[Redditolavoro] quello che solo io dico sulla crisi
vittoria oliva
huambos at virgilio.it
Sun Nov 30 09:30:18 CET 2008
Innanzitutto mi scuso per gli errori ce ne sono tanti, quando lo metteranno
sul sito correggerò.
Poi fra sono contenta che hai ricordato Malatesta, qui si sono scordati
tutti, mica solo Marx! se lo sono scordati pure gli anarchici.Qui tutti si
sono scordati di tutto e tutti!
Che voglio? che bisognerebbe ricordare la lezione del passato, dove si
praticava l'autoorganizzazione, non solo a livello sindacale, ma anche a
livello di solidarietà fattiva e sussistenza.
Io è un sacco di tempo che dico ai compagni fuori dal lavoro e avere il
coraggio di mettersi in cooperative in proprio, prima di Genova 2001 io
insieme a Cirillo dicemmo persino dare i paesi abbandonati ai migranti e io
e Huambo ancora di più! fare cooperative miste di migranti e autoctone,
pensi che ci sarebbe tutta sta xenofobia se qualcuno ci avesse dato retta?
No, qui per farsi dare retta devi essere Bifo o Totonno;-))))).
Allora io ho fatto questa cosa per lanciare un allarme, perché sono sicura
che la situazione peggiorerà e che se non ci autorganizziamo siamo fottuti.
A ci tocca lanciare questo messaggio se non ai rivoluzionari?
Bisogna lottare su due fronti uno strategico di attacco, dicendo chiaro che
finché capitale nessuna soluzione, solo rovina, l'altro tattico di
resistenza, perché resistere bisogna.
Mentre si dice finché c'è capitale nessuna soluzione, organizzarsi per
l'autoproduzione dei beni primari che è pure un modo di mandare a fare in
culo le merci superflue.
Dei beni primari solo? anche sul piano della cultura e di altri bisogni che
definiamo col termine di rose.
L'insegnamento? praticare la nostra pedagogia ci abbiamo fior di pedagogisti
rivoluzionari!
il cavoli a merenda? farseli per cazzi propri, e così via.
Ci riuscivano nell'ottocento che erano quasi tutti analfabeti non ci
riusciamo ora?
Non ci riusciamo per il problema dell'omologazione di cui parlava Pasolini.
Riappropriarsi del nostro sapere e della nostra volontà.
Perché il lavoro del padrone sarà praticamente non pagato!!!! questo è il
punto, pagato solo con la morte, sempre di più.Più tutto il resto, le
guerre comprese.
Allora intanto si potrebbe mandare un segnale forte dicendo, la cazzo di
tessera di povertà non la vogliamo,l'elemosina non la vogliamo, cazzo uno
scatto di dignità!
Poi per esempio fare lo sciopero di Natale e le cazzo di feste: NON COMPRARE
UN CAZZO DI UN CAZZO, come tutti gli altri giorni, chiaro?
e poi incominciare ad organizzarsi su come resistere.
Qui vedo ancora si parla di salario di cittadinanza, beh, quello pure entra
nel meccanismo della coaptazione!
O si ha il coraggio di uscire da questa logica, e mi pare che questo è il
tempo o siamo fottuti.
vittoria
----- Original Message -----
From: "fra" <frengo at anche.no>
To: <redditolavoro at ecn.org>
Sent: Saturday, November 29, 2008 9:54 PM
Subject: Re: [Redditolavoro] quello che solo io dico sulla crisi
> Ciao Vittoria,
> bellissima questa mail, hai messo in ordine tutti i pensieri che avevo
> confusi in testa. ;-)))
> Però voglio prenderne solo un pezzo per dire quello che penso su un
> problema preciso che
> mi attanaglia e che avrei comunque tirato fuori prima o poi; cioè sul come
> fare ad ottenere tutto quello che ci proponiamo.
> Ovviamente non voglio focalizzare tutta una discussione su questa cosa,
> perchè da questa mail così ampia si possono prendere
> tantissimi spunti di riflessione, come spero che avvenga.
>
> vittoria oliva ha scritto:
>> E perché la crisi non proceda verso il suo epilogo più tragico dobbiamo
>> realmente e veramente respingere tutti i tentativi di coaptazione con la
>> lotta, con il rifiuto totale di questo Sistema, con il boicottaggio
>> radicale.respingere tutte le coaptazione dalla xenofobia, al lavoro
>> schiavistico, alla parodia di istruzione che ammanniscono ai giovani.
>> Una cosa è chiara, per me, che qui si è arrivati al punto nodale:o una
>> vita da subumani, gli uni contro gli altri,
>> a scannarsi per un lavoro di merda e sui posti di lavoro di merda, a
>> scannarsi per un tozzo di pane a non sopravvivere nemmeno più..
>> BENE E' ORA DI PRETENDERE DI VIVERE FELICI!
>> E' ORA DI PRETENDERE DI GODERE!
>>
> Sono totalmente daccordo sul fatto che la forma più efficace per far
> fallire il sistema sia il boicottaggio ed il rifiuto del salario; quel
> salario che,
> in realtà non è altro che una forma di ricatto, un modo abbruttente con
> cui ci viene restituito un po' alla volta una piccola parte di tutto
> quello che
> ci viene tolto dalla nascita.
> Ma mentre leggevo queste tue parole mi sono venute in mente delle altre
> parole di Malatesta dal programma anarchico del 1919, e te le cito:
>
> "Gli operai vivono alla giornata e, se non lavorano, presto mancano di
> pane;
> mentre i padroni dispongono, mediante il denaro, di tutti i prodotti già
> accumulati,
> e quindi possono tranquillamente aspettare che la fame abbia ridotti a
> discrezione i loro salariati."
>
> Quindi il problema che pongo è abbastanza banale. Il capitalismo al
> momento ha il "monopolio della vita", nel senso
> che, al momento attuale, non c'è alcuna alternativa. Tutti ne facciamo
> maledettamente parte, chi più chi meno, tutti abbiamo
> un ruolo in questo sistema, chi più sfruttato, chi meno sfruttato.
> In noi c'è la volontà di rifiutare tutto questo, rispettando la nostra
> incompatibilità con i valori capitalistici, ma veniamo sconfitti ogni
> volta.
> La motivazione per me è da ricercare nel fatto che, come ho detto prima,
> non c'è un'alternativa di vita valida.
> E' come se ci avessero messo, sin dalla nascita, su un'unica strada,
> dritta, senza perpendicolari nè curve nè incroci,
> e tu puoi sì muoverti liberamente su questa strada, puoi andare avanti e
> indietro, a destra o sinistra, ma appena
> cominci a toccare la carreggiata per tentare la fuga, c'è qualcosa di
> sconosciuto, una specie di guard rail che ti respinge verso il centro
> e ti rimette in riga.
>
> Quello che credo che sia cruciale per sfruttare appieno questa crisi, è il
> fatto che noi dobbiamo cominciare a pensare
> a come potremmo vivere, senza autorità, senza Stato, senza Imprese, senza
> fabbriche, senza tutto questo che vediamo.
> Credo che dovremmo creare un sistema dentro il sistema (capitalista) che
> sta fallendo, con l'obiettivo di crearlo giusto e umano,
> e che sia capace di coinvolgere e attirare a sè tutta la categoria di
> oppressi, un po' alla volta.
> Quando parlo di sistema, intendo una collettività autogestita che è capace
> di condividere i prodotti insieme ai costi, eliminando
> qualsiasi tipo di profitto o guadagno irreale, e che sia capace di gestire
> le risorse secondo la propria volontà,
> senza mai cadere nella trappola che le proprie scelte siano giuste e
> sovrane, alimentando sempre il dubbio e la discussione costruttiva aperta
> a tutti.
>
> Purtroppo, quello che fa più male è constatare che anche nelle categorie
> più basse c'è una totale mancanza
> di consapevolezza sulle proprie condizioni precarie, a tutto vantaggio dei
> falsi ideali propinati dall'alto
> (scivinismo, conformismo, familismo, ottimismo ecc.). Questi valori
> aderiscono ad un problema ancora più
> profondo, cioè l'isolamento degli individui.
> Anche se gli uomini si incontrano praticando le solite abitudini, in
> realtà vivono assolutamente dissociati, rassegnati, senza capire
> che un problema personale può essere comune a tutti e diventare un
> problema collettivo.
> A volte mi guardo attorno e non vedo uomini, vedo degli automi, e quando
> c'è il tg di sottofondo vi assicuro che è davvero impressionante!
> Ma anche io stesso adesso vivo completamente dissociato da voi, non vi ho
> mai visti, non so neanche dove siete, non so manco come mi
> sono ritrovato in questa lista.
>
> Premesso che sono libero di tutti i vizi, tv, giochi e stronzatelle di cui
> tutti quelli della mia età (23 anni) sono infatuati,
> e per cui per vivere mi basterebbe davvero poco, quando tra un po' di mesi
> uscirò dall'università,
> che cosa posso fare a parte andare in qualche azienda a perdere i capelli
> seduto dietro un monitor?
> Devo continuare a campare con i miei genitori?
> Oppure lavoro con mio padre che va in campagna anche la domenica talmente
> è alienato?
> Qual è l'alternativa? Siamo capaci di creare una comunità totalmente
> anarchica e felice?
> Oppure ne esiste già una e non ne sono a conoscenza?
> Come posso continuare a vivere rifiutando il capitalismo TOTALMENTE?
>
> Ricapitolando, sì al boicottaggio e al rifiuto, ma parallelamente dobbiamo
> cominciare a costruire
> qualcosa dal basso per cercare di ricostruire quella felicità che non è
> detto che dobbiamo provare
> subito nella nostra esistenza, egoisticamente. Possiamo lavorare per
> quell'infinitesimo che magari
> tra anni o secoli può realizzare l'utopia.
> Dobbiamo costruire un'alternativa di vita ma lungimirante, contrariamente
> al capitalismo che
> distrugge e sfrutta all'istante, portandoci tutti verso la rovina.
>
> Francesco
>
>
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