[Redditolavoro] LA PERDURANTE LUGICA DEL MALLEUS

Vittoria OLIVA huambos at virgilio.it
Mon Nov 2 11:05:33 CET 2009


LA PERDURANTE LOGICA DEL MALLEUS


http://www.kryplos.com/ikthys/Archivio/Inq.Malleus.htm

Il processo veniva portato avanti con una conoscenza piuttosto sofisticata della psicologia. Le tecniche impiegate riflettevano la notevole esperienza acquisita nell'ottenere e nell'estorcere informazioni. Gli inquisitori sapevano che la mente dell'indagato spesso era il suo peggior nemico, che la paura nasce nella solitudine e nell'isolamento, e che spesso può produrre risultati soddisfacenti quanto la violenza fisica. Così, la paura della tortura, per citare l'esempio più ovvio, veniva provocata e alimentata fino a che non si trasformava in uno stato talmente parossistico di panico da vanificare la necessità della tortura stessa. Se l'accusato non confessava subito, gli veniva detto che sarebbe seguito un interrogatorio sotto tortura, però solo dopo un certo periodo di tempo. Il Malleus consiglia

che l'accusato sia denudato o, se è femmina, che venga prima condotta nelle celle penali e lì denudata da donne oneste e di buona reputazione.

Successivamente, i giudici potevano "interrogarla con moderazione, senza spargimento di sangue", ma solo

dopo avere tenuto l'accusata in uno stato di attesa, rinviando continuamente il giorno dell'interrogatorio, e usando spesso la persuasione verbale.

L'inquisitore era incoraggiato a utilizzare una strategia che è oggi ben nota, quella di un poliziotto "inflessibile" e di uno "malleabile"

che ordini agli incaricati di legarla con corde a una macchina di tortura; e che essi obbediscano prontamente ma non con gioia, anzi mostrando di essere turbati dal loro compito. Che venga poi liberata di nuovo, portata da un'altra parte, e che si provi ancora a persuaderla; e nel persuaderla, le si dica che può evitare la pena di morte.

Il Malleus consiglia una palese doppiezza: a un'accusata si poteva anche promettere la vita, ma la vita sarebbe stata in carcere, a pane e acqua.

E che non le si dica, quando le si promette la vita, che così sarà messa in prigione; ma venga condotta a credere che le sarà imposta qualche altra penitenza, come l'esilio.

Comunque, per ottenere quelle dubbie concessioni, doveva denunciare e rivelare l'identità di altre streghe. Del resto, si affretta a chiarire il Malleus, la promessa di avere salva la vita non doveva essere davvero mantenuta: non c'era alcun obbligo di rispettare la parola data a una strega. Molti inquisitoli infatti 

pensano che, dopo essere stata messa in carcere, la promessa di risparmiarle la vita dovrebbe essere mantenuta per un po', ma dopo un certo periodo la donna dovrebbe essere bruciata.

O, in alternativa,

il giudice può promettere, senza rischi, la vita all'accusata, ma in modo tale da liberarsi dell'incombenza di pronunciare la sentenza di morte, deputandola a un altro giudice al posto suo.

Quando una strega veniva riportata in cella dopo una seduta di tortura, il giudice doveva assicurarsi che

nel tempo di pausa ci [fossero] sempre delle guardie con lei, in modo da non lasciarla mai sola, per paura che il diavolo la [spingesse] a suicidarsi.

In altre parole, anche un suicidio o un tentato suicidio, causato dallo strazio o dal terrore, veniva interpretato come un'ispirazione del demonio, e perciò come un'ulteriore prova di colpevolezza. In tal modo, gli inquisitori discolpavano se stessi. Quando qualche sventurata donna tentava di suicidarsi infilandosi nella testa gli spilloni con cui fermava sui capelli la cuffia, dicevano: "L'abbiamo trovata in questo stato, come se avesse voluto infilarli nelle nostre teste". Anche quei folli atti di disperazione venivano attribuiti a intenzioni malevole e aberranti, al fine di produrre prove di colpevolezza.
I suicidi e i tentati suicidi erano ovviamente piuttosto comuni. Il Malleus riferisce di streghe che "dopo avere confessato i loro crimini sotto tortura, [hanno cercato] di impiccarsi", oppure che "approfittando della disattenzione delle guardie, si sono impiccate con i lacci delle scarpe o con gli abiti".
Se, nonostante la tortura, la strega si rifiutava ancora di confessare, il Malleus consigliava stratagemmi mi più cervellotici. L'accusata, per esempio, poteva essere portata in una casa, i cui proprietari dovevano "fare finta di partire per un lungo viaggio e di lasciarla sola". E poi

Si faccia in modo che qualcuno di sua conoscenza [...] vada a trovarla e le prometta che sarà messa in completa libertà se gli insegnerà come si effettuano certe magie. E il giudice ponga mente che in questo modo molte hanno confessato e sono state condannate.

Come ultima risorsa, il Malleus consiglia il più sfacciato e incredibilmente spudorato imbroglio:

E che, infine, il giudice entri e prometta che avrà misericordia, con la segreta, intima intenzione che ciò che intende è che sarà misericordioso verso se stesso e verso lo Stato; perché tutto quello che viene fatto per lo Stato è un atto di misericordia.

Ai giorni nostri, abbiamo tutti esperienza di come un qualche "timore" collettivo possa crescere progressivamente, come per contagio psicologico, e assumere proporzioni di vera e propria isteria di massa. Durante gli anni cinquanta, negli Stati Uniti, ci fu l'ossessiva crociata del senatore Joseph McCarthy per scovare presunti comunisti. Nel dramma Il crogiolo il commediografo Arthur Miller attaccò la campagna di McCarthy usando, per analogia, la metafora dei processi di stregoneria svoltisi a Salem nel XVII secolo. Grazie all'opera di Miller l'espressione "caccia alle streghe" è diventata un diffuso modo di dire moderno, per indicare qualunque tentativo di snidare presunti nemici instillando e diffondendo la paura collettiva. Ancora più di recente, abbiamo conosciuto altre forme di panico di massa. In seguito alle tensioni con la Libia, sotto la presidenza di Ronald Reagan, parecchi turisti americani hanno modificato i loro progetti di vacanza per evitare, terrorizzati, i voli internazionali. Si è verificato il caso, in Gran Bretagna, di intere comunità di cittadini sospettate di avere compiuto violenza sui minori durante riti satanici, con il risultato che decine e decine di genitori sono stati allontanati dai figli con la forza. Considerati questi esempi, è facile capire come la paura della stregoneria potesse avere raggiunto le proporzioni di una vera e propria epidemia di panico, quando si consideri che era stata diffusa dalla suprema autorità religiosa del tempo; anzi, come fosse potuta diventare, a tutti gli effetti, l'equivalente psicologico della peste. 

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