[Redditolavoro] Altri tre operai uccisi in Sardegna. Continua la guerra contro i lavoratori

SLAI Cobas Cremona slaicobascremona at gmail.com
Wed May 27 11:23:38 CEST 2009


*CONTINUA  LA GUERRA DI CLASSE CONTRO I LAVORATORI.*

*26 MAGGIO 2009: ALTRI TRE OPERAI SONO STATI ASSASSINATI IN SARDEGNA ALLA
SARAS DI SARROCH (CAGLIARI)*

Ancora una volta tre operai sono morti mentre facevano lavori di
manutenzione programmata negli impianti di una raffineria. L’impianto in cui
lavoravano, saturo di gas velenosi (in questo caso  azoto), ha intossicato e
ucciso in pochi minuti i tre operai dipendenti di una ditta esterna  che
aveva in appalto i lavori all’interno della raffineria. Ancora una volta
delle famiglie proletarie piangono i loro congiunti, usciti di casa al
mattino per guadagnarsi un tozzo di pane e che non torneranno più.

*Dall’inizio dell’anno ad oggi il tragico conto dei numeri di questa guerra
del capitale contro il lavoro salariato ha prodotto 420 morti, 420150
infortuni e 10503 invalidi nelle file proletarie. *

Adesso, ancora una volta, ci saranno lacrime di coccodrillo e dichiarazioni
roboanti di politici e sindacalisti. Gli stessi che, riconoscendo come
legittimo il profitto e lo sfruttamento, ogni giorno firmano accordi che
peggiorano la condizione operaia rendendosi complici dei padroni*. *Questi
morti sono il frutto del “capitalismo buono” - quello industriale - quello
che oggi, nella crisi, tutti i governi  contrappongono a quello “cattivo”
delle banche e della finanza; questo è il prezzo pagato dai proletari al
capitalismo reale.  Nascondendosi dietro il risanamento delle industrie, “la
difesa del posto di lavoro”, spacciando come obiettivi operai la
produttività, la competitività, il mercato, il profitto, l’obiettivo dei
sostenitori del sistema borghese di cui le confederazioni sindacali
(CGIL-CISL-UIL) fanno parte sono sempre gli stessi: difesa del capitalismo
italiano nel mondo.

L’aumento dello sfruttamento, il peggioramento della condizione di lavoro e
di vita della classe operaia e dei lavoratori, la perdita del potere
d’acquisto dei salari e delle pensioni per salvaguardare i profitti e le
rendite sta portando ad un imbarbarimento generale della società. Nella
crisi le prime spese che i padroni tagliano sono quelle relative alla
sicurezza e alla salute e così, mentre diminuiscono i lavoratori occupati (
ormai sono più di 700 mila i lavoratori in Cassa Integrazione, o
licenziati),  aumentano in proporzione i morti e gli infortuni sul lavoro.

Nel sistema capitalista (sia con i governi di centrosinistra che con quelli
di centrodestra), i padroni e i loro dirigenti, responsabili di migliaia di
morti sul lavoro e di  lavoro ogni anno, anche quando vengono portati sul
banco degli accusati per omicidio colposo se la cavano sempre: nel peggiore
dei casi, con una condanna simbolica monetizzando la pena con un
risarcimento economico ed ora, con il nuovo Testo Unico sulla sicurezza il
governo concede ai padroni addirittura l’impunità, scaricando sugli stessi
lavoratori la responsabilità della loro morte.

*Lo sfruttamento sempre più intensivo è la causa principale dell’aumento
degli infortuni. *

*E’ l’organizzazione capitalistica del lavoro che produce nuove malattie,
morti sul lavoro e di lavoro.*

Il singolo lavoratore senza organizzazione può solo subire perchè è in balia
del padrone e del suo sistema politico, legislativo, economico, giudiziario.

Organizzarsi a partire dei luoghi di lavoro, rifiutandosi collettivamente di
compiere lavori pericolosi senza Dispositivi di Protezione Individuali e
Collettivi idonei, significa riprendere nelle proprie mani il proprio
destino rifiutando ogni logica di delega e di monetizzazione della salute.

Una società che vive e prospera sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, che
considera normale e accettabile che migliaia di esseri umani ogni anno
vengano uccisi nelle fabbriche, nei cantieri e sui luoghi di lavoro, nei
processi di produzione per arricchire la classe padronale è una società che
di umano non ha più niente e merita di essere distrutta dalle fondamenta.

*Michele Michelino*

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