[Redditolavoro] Fw: [marxiana] Confusioni cromatiche risolvibili
clochard
spartacok at alice.it
Sun Jul 25 20:32:14 CEST 2010
Ancora mi vergogno di essere caduto nell'equivoco del "Bollettino Aurora" di Alex Lattanzio e di avere addirittura postato un suo articolo, quattro anni fa, proprio in questa stagione. Unica ma fragile attenuante poteva essere il mio disinteresse, e conseguente disinformazione, per questa galassia di cialtroni.
Vedo tuttavia che al rosso-bruno si sono avvicinati eminenti personaggi come Giulietto Chiesa, in effetti validissimo corrispondente da Mosca, ma dilettante in questioni internazionali di maggiore portata. Con la differenza che io sono un povero coglione mentre lui lavora apertamente per la radio iraniana, insomma, sta sul libro paga di Ahmadinejad.
Come giustamente sostiene Valerio Evangelisti, tutti questi signori un danno più o meno grosso lo producono. Credo tuttavia che per neutralizzarli occorre insistere nel fare "critica dell'economia politica", e sforzarci di far seguire alle analisi sul capitalismo cognitivo un paziente lavoro di base per stimolare processi di ricomposizione delle figure del lavoro attualmente frammentate e atomizzate. Insomma, rafforzare la nostra pratica e il nostro progetto. Senza infilarci, come talvolta in passato è accaduto, nel vicolo cieco di quello che si chiamava antifascismo militante. Utile e necessario dove i fasci minacciano le lotte e l'agibilità politica, ma tanto spesso autoreferenziale, ripetitivo e feticistico.
Ciao
e
----- Original Message -----
From: fpiccion at ilmanifesto.it
To: marxiana at yahoogroups.com
Sent: Friday, July 23, 2010 7:54 AM
Subject: [marxiana] Confusioni cromatiche risolvibili
Forse è bene recepire questo tipo di informazioni....
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I rosso-bruni: vesti nuove per una vecchia storia
di Valerio Evangelisti
L'ultimo, sconcertante prodotto della strana famiglia che sto per
descrivere ha per nome "autonomi nazionalisti". Si tratta in effetti di
giovani neonazisti che fanno propri alcuni simboli esteriori non tanto
dell'autonomia, quanto dell'anarchismo più radicale.
Vestono le tutine nere dei "Black Bloc", si fregiano della A cerchiata. Di
recente hanno occupato una casa rurale abbandonata nei pressi di Pavia,
con l'intento di farne un centro sociale. Inalberano l'insegna del
movimento internazionale "Antifa Aktion", rappresentata da una bandiera
rossa giustapposta a una nera, se i militanti sono in prevalenza marxisti,
o una nera su una rossa, se prevalgono gli anarchici. L'emblema vuole
comunque indicare l'unità di anarchici e marxisti contro il fascismo.
Non è così per gli "autonomi nazionalisti". Nella loro versione, la
bandiera nera copre la rossa, ma la scritta attorno è "Anti-Antifa
Aktion". Il nemico è dunque l'antifascismo militante.
Si tratta, in Italia, di un pugno di giovanotti, per di più invisi a Casa
Pound, che li ha trattati a male parole. In realtà il piccolo movimento è
nato in Germania, dove, visto il successo degli "Antifa", alcuni militanti
di estrema destra hanno pensato che fosse solo questione di look; poi il
nucleo iniziale si è ramificato, raggiungendo persino l'Australia. Prassi
di questi gruppi? Infiltrarsi nelle manifestazioni degli Antifa e causare
il maggior numero possibile di danni insensati, con obiettivi certamente
diversi da quelli dei Black Bloc propriamente detti.
Restano comunque un'esigua minoranza, come gli "anarchici nazionalisti"
che li avevano preceduti. Ben diverso - anche se numericamente ancora
marginale - il peso esercitato dalla tendenza fascista detta "rosso-nera",
o "comunitarista", o "nazional-bolscevica", o "socialista nazionale". In
Italia è una lunatic fringe, eppure può contare su un quotidiano, qualche
rivista, diverse case editrici e molti siti web, che alcuni, in buona
fede, credono di estrema sinistra. Il fatto è che questo filone ha una sua
storia e, qui e là per l'Europa, persino un suo radicamento.
Un recente numero del Bollettino Aurora di Alex Lattanzio - pubblicazione
"rosso-bruna" in rete molto ben dissimulata, tanto che prende nome dal
famoso incrociatore che appoggiò gli insorti della Rivoluzione d'Ottobre -
rievocava i "padri nobili" in quei comunisti nazionalisti che negli anni
'20, in Germania, ebbero un qualche seguito, fino a venire cancellati dai
nazisti hitleriani. In realtà, l'origine della corrente è più recente. Il
fondatore autentico è il belga Jean-François Thiriart (1922-1992), ex
combattente delle SS valloni, collaborazionista in nome di gruppuscoli
provenienti dall'estrema sinistra approdati al sostegno al Terzo Reich.
Nel dopoguerra, Thiriart pagò le sue scelte con alcuni anni di carcere.
Tornato in libertà, fondò alla fine degli anni '50 il movimento Jeune
Europe (avente per simbolo la croce celtica, poi divenuta di uso comune a
destra), che si opponeva alla decolonizzazione del Congo belga,
dell'Algeria e degli altri possedimenti europei in Africa. In Italia,
Jeune Europe ebbe quale primo referente Ordine Nuovo, mentre all'interno
dell'OAS (Organisation Armée Sécrète) franco-algerina, trovò un discepolo
brillante e intelligente in Jacques Susini, l'ideologo del gruppo
terroristico.
Lentamente, tuttavia, le idee di Thiriart, inizialmente tanto
antiamericane quanto antisovietiche e centrate sulla nozione di Europa
quale culla della civiltà, mutarono. Cominciò a leggere l'URSS quale
baluardo nazionalista, specialmente nella figura di Stalin, e a
considerare con simpatia la Cina. Formulò la nozione di "Eurasia", entità
politica e culturale in fieri capace di dare scacco all'imperialismo
americano, ormai quasi il solo nemico (con la sua appendice ebraica,
Israele). Accantonò il filocolonialismo per appoggiare i movimenti di
resistenza dell'America Latina e del Medio Oriente.
In Italia i referenti cambiarono. Per i dettagli rimando a un saggio di
Claudia Cernigoi, La strategia dei camaleonti: comunitarismo e
nazimaoismo, apparso nel 2003 sulla rivista triestina La Nuova Alabarda e
facilmente reperibile sul web. Vi si trova anche un dizionario con i nomi
più significativi, sempre ricorrenti. Riassumendo almeno tre decenni, chi
traspose in Italia le nuove idee di Thiriart fu in primo luogo "Lotta di
popolo", il più noto gruppo detto nazi-maoista. Seguirono "Lotta
Studentesca", in parte "Terza Posizione", la rivista "Orion" di Milano
(facente capo alle edizioni Barbarossa e alla Libreria del Fantastico di
viale Plinio), fino all'ala estrema e armata, i NAR di Giusva Fioravanti.
Più raggruppamenti minori, misticheggianti o aventi radicamento locale, in
forma di circoli e associazioni culturali.
Più interessante vedere gli sviluppi attuali. Non senza avere notato che
quella componente, sicuramente minoritaria, del fascismo "di sinistra", ha
comunque contagiato l'intero arco della destra extraparlamentare, o
parzialmente extraparlamentare in quanto associata elettoralmente ai
partiti del centrodestra. Se ne trovano tracce in Fiamma Tricolore, in
Forza Nuova, in Casa Pound-Blocco Studentesco (l'espressione più "moderna"
e originale) e in molte formazioni assenti dalla scena nazionale.
Una rassegna dei gruppi e dei siti che sto per citare è compresa in un
saggio, L'arcipelago della destra radicale, presente nel sito web
L'Avamposto degli Incompatibili (ora qui). Quello che tento ora è un
rapido aggiornamento.
Anzitutto è d'obbligo il rimando a una delle maggiori formazioni che
agiscono a livello europeo, a dimostrazione che siamo di fronte a una
piccola Internazionale. Si tratta del Partito Comunitario
Nazional-Europeo, i più diretti eredi di Jean-François Thiriart. Quando si
accede in rete al loro sito, si è accolti dall'inno sovietico. Si passa
poi a una pagina fitta di ritratti di Stalin e Che Guevara. Il partito
sembra avere molte filiazioni soprattutto nell'Est europeo, e, quanto
all'Europa occidentale, in Francia. Qui pubblica un periodico, Les Causes
du Peuple. Fa il verso a La Cause du Peuple, il noto settimanale maoista
francese diretto, negli anni successivi al '68, da Jean-Paul Sartre. Per
comprendere l'ispirazione autentica basta esaminare il dossier dedicato a
Thiriart, in termini osannanti.
Il PCN non sembra avere relazioni dirette con il russo Partito
Nazional-Bolscevico fondato dal poeta e scrittore Eduard Limonov
(eccellente, va detto, in entrambe le sue espressioni artistiche). Questo
è un partito slavofilo, aggressivo, trasgressivo, che di comunista non ha
molto, a parte il solito richiamo alla grandezza di Stalin. Raccoglie
giovanissimi sotto bandiere curiose: falce e martello in un cerchio rosso
(o nero) che ricorda le insegne naziste, o, addirittura, l'immagine di
Jean Marais con maschera verde nel film "Fantomas '70".
Gli italiani sono più seri e, pur condividendo in certa misura le idee dei
loro confratelli dell'Europa orientale, sono più abili a camuffarsi. Prima
di catalogarli, vediamone le idee di fondo (non comuni a tutti i nuclei,
ma alla maggior parte):
- L'unione di Europa e Asia ("Eurasia") è in grado di sconfiggere
l'imperialismo statunitense. Chiaramente, l'attuale Unione Europea non è
un passo avanti in quella direzione (e qui mi sento di concordare);
- A questo fine, va bene l'alleanza con tutti gli Stati e le forze che
perseguono il medesimo obiettivo, dagli integralisti islamici, ai
nazionalisti slavi, a paesi socialisti o socialisteggianti come Cuba, il
Venezuela o altri dell'America Latina;
- Il capitalismo è aborrito, ma identificato in sostanza con le banche e i
grandi fondi di investimento. Nella maggior parte dei casi nelle mani di
ebrei;
- Il conflitto di classe è taciuto o considerato "superato". Non rientra
negli schemi interpretativi. I rapporti di forza sono diventati
"geopolitici", e la Russia di Putin, la Cina o il Vietnam che promuovono
il neocapitalismo, l'Iran ecc. sono oggettivamente oppositori del sistema
globale. Le classi escono dal quadro. Si parla di "nazioni", "etnie" o
"popoli" come surrogato delle classi.
- Nessun "comunitarista" si definirebbe razzista. Ogni comunità deve
mantenere la sua identità culturale, e nel proprio ambiente va più che
bene. Gli esodi di massa verso i paesi più ricchi sono dovuti non a
miseria, ma un piano americano per piegare l'Europa - e la futura Eurasia.
Ovviamente con l'appoggio della finanza internazionale e dei suoi organi
di controllo, che mirano a soffocare la nostra cultura e ad averci in
pugno per debolezza di fronte all'invasione.
- Israele è identificato con gli ebrei in toto, e comanda in pratica il
mondo intero. La resistenza alla politica del governo israeliano è
indifferenziata. Contro gli israeliani, per i rosso-bruni, va bene di
tutto: i palestinesi veri e propri (in tutte le loro componenti, spesso
assai diverse), i talebani, gli estremisti islamici, Ahmadinejad, fino ai
naziskin di quartiere. Il nemico sono "gli ebrei" in genere. Controllano
il sistema finanziario, si sono inventati l'Olocausto per tenerci sotto
ricatto perenne. Ciò li coinvolge come "genus" potenzialmente pericoloso,
a prescindere da età, sesso, cultura, fede religiosa o non religiosa
effettiva, ecc.
Questo "corpus" di idee, condiviso in larga misura ma raramente in ogni
punto, connota vari piccoli gruppi esistenti in Italia, maestri di
confusione.
Il sito Aurora, già citato, è apparentato con la rivista Eurasia, che fin
dal nome denuncia i suoi riferimenti nascosti. Quando Arcoiris TV
trasmetteva via satellite, dedicò a Eurasia anche una rubrica settimanale,
forse senza sospettare che si trattasse di "rosso-bruni". Sia Aurora che
Eurasia svolgono una cospicua attività editoriale. Sono fascisti almeno
quanto a estrazione, ma lo nascondono con notevole abilità.
Ancora meglio lo nasconde il sito Comedonchisciotte. Chi lo seguì dalla
nascita, ricorda che in principio offriva da scaricare I protocolli dei
Savi di Sion. Adesso pare un sito di estrema sinistra, che colleziona
articoli di ogni tendenza. Fulvio Grimaldi, la cui collocazione a sinistra
non è in discussione, lo linka sul suo blog, quasi fosse affidabile. In
effetti converge su molte valutazioni. Ma questo è un suo problema. In
equivoci analoghi cade abbastanza spesso Giulietto Chiesa, che con i
rosso-bruni condivide l'interpretazione - fondata o meno che sia - degli
attentati dell'11 settembre 2001 come complotto maturato all'interno degli
Stati Uniti. Antiamericanismo viscerale e antisionismo (da leggersi come
detto sopra) sono i punti di forza di Comedonchisciotte, un sito che gode
di una certa popolarità.
Qui va detto, per inciso, che non riconoscere il conflitto di classe come
centrale priva la destra "nazional-bolscevica" della filosofia della
storia propria della sinistra. A ciò sopperisce cercando il motore degli
eventi in cospirazioni raffinate (a volte credibili in parte, altre volte
no), e in gruppi di potere che nascostamente guidano le scelte palesi di
Stati e coalizioni tra nazioni (Gruppo Bildeberg, Club di Roma, ecc.). Se
l'11 settembre è il cavallo di battaglia, attraverso "personalità" come il
saggista americano di estrema destra Webster Griffin Tarpley (autore tra
l'altro di un libro contro Toni Negri, visto, tanto per cambiare, come
manovratore delle BR), in siti che costeggiano l'area senza appartenervi
integralmente, come Luogo Comune, ciò si estende anche a eventi come la
spedizione dell'Apollo 11 sulla luna, frutto di manipolazione
cine-televisiva. L'importante è che ci sia qualcuno che complotta
nell'ombra, dai banchieri ai Savi di Sion attualizzati.
Malgrado simili bizzarrie, alcuni transfughi della sinistra sono finiti
per approdare alle sponde rosso-brune, con maggiore o minore
consapevolezza. E' il caso dell'economista Gianfranco La Grassa, allievo
di Antonio Pesenti (firmò con lui un cospicuo Manuale marxista di economia
politica), sempre citato dai "nazional-bolscevichi"; di un altro
economista radicale, Vittorangelo Orati, che a suo tempo collaborava alla
Monthly Review (1); ma soprattutto è il caso del "filosofo marxista"
Costanzo Preve, divenuto un autentico teorico del "comunitarismo". Ha un
suo sito, Comunismo e Libertà (prima si chiamava Comunitarismo.it), da cui
divulga il nuovo verbo, sempre richiamandosi a Marx.
Tornando all'ala "militante" dei rosso-bruni, ecco Socialismo Nazionale e
Gerarchia, vincolati a Militia, gruppuscolo (un tempo denominato Movimento
Politico Occidentale) che di recente ha avuto guai giudiziari, anche per
le sue connessioni con alcune curve calcistiche di tifosi; ed ecco
Rinascita - Quotidiano di Sinistra Nazionale (da non confondere, è chiaro,
con La Rinascita del PdCI). Il giornale ha una versione cartacea, non
facile da reperire in edicola. Accanto al titolo riporta una citazione di
Nietzsche; i contenuti sembrano di estrema sinistra. In realtà i fondatori
hanno vecchi percorsi che ben poco hanno a che fare con la storia del
movimento operaio. Rimandano invece al terribile vecchietto ex SS, Jean
Thiriart, e alla sua Jeune Europe.
Potrei continuare pagine e pagine con l'elencazione. Mi limito invece a
fare un breve riferimento a un'altra corrente rosso-bruna, di origini
differenti. Si tratta dei seguaci, che si potrebbero definire "fascisti
ecologisti", del filosofo francese di destra Alain de Benoist. Costoro
hanno circoli, siti e riviste, nonché una casa editrice di dimensioni non
piccole, con sede a Bologna: Arianna Editrice (appoggiata a una catena
distributiva, Macrolibrarsi). Arianna pubblica testi di medicina
alternativa, libri su cospirazioni varie, saggi sulla decrescita e su
forme di illuminazione interna, pamphlet contro il "signoraggio bancario".
Diffonde quotidianamente un bollettino in rete, in cui hanno ampio spazio
il negazionismo dell'Olocausto, le tesi sul superamento delle distinzioni
tra destra e sinistra, la geopolitica di impostazione "eurasiatica".
Cosa pensare di tutto ciò? Ho inteso limitarmi a una semplice, sommaria
rassegna. La mia idea è che la "crisi delle ideologie" non si sia
abbattuta solo sulle forze del movimento di classe, ma abbia lasciato
orfana anche parte della destra più aggressiva, desiderosa di scendere sul
terreno del sociale a occupare le piazze lasciate vuote da una sinistra
sfiancata. Lo fa ripescando teorie ambigue e tutt'altro che nuove, come si
è visto. Vi riuscirà? Non ci si faccia illusioni sui numeri, i
"rosso-bruni" sono pochi ma non mancano di potenziale di crescita. L'unico
modo per impedirlo è che quelle piazze tornino a riempirsi di bandiere
rosse.
Note
(1) Può però darsi che talune collaborazioni di Orati, che è finissimo
economista, al quotidiano rosso-bruno Rinascita siano state dovute a un
equivoco - purtroppo frequente - sulla natura del giornale. In altri
articoli ho avuto modo di lodare la perspicacia di Orati.
.
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