[Redditolavoro] la reazione

Francesco Losciale frengo at anche.no
Thu Feb 26 21:06:36 CET 2009


*LA GRANDE CRISI: IL CONFLITTO STA PER SCATENARSI*


DI PINO CABRAS
/ Megachip/


Una cosa poco raccontata 
<http://www.megachip.info/modules.php?name=Sections&op=viewarticle&artid=8639> 
della crisi economica mondiale – almeno in Italia – è la crescita di 
grandi movimenti di protesta 
<http://www.megachip.info/modules.php?name=Sections&op=viewarticle&artid=8592> 
nel mondo del lavoro. Abbiamo cercato di dar conto sia di quanto si è 
mosso in altri paesi, sia delle iniziative organizzate in Italia dalla 
Cgil 
<http://www.megachip.info/modules.php?name=Sections&op=viewarticle&artid=8711>, 
che sono solo un’avvisaglia di avvenimenti più forti in vista. Segnali 
non trascurabili arrivano anche dal sindacalismo di base, alternativo e 
indipendente, con una sua distinta piattaforma di rivendicazioni rivolte 
ad alcuni nodi difficili del mondo del lavoro: temi che solo qualche 
tempo fa sarebbero stati un tabù, ma oggi diventano improvvisamente più 
“legittimi”.

Il contesto è quello che ha visto in poche settimane «Il Sole 24 Ore» e 
«The Economist» passare dalla vulgata neoliberista a fenomenali 
esaltazioni dell’intervento pubblico nell’economia. È una circostanza 
storica in cui anche il sindacalismo più eterodosso acquista una forza 
particolare, e le sue “visioni” appaiono un’offerta rivendicativa capace 
di rompere molti schemi. Accade in tutta Europa, e l’Italia non farà 
eccezione. Non né un caso che il governo, questo governo, sempre più 
sospinto a misure che intendono forzare la Costituzione, abbia puntato 
la prua contro il diritto di sciopero.



L’Assemblea nazionale del Patto di Consultazione Cub, Cobas e Sdl ha 
indetto una manifestazione nazionale (28 marzo 2009) e uno sciopero 
generale e generalizzato con manifestazioni regionali (23 aprile) per 
proporre una nuova piattaforma 
<http://www.cub.it/article/?c=&id=5170&zem_contact_send_article=yes> a 
ridosso dell’accelerarsi della Grande Crisi e in previsione degli 
imminenti sconvolgimenti nel mondo del lavoro.

Il sindacalismo alternativo punta proprio al bersaglio grosso, la Grande 
Crisi: «essa è una crisi globale, strutturale, di sistema che investe 
tutto il sistema di produzione e di vita capitalistico. C’è un intreccio 
micidiale di crisi, che ingigantiscono quella economica, già di per sé 
enorme; c’è una crisi ambientale, poiché la devastazione della natura e 
i cambi climatici mettono in discussione addirittura la continuità della 
vita in tanti parti del mondo, una crisi energetica e una crisi 
alimentare. E a compenetrarle tutte, c’è la gigantesca crisi legata alla 
guerra permanente e globale che percorre il mondo: la guerra, lungi 
dall’attenuarsi, viene vista dai padroni del mondo come la carta a 
disposizione per placare le altre crisi del sistema.»

Un sindacato di minoranza vuole opporsi a tutto questo? Sarebbe un 
“vasto programma”, avrebbe forse detto De Gaulle.

Ma la carne viva del lavoro oggi, fra nuove disuguaglianze e un 
precariato di massa che mette in mora già in questi mesi le residue 
certezze di milioni di lavoratori (milioni, si badi), trova 
immediatamente un terreno di scontro su chi dovrà pagare i costi della 
crisi. Le disuguaglianze si presentano con dura evidenza, mentre 
filtrano le cronache dei bonus che ancora remunerano i banchieri che 
hanno determinato la corsa al disastro, intanto che gli stati corrono a 
salvare prima di tutto proprio queste figure tragiche del nostro tempo e 
il loro sistema.

«Ma la crisi, come dice la parola stessa che rimanda a trasformazioni e 
cambiamenti, può anche essere – dicono i sindacati di base - una grande 
occasione di mutamento dei parametri per la vita sul globo.» Ammettono 
che la possibilità non è affatto scontata: «in passato grandi crisi 
hanno anche prodotti brutali involuzioni reazionarie».

Facendo riferimento a questo quadro in rapidissimo movimento, il Patto 
di Consultazione punta comunque a specifiche proposte legate alla 
vicenda italiana e alle sue relazioni industriali, riconoscendo che la 
Cgil si colloca in una posizione molto diversa dagli altri sindacati 
confederali.
Pronti dunque a giocare un ruolo nella fase di apertura del conflitto 
sociale nel momento in cui il governo vorrebbe stringere le viti delle 
forme di contrattazione indebolendo le rappresentanze sindacali.
La piattaforma rivendicativa si riassume nei seguenti punti:
1. Blocco dei licenziamenti;
2. Riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario;
3. Aumenti consistenti di salari e pensioni, introduzione di un reddito 
minimo garantito per chi non ha lavoro;
4. Aggancio dei salari e pensioni al reale costo della vita;
5. Cassa integrazione almeno all’80% del salario per tutti i lavoratori, 
precari compresi, continuità del reddito per i lavoratori “atipici”, con 
mantenimento del permesso di soggiorno per gli immigrati;
6. Nuova occupazione mediante un Piano straordinario per lo sviluppo di 
energie rinnovabili ed ecocompatibili, promuovendo il risparmio 
energetico e il riassetto idrogeologico del territorio, rifiutando il 
nucleare e diminuendo le emissioni di CO2;
7. Piano di massicci investimenti per la messa in sicurezza dei luoghi 
di lavoro e delle scuole, sanzioni penali per gli omicidi sul lavoro e 
gli infortuni gravi;
8. Eliminazione della precarietà lavorativa attraverso l’assunzione a 
tempo indeterminato dei precari e la re-internalizzazione dei servizi;
9. Piano straordinario di investimenti pubblici per il reperimento di un 
milione di alloggi popolari, tramite utilizzo di case sfitte e mediante 
recupero, ristrutturazione e requisizioni del patrimonio immobiliare 
esistente; blocco degli sfratti, canone sociale per i bassi redditi;
10. Diritto di uscita immediata per gli iscritti/e ai fondi-pensione 
chiusi.

Il governo va già in direzione opposta. Le restrizioni al diritto di 
sciopero e il preteso ritorno agli enormi investimenti per l’energia 
nucleare sono cosa di queste ore, e saranno punti di frizione fortissima 
nei prossimi mesi.

Anche dalla Cgil arrivano reazioni durissime. Il più grande sindacato 
sottolinea la gravità dell'attacco alla Costituzione: «lo sciopero 
infatti è un diritto soggettivo del lavoratore e non può essere in alcun 
modo impedito.» Il provvedimento del governo sarà il tema chiave della 
manifestazione nazionale che si svolgerà a Roma il 4 aprile 2009 per 
respingere l'accordo separato fra governo da una parte e Cisl, Uil e Ugl 
dall’altro. In due settori vasti e cruciali come il pubblico impiego e 
la scuola i lavoratori hanno votato in massa al referendum sui contratti 
firmati solo da Cisl e Uil seppellendoli sotto una valanga di no.

Si incrociano dunque date diverse, strategie e pesi differenti nel mondo 
del lavoro. In mezzo alle lotte sociali si giocherà anche una battaglia 
egemonica fra diversi modi d’intendere il ruolo del sindacato. Nel 
frattempo, Berlusconi sembra avere una gran fretta di chiudere la 
partita costituzionale per essere lui il nocchiero della nave in gran 
tempesta. Per posizionarsi meglio impone un’agenda mediatica che 
silenzia il più possibile i temi della crisi e del lavoro, e impone 
inoltre un’agenda politica che parla lo stesso d’altro, anche perché il 
principale presunto oppositore, il PD, glielo lascia fare.
Senza sponde forti, nulla ammorbidirà le abrasioni di uno scontro 
sociale inevitabile, data la portata della crisi.

Pino Cabras
Fonte: www.megachip.info
Link: 
http://www.megachip.info/modules.php?name=Sections&op=viewarticle&artid=8758
26.02.2009


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