[Redditolavoro] Solidarietà sciopero alla Fiege Borruso
Fulvio
fuldigior at gmail.com
Fri Jan 8 11:00:03 CET 2010
*Notiziario per il coordinamento dei proletari e dei lavoratori comunisti*
Work
* *
*L’unità e la solidarietà proletaria piegano i padroni e la forza repressiva
dello stato.*
* *
La lotta per la difesa del posto di lavoro e del salario degli operai della
cooperativa che lavorano alla FIEGE Borruso di Brembio (Lo) ha vinto dopo 4
giorni di blocco dei camion in entrata e in uscita.
La Cooperativa UCSA il 15 dicembre subentrando alla Cooperativa RSZ New
Project prospettava ai lavoratori un contratto multiservizi (pulizie) che
prevedeva salari ridotti, assunzioni nel sito di Brembio per 33 operai e lo
spostamento degli altri 35 a 50 Km dal sito. Il 15 dicembre alla notizia una
buona parte di lavoratori entrano in sciopero, picchettano l’azienda e così
il giorno 16.
Mercoledì 30 dicembre 2009 intorno alle 13 la direzione della FIEGE non si
presentava alla trattativa e 35 operai su 68 che non accettavano il cambio
d’appalto si rifiutano di firmare il peggioramento delle loro condizioni
contrattuali, salariali e normative che la nuova cooperativa voleva imporre.
Vengono, così, licenziati.
Immediata scatta la protesta. I lavoratori, tutti stranieri (rumeni,
albanesi, arabi) e tutti iscritti allo Slai Cobas, insieme al coordinatore
dello Slai Cobas di Cremona bloccano i camion in entrata e in uscita sul
piazzale della logistica. I dirigenti, dopo aver minacciato i lavoratori,
chiamano le “forze dell’ordine”, e decine di carabinieri, poliziotti e digos
accorrono a tutelare gli interessi dei padroni.
Gli sbirri prima cercano di intimorire i lavoratori presenti minacciando di
togliergli il permesso di soggiorno, poi li identificano tutti: i 35
lavoratori migranti, il coordinatore sindacale dello Slai Cobas e una ex
lavoratrice della cooperativa ora disoccupata del “”Comitato per la Difesa
della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio”, che era accorsa a dare
solidarietà ai suoi ex compagni di lavoro. Nonostante le intimidazioni e le
minacce i lavoratori, per nulla intimoriti, continuano la lotta rimanendo
seduti davanti ai cancelli. La protesta pacifica va avanti e questo scatena
la violenza della polizia, digos e carabinieri che con spinte, calci e
manganelli cercano di trascinare via gli operai. Questi appena spostati
ritornano a bloccare il passaggio.
Intorno alle 18.00, i poliziotti in assetto di guerra partono con una nuova
e più violenta carica nel tentativo di disperdere i lavoratori. Due operaie
vengono ammanettate ai cancelli ed il coordinatore dello Slai Cobas Fulvio
Di Giorgio e un operaio albanese Ermir Gremi (intervenuto per fare scudo con
il suo corpo alla sorella) vengono caricati a forza sulle macchine della
polizia, arrestati e portati via. La violenza poliziesca provoca 7 feriti
fra i lavoratori (5 uomini e due donne), e per 4 lavoratori (3 uomini e una
donna) rimasti a terra sotto i colpi degli sbirri sono necessarie le
ambulanze che li portano al pronto soccorso.
Poco prima della violenta carica finale la polizia si accorge che la
compagna italiana aveva ripreso tutto e cerca di fermarla. Questa, vedendo
che la stanno puntando fugge, e dopo aver messo in salvo i filmati, ritorna
per continuare la lotta insieme ai suoi compagni e compagne.
Le violenze e gli arresti, pur creando smarrimento fra i lavoratori, non li
disperdono.
La compagna italiana rimasta con loro prima chiama i lavoratori del Comitato
per la Difesa Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio di Sesto San
Giovanni e quelli dello Slai Cobas (che insieme a Work e al comitato
antirazzista di Milano saranno i primi ad arrivare a Brembio verso le 19,00)
e avvisa la stampa e le televisioni dell’accaduto mettendo a disposizione le
prove filmate delle violenze poliziesche, che la Rai ha trasmesso in tutti i
telegiornali.
L’arrivo in poco tempo di decine di lavoratori e compagni (fra cui lo Spazio
Popolare la Forgia di Crema) ha rafforzato il picchetto e il morale di
tutti.
Intorno alle 21.00 una cinquantina di compagni, lasciato il presidio, si è
recato sotto la questura a Lodi lanciando slogan sulla liberazione dei due
arrestati e chiedendo il rilascio dei compagni arrestati. Alla notizia che i
due compagni sarebbero stati processati per direttissima l’indomani, ci si
da appuntamento per il mattino successivo.
Il 31 dicembre alle ore 6,00 di nuovo picchetto alla Fiege di Brembio e alle
10.30 una quarantina di persone (fra cui i compagni del C.S Vittoria di
Milano accorsi in mattinata) si reca al tribunale di Lodi per portare
solidarietà agli arrestati che vengono scarcerati (fra slogan e momenti di
gioia): il processo riprenderà il 23 gennaio 2010. Un corteo spontaneo
partito dal tribunale, dopo aver percorso il centro cittadino, si reca sotto
la prefettura dove era in corso la trattativa sindacale, con la presenza
anche della delegazione dello Slai cobas dei lavoratori della cooperativa,
rimanendo fino alla fine.
La trattativa si concludeva con un accordo fra CGIL-CISL ed i padroni della
cooperativa alla presenza del prefetto ed il sindaco di Brembio, non
sottoscritto dallo Slai Cobas, perché non garantiva il posto di lavoro e il
salario alle precedenti condizioni.
A questo punto la lotta non è più solo sindacale. Per reggere meglio lo
scontro viene costituito il *Comitato di Lotta *per gestire le varie
necessità che lo scontro richiedeva. Il 4 gennaio il blocco è totale a
sostenere la lotta partecipano lavoratori delle cooperative di Turate, di
Origgio, di Milano, Torino, Parma, Brescia, Cremona…Carabinieri, polizia e
Digos non si vedono. L’azienda fa la serrata.
Per 4 giorni la lotta prosegue con il blocco dei camion dalle 5,30 del
mattino a notte fonda.
Padroni, sindacati e istituzioni alla fine hanno ceduto.
Il 3 gennaio sera l’avvocato delegato della DHL a mantenere il rapporto con
le cooperative da Roma si mette in contatto telefonico con un coordinatore
dello Slai Cobas e chiede se vi sono le condizioni per aprire di nuovo la
trattativa. L’intransigenza dei lavoratori fa si che il responsabile UCSA
sia costretto a venire presso la Fiege a trattare con la delegazione dello
Slai Cobas: un’ora dopo la delegazione Slai usciva dall’azienda con una
dichiarazione in cui si sosteneva che non ci sarebbe stato l’allontanamento
dei 68 e la promessa di firmare l’accordo all’indomani.
Il 4 gennaio, telefonicamente il rappresentante UCSA, avvisava lo Slai Cobas
tramite Aldo Milani, che loro avrebbero mantenuto i 68 nel sito, ma con il
contratto dei multiservizi che prevede una riduzione di circa 200 euro sulla
base delle 40 ore settimanali. La decisione sindacale a quel punto non
poteva che essere quella di indurire la lotta. Alle 11 il direttore della
Fiege telefonava annunciando che avrebbero accettato tutto.
*Alle 16,30 del 4 gennaio 2010 *viene convocata direttamente nella Logistica
una nuova trattativa fra la proprietà, lo Slai Cobas rappresentante dei 35
lavoratori licenziati, CGIL-CISL e il sindaco di Brembio.
A questo punto i confederali sono costretti ad accodarsi alle richieste
degli operai licenziati e nella trattativa viene sottoscritto il seguente
accordo: *annullamento dei 35 licenziamenti, riassunzione di tutti i 68
lavoratori alle condizioni precedenti*.
L’unità e la solidarietà proletaria crescente intorno a questa lotta ha
costretto i padroni della cooperativa e della FIEGE Borruso e i sindacati
confederali a fare marcia indietro.
*I padroni hanno dovuto accettare la riassunzione alle precedenti condizioni
contrattuali, normative e salariali, non solo per i 35 licenziati ma di
tutti, nonostante CGIL- CISL*
*avessero sottoscritto condizioni peggiorative.*
La dignità, l’unità e la solidarietà che si è manifestata in questa lotta ha
permesso la vittoria, dimostrando che gli operai di tutti i paesi o
nazionalità sono un’unica classe con gli stessi interessi,
rendendo più attuale che mai la parola d’ordine
*Proletari di tutti i paesi uniamoci.*
*coordinamento dei proletari e dei lavoratori comunisti*
* *
*Per contatti:*Tel.: 335-7850799 Oppure 338-1168898 *E-mail **autorganiz
zati.milano at gmail.com***
* *
*Milano 06-01-2010***
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