[Redditolavoro] Angeli a forza

Vittoria OLIVA huambos at virgilio.it
Tue Nov 3 11:14:09 CET 2009


http://roma.indymedia.org/node/13844


Ci sono  tante cose che incombono e tante incombenze.
E non parlo di carcere perché  l'argomento ultimamente è d'attualità. e meno  che mai per unirmi al coro di chi sulla pelle di tutti coloro che sono sottoposti alla relegazione  giocano i  loro rapporti di potere, figuratevi! l'ultima dichiarazione dei radicali" ma cosa aspettate che scoppino le rivolte nelle carceri? bisogna provvedere"

Ne parlo perché nei Cie nelle Galere c'è la PERSONA deprivata, la stessa che sta nel carcere sociale.

Subito mi ha colpito in questo scritto di Musumeci l'incipit
"L'amore in carcere è misterioso per necessità".

In effetti l'amore è misterioso per sua natura, nel senso che l'alchimia che porta due corpi due anime all'incontro non si sa mai perché e per come avvenga, ma quando è misterioso PER NECESSITA' non per  sua natura, quello è il punto drammatico.
Poi continuando a leggere mi colpiva come la situazione intima , interiore, di chi sta rinchiuso e di chi sta provvisoriamente e precariamente fuori sia la stessa.
Si parla di tanti privilegi che alcuni hanno ed altri no, e si nasconde che anche l'amore è un privilegio, in una società che poi apparentemente è tutta basata sul..libero amore.
Se no si è liberi totalmente compiutamente ogni rapporto in finale è una masturbazione.
Ma come si fa a chiamare amore un sentimento che porta in sé il rancore profondo di non essere realizzati?
e questo dentro e fuori.
L'amore resta  solo per i poeti. noi non amiamo, tutti noi sogniamo solo l'amore, pure il mistero tolto: rimane la spoglia necessità.
E quando un sogno è costrizione diventa incubo, ossessione.
Ma quale amore quale amore? annodato nel sacco di plastica , cacciato a forza nel carrello del supermercato ogni sabato,rituale... d'amore fondamentale!
Ma quel amore? quale amore? fra corse dietro a questa a quella incombenza? scandito dai turni del ritmo di lavoro, fuori dentro il lavoro, dentro fuori il lavoro, è resta solo un fuori e dentro poi in altro, nei momenti di ritaglio, un fuori e dentro e basta.
E fuori e dentro come fuori dentro il lavoro, fuori e dentro la galera.
Paradossalmente nel suo isolamente ha più la cognizione dell'amore vero il detenuto di chi ancora non dentro: a lui la cognizione del desiderio è rimasta!

O soli o accoppiati uguali siamo al carcerato che 

"Molti detenuti usano il palliativo della masturbazione. Questa diventa uno sfogo fisico, un'abitudine senza nessun desiderio, senza arte né parte. Ci si masturba per aiutare il sonno, per noia".

Ci sono delle parole che dicono il malessere profondo più di tante analisi, di tanti scritti  filosofici od economici o politici e perché  li  è la PERSONA che parla, grida la sua sofferenza; i più sono chiusi nell'apatia, nel mutismo autoimposto, per il terrore che la valanga dei desideri mandi tutte le certezze in rovina.
I più sono, siamo come la protagonista che si impone il silenzio nel l film PERSONA di Bergman, un film dai più, Moravia in testa, considerato disturbante, perché metteva in evidenza l'assenza del rifiuto al rapporto totale, e l'alienazione totale che da cioè ne deriva: particolare importante la protagonista è una attrice, una che sa l'arte della parola e della finzione anche, e che ha un certo punto rifiuta questo meccanismo come il regista che all'inizio dice questa...pellicola dovrebbe saltare, bruciare.
E chi era stata messo accanto alla sofferente per "curarla"....si accorge che soffre dello stesso male.
Ognuna delle due protagoniste riprende la propria strada, la strada di :
""amore è misterioso per necessità", la strada della necessità.
vittoria

Guido, i' vorrei che tu e Lapo ed io
fossimo presi per incantamento,
e messi in un vasel ch'ad ogni vento
per mare andasse al voler vostro e mio.
sì che fortuna od altro tempo rio

non ci potesse dare impedimento,
anzi, vivendo sempre in un talento,
di stare insieme crescesse 'l disio.
E monna Vanna e monna Lagia poi
con quella ch'è sul numer de le trenta
con noi ponesse il buono incantatore:
e quivi ragionar sempre d'amore,
e ciascuna di lor fosse contenta,
sì come i' credo che saremmo noi.


L'Avamposto egli Incompatibili
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