[Redditolavoro] Fw: mancato soccorsoNato e strage migranti:controinchiesta
procomta
ro.red at libero.it
Sun Aug 7 17:22:30 CEST 2011
Parte prima : il sacrificio del cane ferroviere di Rocchetta Sant’Antonio
L’ennesima strage di migranti nel Mediterraneo si è svolta sotto lo
sventolio del gran pavese della NATO issato sui pennoni delle navi della
missione Unified Protector, troppo impegnate nel dar la caccia ad una marina
fantasma di Gheddafi per poter prestare soccorso a qualche centinaio di
straccioni di africani in gita di piacere su un barcone alla deriva.
In queste ore ipocriti scarica-barile vanno in scena, come da copione
già visto in altre occasioni simili: quello dello scandalo dell’uranio
impoverito in Bosnia e nel Kosovo, l’incidente dell’aereo PAM a Pristina, o
le stragi di civili da “effetti collaterali” che hanno accompagnato gli
ultimi 15 anni le attività dell’Alleanza nel suo nuovo ruolo di gendarme del
mondo o come accadde quando una nave della Marina militare Italiana, la
Sibilla nel marzo 1997 speronò la barchetta albanese Kater I Rades
Come da copione, quando lo scandalo esplode, nomi e responsabili
scompaiono ed appare un soggetto che con il suo acronimo NATO garantisce
anonimità e impunità ai livelli più alti del comando politico militare di
questa organizzazione.
Il frettoloso richiedere chiarimenti da parte Italiana a questa
“misteriosa” NATO su come si sia svolto questo ipotetico mancato soccorso e
chi potrebbe esserne responsabile , ebbene sa troppo di campanello di
allarme suonato a tutti i soggetti coinvolti e non vorremmo che esso sia
il segnale a sbrigarsi a far sparire prove , addomesticare testimoni, e
preparare versioni accettabili da fornire a qualche maledettissimo
magistrato che volesse aprire un’inchiesta per mancato soccorso in mare e
procurata strage di migranti.
Da parte nostra come già fatto in altre occasioni cercheremo di rompere
il muro di gomma controinformando, fornendo dati e ponendo le domande
chiavi che potrebbero servire per condurre un’inchiesta seria sull’accaduto.
Ma in questa prima parte del nostro articolo non parleremo di generali,
navi e cannoni, ma bensì della perdita di quel senso di umanità, di spirito
di fratellanza umana che dovrebbe contraddistinguere noi esseri pensanti in
posizione eretta, dal resto del regno animale , da qualche milione di anni
e che invece abbiamo perduto come dimostrano avvenimenti come quello
accaduto nel Mediterraneo
Ebbene, a ricordarci dello spirito solidale , di quell’essere tutti
fratelli e sorelle che fu centrale nel messaggio del Santo di Assisi,
spesso non sono gli uomini, bensì i nostri fratelli a quattro zampe ad
insegnarcelo e con esempi di immenso e profondo valore.
Così è stato pochi giorni fa in una sperduta , ma pur pittoresca
stazioncina del nostro Sud, Rocchetta Sant’Antonio , punto di snodo del
traffico ferroviario interno tra la Puglia, la Basilicata e l’Irpinia , come
riportano le cronache di un sito web che cura la promozione dei piccoli
borghi e paesi di quelle zone
http://piccolipaesi.wordpress.com/2011/07/28/il-cane-ferroviere-e-lultimo-sacrifico-in-nome-dellamicizia/
E’ la storia di un cane pastore tedesco che avendo trovato ospitalità
presso il personale di quella stazioncina ne era divenuto parte integrante
divenendo un tutt’uno con il capostazione, gli addetti e i loro ritmi di
vita e di lavoro. Un cane che ormai conosceva a memoria gli orari degli
arrivi e delle partenze, pronto a salutare festoso i passeggeri e i
macchinisti e come tale era divenuto per tutti il cane ferroviere di
Rocchetta., Un cane che da poco aveva trovato un nuovo amico, un altro cane
, un dalmata, col quale si accompagnava indissolubilmente facendo così
raddoppiare il numero dei cani ferrovieri della stazione di Rocchetta.
Poi come nelle pagine più commoventi del libro Cuore è giunta la tragedia:
qualche giorno fa il dalmata è rimasto con la zampa incastrata in uno
scambio mentre sopraggiungeva il treno da Potenza e il cane ferroviere è
rimasto fermo accanto a lui abbaiando nel tentativo di aiutarlo a liberarsi
senza temere la morte che purtroppo li ha falciati, inesorabilmente sotto
gli occhi impotenti del macchinista del treno.
Forse , se a comandare la flotta NATO nelle acque libiche ci fosse stato
quel cane , oggi sarebbero in vita un centinaio di donne e bambini, ma,
purtroppo ai cani è impedita l’accademia Navale e né possono fare gli stage
presso le scuole di specializzazione della NATO…
Antonio Camuso
Osservatorio sui Balcani di Brindisi
seguirà a breve
Parte seconda: ammiragli di pace . Quando il muro di Gomma della NATO fa
il bis al caso dell’Uranio impoverito
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