[Redditolavoro] AI GENOVESI A TUTTI I COMPAGNI!

Vittoria OLIVA huambos at virgilio.it
Wed Oct 7 18:35:56 CEST 2009


AI GENOVESI A TUTTI I COMPAGNI!
http://www.informa-azione.info/genova_resoconto_del_processo_a_6_compagni_per_il_blocco_del_porto_dopo_la_morte_di_enrico



Il 2 Ottobre si è svolta nel tribunale di Genova la seconda udienza a carico di 6 compagni imputati per violenza privata e danneggiamento. 
L'unica cosa degna di nota è stata la presenza di Gianfranco Zoja, cosicchè, i compagni e le compagne hanno potuto salutarlo calorosamente. 
Uno dei coimputati ha ottenuto il permesso  di poterci parlare.
La presenza in aula tra portuali e solidali in genere era massiccia.
La prossima udienza sarà l' 11 Dicembre, il suo avvocato ha già richiesto la possibilità di un eventuale trasferimento.


Basta galere e fuoco ai tribunali !!! 


http://liguria.indymedia.org/node/4229

Genova, 2 ottobre 2009
Ai genovesi, a coloro che vi sono nati o che vi sono giunti, agli arrabbiati.
Nella mattinata del primo ottobre, presso la questura di Genova, mi è stato "ingiunto" (verbalizzato) un "avviso orale" (pare che altri ne siano in arrivo per altri compagni genovesi). Per chi non lo sapesse, l'avviso orale è una "diffida" che viene data - a discrezione del questore - a persone che "abitualmente sono dedite alla commissione di reati che offendono o mettono in pericolo la sicurezza e la tranquillità pubblica". La persona in oggetto è invitata a cambiare il proprio modo di comportarsi e viene tenuta sotto osservazione (per un periodo massimo di tre anni). Se gli inquirenti valutano che il "soggetto pericoloso" non muta e non ha intenzione di mutare atteggiamento gli viene applicata la sorveglianza speciale.
Di nuovo, per chi non è avvezzo al tristo linguaggio da tribunale, la sorveglianza speciale è una misura preventiva - non legata a condanne e delitti specifici - che viene discrezionalmente applicata a tempo indeterminato e che consiste in un'innumerevole serie di limitazioni personali: rientro a casa entro una certa ora, impossibilità di uscire dal Comune di residenza, revoca della patente e del passaporto, impossibilità di frequentare assemblee e iniziative pubbliche, impossibilità di stare con più di un certo numero di persone, controlli continui da parte delle forze dell'ordine, eccetera, eccetera. Tutto questo, da ri-sottolineare, senza che vi siano condanne specifiche e definitive di alcun tipo e su una base assolutamente arbitraria.
A molti di voi che state leggendo queste righe verrà in mente che tali pratiche sono cose da ventennio e che non sono propriamente costituzionali. In effetti tali misure traggono proprio radice nel ventennio fascista e nelle leggi speciali, ma ciò non dovrebbe stupire più nessuno: come oramai abbiamo bene imparato vi è una sostanziale continuità nelle pratiche così come nel diritto fra l'Italia di Mussolini e l'Italia repubblicana, tra il fasscismo e la democrazia.
Dopo questa breve premessa, forse un po' tecnica, arriviamo al perché di questa mia lettera. Io sono un oppositore di questo regime, precisamente - come anarchico - sono un oppositore di tutti i regimi. In questi mesi, insieme a molti di voi, uniti nella molteplicità di idee e di pratiche, abbiamo contestato i politici razzisti e fascisti (da Fiamma tricolore alla Lega nord, fino a Forza Nuova), abbiamo manifestato contro le leggi razziali previste dal nuovo "pacchetto sicurezza", siamo scesi in strada per cacciare l'esercito che questo Governo ha deciso di utilizzare contro la sua stessa popolazione (pratica finora esistente solo nei regimi militari).
Da quanto ho appreso nel mio poco felice "colloquio" in questura, per queste manifestazioni e per queste contestazioni, molti di noi sono stati denunciati per una serie di reati che vanno dal "vilipendio alle forze armate" "all'oltraggio", passando per "resistenze e violenze a pubblico ufficiale" e "manifestazioni non autorizzate". Evidentemente non soddisfatti di tutto ciò, la questura ha deciso di aggiungere una pena aggiuntiva tentando la strada della "sorveglianza speciale".
Insomma, cari concittadini, stando a quanto mi è stato riferito e consegnato in questura dal dirigente DIGOS (incaricato dal questore alla notifica) se non si vuole essere sottoposti alla sorveglianza speciale non bisogna "rompere i coglioni" (cito testualmente). La sostanza è che noi tutti dovremmo continuare a vivere in un Paese dove vengono varate leggi razziali, leggi contro i poveri, militarizzate le città, costruiti campi di concentramento per uomini e donne che hanno come unica colpa quella di non possedere il documento "giusto", crepare sul lavoro o di stenti, essere governati da una banda di mafiosi, trafficanti di droga, papponi, e chi più ne ha più ne metta. Insomma subire a testa bassa. Se qualcuno pensa di opporsi a tutto questo, pensa di alzare la testa e la voce, pensa di agire per cambiare le cose, ecco rispuntare dal cappello della democrazia le vecchie restrizioni che i "nero-camiciati" avevano con tanta dedizione inventato ed applicato. Non solo, per "dovere di informazione" posso dirvi che col "pacchetto" che mi è stato riservato il dirigente DIGOS ha voluto aggiungere differenti annesse rassicurazioni che vanno dalla garanzia del suo prodigarsi affinché la sorveglianza speciale mi venga data al più presto, nel garantirmi che non sarò lasciato da solo e che differenti altri miei compagni subiranno la stessa sorte, sino ad una serie di minacce più o meno gravi (alcune parecchio gravi ma che non riferirò qui senza aver avuto prima la possibilità di consultarmi col mio legale) e alla garanzia di una "vita difficile". Tutto ciò, a dir del dirigente, a lui è consentito dalla legge (pur non essendo io un amante della legge devo dire da blasfemo che a me non risulta che la legge consenta di fare ciò che questo signore mi ha promesso, o almeno non tutto, comunque...).
Ora, come già ho avuto modo di dichiarare in questura, non penso proprio che i servi e protettori di questo Stato e dei "nostri" governanti abbiano "titolo morale" per intimarmi una qualunque cosa, dunque è alquanto scontato che da parte mia non vi è nessuna intenzione di riporre nel cassetto la mia critica a questa società.
Certo, a molti di voi che leggete, di questo potrà fregare poco, così come potrà essere di scarso interesse - in un mondo popolato di tragedie ben più gravi - quella che sarà la mia sorte e quella dei miei compagni.
Allora non ho intenzione di chiedere solidarietà, piuttosto vorrei fare capire che quanto sta toccando a me e a molti altri (negli ultimi anni sono diversi i tentativi, spesso riusciti, di mettere sotto sorveglianza speciale "i dissidenti"), in termini repressivi, domani potrà toccare a tutti.
Come ho detto, in questi mesi siamo scesi in strada per lottare, forse - anzi sicuramente - abbiamo fatto troppo poco. Eppure è bastato quel poco, è bastato parlare in piazza con un microfono, partecipare a delle contestazioni, scrivere un giornale e qualche volantino, per vedersi sepolti dalla carta di tribunale. D'ora in poi deve essere chiaro che ogni forma di dissenso verrà colpita. E verrà colpita nella legalità come nell'illegalità, verrà colpita con la menzogna e con la calunnia, verranno attribuiti reati commessi e reati "inventati" che non si ha nemmeno avuto il piacere di commettere. In ultimo, se ancora si continuerà ad incaponirsi nella critica allo Stato, ecco che arriveranno le "sorveglianze speciali" e la galera.
Questo Stato è responsabile della morte di migliaia di persone, questo Stato consegna al lager e alla tortura centinaia di uomini e di donne, questo Stato sta affamando e riducendo al lastrico gran parte della popolazione. Questo Stato ha dichiarato guerra ai poveri.
Nonostante la durezza degli attacchi repressivi, noi dobbiamo reagire, dobbiamo difenderci, dobbiamo trovare la forza di crescere, di essere una forza sociale. Non vi posso dire: non lasciate soli gli anarchici nella battaglia, vi posso dire combattete con noi, combattete per voi stessi, non cediamo ai ricatti e alla paura.
Sfruttati, esclusi, proletari, o come diavolo vogliamo chiamarci, non facciamoci intontire dalla canea mediatica che ci bombarda con "allarmi sicurezza" e dettagli truculenti sugli ultimi "fatti di cronaca". Certo, la povertà e la disperazione non rendo a priori l'uomo virtuoso, certo è evidente che la recrudescenza della violenza e dei più turpi traffici ci lasciano smarriti ed impauriti. Ma a questa violenza non possiamo rispondere sacrificando la nostra residua libertà e consegnando le nostre vite a coloro - i politici - che questa condizione hanno creato. All'insicurezza dobbiamo rispondere con l'auto-organizzazione, con la conoscenza reciproca, con la solidarietà, con la costruzione del mutuo-appoggio e del mutuo-soccorso.
Mentre ci convincono dell'inevitabilità dei lager e dell'aiuto che i bravi militari danno alla "gente onesta", noi stiamo precipitando nella miseria. E quando vorremo protestare contro questa miseria ecco che i militari saranno lì a proteggere l'interesse dei padroni, dei politici, dei trafficanti di uomini e di morte. Ecco che i cancelli dei "campi" si spalancheranno per tutti.
Ci vorrebbero mettere l'uno contro l'altro, povero contro povero, italiano contro straniero, bianco contro nero. Vorrebbero la guerra civile, perché loro lo sanno: dalla "crisi" si esce e si è sempre usciti con la guerra, i padroni ed i governanti ad ingrassare ed i poveri a massacrarsi fra loro.
In Italia è ormai evidente che ci troviamo di fronte ad un regime totalitario, una particolare forma di gestione dello Stato a cavallo fra lo Stato di polizia e l'organizzazione mafiosa. Ogni giorno veniamo a conoscenza dei traffici e delle turpitudini dei potenti, dei politici, dei grandi industriali, dei vertici delle forze dell'ordine; ogni giorno contiamo il numero sempre crescente di aggressioni razziste e xenofobe, contiamo il numero sempre maggiore di poveri assassinati, torturati o feriti, nei mari mentre cercano di fuggire da condizioni intollerabili, nelle galere perché hanno rubato per mangiare, nei CIE semplicemente perché esistono.
Pur rischiando di finire nella retorica, voglio ricordarvi un vecchio motto: i proletari non hanno né confini né nazione. Cerchiamo di ricordarcelo, cerchiamo di applicare questa massima nel nostro agire quotidiano, nelle nostre piccole così come nelle nostre grandi battaglie.
Con molti di voi, insieme, abbiamo cominciato una lotta che è contro: contro il razzismo, contro il governo e le sue leggi, contro il fascismo, contro la miseria. Ma dobbiamo tenere a mente che la nostra lotta è anche una lotta per: per la dignità umana, per la solidarietà, per la comprensione e l'affermazione della diversità come forza e potenzialità, per la libertà.
Quello che sono, la certezza di combattere dalla parte giusta della barricata, il mio modo di essere anarchico, non me lo possono togliere: "avvisato" o meno, "sorvegliato" o meno, minacciato o meno, arrestato o meno. Quello che noi tutti possiamo essere, quello che possiamo fare e quello che potremmo cambiare, la nostra capacità di resistenza e di offensiva, insomma la nostra forza sociale, ecco, questo dipende da noi tutti, dalla nostra determinazione e dal nostro coraggio, dalla nostra rabbia e dal nostro amore. Che la polizia si fotta, andiamo avanti!
"Insuscettibile di ravvedimento", Luca.


da Genova:
"Sono ormai tre i compagni anarchici "avvisati" e oggi pomeriggio si deve presentare al questore un  altro compagno . Sappiamo che verranno avvisate altre 4 o 5 persone. Genova sarà così fra le città più colpite.
Invitiamo tutte le situazioni a schierarsi da subito, non solo con prese di posizione in internet, ma costruendo iniziative di sostegno già da subito, visto che in giro per l'italia ci sono le udienze per applicare o meno l'art. 1. Ed il modo più concreto di solidarizzare è quello di continuare le lotte per le quali i compagni vengono colpiti: decreto sicurezza, esercito in città, cie, occupazioni............

riferimento Genova: proteste per un morto di lavoro? e denunciati!
http://controappunto.splinder.com/
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