[Redditolavoro] Fw: I sette operai della Thyssen-Krupp uccisi di nuovo dai giornalisti italiani

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Tue May 5 17:22:34 CEST 2009



“Giornalismo è diffondere ciò che qualcuno non vuole si sappia; il resto è 
propaganda.
Il suo compito è additare ciò che è nascosto, dare testimonianza e, 
pertanto,
essere molesto” (Horacio Verbitsky)

I sette operai della Thyssen-Krupp uccisi di nuovo dai giornalisti italiani 
di Massimo Zucchetti - da lsmetropolis.org

Mi chiamo Massimo Zucchetti e sono il più giovane professore universitario 
italiano di Sicurezza e Analisi del Rischio. Lavoro al Politecnico di 
Torino. Sono Consulente Tecnico nel Processo Thyssen-Krupp dove nel dicembre 
2007 morirono bruciati fra sofferenze
atroci sette operai. In data 28 aprile 2009 ho depositato al Processo la mia 
Relazione di 60 pagine, che ricostruisce l’evento, identifica le cause, 
indica i colpevoli delle sette atroci morti.

Ho inviato lo stesso giorno il sunto della mia relazione, una pagina e mezzo 
chiara e pesante come il piombo, ai seguenti quotidiani italiani: 
Repubblica, La Stampa, Il Giorno, Il Messaggero, Il Mattino, Il Resto
del Carlino, La Nazione, Il Secolo XIX, Il Giornale, Leggo, Metro, Corriere 
della Sera, Il Tempo, L’Unità, Il
Manifesto, L’Indipendente. Anche altri che ora non ricordo, ma questi i 
principali.
Il sunto è scritto in linguaggio non tecnico ed è
chiaro e duro come il cristallo.
Nessuno di questi giornali ha reagito in alcun modo al mio invio.
Soltanto il Manifesto, grazie alla presenza di un giornalista mio amico 
personale, ha promesso di pubblicare un articolo.
Pubblico qui su Metropolis – oltre che sulla mia pagina di Facebook - il 
testo che avrebbe dovuto apparire, secondo il mio parere, su ognuno di 
questi giornali in giusta evidenza.

Ieri sera ho parlato con gli operai Thyssen ed ho cercato di spiegare loro 
la situazione: la situazione è che il giornalismo in Italia è ostaggio – 
salvo rare eccezioni – di una conventicola di servi, mestieranti ed
autocompiaciuti, ignoranti ed inutili se non dannosi, indegni comunque di 
esercitare una professione tanto importante come quella di
giornalista.

In seguito all’incendio divampato il
6/12/2007, sulla linea di ricottura e decapaggio dello stabilimento
Thyssen-Krupp di Torino (d’ora in avanti TKTO), che,
inizialmente, causò la morte di 1 lavoratore,
l’ustione di altri 7 di cui 6 in modo così grave
che decedettero nei giorni seguenti, il sottoscritto prof.ing. Massimo
Zucchetti, ordinario di Sicurezza e Analisi di Rischio presso il
Politecnico di Torino, è stato nominato Consulente Tecnico
di Parte Civile nel Procedimento Penale in corso. La presente relazione
costituisce un iniziale contributo all’analisi.

Da quanto riportato dai
fatti e dalle testimonianze si può riassumere quanto segue:

- La linea 5 funzionava in perenne palese violazione delle norme di
sicurezza relative agli impianti a rischio di incidente rilevante, in
quanto – ad esempio - in costante presenza di olio sul fondo
dell’impianto, di residui di carta oleati ovunque, di fiamme
libere e piccoli incendi praticamente costanti, in mancanza di squadre
antincendio addestrate, con gli estintori scarichi, eccetera.

- La linea 5 funzionava oltre i normali regimi per sopperire a
richieste pressanti di produzione non ottemperabili dal solo
stabilimento di Terni. Gli operai erano costretti a turni straordinari
massacranti.

- La linea 5 presentava evidenti malfunzionamenti dovuti ad
usura e scarsa manutenzione, primo tra tutti le perdite di olio, e i
frequenti guasti di tipo elettrico e meccanico.

- I vigili del fuoco, gli addetti ai gruppi di lavoro sulla
sicurezza, i periti dell’assicurazione avevano ripetutamente
raccomandato nel recente passato l’adozione di un sistema
automatico di spegnimento per la linea 5, in conformità a
quanto previsto per impianti soggetti a rischio rilavante di incendio
come quello in esame. Questa raccomandazione, adottata per analoghi
impianti presso altri stabilimenti della ditta, era stata disattesa e
posposta, in quanto la linea stava per essere chiusa e trasferita a
Terni entro breve.

- La manutenzione sulla Linea 5 era insufficiente ed era peggiorata
nell’ultimo periodo, in vista della prospettata chiusura
entro breve tempo. Le squadre di manutenzione si erano ridotte e le
frequenze degli interventi riguardavano per lo più la
riparazione di guasti. Ancora, la sostituzione di alcuni pezzi
meccanici non avveniva con il montaggio di pezzi nuovi ma con recuperi
da altre linee o spostamenti sulla linea stessa

- Le squadre di sicurezza e antincendio erano insufficienti o
inesistenti, erano costitute da personale che non aveva completato (in
nessun caso, neppure una persona) l’addestramento antincendio
previsto dalla legge. Le procedure di emergenza e antincendio erano
carenti e l’intero apparato di sicurezza al riguardo era in
patente violazione con le prescrizioni di legge.

- Gli operai della linea 5 dovevano frequentissimamente intervenire con
estintori manuali per spegnere incendi che continuamente si formavano
sulla linea, senza sospendere la produzione, in violazione con il loro
mansionario e le procedure.

- In caso di incendio di “grave entità”
la procedura prevedeva non già l’immediato appello
dei VVFF, ma la composizione di un numero di telefono per la chiamata
della squadra antincendio, peraltro inadeguata in quanto non formata
con appositi corsi completi e sprovvista di mezzi adeguati di
spegnimento.

- Non vi era alcuna prescrizione o specifica scritta o procedurale che
indicasse quando un incendio era di “grave
entità”. Le indicazioni dell’azienda
erano di provare a spegnere con ogni mezzo l’incendio da
parte degli operai con gli estintori prima di dare l’allarme.

- Era fortemente radicato il concetto per cui si doveva sopperire a
qualsiasi problema evitando di interrompere la produzione. I pulsanti
di emergenza non dovevano mai venire azionati per evitare la
interruzione della produzione. Gli operai avevano ricevuto espresse
indicazioni al riguardo dall’azienda. Emerge chiaramente,
anche dall’analisi di alcuni incidenti, che vi era la
indicazione generalizzata ad affrontare situazioni di rischio
particolarmente elevato in modo autonomo e non in ottemperanza alle
misure di sicurezza, che non erano state comunicate ai lavoratori.

- Il pulsante di emergenza non toglie l’alimentazione
elettrica alla pompa oleodinamica , quindi l’olio rimane
sempre in pressione fino ai banchi valvole anche in caso di attivazione
dei pulsanti di emergenza. Anche la pressione di questi pulsanti,
fortemente sconsigliata dall’azienda per non interrompere la
produzione, non avrebbe evitato comunque l’incendio e
l’incidente.
- I sistemi individuali di spegnimento (estintori) erano al momento
dell’incidente per la maggiorparte scarichi o inutilizzabili.
- Nessuno dei presenti all’incidente aveva ricevuto alcuna
formazione specifica sul tipo di intervento da effettuare e sulle
procedure da seguire in caso di un incendio di tale entità.
- Si erano verificati nel recente passato eventi incidentali analoghi
presso altri stabilimenti dell’azienda, senza che nessun
rimedio venisse adottato a seguito di questi incidenti sulla linea 5.
- Alcuni sistemi di sicurezza automatici che segnalavano la presenza di
carta spuria (costituente grave pericolo) nell’impianto a
seguito di malfunzionamento erano al momento dell’incidente
esclusi manualmente o addirittura guasti, in palese contrasto con le
norme di sicurezza.
- Nel luogo ove si è verificato l’incendio non vi
era sistema automatico di rilevazione incendi

In ultima analisi, lo scrivente si stupisce come l’evento
incidentale che ha causato la morte dei sette operai si sia verificato
con tale ritardo, viste le condizioni in cui funzionava
l’impianto, ovvero in palese violazione con ogni norma di
sicurezza. Tutto quanto era umanamente possibile per rendere
provabilissimo il disastro era stato fatto o omesso
dall’azienda con incredibile e costante pervicacia. Una volta
partito, la dinamica dell’evento incidentale è
stata inevitabile, dati gli strumenti e la formazione dati agli operai
a quali nulla si può imputare se non l’aver
accettato, per non perdere il posto di lavoro, di lavorare in un
impianto in simili condizioni.

FOTO E LINK SU  http://snipurl.com/heor6




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