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<DIV>Ancora mi vergogno di essere caduto nell'equivoco del "Bollettino Aurora"
di Alex Lattanzio e di avere addirittura postato un suo articolo, quattro anni
fa, proprio in questa stagione. Unica ma fragile attenuante poteva essere il mio
disinteresse, e conseguente disinformazione, per questa galassia di
cialtroni.</DIV>
<DIV>Vedo tuttavia che al rosso-bruno si sono avvicinati eminenti personaggi
come Giulietto Chiesa, in effetti validissimo corrispondente da Mosca, ma
dilettante in questioni internazionali di maggiore portata. Con la differenza
che io sono un povero coglione mentre lui lavora apertamente per la radio
iraniana, insomma, sta sul libro paga di Ahmadinejad. </DIV>
<DIV>Come giustamente sostiene Valerio Evangelisti, tutti questi signori un
danno più o meno grosso lo producono. Credo tuttavia che per neutralizzarli
occorre insistere nel fare "critica dell'economia politica", e sforzarci di far
seguire alle analisi sul capitalismo cognitivo un paziente lavoro di base per
stimolare processi di ricomposizione delle figure del lavoro attualmente
frammentate e atomizzate. Insomma, rafforzare la nostra pratica e il nostro
progetto. Senza infilarci, come talvolta in passato è accaduto, nel vicolo
cieco di quello che si chiamava antifascismo militante. Utile e necessario dove
i fasci minacciano le lotte e l'agibilità politica, ma tanto spesso
autoreferenziale, ripetitivo e feticistico.</DIV>
<DIV>Ciao</DIV>
<DIV> </DIV>
<DIV>e</DIV>
<DIV> </DIV>
<DIV> </DIV>
<DIV> </DIV>
<DIV> </DIV>
<DIV style="FONT: 10pt arial">----- Original Message -----
<DIV style="BACKGROUND: #e4e4e4; font-color: black">From: <A
title=fpiccion@ilmanifesto.it
href="mailto:fpiccion@ilmanifesto.it">fpiccion@ilmanifesto.it</A> </DIV>
<DIV>To: <A title=marxiana@yahoogroups.com
href="mailto:marxiana@yahoogroups.com">marxiana@yahoogroups.com</A> </DIV>
<DIV>Sent: Friday, July 23, 2010 7:54 AM</DIV>
<DIV>Subject: [marxiana] Confusioni cromatiche risolvibili</DIV></DIV>
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<P><FONT size=3 face="Times New Roman">Forse è bene recepire questo tipo di
informazioni....<BR><BR>***************<BR><BR>I rosso-bruni: vesti nuove per
una vecchia storia<BR></FONT></P></DIV>
<DIV>
<P><BR><FONT size=3 face="Times New Roman">di Valerio
Evangelisti<BR><BR>L’ultimo, sconcertante prodotto della strana famiglia che sto
per<BR>descrivere ha per nome “autonomi nazionalisti”. Si tratta in effetti
di<BR>giovani neonazisti che fanno propri alcuni simboli esteriori non
tanto<BR>dell’autonomia, quanto dell’anarchismo più radicale.<BR><BR>Vestono le
tutine nere dei “Black Bloc”, si fregiano della A cerchiata. Di<BR>recente hanno
occupato una casa rurale abbandonata nei pressi di Pavia,<BR>con l’intento di
farne un centro sociale. Inalberano l’insegna del<BR>movimento internazionale
“Antifa Aktion”, rappresentata da una bandiera<BR>rossa giustapposta a una nera,
se i militanti sono in prevalenza marxisti,<BR>o una nera su una rossa, se
prevalgono gli anarchici. L’emblema vuole<BR>comunque indicare l’unità di
anarchici e marxisti contro il fascismo.<BR>Non è così per gli “autonomi
nazionalisti”. Nella loro versione, la<BR>bandiera nera copre la rossa, ma la
scritta attorno è “Anti-Antifa<BR>Aktion”. Il nemico è dunque l’antifascismo
militante.<BR>Si tratta, in Italia, di un pugno di giovanotti, per di più invisi
a Casa<BR>Pound, che li ha trattati a male parole. In realtà il piccolo
movimento è<BR>nato in Germania, dove, visto il successo degli “Antifa”, alcuni
militanti<BR>di estrema destra hanno pensato che fosse solo questione di look;
poi il<BR>nucleo iniziale si è ramificato, raggiungendo persino l’Australia.
Prassi<BR>di questi gruppi? Infiltrarsi nelle manifestazioni degli Antifa e
causare<BR>il maggior numero possibile di danni insensati, con obiettivi
certamente<BR>diversi da quelli dei Black Bloc propriamente detti.<BR>Restano
comunque un’esigua minoranza, come gli “anarchici nazionalisti”<BR>che li
avevano preceduti. Ben diverso – anche se numericamente ancora<BR>marginale – il
peso esercitato dalla tendenza fascista detta “rosso-nera”,<BR>o
“comunitarista”, o “nazional-bolscevica”, o “socialista nazionale”. In<BR>Italia
è una lunatic fringe, eppure può contare su un quotidiano, qualche<BR>rivista,
diverse case editrici e molti siti web, che alcuni, in buona<BR>fede, credono di
estrema sinistra. Il fatto è che questo filone ha una sua<BR>storia e, qui e là
per l’Europa, persino un suo radicamento.<BR>Un recente numero del Bollettino
Aurora di Alex Lattanzio – pubblicazione<BR>“rosso-bruna” in rete molto ben
dissimulata, tanto che prende nome dal<BR>famoso incrociatore che appoggiò gli
insorti della Rivoluzione d’Ottobre –<BR>rievocava i “padri nobili” in quei
comunisti nazionalisti che negli anni<BR>’20, in Germania, ebbero un qualche
seguito, fino a venire cancellati dai<BR>nazisti hitleriani. In realtà,
l’origine della corrente è più recente. Il<BR>fondatore autentico è il belga
Jean-François Thiriart (1922-1992), ex<BR>combattente delle SS valloni,
collaborazionista in nome di gruppuscoli<BR>provenienti dall’estrema sinistra
approdati al sostegno al Terzo Reich.<BR>Nel dopoguerra, Thiriart pagò le sue
scelte con alcuni anni di carcere.<BR>Tornato in libertà, fondò alla fine degli
anni ’50 il movimento Jeune<BR>Europe (avente per simbolo la croce celtica, poi
divenuta di uso comune a<BR>destra), che si opponeva alla decolonizzazione del
Congo belga,<BR>dell’Algeria e degli altri possedimenti europei in Africa. In
Italia,<BR>Jeune Europe ebbe quale primo referente Ordine Nuovo, mentre
all’interno<BR>dell’OAS (Organisation Armée Sécrète) franco-algerina, trovò un
discepolo<BR>brillante e intelligente in Jacques Susini, l’ideologo del
gruppo<BR>terroristico.<BR>Lentamente, tuttavia, le idee di Thiriart,
inizialmente tanto<BR>antiamericane quanto antisovietiche e centrate sulla
nozione di Europa<BR>quale culla della civiltà, mutarono. Cominciò a leggere
l’URSS quale<BR>baluardo nazionalista, specialmente nella figura di Stalin, e
a<BR>considerare con simpatia la Cina. Formulò la nozione di “Eurasia”,
entità<BR>politica e culturale in fieri capace di dare scacco
all’imperialismo<BR>americano, ormai quasi il solo nemico (con la sua appendice
ebraica,<BR>Israele). Accantonò il filocolonialismo per appoggiare i movimenti
di<BR>resistenza dell’America Latina e del Medio Oriente.<BR>In Italia i
referenti cambiarono. Per i dettagli rimando a un saggio di<BR>Claudia Cernigoi,
La strategia dei camaleonti: comunitarismo e<BR>nazimaoismo, apparso nel 2003
sulla rivista triestina La Nuova Alabarda e<BR>facilmente reperibile sul web. Vi
si trova anche un dizionario con i nomi<BR>più significativi, sempre ricorrenti.
Riassumendo almeno tre decenni, chi<BR>traspose in Italia le nuove idee di
Thiriart fu in primo luogo “Lotta di<BR>popolo”, il più noto gruppo detto
nazi-maoista. Seguirono “Lotta<BR>Studentesca”, in parte “Terza Posizione”, la
rivista “Orion” di Milano<BR>(facente capo alle edizioni Barbarossa e alla
Libreria del Fantastico di<BR>viale Plinio), fino all’ala estrema e armata, i
NAR di Giusva Fioravanti.<BR>Più raggruppamenti minori, misticheggianti o aventi
radicamento locale, in<BR>forma di circoli e associazioni culturali.<BR>Più
interessante vedere gli sviluppi attuali. Non senza avere notato che<BR>quella
componente, sicuramente minoritaria, del fascismo “di sinistra”, ha<BR>comunque
contagiato l’intero arco della destra extraparlamentare, o<BR>parzialmente
extraparlamentare in quanto associata elettoralmente ai<BR>partiti del
centrodestra. Se ne trovano tracce in Fiamma Tricolore, in<BR>Forza Nuova, in
Casa Pound-Blocco Studentesco (l’espressione più “moderna”<BR>e originale) e in
molte formazioni assenti dalla scena nazionale.<BR>Una rassegna dei gruppi e dei
siti che sto per citare è compresa in un<BR>saggio, L’arcipelago della destra
radicale, presente nel sito web<BR>L’Avamposto degli Incompatibili (ora qui).
Quello che tento ora è un<BR>rapido aggiornamento.<BR>Anzitutto è d’obbligo il
rimando a una delle maggiori formazioni che<BR>agiscono a livello europeo, a
dimostrazione che siamo di fronte a una<BR>piccola Internazionale. Si tratta del
Partito Comunitario<BR>Nazional-Europeo, i più diretti eredi di Jean-François
Thiriart. Quando si<BR>accede in rete al loro sito, si è accolti dall’inno
sovietico. Si passa<BR>poi a una pagina fitta di ritratti di Stalin e Che
Guevara. Il partito<BR>sembra avere molte filiazioni soprattutto nell’Est
europeo, e, quanto<BR>all’Europa occidentale, in Francia. Qui pubblica un
periodico, Les Causes<BR>du Peuple. Fa il verso a La Cause du Peuple, il noto
settimanale maoista<BR>francese diretto, negli anni successivi al ’68, da
Jean-Paul Sartre. Per<BR>comprendere l’ispirazione autentica basta esaminare il
dossier dedicato a<BR>Thiriart, in termini osannanti.<BR>Il PCN non sembra avere
relazioni dirette con il russo Partito<BR>Nazional-Bolscevico fondato dal poeta
e scrittore Eduard Limonov<BR>(eccellente, va detto, in entrambe le sue
espressioni artistiche). Questo<BR>è un partito slavofilo, aggressivo,
trasgressivo, che di comunista non ha<BR>molto, a parte il solito richiamo alla
grandezza di Stalin. Raccoglie<BR>giovanissimi sotto bandiere curiose: falce e
martello in un cerchio rosso<BR>(o nero) che ricorda le insegne naziste, o,
addirittura, l’immagine di<BR>Jean Marais con maschera verde nel film “Fantomas
‘70”.<BR>Gli italiani sono più seri e, pur condividendo in certa misura le idee
dei<BR>loro confratelli dell’Europa orientale, sono più abili a camuffarsi.
Prima<BR>di catalogarli, vediamone le idee di fondo (non comuni a tutti i
nuclei,<BR>ma alla maggior parte):<BR>- L’unione di Europa e Asia (“Eurasia”) è
in grado di sconfiggere<BR>l’imperialismo statunitense. Chiaramente, l’attuale
Unione Europea non è<BR>un passo avanti in quella direzione (e qui mi sento di
concordare);<BR>- A questo fine, va bene l’alleanza con tutti gli Stati e le
forze che<BR>perseguono il medesimo obiettivo, dagli integralisti islamici,
ai<BR>nazionalisti slavi, a paesi socialisti o socialisteggianti come Cuba,
il<BR>Venezuela o altri dell’America Latina;<BR>- Il capitalismo è aborrito, ma
identificato in sostanza con le banche e i<BR>grandi fondi di investimento.
Nella maggior parte dei casi nelle mani di<BR>ebrei;<BR>- Il conflitto di classe
è taciuto o considerato “superato”. Non rientra<BR>negli schemi interpretativi.
I rapporti di forza sono diventati<BR>“geopolitici”, e la Russia di Putin, la
Cina o il Vietnam che promuovono<BR>il neocapitalismo, l’Iran ecc. sono
oggettivamente oppositori del sistema<BR>globale. Le classi escono dal quadro.
Si parla di “nazioni”, “etnie” o<BR>“popoli” come surrogato delle classi.<BR>-
Nessun “comunitarista” si definirebbe razzista. Ogni comunità deve<BR>mantenere
la sua identità culturale, e nel proprio ambiente va più che<BR>bene. Gli esodi
di massa verso i paesi più ricchi sono dovuti non a<BR>miseria, ma un piano
americano per piegare l’Europa – e la futura Eurasia.<BR>Ovviamente con
l’appoggio della finanza internazionale e dei suoi organi<BR>di controllo, che
mirano a soffocare la nostra cultura e ad averci in<BR>pugno per debolezza di
fronte all’invasione.<BR>- Israele è identificato con gli ebrei in toto, e
comanda in pratica il<BR>mondo intero. La resistenza alla politica del governo
israeliano è<BR>indifferenziata. Contro gli israeliani, per i rosso-bruni, va
bene di<BR>tutto: i palestinesi veri e propri (in tutte le loro componenti,
spesso<BR>assai diverse), i talebani, gli estremisti islamici, Ahmadinejad, fino
ai<BR>naziskin di quartiere. Il nemico sono “gli ebrei” in genere.
Controllano<BR>il sistema finanziario, si sono inventati l’Olocausto per tenerci
sotto<BR>ricatto perenne. Ciò li coinvolge come “genus” potenzialmente
pericoloso,<BR>a prescindere da età, sesso, cultura, fede religiosa o non
religiosa<BR>effettiva, ecc.<BR>Questo “corpus” di idee, condiviso in larga
misura ma raramente in ogni<BR>punto, connota vari piccoli gruppi esistenti in
Italia, maestri di<BR>confusione.<BR>Il sito Aurora, già citato, è apparentato
con la rivista Eurasia, che fin<BR>dal nome denuncia i suoi riferimenti
nascosti. Quando Arcoiris TV<BR>trasmetteva via satellite, dedicò a Eurasia
anche una rubrica settimanale,<BR>forse senza sospettare che si trattasse di
“rosso-bruni”. Sia Aurora che<BR>Eurasia svolgono una cospicua attività
editoriale. Sono fascisti almeno<BR>quanto a estrazione, ma lo nascondono con
notevole abilità.<BR>Ancora meglio lo nasconde il sito Comedonchisciotte. Chi lo
seguì dalla<BR>nascita, ricorda che in principio offriva da scaricare I
protocolli dei<BR>Savi di Sion. Adesso pare un sito di estrema sinistra, che
colleziona<BR>articoli di ogni tendenza. Fulvio Grimaldi, la cui collocazione a
sinistra<BR>non è in discussione, lo linka sul suo blog, quasi fosse affidabile.
In<BR>effetti converge su molte valutazioni. Ma questo è un suo problema.
In<BR>equivoci analoghi cade abbastanza spesso Giulietto Chiesa, che con
i<BR>rosso-bruni condivide l’interpretazione – fondata o meno che sia –
degli<BR>attentati dell’11 settembre 2001 come complotto maturato all’interno
degli<BR>Stati Uniti. Antiamericanismo viscerale e antisionismo (da leggersi
come<BR>detto sopra) sono i punti di forza di Comedonchisciotte, un sito che
gode<BR>di una certa popolarità.<BR>Qui va detto, per inciso, che non
riconoscere il conflitto di classe come<BR>centrale priva la destra
“nazional-bolscevica” della filosofia della<BR>storia propria della sinistra. A
ciò sopperisce cercando il motore degli<BR>eventi in cospirazioni raffinate (a
volte credibili in parte, altre volte<BR>no), e in gruppi di potere che
nascostamente guidano le scelte palesi di<BR>Stati e coalizioni tra nazioni
(Gruppo Bildeberg, Club di Roma, ecc.). Se<BR>l’11 settembre è il cavallo di
battaglia, attraverso “personalità” come il<BR>saggista americano di estrema
destra Webster Griffin Tarpley (autore tra<BR>l’altro di un libro contro Toni
Negri, visto, tanto per cambiare, come<BR>manovratore delle BR), in siti che
costeggiano l’area senza appartenervi<BR>integralmente, come Luogo Comune, ciò
si estende anche a eventi come la<BR>spedizione dell’Apollo 11 sulla luna,
frutto di manipolazione<BR>cine-televisiva. L’importante è che ci sia qualcuno
che complotta<BR>nell’ombra, dai banchieri ai Savi di Sion
attualizzati.<BR>Malgrado simili bizzarrie, alcuni transfughi della sinistra
sono finiti<BR>per approdare alle sponde rosso-brune, con maggiore o
minore<BR>consapevolezza. E’ il caso dell’economista Gianfranco La Grassa,
allievo<BR>di Antonio Pesenti (firmò con lui un cospicuo Manuale marxista di
economia<BR>politica), sempre citato dai “nazional-bolscevichi”; di un
altro<BR>economista radicale, Vittorangelo Orati, che a suo tempo collaborava
alla<BR>Monthly Review (1); ma soprattutto è il caso del “filosofo
marxista”<BR>Costanzo Preve, divenuto un autentico teorico del “comunitarismo”.
Ha un<BR>suo sito, Comunismo e Libertà (prima si chiamava Comunitarismo.it), da
cui<BR>divulga il nuovo verbo, sempre richiamandosi a Marx.<BR>Tornando all’ala
“militante” dei rosso-bruni, ecco Socialismo Nazionale e<BR>Gerarchia, vincolati
a Militia, gruppuscolo (un tempo denominato Movimento<BR>Politico Occidentale)
che di recente ha avuto guai giudiziari, anche per<BR>le sue connessioni con
alcune curve calcistiche di tifosi; ed ecco<BR>Rinascita – Quotidiano di
Sinistra Nazionale (da non confondere, è chiaro,<BR>con La Rinascita del PdCI).
Il giornale ha una versione cartacea, non<BR>facile da reperire in edicola.
Accanto al titolo riporta una citazione di<BR>Nietzsche; i contenuti sembrano di
estrema sinistra. In realtà i fondatori<BR>hanno vecchi percorsi che ben poco
hanno a che fare con la storia del<BR>movimento operaio. Rimandano invece al
terribile vecchietto ex SS, Jean<BR>Thiriart, e alla sua Jeune Europe.<BR>Potrei
continuare pagine e pagine con l’elencazione. Mi limito invece a<BR>fare un
breve riferimento a un’altra corrente rosso-bruna, di origini<BR>differenti. Si
tratta dei seguaci, che si potrebbero definire “fascisti<BR>ecologisti”, del
filosofo francese di destra Alain de Benoist. Costoro<BR>hanno circoli, siti e
riviste, nonché una casa editrice di dimensioni non<BR>piccole, con sede a
Bologna: Arianna Editrice (appoggiata a una catena<BR>distributiva,
Macrolibrarsi). Arianna pubblica testi di medicina<BR>alternativa, libri su
cospirazioni varie, saggi sulla decrescita e su<BR>forme di illuminazione
interna, pamphlet contro il “signoraggio bancario”.<BR>Diffonde quotidianamente
un bollettino in rete, in cui hanno ampio spazio<BR>il negazionismo
dell’Olocausto, le tesi sul superamento delle distinzioni<BR>tra destra e
sinistra, la geopolitica di impostazione “eurasiatica”.<BR>Cosa pensare di tutto
ciò? Ho inteso limitarmi a una semplice, sommaria<BR>rassegna. La mia idea è che
la “crisi delle ideologie” non si sia<BR>abbattuta solo sulle forze del
movimento di classe, ma abbia lasciato<BR>orfana anche parte della destra più
aggressiva, desiderosa di scendere sul<BR>terreno del sociale a occupare le
piazze lasciate vuote da una sinistra<BR>sfiancata. Lo fa ripescando teorie
ambigue e tutt’altro che nuove, come si<BR>è visto. Vi riuscirà? Non ci si
faccia illusioni sui numeri, i<BR>“rosso-bruni” sono pochi ma non mancano di
potenziale di crescita. L’unico<BR>modo per impedirlo è che quelle piazze
tornino a riempirsi di bandiere<BR>rosse.<BR><BR></FONT></P>
<P><FONT size=3 face="Times New Roman">Note</FONT></P>
<P><BR><FONT face="Times New Roman"><FONT size=3>(1) Può però darsi che talune
collaborazioni di Orati, che è finissimo<BR>economista, al quotidiano
rosso-bruno Rinascita siano state dovute a un<BR>equivoco – purtroppo frequente
– sulla natura del giornale. In altri<BR>articoli ho avuto modo di lodare la
perspicacia di Orati.<BR></FONT><BR></FONT></P></DIV><!--~-|**|PrettyHtmlStart|**|-~-->
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face="Times New Roman"></FONT></A><FONT
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