[Redditolavoro] La discussione sull'armamento dei caccia italiani
clochard
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Mon Oct 11 13:11:51 CEST 2010
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From: "rossana" <rossana at comodinoposta.org>
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Sent: Monday, October 11, 2010 10:00 AM
Subject: [neurogreen] La discussione sull'armamento dei caccia italiani
Forze Disarmate - L’Espresso 30-04-2010 ed "Ecco perché il ministro La
Russa ha riaperto la discussione sull'armamento dei caccia italiani".
L'articolo di Gianluca Di Feo sull'Espresso ci racconta di forze armate
italiane disorganizzate e poco trasparenti, "le scelte cruciali di
politica di difesa, di procurement, di organizzazione e dimensionamento
dello strumento militare vengono prese nelle “segrete stanze”, raramente
sono comunicate all’opinione pubblica, mai sono dibattute in Parlamento
o nel Paese" e senza una cabina di regia strategica capace di comunicare
con l'industria della difesa. Insomma la situzione è disastrosa anche si
spendono milioni e milioni di euro.
Evidentemente al ministro della difesa La Russa tutte queste spese non
bastano, vuole più soldi, tanti soldi per le sue guerre fuori e dentro
l'Italia.
Vuole la mini-naja, vuole i corsi paramilitari nelle scuole, vuole farsi
vedere qui e là vestito in tuta mimetica.
Oggi, dopo la morte di 4 alpini in Afghanistan, il ministro riaccende la
polemica circa l'uso dell'armamento in dotazione ai velivoli italiani
come se le stesse bombe fossero in grado di salvare i soldati a terra.
Salvano i soldati americani, inglesi o tedeschi? No. Nel 2010 i morti
sono quasi raddoppiati rispetto al 2009 eppure il "surge", più truppe e
mezzi da combattimento, è aumentato così come la spesa complessiva di
questa guerra.
I Lince sono sotto accusa. Il veicolo tattico dell'Iveco (Fiat) venduto
a più paesi per un totale di circa 2.692 esemplari non basta per salvare
i soldati dalle IED. L'azienda investe molto su questo programma per
aumentare la protezione e il carico anche se è già dotato di sensori
optronici e intercettori ad energia diretta per distruggere bersagli, e
di un sistema di protezione per la difesa contro RPG, missili e
proiettili anticarro.
La Russa vuole i Freccia, altro Iveco (Fiat) costruito con la Oto Melara.
Tricarico non vuole caccia armati ma UAV, affermando che le bombe non
sono così precise, eppure le GBU-38 e le GBU-54 che utilizzano il GPS
sono definite "bombe intelligenti" perchè dovrebbero colpire
selettivamente il bersaglio. Così non è, ma così non è anche per quelle
dei Predator che uccidono più civili che postazioni nemiche.
Intanto in America si è dimesso un altro generale, il generale James
Jones, consigliere per la sicurezza nazionale di Barack Obama.
La decisione è legata alle sue critiche sulla politica del presidente in
Afghanistan e Pakistan.
Forze Disarmate - L’Espresso 30-04-2010
http://www.fondazioneicsa.it/UserFiles/File/completo%283%29.pdf
Ecco perché il ministro La Russa ha riaperto la discussione
sull'armamento dei caccia italiani
di Gianandrea Gaiani
La decisione del ministro della Difesa, Ignazio La Russa, di riaprire la
discussione sull'armamento degli aerei italiani schierati in Afghanistan
rappresenta un importante passo verso la rimozione dell'ultimo caveat di
rilievo che limita l'impiego delle forze militari italiane. Finora i
cacciabombardieri Amx (e prima di loro i più grandi Tornado) non sono
autorizzati a imbarcare bombe e missili per evitare il rischio di
colpire involontariamente i civili. I jet italiani vengono quindi
impiegati solo come ricognitori e possono eventualmente intervenire
contro i talebani impiegando esclusivamente il cannoncino a tiro rapido.
Nel caso dei velivoli teleguidati, Predator, anch'essi disarmati,
l'assenza dei missili Hellfire come quelli imbarcati dagli stessi
velivoli utilizzati dagli statunitensi, impedisce agli italiani di
colpire i gruppi di talebani individuati mentre posizionano ordigni
lungo le strade.
Ci sono molte ragioni operative ed economiche per le quali è importante
eliminare questo "caveat" imposto ai militari dalla politica nazionale.
Con l'imminente ritiro dei 6 Tornado tedeschi schierati a
Mazar-i-Sharif, che hanno limitazioni simili, i jet italiani resteranno
gli unici tra le forze alleate a non poter bombardare i talebani. Ciò
significa che le truppe italiane, quando cadono nelle imboscate talebane
e chiedono l'intervento dei jet (come è accaduto anche ieri nella
battaglia che ha visto la morte di quattro alpini in Gulistan), vengono
soccorsi dagli aerei alleati ma non italiani. Al tempo stesso i nostri
aerei non sono in grado di "ricambiare il favore" soccorrendo con
interventi risolutivi truppe alleate in difficoltà.
L'impiego del cannoncino di bordo obbliga poi gli aerei a volare a quote
molto basse esponendo i velivoli e i piloti al fuoco delle armi leggere
talebane. Inoltre il cannoncino non ha la stessa precisione di una bomba
a guida laser o Gps e del resto il rischio di provocare danni
collaterali non viene scongiurato dall'assenza di bombe a bordo dei
velivoli, come dimostra la battaglia combattuta a Bakwa (Farah) il 17
settembre nella quale morì il tenente Alessandro Romani. Il drone
disarmato Predator non poté colpire i talebani mentre piazzavano un
ordigno sulla strada, in campo aperto e lontano dai civili ma quando
intervennero le forze speciali e gli insorti si erano barricati in un
edificio (all'interno del quale avrebbero potuto esserci anche civili)
che venne raso al suolo dagli elicotteri Mangusta.
Per ammodernare i cacciabombardieri l'Aeronautica ha speso decine di
milioni di euro e altri 34 per acquistare da Boeing 500 Small Diameters
Bombs , ordigni a basso potenziale concepiti proprio per ridurre i danni
collaterali. Soldi spesi inutilmente se in Afghanistan i velivoli volano
disarmati e le bombe restano nei depositi in Itala. Sulla questione è
intervenuto oggi anche il generale Leonardo Tricarico, ex cappo di stato
maggiore dell'Aeronautica oggi membro della Fondazione Icsa
(Intelligence Culture and Strategic Analys) sostenendo l'impiego di
bombe sugli Amx pur "tenendo in massima considerazione la salvaguardia
della vita umana quando si pianificano le missioni". Circa i droni
Tricarico ha definito «incredibile non aver ancora fornito di armamento
di precisione i nostri aerei senza pilota considerato anche che il
30-40% degli ordigni sono oggi individuati dagli Uav, in alcuni casi
mentre vengono piazzati».
10 ottobre 2010
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