:40 CEST 2011


comunicato stampa PCL


Utilizzando la vergognosa sudditanza della CGIL verso industria e banche, il
governo trova la forza di una dichiarazione di guerra alla maggioranza della
società italiana. Venti miliardi di tagli sociali, liberalizzazione dei
licenziamenti, privatizzazione  di beni e servizi, revisione liberista della
Costituzione, significano esattamente questo. Il fatto che ciò avvenga per
mano di un governo del malaffare, per di più sconfessato dal voto popolare,
misura l'enormità della provocazione ; ma anche la connivenza “tricolore”
delle “opposizioni” parlamentari: che per conto dei banchieri italiani ed
europei avevano richiesto pubblicamente, non a caso, una manovra “più
rigorosa”.

Questa valanga non può essere arrestata con mezzi ordinari, ma solo da una
straordinaria mobilitazione di massa che blocchi l'Italia sino al ritiro
della manovra. Tutte le sinistre politiche, sindacali, di movimento hanno il
dovere di realizzare il più ampio fronte unico di lotta contro il governo e
l'intero fronte confindustriale, puntando apertamente alla sollevazione
popolare: l'unico evento che possa cambiare alla radice l'agenda politica
italiana. Fuori da questo scenario, il movimento operaio rischia
un'autentica regressione storica della propria condizione.

*PARTITO COMUNISTA DEI LAVORATORI
*

*http://www.pclavoratori.it  -  info a pclavoratori.it*


*DOBBIAMO FERMARLI!*

*aderisci all'appello seguente mandando una mail a*
appello.dobbiamofermarli a gmail.com

5 proposte per un fronte comune contro il governo unico delle banche.
Ci incontriamo il 1° ottobre a Roma.

E’ da più di un anno che in Italia cresce un movimento di lotta diffuso.
Dagli operai di Pomigliano e Mirafiori agli studenti, ai precari della
conoscenza, a coloro che lottano per la casa, alla mobilitazione delle
donne, al popolo dell’acqua bene comune, ai movimenti civili e democratici
contro la corruzione e il berlusconismo, una vasta e convinta mobilitazione
ha cominciato a cambiare le cose. (...)



E’ andato in crisi totalmente il blocco sociale e politico e l’egemonia
culturale che ha sostenuto i governi di destra e di Berlusconi. La
schiacciante vittoria del sì ai referendum è stata la sanzione di questo
processo e ha mostrato che la domanda di cambiamento sociale, democrazia e
di un nuovo modello di sviluppo economico, ha raggiunto la maggioranza del
Paese.
A questo punto la risposta del palazzo è stata di chiusura totale. Mentre si
aggrava e si attorciglia su se stessa la crisi della destra e del suo
governo, il centrosinistra non propone reali alternative e così le risposte
date ai movimenti sono tutte di segno negativo e restauratore. In Val Susa
un’occupazione militare senza precedenti, sostenuta da gran parte del
centrodestra come del centrosinistra, ha risposto alle legittime
rivendicazioni democratiche delle popolazioni. Le principali confederazioni
sindacali e la Confindustria hanno sottoscritto un accordo che riduce
drasticamente i diritti e le libertà dei lavoratori, colpisce il contratto
nazionale, rappresenta un’esplicita sconfessione delle lotte di questi mesi
e in particolare di quelle della Fiom e dei sindacati di base. Infine le
cosiddette “parti sociali” chiedono un patto per la crescita, che riproponga
la stangata del 1992. Si riducono sempre di più gli spazi democratici e così
la devastante manovra economica decisa dal governo sull’onda della
speculazione internazionale, è stata imposta e votata come uno stato di
necessità.
Siamo quindi di fronte a un passaggio drammatico della vita sociale e
politica del nostro Paese. Le grandi domande e le grandi speranze delle
lotte e dei movimenti di questi ultimi tempi rischiano di infrangersi non
solo per il permanere del governo della destra, ma anche di fronte al muro
del potere economico e finanziario che, magari cambiando cavallo e affidando
al centrosinistra la difesa dei suoi interessi, intende far pagare a noi
tutti i costi della crisi.
Nell’Unione europea la costruzione dell’euro e i patti di stabilità ad esso
collegati, hanno prodotto una dittatura di banche e finanza che sta
distruggendo ogni diritto sociale e civile. La democrazia viene cancellata
da questa dittatura perché tutti i governi, quale che sia la loro
collocazione politica, devono obbedire ai suoi dettati. La punizione dei
popoli e dei lavoratori europei si è scatenata in Grecia e poi sta dilagando
ovunque. La più importante conquista del continente, frutto della sconfitta
del fascismo e della dura lotta per la democrazia e i diritti sociali del
lavoro, lo stato sociale, oggi viene venduta all’incanto per pagare gli
interessi del debito pubblico che, a loro volta, servono a pagare i profitti
delle banche. Di quelle banche che hanno ricevuto aiuti e finanziamenti
pubblici dieci volte superiori a quelli che oggi si discutono per la Grecia.

Questo massacro viene condotto in nome di una crescita e di una ripresa che
non ci sono e non ci saranno. Intanto si proclamano come vangelo assurdità
mostruose: si impone la pensione a 70 anni, quando a 50 si viene cacciati
dalle aziende, mentre i giovani diventano sempre più precari. Chi lavora
deve lavorare per due e chi non ha il lavoro deve sottomettersi alle più
offensive e umilianti aggressioni alla propria dignità. Le donne pagano un
prezzo doppio alla crisi, sommando il persistere delle discriminazioni
patriarcali con le aggressioni delle ristrutturazioni e del mercato. Tutto
il mondo del lavoro, pubblico e privato, è sottoposto a una brutale
aggressione che mette in discussione contratti a partire da quello
nazionale, diritti e libertà, mentre ovunque si diffondono autoritarismo
padronale e manageriale. L’ambiente, la natura, la salute sono sacrificate
sull’altare della competitività e della produttività, ogni paese si pone
l’obiettivo di importare di meno ed esportare di più, in un gioco stupido
che alla fine sta lasciando come vittime intere popolazioni, interi stati.
L’Europa reagisce alla crisi anche costruendo un apartheid per i migranti e
alimentando razzismo e xenofobia tra i poveri, avendo dimenticato la
vergogna di essere stato il continente in cui si è affermato il
nazifascismo, che oggi si ripresenta nella forma terribile della strage
norvegese.
Il ceto politico, quello italiano in particolare coperto di piccoli e grandi
privilegi di casta, pensa di proteggere se stesso facendosi legittimare dai
poteri del mercato. Per questo parla di rigore e sacrifici mentre pensa solo
a salvare se stesso. Centrodestra e centrosinistra appaiono in radicale
conflitto fra loro, ma condividono le scelte di fondo, dalla guerra, alla
politica economica liberista, alla flessibilità del lavoro, alle grandi
opere.
La coesione nazionale voluta dal Presidente della Repubblica è per noi
inaccettabile, non siamo nella stessa barca, c’è chi guadagna ancora oggi
dalla crisi e chi viene condannato a una drammatica povertà ed emarginazione
sociale.
Per questo è decisivo un autunno di lotte e mobilitazioni. Per il mondo del
lavoro questo significa in primo luogo mettere in discussione la politica di
patto sociale, nelle sue versioni del 28 giugno e del patto per la crescita.
Vanno sostenute tutte le piattaforme e le vertenze incompatibili con quella
politica, a partire da quelle per contratti nazionali degni di questo nome e
inderogabili, nel privato come nel pubblico.
Tutte e tutti coloro che in questi mesi hanno lottato per un cambiamento
sociale, civile e democratico, per difendere l’ambiente e la salute devono
trovare la forza di unirsi per costruire un’alternativa fondata
sull’indipendenza politica e su un programma chiaramente alternativo a
quanto sostenuto oggi sia dal centrodestra, sia dal centrosinistra. Le
giornate del decennale del G8 a Genova, hanno di nuovo mostrato che esistono
domande e disponibilità per un movimento di lotta unificato.
Per questo vogliamo unirci a tutte e a tutti coloro che oggi, in Italia e in
Europa, dicono no al governo unico delle banche e della finanza, alle sue
scelte politiche, al massacro sociale e alla devastazione ambientale.
Per questo proponiamo 5 punti prioritari, partendo dai quali costruire
l’alternativa e le lotte necessarie a sostenerla:
1. Non pagare il debito. Bisogna colpire a fondo la speculazione finanziaria
e il potere bancario. Occorre fermare la voragine degli interessi sul debito
con una vera e propria moratoria. Vanno nazionalizzate le principali banche,
senza costi per i cittadini, vanno imposte tassazioni sui grandi patrimoni e
sulle transazioni finanziarie. La società va liberata dalla dittatura del
mercato finanziario e delle sue leggi, per questo il patto di stabilità e
l’accordo di Maastricht vanno messi in discussione ora. Bisogna lottare a
fondo contro l’evasione fiscale, colpendo ogni tabù, a partire
dall’eliminazione dei paradisi fiscali, da Montecarlo a San Marino. Rigorosi
vincoli pubblici devono essere posti alle scelte e alle strategie delle
multinazionali.
2. Drastico taglio alle spese militari e cessazione di ogni missione di
guerra. Dalla Libia all’Afghanistan. Tutta la spesa pubblica risparmiata
nelle spese militari va rivolta a finanziare l’istruzione pubblica ai vari
livelli. Politica di pace e di accoglienza, apertura a tutti i paesi del
Mediterraneo, sostegno politico ed economico alle rivoluzioni del Nord
Africa e alla lotta del popolo palestinese per l’indipendenza, contro
l’occupazione. Una nuova politica estera che favorisca democrazia e sviluppo
civile e sociale.
3. Giustizia e diritti per tutto il mondo del lavoro. Abolizione di tutte le
leggi sul precariato, riaffermazione al contratto a tempo indeterminato e
della tutela universale garantita da un contratto nazionale inderogabile.
Parità di diritti completa per il lavoro migrante, che dovrà ottenere il
diritto di voto e alla cittadinanza. Blocco delle delocalizzazioni e dei
licenziamenti, intervento pubblico nelle aziende in crisi, anche per
favorire esperienze di autogestione dei lavoratori. Eguaglianza retributiva,
diamo un drastico taglio ai superstipendi e ai bonus milionari dei manager,
alle pensioni d’oro. I compensi dei manager non potranno essere più di dieci
volte la retribuzione minima. Indicizzazione dei salari. Riduzione
generalizzata dell’orario di lavoro, istituzione di un reddito sociale
finanziato con una quota della tassa patrimoniale e con la lotta
all’evasione fiscale. Ricostruzione di un sistema pensionistico pubblico che
copra tutto il mondo del lavoro con pensioni adeguate.
4. I beni comuni per un nuovo modello di sviluppo. Occorre partire dai beni
comuni per costruire un diverso modello di sviluppo, ecologicamente
compatibile. Occorre un piano per il lavoro basato su migliaia di piccole
opere, in alternativa alle grandi opere, che dovranno essere, dalla Val di
Susa al ponte sullo Stretto, cancellate. Le principali infrastrutture e i
principali beni dovranno essere sottratti al mercato e tornare in mano
pubblica. Non solo l’acqua, dunque, ma anche l’energia, la rete, i servizi e
i beni essenziali. Piano straordinario di finanziamenti per lo stato
sociale, per garantire a tutti i cittadini la casa, la sanità, la pensione,
l’istruzione.
5. Una rivoluzione per la democrazia. Bisogna partire dalla lotta a fondo
alla corruzione e a tutti i privilegi di casta, per riconquistare il diritto
a decidere e a partecipare affermando ed estendendo i diritti garantiti
dalla Costituzione. Tutti i beni provenienti dalla corruzione e dalla
malavita dovranno essere incamerati dallo Stato e gestiti socialmente.
Dovranno essere abbattuti drasticamente i costi del sistema politico: dal
finanziamento ai partiti, al funzionariato diffuso, agli stipendi dei
parlamentari e degli alti burocrati. Tutti i soldi risparmiati dovranno
essere devoluti al finanziamento della pubblica istruzione e della ricerca.
Si dovrà tornare a un sistema democratico proporzionale per l’elezione delle
rappresentanze con la riduzione del numero dei parlamentari. E’
indispensabile una legge sulla democrazia sindacale, in alternativa al
modello prefigurato dall’accordo del 28 giugno, che garantisca ai lavoratori
il diritto a una libera rappresentanza nei luoghi di lavoro e al voto sui
contratti e sugli accordi. Sviluppo dell’autorganizzazione democratica e
popolare in ogni ambito della vita pubblica.
Questi 5 punti non sono per noi conclusivi od esclusivi, ma sono
discriminanti. Altri se ne possono aggiungere, ma riteniamo che questi
debbano costituire la base per una piattaforma alternativa ai governi
liberali e liberisti, di destra e di sinistra, che finora si sono succeduti
in Italia e in Europa variando di pochissimo le scelte di fondo.
Vogliamo trasformare la nostra indignazione, la nostra rabbia, la nostra
mobilitazione, in un progetto sociale e politico che colpisca il potere, gli
faccia paura, modifichi i rapporti di forza per strappare risultati e
conquiste e costruire una reale alternativa.
Aderiamo sin d’ora, su queste concrete basi programmatiche, alla
mobilitazione europea lanciata per il 15 ottobre dal movimento degli
“indignados” in Spagna. La solidarietà con quel movimento si esercita
lottando qui e ora, da noi, contro il comune avversario.
Per queste ragioni proponiamo a tutte e a tutti coloro che vogliono lottare
per cambiare davvero, di incontrarci. Non intendiamo mettere in discussione
appartenenze di movimento, di organizzazione, di militanza sociale, civile o
politica. Riteniamo però che occorra a tutti noi fare uno sforzo per mettere
assieme le nostre forze e per costruire un fronte comune, sociale e politico
che sia alternativo al governo unico delle banche.
*Per questo proponiamo di incontrarci il 1° ottobre, a Roma, per un primo
appuntamento che dia il via alla discussione, al confronto e alla
mobilitazione, per rendere permanente e organizzato questo nostro punto di
vista. *


Vincenzo Achille (studente AteneinRivolta Bari)
Claudio Amato (segr. Gen. Fiom Roma Nord)
Adriano Alessandria (rsu Fiom Lear Grugliasco)
Fausto Angelini (lavoratore Comune di Torino)
Davide Banti (Cobas lavoro privato settore igiene urbana)
Imma Barbarossa (femminista, docente di liceo in pensione)
Giovanni Barozzino (rsu Fiom licenziato Fiat Sata di Melfi)
Giovanna Bastione (disoccupata)
Alessandro Bernardi (comitato acqua, Bologna)
Sergio Bellavita (segr. naz. Fiom)
Sandro Bianchi (ex dirigente Fiom)
Ugo Bolognesi (Fiom Torino)
Salvatore Bonavoglia (Rsu Cobas scuola normale superiore Pisa)
Laura Bottai (impiegata, Filt-Cgil Arezzo)
Massimo Braschi (rsu Filctem TERNA)
Paolo Brini (Comitato Centrale Fiom)
Stefano Brunelli (rsu IRIDE Servizi)
Fabrizio Burattini (direttivo naz. Cgil)
Sergio Cararo (direttore rivista Contropiano)
Carlo Carelli (Rsu Filctem Lodi, CD Cgil Lombardia)
Massimo Cappellini (Rsu Fiom Piaggio)
Francesco Carbonara (Rsu Fiom Om Bari)
Paola Cassino (Intesa Sanpaolo, segr. naz. Cub Sallca)
Stefano Castigliego (Rsu Fiom Fincantieri Marghera – Venezia)
Francesco Chiuchiolo (rsa ARES)
Eliana Como (Fiom Bergamo)
Danilo Corradi (dottorando Università "Sapienza" - Roma)
Gigliola Corradi (Fisac Verona)
Giuseppe Corrado (Direttivo Fiom Toscana)
Giorgio Cremaschi (pres. Comitato centrale Fiom)
Dante De Angelis (ferroviere Orsa)
Riccardo De Angelis (rsu Telecom Italia coord. lav. autoconvocati Roma)
Paolo De Luca (FP Cgil Comune di Torino)
Daniele Debetto (Pirelli Settimo Torinese)
Emanuele De Nicola (segr. Gen. Fiom Basilicata)
Paolo Di Vetta (Blocchi Precari Metropolitani)
Francesco Doro (Rsu OM Carraro Padova, CC Fiom)
Nicoletta Dosio (NO TAV Val Susa)
Valerio Evangelisti (scrittore)
Marco Filippetti (Comitato Romano Acqua Pubblica)
Andrea Fioretti (rsa Flmu Cub Sirti coord. lav. autoconvocati Roma)
Roberto Firenze (rsu Usb Comune di Milano)
Delia Fratucelli (direttivo naz. Slc Cgil)
Ezio Gallori (macchinista in pensione, fondatore del Comu)
Evrin Galesso (studente AteneinRivolta Padova)
Giuliano Garavini (ricercatore universitario)
Michele Giacché (Fincantieri, Comitato Centrale Fiom)
Walter Giordano (rsu Filctem AEM distribuzione Torino)
Federico Giusti (Rsu Cobas comune di Pisa)
Paolo Grassi (Nidil)
Simone Grisa (segr. Fiom Bergamo)
Franco Grisolia (CdGN Cgil),
Mario Iavazzi (direttivo nazionale Funzione Pubblica Cgil)
Tony Inserra (Rsu Iveco, Comitato Centrale Fiom)
Antonio La Morte (rsu Fiom licenziato Fiat Sata di Melfi)
Massimo Lettieri (segr. Flmu Cub Milano)
Francesco Locantore (direttivo Flc Cgil Roma e Lazio)
Domenico Loffredo (delegato Fiom Pomigliano)
Pasquale Loiacono (rsu Fiom Fiat Mirafiori)
Francesco Lovascio (sindacalista Usb Livorno)
Mario Maddaloni (rsu Napoletanagas, direttivo naz. Filctem Cgil)
Eva Mamini (direttivo naz. Cgil)
Anton Giulio Mannoni (segr. Camera del lavoro di Genova)
Maurizio Marcelli (Fiom nazionale)
Gianfranco Mascia (giornalista)

Adriana Miniati (insegnante in pensione Firenza)
Armando Morgia (Roma Bene Comune)
Antonio Moscato (storico)
Massimiliano Murgo (Flmu Cub Marcegaglia Buildtech, coord. lav. uniti contro
la crisi Milano)
Alessandro Mustillo (studente universitario, Roma)
Stefano Napoletano (rsu Fiom Powertrain Torino)
Andrea Paderno (rsu Fiom Same Bergamo)
Alfonsina Palumbo (dir. Fisac Campania)
Alberto Pantaloni (rsu Slc Cgil Comdata, assemblea lav. autoconvocati
Torino)
Marcello Pantani (Cobas lavoro privato Pisa)
Massimo Paparella (segreteria Fiom Bari)
Emidia Papi (esecutivo naz. Usb)
Pietro Passarino (segr. Cgil Piemonte)
Matteo Parlati (Rsu Fiom Cgil Ferrari)
Angelo Pedrini (sindacalista Usb Milano)
Licia Pera (sindacalista Usb Sanità)
Alessandro Perrone (Fiom-Cgil, coord. cassintegrati Eaton Monfalcone)
Marco Pignatelli (lavoratore Fiom licenziato Fiat Sata Melfi)
Antonio Piro (rsu Cobas Provincia di Pisa)
Ciro Pisacane (ambientalista)
Rossella Porticati (Rsu Fiom Piaggio)
Pierpaolo Pullini (Rsu Fiom Fincantieri Ancona)
Mariano Pusceddu (rsu Alenia Caselle-Torino, direttivo Fiom Piemonte)
Stefano Quitadamo (Flmu Cub Coordinamento cassintegrati Maflow di Trezzano
S/N - Milano)
Margherita Recaldini (rsu Usb Comune di Brescia)
Giuliana Righi (segr. Fiom Emilia Romagna)
Bruno Rossi (portuale, in pensione, Spi-Cgil)
Franco Russo (forum “diritti e lavoro”)
Michele Salvi (rsu Usb Regione Lombardia)
Antonio Saulle (segreteria Camera del Lavoro Trieste)
Marco Santopadre (Radio Città Aperta)
Antonio Santorelli (Fiom Napoli)
Luca Scacchi (ricercatore università, segreteria FLC Valle d’Aosta,
direttivo reg. Cgil VdA)
Massimo Schincaglia (Intesa Sanpaolo, segr. naz. Cub Sallca)
Yari Selvatella (giornalista)
Giorgio Sestili (studente AteneinRivolta Roma)
Giuseppe Severgnini (Fiom Bergamo)
Nando Simeone (coord. lav. autoconvocati, direttivo Filcams Cgil Lazio)
Luigi Sorge (Usb Fiat Cassino)
Francesco Staccioli (cassintegrato Alitalia, esecutivo Usb Lazio)
Enrico Stagni (direttivo Cgil Friuli Venezia Giulia)
Antonio Stefanini (direttivo FP Cgil Livorno)
Alessia Stelitano (studente AteneinRivolta Reggio Calabria)
Alioscia Stramazzo (rsa Azienda Gruppo Generali)
Antonello Tiddia (minatore Sulcis Filctem-Cgil)
Fabrizio Tomaselli (esecutivo naz. Usb)
Luca Tomassini (ricercatore precario Cpu Roma)
Laura Tonoli (segreteria Filctem-Cgil Brescia)
Cleofe Tolotta (Rsa Usb Alitalia)
Franca Treccarichi (direttivo FP Cgil Piemonte)
Arianna Ussi (coordinamento precari scuola Napoli)
Luciano Vasapollo (docente università La Sapienza)
Paolo Ventrice (rsu IRIDE Servizi)
Antonella Visintin (ambientalista)
Emiliano Viti (attivista Coord. No Inceneritore Albano - RM)
Antonella Clare Vitiello (studente Ateneinrivolta Roma)
Nico Vox (Rsu Fp-Cgil Don Gnocchi, Milano)
Pasquale Voza (docente Università di Bari)
Anna Maria Zavaglia (insegnante, direttivo nazionale Cgil)
Riccardo Zolia (Rsu Fiom Fincantieri Trieste)
Massimo Zucchetti (professore Politecnico Torino)

www.rete28aprile.it <http://www.pclavoratori.it/files/www.rete28aprile.it>
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