[Redditolavoro] Proposta al movimento

Fulvio fuldigior at gmail.com
Sun Jun 14 17:16:37 CEST 2009


Inoltriamo la seguente proposta avanzata dai compagni del SLAI COBAS per un
confronto allargato.
Riteniamo che sia giunto il tempo che tutte le realtà politiche, sindacali e
sociali debbano mettersi in gioco realmente e inviatiamo a partecipare alla
riunione a Milano *martedì 16 giugno alle ore 21,30* presso la sede dello
Slai Cobas di via Liguria 49.

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*Sindacato dei Lavoratori Autorganizzati Intercategoriale  * *S.L.A.I.** *
cobas**


Ormai è evidente a tutti che il capitalismo attraversa una crisi strutturale
di sovrapproduzione di capitale e plusvalore. In ottobre quando è scoppiata
la balla dei mutui Subprime, tutti gli economisti e politici borghesi
invocavano , in maniera confusa e spaventata, l’intervento della politica
per circoscrivere la crisi e per definire le “regole” sulle quali
indirizzare, sotto controllo, la finanza.

 La realtà ha la testa dura e ha dimostrato che la crisi è di sistema ed è
totalmente in malafede chi cerca di separare la banca e la borsa
dall’industria.

L’intervento dello Stato sull’economia, lo sviluppo delle politiche
Keynesiane hanno avuto una funzione negli anni di sviluppo del capitalismo
per procrastinare la crisi, ma oggi sono fallimentari.

Anche nelle altre gravi crisi ( vedi anni ’30),  politiche d’intervento
statale a difesa dell’economia hanno preparato il  macello della  guerra .

Dall’inizio della recessione ad oggi, negli USA sono stati bruciati 6
milioni di posti di lavoro, nella zona euro secondo la Banca Centrale
Europea i disoccupati sono arrivati al 9,2% della popolazione attiva: è una
vera e propria dichiarazione di *guerra ai lavoratori*.

I migranti sono quelli che pagano per primi ( per loro il licenziamento
significa l’espulsione dal Paese in cui lavorano ), i più colpiti dalla
chiusura delle aziende sono i lavoratori delle piccole aziende, i precari
poiché non hanno nemmeno gli ammortizzatori sociali.

Alla FIAT o all’ATM, mentre  si fanno in certi siti gli straordinari, in
altri si ricorre alla C.Integrazione ( per adesso ).

Tutto quello che avviene viene fatto passare come fattore congiunturale, ma
le stime fatte dagli istituti più importanti degli Stati, dicono che nel
2009 nell’area europea il Pil ( prodotto interno lordo ) avrà una
contrazione tra il 4,1% ed il 5,1% ( stima della Banca Centrale Europea ) e
la ripresa si posticipa addirittura nei termini di  anni.

Le rassicurazioni dei governi servono solo a dare l’illusione che, i
sacrifici di oggi saranno subito superati, e che bisogna avere ottimismo. Si
tenta di instillare nelle coscienze dei lavoratori, che il peggio è passato
e che se si accettano passivamente le politiche governative tutto si
sistemerà.

Se è vero che la crisi è partita nel Paese più importante del sistema
capitalistico, gli USA, e che la condizione interna negli States è
disastrosa, tant’è che hanno pompato cospicue somme di denaro a sostegno
dell’economia, in Europa le condizioni sono altrettanto disastrose,  i conti
saranno più salati perché si ritardano gli interventi di risanamento . I
governi  cercano di nascondere la reale situazione che è destinata a
presentare i conti nei prossimi mesi.

Le tante *illusioni distribuite a piene mani* ( il sistema del vecchio
continente –secondo loro-sarebbe più trasparente e basato su una rete di
maggior regole  ) si dimostreranno delle balle spaziali. Appena si avranno
degli inadempimenti e fallimenti, sui lavoratori si abbatteranno delle
mazzate colossali e sarà più dura spargere illusioni su chi soffre la fame.

Già oggi, nel dibattito e nell’agenda di Berlusconi entrano in discussione
temi legati alla *spesa pensionistica* *e sanitaria* e la necessità di
istituire un reddito minimo per il sostegno dei lavoratori ( un
reddito-carità per placare possibili intemperanze di chi fa la fame ).

Questa crisi che è arrivata anche nelle metropoli , proviene dai lontani
anni ’70, ed è stata per questi anni contenuta, grazie al fatto che i paesi
imperialisti  l’hanno scaricata nelle aree periferiche, con guerre di rapina
e martoriato intere popolazioni in quelle parti del pianeta.

E’ una guerra di classe che si approfondisce e si allarga nelle metropoli ,
ma che non ha mai cessato di esistere ed avere effetti in varie parti del
“terzo e quarto” mondo.

Di fronte a questo scenario i lavoratori si trovano soli, inebetiti senza
organizzazione.

La caduta delle illusioni, la storia insegna, non porta necessariamente ad
una ripresa delle lotte su un terreno classista: la lotta e le risposte dei
licenziati e chi soffre la fame, alle volte possono essere dirette verso  i
“nemici” più vicini, ad esempio gli immigrati, disponibili ad accettare
condizioni più sfavorevoli sul piano salariale e dei diritti.

E’ uno scenario possibile tenendo conto la debolezza della lotta di classe,
delle avanguardie politiche e sindacali, della repressione che la borghesia
sta già mettendo in atto.

In una situazione di corsa verso il baratro i lavoratori possono  difendersi
e contrapporsi solo se si uniscono: solo da questo processo può svilupparsi
la loro forza.

Un’unità che va perseguita sul piano dell’iniziativa a livello di base
articolata nei vari settori e mansioni del lavoro.

La *ricomposizione di classe deve avvenire sul piano politico*, ma la
funzione sindacale diventa, come storicamente è stata e sarà nel
capitalismo, la palestra nella quale i lavoratori si esercitano per
affrontare lotte impegnative e unificanti.

Non esistono scorciatoie,  “moderni” marchingegni o bislacche teorie alla
moda, per sfuggire a questa realtà: l’organizzazione capitalistica scompone
il processo produttivo, commerciale ecc., e rende più difficile la
ricomposizione di classe, che non è la sommatoria aritmetica di varie
esperienze, ma può avvenire ,solo, su base politica e attraverso  un lavoro
territoriale. Con sindacati capaci di sviluppare vertenze e rappresentanze
che sappiano unire i lavoratori sul territorio ( la lotta sulla casa,
sull’immigrazione, nella scuola, per servizi più adeguati, sono esperienze
che hanno valenze specifiche,  che vanno ricondotte alla centralità della
classe lavoratrice sfruttata e produttrice di plusvalore ), ma questo può
avvenire sul *terreno anticapitalistico,* favorendo l’aggregazione politica
di forze che agiscono anch’esse sulla stessa base sociale.

Su questo terreno scontiamo tutti un deficit politico ed organizzativo.

Noi, nel nostro ultimo Congresso, abbiamo espresso questa necessità e
pertanto ci disponiamo a lavorare in questa direzione.

La “guerra di classe”, che ci impone l’avversario, rende evidente la
necessità di favorire la formazione politica e l’aggregazione dei lavoratori
su questo livello. Non pensiamo che, sul versante sindacale, lo *Slai* *
Cobas* sia l’organizzazione che, sviluppandosi su sé stessa a “raggera”,
diventi il futuro sindacato di classe, ma che può dare un importante
contributo in questa direzione.

L’esperienza di questi ultimi tempi dimostra che non è possibile, però,
procedere mettendo insieme piccoli apparati, ma unendo le lotte che si
determinano nei territori, su obiettivi che vanno perseguiti con
determinazione.

Alcune lotte, fatte anche nell’ultimo periodo, insegnano che è possibile
mettere in campo una resistenza adeguata all’attacco dei padroni, ma che in
questa fase, dove i margini per le “riforme” sono risibili, solo se si
unifica la forza dei lavoratori e si estende la lotta sul terreno politico,
risultati importanti si possono ottenere.

Per questi e altri motivi, proponiamo ai sindacati di base di coordinarsi su
lotte che abbiano alla base obiettivi come la *riduzione dell’orario di
lavoro a parità di salario*, per la difesa del salario, in particolar modo
battersi per un *salario medio garantito ai disoccupati*, per diritti
democratici esigibili per tutti i lavoratori *immigrati*, per la riduzione
del costo degli affitti della *casa*, salari e condizioni di lavoro non
differenziati tra lavoratori anziani e nuovi occupati, l’abolizione del
lavoro precario e una lotta contro la chiusura delle aziende in crisi.

Pensiamo sia necessario, unire i fronti delle lotte ( studenti, disoccupati,
immigrati, chi lotta per un’opposizione alle guerre imperialiste ecc. ) di
tutti i movimenti, per  un percorso di confronto e di lotta nei prossimi
mesi.


A partire da adesso, proponiamo una prima riunione da tenere a Milano *martedì
16 giugno alle ore 21,30* presso la sede dello Slai Cobas di via Liguria 49
( mm linea verde fermata Romolo, autobus 90-91 ); una serie di altre
iniziative per preparare una manifestazione nazionale nel periodo autunnale.
In questa prospettiva siamo intenzionati a tenere a settembre a *Napoli
un’assemblea nazionale di tutti i lavoratori *( in particolar modo quelli
del gruppo FIAT, precari, lavoratori delle cooperative e tutti i lavoratori
che subiscono i licenziamenti ) e  in questa direzione, ci impegniamo nel
promuovere con altri sindacati, centri sociali, organizzazioni e movimenti
politici, iniziative per costruire comitati di lotta e assemblee in altri
settori e su temi politici che ci verranno proposti.
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