[Redditolavoro] udienza shock Thyssen torino

cobasta cobasta at fastwebnet.it
Sat Feb 14 14:24:50 CET 2009


Processo Thyssen: il tempo torna al 6 dicembre 2007, il fuoco, 7 vittime
ALBERTO GAINO
TORINO
La morte irrompe nel processo e l'avvolge in un silenzio raggelante. La 
morte ha gli occhi e la bocca spalancati di Aldo Schiavone, steso a terra, 
le gambe nude, come il resto del corpo, accavallate, ridotto a un fagotto. 
Lucido e gonfio, quel corpo non ha più nulla di umano, del giovane che vi è 
cresciuto dentro e vi è diventato uomo. La mamma e la zia, terz'ultima fila 
dal fondo della maxi-aula, guardano con le mani strette al viso che riducono 
gli occhi a fessure. Viste da dietro, nei loro abiti neri, sembrano figure 
ancora più esili. Le lacrime scorrono sui visi di madri, padri, fratelli 
delle vittime. Anche un giudice popolare, l'unico uomo del collegio, porta 
un fazzoletto di carta agli occhi. Altri hanno lo sguardo lucido. Nessuno 
fiata, si resta tutti muti in quell'immensa aula di legni chiari, caldi, 
diventata improvvisamente cinema dell'horror. Impietoso quanto necessario 
per guardare dentro la morte. Cinque minuti e 10 secondi di visione del dvd 
girato dalla polizia scientifica nell'immediatezza dell'incendio alla 
Thyssen. Sembra passato un secolo dall'«incidente» che scuote il processo, 
appena due ore prima: la difesa chiede che si allontanino tutti i testimoni 
per sentire il primo, un ispettore capo di polizia. Ed allora una mamma, 
Maria Grazia Rodinò, scatta in piedi: «Non me ne vado, voglio testimoniare, 
vedere e ascoltare tutti. Fate semmai venire gli imputati, se hanno il 
coraggio di presentarsi».

Il presidente Maria Iannibelli concede una sospensione. L'avvocato di parte 
civile Sergio Bonetto rinuncia alla testimonianza di due madri e un padre; 
per gli altri 15 parenti-testimoni matura un accordo con la difesa: verranno 
sentiti la prossima udienza (il 17) e potranno poi restare in aula. Ieri si 
perdono soltanto il peggio, l'ispettore capo Massimo Galasso che racconta 
come, entrando nel capannone, «non mi accorsi di aver scavalcato un 
cadavere: lo presi per un sacco della spazzatura». Mario Barbetta, «primo 
addetto» della linea vicina a quella della morte, racconta il «muro di 
fuoco» cui si è trovato di fronte accorrendo in bici alle urla di Boccuzzi, 
il superstite: «Il calore era insopportabile, ho riconosciuto Giuseppe De 
Masi solo dalla voce. Rosario Rodinò chiedeva aiuto». In aula si ascolta la 
telefonata di Barbetta al 118: sullo sfondo l'urlo di Rosario è straziante: 
«Non voglio morire». Il testimone si guarda le mani, lo sguardo a terra, 
singhiozza: «Rocco Marzo diceva che non riusciva a respirare. L'ho 
accompagnato alla lettiga. Non avrei riconosciuto nemmeno lui se non mi 
avesse parlato. Come Angelo Laurino e Roberto Scola, stesi a terra: 
rantolavano. Erano tutti bruciati in faccia, nudi o quasi. Non posso 
dimenticarli. Sono stato ricoverato in psichiatria e ancora oggi sono 
seguito da uno specialista. Il mio tormento è di non aver potuto fare 
niente».

Il «primo addetto» è anche testimone del degrado dello stabilimento «dal 
settembre 2007. In estate, con la cassa integrazione e dopo l'annuncio della 
chiusura per luglio 2008, se n'era andato il 90 per cento dei manutentori. 
Prima avevamo cinque capiturno, la notte dell'incendio ce n'era uno solo per 
tutto lo stabilimento: Rocco Marzo. I princìpi di incendio erano routine 
dove si saldava. La procedura consegnataci dall'azienda era: dovevamo 
provare noi a spegnerli con estintori, se non ci riuscivamo si chiamava la 
squadra antincendio dello stabilimento. Era vietato rivolgerci ai vigili del 
fuoco. Una volta che dissi in portineria di telefonare al 115 fui 
richiamato». E ancora: «Gli ultimi mesi c'era di tutto per terra: carta, 
olio, gomma. Si tirava a lucido lo stabilimento solo quando dovevano venire 
gli ispettori dell'Asl. Per l'azienda contava solo avere il personale 
sufficiente, non importava se era inesperto, per mandare avanti le 
macchine». E' un duro colpo per la difesa che aveva sollecitato un teste 
(dirigente di polizia) a ricordare come, fra gli oggetti sequestrati nel 
pulpito di comando della linea, vi fossero uno zainetto con una play station 
2, una presa scart e alcuni giochi.
 


-- 
Io utilizzo la versione gratuita di SPAMfighter. Siamo una comunità di 5,9 milioni di utenti che combattono lo spam. 
Sino ad ora
 ha rimosso 2207 mail spam. 
 Gli utenti paganti non hanno questo messaggio nelle loro email .
 Prova gratuitamente SPAMfighter qui:http://www.spamfighter.com/lit




More information about the Redditolavoro mailing list