[Redditolavoro] Se a qualcuno interessa ancora la deriva diCasarini & soci e di ESC di Roma
Vittoria Oliva
huambos at virgilio.it
Sat Jul 24 13:04:20 CEST 2010
chi cazzo se ne fotte e issi io no!
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Sent: Saturday, July 24, 2010 12:40 PM
Subject: [Redditolavoro] Se a qualcuno interessa ancora la deriva diCasarini
& soci e di ESC di Roma
> Se a qualcuno interessa ancora la deriva di Casarini & soci e di ESC di
> Roma
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> http://www.ilmanifesto.it/il-manifesto/in-edicola/numero/20100718/pagina/07/pezzo/282785/
>
>
> * APERTURA | di Matteo Bartocci - INVIATO A BARI
> C'era una volta il movimento. E per una sera c'è ancora, nelle
> fabbriche
> di Vendola
> Una vita dopo Genova
> Oggi a Bari il governatore della Puglia lancerà ufficialmente la
> lunga
> rincorsa alle primarie del centrosinistra. Mentre sotto il sole pugliese
> si
> riannodano alcuni fili strappati dopo il 2001 e la svolta non violenta del
> Prc.
> Tra le fabbriche di Vendola parlano Luca Casarini, Andrea «Tarzan» Alzetta
> e
> Francesco Raparelli: «La fase è cambiata, riprendiamo un cammino comune»
> Di nuovo insieme a discutere, ballare, parlare di politica. Nove anni
> sono tanti ma alcuni tra i protagonisti di Genova 2001 si aggirano tra i
> tanti
> "operai di Nichi" qui a Bari. Ci sono Nicola Fratojanni - neoassessore
> pugliese
> - e Gennaro Migliore di Sel, ma tra spiagge ed eucalipti si incontrano
> anche
> altri "osservatori" un po' speciali, che invece con Sel, e prim'ancora con
> Rifondazione, non avevano avuto, dopo Genova e la "svolta nonviolenta" di
> Bertinotti, rapporti idilliaci. Sotto un albero in un clima africano
> improvvisiamo un forum con Luca Casarini (ex disobbediente del Nord Est),
> Andrea "Tarzan" Alzetta di Action (unico consigliere comunale di sinistra
> eletto a Roma) e Francesco Raparelli del collettivo Esc.
>
> Perché siete qui?
> Casarini: Chiariamo subito. Siamo qua ma rappresentiamo solo noi o le
> nostre soggettività organizzate. Non è che qui ci sono i "movimenti". Non
> siamo
> qua né per entrare nelle fabbriche, né per fare manovre politiche con
> Vendola,
> né per iscriverci a Sel. Siamo qua perché la crisi della rappresentanza è
> tale
> che ormai è chiaro che i partiti sono parte del problema e non della
> soluzione.
> Per questo dobbiamo tutti metterci in cammino per costruire spazi pubblici
> "ibridi", tra diversi che trovano modi e ragioni per parlarsi e mettersi
> in
> relazione. Perché dobbiamo tutti capire come aggredire lo stato delle cose
> e
> cambiarlo. La Puglia è un'esperienza molto interessante, e i laboratori
> politici che hanno lavorato per l'elezione di Vendola sono disponibili.
> Per
> questo la settimana scorsa sono venuti a Sherwood Nichi Vendola,
> Gianfranco
> Bettin e Sandro Medici, che sono tre anomalie istituzionali, e noi oggi
> abbiamo
> risposto all'invito. Siamo in un momento drammatico in cui tutti dovremmo
> girare di più, parlarci di più e non dare più per scontate relazioni, o
> rotture, vecchie o consolidate.
> Alzetta: Stiamo qua anche perché Vendola ha vinto e ogni tanto
> vincere
> alla sinistra fa bene... per noi è la sola proposta politica in campo. Uno
> dei
> motivi di crisi della sinistra è che si contrappone e basta, senza
> proporre
> in
> positivo. Ma resistere e basta è tragico.
> Raparelli: Siamo qui anche perché è innegabile che ci sono tanti
> giovani
> che hanno interrogativi comuni. E' una generazione priva di welfare e di
> futuro, segnata dal precariato e dall'eccedenza di saperi. Messa al bando
> nel
> sistema quasi feudale che ci circonda. Qui si insiste sulla novità, sullo
> spazio pubblico e comune oltre i partiti, si lavora sulla connessione tra
> piazza e Web, sui social network e forme di comunicazione orizzontali,
> trasparenti, che insistono sulla singolarità e la spontaneità dei
> soggetti.
> Su
> cose simili si interrogano anche il grillismo o il dipietrismo, certo. E'
> tutto
> da vedere però se e come queste fabbriche riescono a interagire con
> dinamiche
> di conflitto e di radicalità.
>
> Appunto, come coniugare il "civismo" delle fabbriche con il
> conflitto?
> Casarini: La ripresa del conflitto sociale è necessaria. Non si può
> fare
> politica senza un'idea del conflitto e dello scontro col vecchio che apra
> al
> nuovo. Ci hanno detto che eravamo fissati con le "zone rosse" ma come
> dimostra
> la vicenda dei terremotati dell'Aquila c'è sempre una zona rossa da
> attraversare per costruire una democrazia sociale vera. La cooperazione di
> cui
> qui si parla è un pensiero debole o è già in potenza una società diversa?
> Se
> mi
> dicono che ti lasciano cambiare le cose non ci credo. E non basta un
> grande
> narratore.
> Alzetta: Non ci giriamo tanto intorno: che ruolo avranno le fabbriche
> nelle scelte future? Il loro potere deliberativo è tutto da verificare.
> Chi
> è
> che decide chi sfida Bersani alle primarie? Lo deciderà Sel o le
> fabbriche?
> L'ingenuità è bella perché tutela la spontaneità ma c'è il rischio che
> calino
> soluzioni dall'alto. Nichi ha vinto ma non delegherei tutto a lui. Senza
> illuderci che muoiano, è bene che con i partiti si venga a patti. Vorrei
> farlo
> anche a Roma, ma voglio capire bene come le fabbriche si intrecciano con i
> livelli istituzionali. Abbiamo già visto che i partiti prima del voto
> magari
> scelgono un paio di nomi dai "movimenti" per poi metterli a tacere subito
> dopo.
> Casarini: La società è piena di conflitti sociali. Ma sono rivolte
> senza
> rivoluzione. Noi vogliamo la rivoluzione mentre Wall Street viene salvata
> dai
> comunisti cinesi. E poi mi interessa ancora il tema della disobbedienza.
> Questa
> generazione qui magari non l'ha vissuta ma è ancora attuale. Alle leggi
> senza
> istituzioni si risponde con pratiche comuni che liberano spazi. Se il
> massimo
> della democrazia italiana è Gianfranco Fini, quello che a Genova dirigeva
> le
> cariche dei carabinieri, c'è qualcosa che non va.
>
> Avete evocato Genova 2001. Siamo a un semplice "dopo Genova" oppure,
> anche per motivi generazionali, "oltre Genova"? Ieri sentivo un ragazzo
> che
> diceva: a Genova lottavamo per un altro mondo possibile, oggi lottiamo per
> noi
> stessi. Cosa è cambiato?
> Casarini: Proprio il 20 luglio a me e ad altri dodici ci aspetta a
> Catanzaro la sentenza di appello per cospirazione contro lo stato. Mi
> hanno
> assolto in primo grado a Cosenza ma la procura ha chiesto di nuovo 6 anni
> di
> carcere più tre di libertà vigilata. Nel frattempo ho un'altra condanna
> definitiva e quindi rischio di andare in galera. Lo dico perché dieci anni
> dopo
> Genova tanti di noi hanno sulle spalle un cumulo di condanne penali per
> una
> semplice attività politica. Genova è stata una carcerazione liquida di
> tutti
> quelli che hanno osato ribellarsi. Siamo oltre Genova ma sogno un'altra
> Genova
> per la potenza che allora era in campo.
> Raparelli: Siamo dopo Genova perché dopo Genova c'è stato l'11
> settembre
> e la globalizzazione ha completamente cambiato volto con le guerre e il
> "bushismo". Siamo dopo Genova anche perché i movimenti si sono ormai
> dislocati
> su vertenze specifiche: beni comuni, movimenti studenteschi, conflitti
> sull'immigrazione. E' indubbiamente necessaria una nuova Genova ma va
> immaginata a partire dalla ridefinizione di nuova cittadinanza, di forme
> di
> reddito post-lavoro. I temi di Genova si sono sedimentati capillarmente
> nel
> territorio, e intanto il cedimento strutturale del capitalismo - vedi la
> macchia nera - impone nuove forme di conflitto. Siamo dopo Genova anche
> perché
> questa generazione non l'ha vissuta. Qui mi pare ci siano poche esperienze
> politiche strutturate. E' tutto un po' in chiaroscuro, una sfida aperta.
> Voi venite da Roma e dal Veneto. Due laboratori politici fondamentali
> per la destra: Alemanno e la Lega. Come pensate di affrontarli?
> Casarini: Il problema è l'egemonia culturale di una destra meticcia,
> che
> unisce Ku Klux Klan, affaristi e poteri criminali. In Veneto la Lega vince
> sull'immigrazione. Il federalismo non c'è e la secessione non la fanno
> perché
> ormai lo stato centrale sono loro. Quindi è l'immigrazione che gli porta
> l'80%
> dei voti. E non sono fascisti: è la nostra gente, operai, precari, chi
> vive
> nelle case popolari. Il problema non è la Lega, sono milioni di persone
> che
> pensano così. Con umiltà, determinazione e curiosità questa narrazione si
> può
> invertire. Non possiamo più stare a guardare.
> Alzetta: Per fortuna a Roma la Lega non ce l'abbiamo...
> Casarini: Per fortuna avete Totti...
> Alzetta: Certo. Esiste un razzismo di massa. La destra ha scelto a
> chi
> rivolgersi e chi aggredire con meccanismi semplici: bianchi contro neri,
> giovani contro vecchi. An riusciva a mantenere un rapporto spregiudicato
> con
> l'estrema destra sul ribellismo o la rivoluzione sociale. Ora quel modello
> è
> andato in crisi. Vogliamo costruire una felicità collettiva contro quel
> grigiore poliziesco fatto di ordinanze, sgomberi e divieti. Ma una
> birretta
> in
> piazza un romano se la potrà bere, o no?
>
>
>>----Messaggio originale----
>>Da: mcsilvan_ at libero.it
>>Data: 23/07/2010 8.13
>>A: "neurogreen"<neurogreen at liste.comodino.org>
>>Ogg: [neurogreen] Re: R: Re: PS Re: Ancora su Uninomade. Era: una marea di
> giovani...
>>
>>
>>> su il manifesto di domenica passata, casarini sostiene che i leghisti
>>> non
> sono
>>> fascisti.
>>
>>sono andato a cercare l'intervista e non l'ho trovata. Qualcuno può darmi
>>le
> referenze precise o postarla?
>>Sulla Lega il ritardo dei movimenti è cronico, purtroppo.
>>
>>mcs
>>
>>
>>[][][][]][
>>NEUROGREEN - neurogreen at liste.comodino.org
>>ecologie sociali, strategie radicali negli anni zerozero della catastrofe
>>http://liste.comodino.org/wws/subrequest/neurogreen
>>
>>
>
>
>
> [][][][]][
> NEUROGREEN - neurogreen at liste.comodino.org
> ecologie sociali, strategie radicali negli anni zerozero della catastrofe
> http://liste.comodino.org/wws/subrequest/neurogreen
>
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