[Redditolavoro] quello che solo io dico sulla crisi
clochard
spartacok at alice.it
Sun Nov 30 12:33:44 CET 2008
Lascia perdere gli errori!!! :)) Mi sembra un ottimo intervento, lucido e
appassionato, come del resto quello del compagno Francesco.
Mettete giustamente a tema la necessità/volontà del proletariato di
costruire proprie istituzioni (ho però dubbi sulla forma "cooperativa", che
è un altro modo di diventare pseudopadroncini... comunque il problema non è
il nome ma la capacità di uscire dalla sfera dell'economico capitalista, un
vero rompicapo, per risolverlo non bastano le buone intenzioni né l'onestà
intellettuale).
Naturalmente la soluzione non ce l'ho. Penso soltanto che si tratti di di
estendere e rafforzare esperienze già in corso o realizzate nella storia del
movimento operaio, soprattutto quello Altro, dalle esperienze dei socialisti
utopisti ai gruppi di acquisto solidale alle monete alternative. Negli anni
'70 c'era a Napoli una mensa per i bambini proletari, che rispondeva a un
bisogno primario e al contempo praticava una pedagogia sovversiva,
affrontando, come dice giustamente Vittoria, l'impresa di costruire una
reale autonomia dal capitale anche sul terreno del pensiero, dell'etica,
della cultura.
Devo poi ricordare come Magius, spesso purtroppo non compreso, batta da anni
su questo punto, e non sarebbe male, magari con la sua collaborazione,
riprendere le sue elaborazioni.
La cornice teorica dovrebbe essere affinata, ma esistono già dei
riferimenti. Penso alle Zone Temporaneamente Autonome di Hakim Bey e alla
Sfera pubblica extraistituzionale dei totonniani.
Ciao e grazie degli stimoli!!! :))
enrico
----- Original Message -----
From: "vittoria oliva" <huambos at virgilio.it>
To: "fra" <frengo at anche.no>; <redditolavoro at ecn.org>
Sent: Sunday, November 30, 2008 9:30 AM
Subject: Re: [Redditolavoro] quello che solo io dico sulla crisi
> Innanzitutto mi scuso per gli errori ce ne sono tanti, quando lo
> metteranno
sul sito correggerò.
Poi fra sono contenta che hai ricordato Malatesta, qui si sono scordati
tutti, mica solo Marx! se lo sono scordati pure gli anarchici.Qui tutti si
sono scordati di tutto e tutti!
Che voglio? che bisognerebbe ricordare la lezione del passato, dove si
praticava l'autoorganizzazione, non solo a livello sindacale, ma anche a
livello di solidarietà fattiva e sussistenza.
Io è un sacco di tempo che dico ai compagni fuori dal lavoro e avere il
coraggio di mettersi in cooperative in proprio, prima di Genova 2001 io
insieme a Cirillo dicemmo persino dare i paesi abbandonati ai migranti e io
e Huambo ancora di più! fare cooperative miste di migranti e autoctone,
pensi che ci sarebbe tutta sta xenofobia se qualcuno ci avesse dato retta?
No, qui per farsi dare retta devi essere Bifo o Totonno;-))))).
Allora io ho fatto questa cosa per lanciare un allarme, perché sono sicura
che la situazione peggiorerà e che se non ci autorganizziamo siamo fottuti.
A ci tocca lanciare questo messaggio se non ai rivoluzionari?
Bisogna lottare su due fronti uno strategico di attacco, dicendo chiaro che
finché capitale nessuna soluzione, solo rovina, l'altro tattico di
resistenza, perché resistere bisogna.
Mentre si dice finché c'è capitale nessuna soluzione, organizzarsi per
l'autoproduzione dei beni primari che è pure un modo di mandare a fare in
culo le merci superflue.
Dei beni primari solo? anche sul piano della cultura e di altri bisogni che
definiamo col termine di rose.
L'insegnamento? praticare la nostra pedagogia ci abbiamo fior di pedagogisti
rivoluzionari!
il cavoli a merenda? farseli per cazzi propri, e così via.
Ci riuscivano nell'ottocento che erano quasi tutti analfabeti non ci
riusciamo ora?
Non ci riusciamo per il problema dell'omologazione di cui parlava Pasolini.
Riappropriarsi del nostro sapere e della nostra volontà.
Perché il lavoro del padrone sarà praticamente non pagato!!!! questo è il
punto, pagato solo con la morte, sempre di più.Più tutto il resto, le
guerre comprese.
Allora intanto si potrebbe mandare un segnale forte dicendo, la cazzo di
tessera di povertà non la vogliamo,l'elemosina non la vogliamo, cazzo uno
scatto di dignità!
Poi per esempio fare lo sciopero di Natale e le cazzo di feste: NON COMPRARE
UN CAZZO DI UN CAZZO, come tutti gli altri giorni, chiaro?
e poi incominciare ad organizzarsi su come resistere.
Qui vedo ancora si parla di salario di cittadinanza, beh, quello pure entra
nel meccanismo della coaptazione!
O si ha il coraggio di uscire da questa logica, e mi pare che questo è il
tempo o siamo fottuti.
vittoria
----- Original Message -----
From: "fra" <frengo at anche.no>
To: <redditolavoro at ecn.org>
Sent: Saturday, November 29, 2008 9:54 PM
Subject: Re: [Redditolavoro] quello che solo io dico sulla crisi
> Ciao Vittoria,
> bellissima questa mail, hai messo in ordine tutti i pensieri che avevo
> confusi in testa. ;-)))
> Però voglio prenderne solo un pezzo per dire quello che penso su un
> problema preciso che
> mi attanaglia e che avrei comunque tirato fuori prima o poi; cioè sul come
> fare ad ottenere tutto quello che ci proponiamo.
> Ovviamente non voglio focalizzare tutta una discussione su questa cosa,
> perchè da questa mail così ampia si possono prendere
> tantissimi spunti di riflessione, come spero che avvenga.
>
> vittoria oliva ha scritto:
>> E perché la crisi non proceda verso il suo epilogo più tragico dobbiamo
>> realmente e veramente respingere tutti i tentativi di coaptazione con la
>> lotta, con il rifiuto totale di questo Sistema, con il boicottaggio
>> radicale.respingere tutte le coaptazione dalla xenofobia, al lavoro
>> schiavistico, alla parodia di istruzione che ammanniscono ai giovani.
>> Una cosa è chiara, per me, che qui si è arrivati al punto nodale:o una
>> vita da subumani, gli uni contro gli altri,
>> a scannarsi per un lavoro di merda e sui posti di lavoro di merda, a
>> scannarsi per un tozzo di pane a non sopravvivere nemmeno più..
>> BENE E' ORA DI PRETENDERE DI VIVERE FELICI!
>> E' ORA DI PRETENDERE DI GODERE!
>>
> Sono totalmente daccordo sul fatto che la forma più efficace per far
> fallire il sistema sia il boicottaggio ed il rifiuto del salario; quel
> salario che,
> in realtà non è altro che una forma di ricatto, un modo abbruttente con
> cui ci viene restituito un po' alla volta una piccola parte di tutto
> quello che
> ci viene tolto dalla nascita.
> Ma mentre leggevo queste tue parole mi sono venute in mente delle altre
> parole di Malatesta dal programma anarchico del 1919, e te le cito:
>
> "Gli operai vivono alla giornata e, se non lavorano, presto mancano di
> pane;
> mentre i padroni dispongono, mediante il denaro, di tutti i prodotti già
> accumulati,
> e quindi possono tranquillamente aspettare che la fame abbia ridotti a
> discrezione i loro salariati."
>
> Quindi il problema che pongo è abbastanza banale. Il capitalismo al
> momento ha il "monopolio della vita", nel senso
> che, al momento attuale, non c'è alcuna alternativa. Tutti ne facciamo
> maledettamente parte, chi più chi meno, tutti abbiamo
> un ruolo in questo sistema, chi più sfruttato, chi meno sfruttato.
> In noi c'è la volontà di rifiutare tutto questo, rispettando la nostra
> incompatibilità con i valori capitalistici, ma veniamo sconfitti ogni
> volta.
> La motivazione per me è da ricercare nel fatto che, come ho detto prima,
> non c'è un'alternativa di vita valida.
> E' come se ci avessero messo, sin dalla nascita, su un'unica strada,
> dritta, senza perpendicolari nè curve nè incroci,
> e tu puoi sì muoverti liberamente su questa strada, puoi andare avanti e
> indietro, a destra o sinistra, ma appena
> cominci a toccare la carreggiata per tentare la fuga, c'è qualcosa di
> sconosciuto, una specie di guard rail che ti respinge verso il centro
> e ti rimette in riga.
>
> Quello che credo che sia cruciale per sfruttare appieno questa crisi, è il
> fatto che noi dobbiamo cominciare a pensare
> a come potremmo vivere, senza autorità, senza Stato, senza Imprese, senza
> fabbriche, senza tutto questo che vediamo.
> Credo che dovremmo creare un sistema dentro il sistema (capitalista) che
> sta fallendo, con l'obiettivo di crearlo giusto e umano,
> e che sia capace di coinvolgere e attirare a sè tutta la categoria di
> oppressi, un po' alla volta.
> Quando parlo di sistema, intendo una collettività autogestita che è capace
> di condividere i prodotti insieme ai costi, eliminando
> qualsiasi tipo di profitto o guadagno irreale, e che sia capace di gestire
> le risorse secondo la propria volontà,
> senza mai cadere nella trappola che le proprie scelte siano giuste e
> sovrane, alimentando sempre il dubbio e la discussione costruttiva aperta
> a tutti.
>
> Purtroppo, quello che fa più male è constatare che anche nelle categorie
> più basse c'è una totale mancanza
> di consapevolezza sulle proprie condizioni precarie, a tutto vantaggio dei
> falsi ideali propinati dall'alto
> (scivinismo, conformismo, familismo, ottimismo ecc.). Questi valori
> aderiscono ad un problema ancora più
> profondo, cioè l'isolamento degli individui.
> Anche se gli uomini si incontrano praticando le solite abitudini, in
> realtà vivono assolutamente dissociati, rassegnati, senza capire
> che un problema personale può essere comune a tutti e diventare un
> problema collettivo.
> A volte mi guardo attorno e non vedo uomini, vedo degli automi, e quando
> c'è il tg di sottofondo vi assicuro che è davvero impressionante!
> Ma anche io stesso adesso vivo completamente dissociato da voi, non vi ho
> mai visti, non so neanche dove siete, non so manco come mi
> sono ritrovato in questa lista.
>
> Premesso che sono libero di tutti i vizi, tv, giochi e stronzatelle di cui
> tutti quelli della mia età (23 anni) sono infatuati,
> e per cui per vivere mi basterebbe davvero poco, quando tra un po' di mesi
> uscirò dall'università,
> che cosa posso fare a parte andare in qualche azienda a perdere i capelli
> seduto dietro un monitor?
> Devo continuare a campare con i miei genitori?
> Oppure lavoro con mio padre che va in campagna anche la domenica talmente
> è alienato?
> Qual è l'alternativa? Siamo capaci di creare una comunità totalmente
> anarchica e felice?
> Oppure ne esiste già una e non ne sono a conoscenza?
> Come posso continuare a vivere rifiutando il capitalismo TOTALMENTE?
>
> Ricapitolando, sì al boicottaggio e al rifiuto, ma parallelamente dobbiamo
> cominciare a costruire
> qualcosa dal basso per cercare di ricostruire quella felicità che non è
> detto che dobbiamo provare
> subito nella nostra esistenza, egoisticamente. Possiamo lavorare per
> quell'infinitesimo che magari
> tra anni o secoli può realizzare l'utopia.
> Dobbiamo costruire un'alternativa di vita ma lungimirante, contrariamente
> al capitalismo che
> distrugge e sfrutta all'istante, portandoci tutti verso la rovina.
>
> Francesco
----- Original Message -----
From: vittoria oliva
To: clochard ; Doriana Goracci
Sent: Saturday, November 29, 2008 5:16 PM
Subject: quello che solo io dico sulla crisi
Ovvero crisi virtuale e crisi reale.
Parole in libertà di una compagna libertaria.
Questa crisi che ora è palese, da tempo c'era e noi la vivevamo e la
pagavamo.
Quando è diventa "Mondiale", "Storica" "Epocale".....?
Quando nel suo perdurare, fatalmente ha colpito chi ha provocato la crisi:
banche, finanziarie, imprese, ossia il Sistema Capitale nella sua essenza.
L'essenza del capitale è il profitto sia della merce umana che di beni che
dalla merce umana sono prodotti, questo profitto si sostanzia in Capitale
Finanziario, là dove pecunia non olet più del sangue di cui gronda questo
profitto, ma dove impera solo l'odore della merda.
Che di merda si tratta lo sapete perché articoli ed analisi su come è
avvenuta questa crisi ce ne sono a bizzeffe.
Ora io non mi stupisco del fatto che si ricorra all'intervento dello Stato
per mettere dei ripari a questa crisi, non mi stupisco che dopo tanto
osannare a "niente lacci e lacciuoli"
per il libero mercato, si cerchi la protezione dello Stato: questo è
nell'ordine del Sistema, si è ultraliberisti o statalisti secondo le
condizioni che permettono di accumulare maggiori profitti o di recuperare
qualche profitto perso per una economia troppo osé!
E' chiaramente una crisi economica, come marxista libertaria ne sono
cosciente, ma appunto per questo sono cosciente anche è una crisi più
complessiva, etica e morale.
Ciò che spinge un comunista, un anarchico, un rivoluzionario cosciente a
ribellarsi al sintema dello sfruttamento è l'indignazione per l'immoralità,
per l'ingiustizia che vuole gli esseri umani divisi in classi, divisi, cioè
in base al fatto di chi ha il potere, il denaro e di chi ha solo le sue
braccia da vendere a chi il potere e il denaro: i padroni.
Questa divisione produce una serie di soprusi a catena, una immoralità
diffusa ed esponenziale, secondo le epoche e le bisogna di chi ha il potere,
tanto più accentuate nei periodi in cui la classe subisce sconfitte ed è
divisa e sulla ritirata.
Immoralità che sono le DEVASTAZIONI che viviamo: morti di lavoro,
persecuzioni contro i diversi, i migranti, o le etnie ,violenza sulle donne,
sfruttamento dei bambini, nessuna possibilità di essere e di esprimersi come
essere umano totale e libero: vite negate, vite rimosse, vite non vite che
hanno solo valore di merce, un valore sempre più scadente e che sempre più
scadrà coll'incalzare della crisi.
Alla base di questa decadenza etica e morale c'è la coaptazione (servili
formae se ipse Dominus coaptavit), che passa attraverso diversi meccanismi
istituzionali o paraistituzionali : la scuola, il posto di lavoro, gli
eserciti, le religioni, le etnie e le nazioni, il partito, il sindacato, la
consorteria o le consorterie di ogni "genere", la coaptazione, ossia la
sudditanza per la necessità di sopravvivere non di vivere: il potere
stabilisce le sue categorie sociali e le norme da osservare per rientrare
nelle categorie e così con una serie di strumenti passa la coaptazione;
l'illusone fasulla, cioè, che sei parte di un qualcosa che ha un valore, chi
ti fa avere un valore quando in vece il valore tuo reale è solo quello dello
schiavo del Regime al potere in quel momento. Da qui nasce l'infelicità
diffusa e totale da cui si può uscire solo con la rivolta, la rivoluzione,
il boicottaggio.
O coapatati ed infelici a vita, o coaptati e senza vita, o sfuggire alla
coaptazione e liberi di godere e vivere.
Giacché al contrario di quello che dicono papi, preti e capitalisti l'essere
umano non nasce alla servitù, al dolore, ma l'essere umano nasce al piacere
"Io provo presentemente un piacere, io vorrei che la condizione di tutta la
mia vita, di tutta l'eternità, fosse uguale a quella in cui mi trovo in
questo momento. Questo è ciò che nessun uomo dice mai né può dire di buona
fede, neppur per un solo momento, neppure nell'atto del maggior piacere
possibile. Ora se egli in quel momento provasse in verità un piacer presente
e perfetto (e se non è perfetto, non è piacere), egli dovrebbe naturalmente
desiderare di provarlo sempre, perché il fine dell'uomo è il piacere; e
quindi desiderare che tutta la sua vita fosse tale qual è per lui quel
momento, e di più desiderare di viver sempre, per sempre godere."
Zibaldone di Giacomo Leopardi
Questo è il punto nessuno di noi può dire di trovare piacere totale nella
vita che ci prestabiliscono, e l'atto rivoluzionario è quello di
riappropriarsi del piacere di vivere, cioè di esser padroni, noi, delle
nostre vite.
LE RIVOLUZIONI SONO STATE FATTE TUTTE NEL SPERANZA DI APPROPRIARSI DEL
PIACERE DI VIVERE CHE IL POTERE NEGA.
Cosa fa il Capitale che impara più di noi, magari, dalla storia delle
rivolte, delle ribellioni, delle rivoluzioni?
Coapta le masse subalterne con dei piaceri fittizi, non reali, coapta, nella
sua evoluzione, non solo per motivi meramente economici, ma anche per motivi
ideologici per tenerti aggiogato, non solo economicamente con una abboffata
di piaceri fasulli perché non si trovi il piacere reale nella libertà.
E quale maggiore piacere se non quello massimo di diventare padroni tutti?
magari non grossi padroni ma padroncini di piccola o media taglia. Il GRANDE
SOGNO AMERICANO che è diventato sogno mondiale.
TUTTI POSSIAMO DIVENTARE PADRONI, O PADRONCINI, TUTTI IMPRENDITORI DI SE
STESSI, dalle stalle alle stelle; a stelle e strisce magari!
Questa per me è la sostanza reale di questa crisi, che ha prodotto una serie
di disperati che si illudevano di diventare padroni di una casa o una misera
aziendola, mettendo il loro destino nelle mani delle banche e delle
finanziarie.
A me non interessa la bolla, o i bolloni, o se la crisi è sistemica o se è
la crisi finale, a me interessa questo passaggio qui.
Il passaggio cioè che un povero negro, uno col lavoro precario e magari
senza reddito sicuro si illudeva di diventare padrone per la grande
liberalità dei padroni, per la loro magnanimità, perché il padrone è tanto
buono che ti regala casa o la tua botteguccia di merda.
Questo significa che è stata fatta tabula rasa di tutta la storia della
lotta di classe in tutto il mondo. Perché non capire che
il Capitalisti si arricchivano con questo inganno vuol dire avere
dimenticato tutto.
Quando ci si è incominciato a destare da questo sogno fasullo?
Quando si è visto che i conti non tornavano, che non ce la facevi a pagare
il muto, che il pane saliva alle stelle, che non arrivavi alla seconda
settimana, finché arrivavi alla terza ancora ci si illudeva! quando si è
visto che ti cacciano di casa, quando si è visto che ti licenziano, ti
mettono in cassa integrazione, quando si è visto che "ragazzi è dura, tocca
tamponare la crisi: fiumi di soldi per le banche, la carta di povertà per
voi e qualche euro una tantum , non fate i pessimisti e andate a comprare
il panettone che è Natale eh!".
Io sento i giovani che urlano la crisi non la paghiamo noi. E' un urlo che
corre per tutto il mondo ormai, non solo dei giovani.
Ed io mi chiedo, come faremo a non pagarla noi?
Come faremo se non si esce da questo meccanismo di coaptazione?
Che è una crisi epocale ormai lo hanno ammesso tutti, anche quelli che su
questa crisi con il gioco di borsa ora vai su ora vai giù , altro che
cucu'!si sono fatto ancora più miliardari, però mettiamoci in testa che sarà
una crisi epocale solo per noi., a noi il compito di farla divenire una
crisi epocale per il padrone, stando ben attenti a non entrare in altri modi
di coaptazione.
Intendo cioè: non 'accettare le carte di povertà e i miseri euro con cui
vogliono rassicuraci.
Una cosa è chiara che questo è un passaggio di nuova ridefinizione del
sistema capitale che vedrà sconvolgimenti, epocali di certo, siamo giunti
alla fase suprema del capitale come dice Marx che coincide col suo
possibile crollo, alla fase in cui: meno banche ma più forti, meno Compagnie
Aeree ma più forti, meno Industrie automobilistiche ma più forti. e così
via.,questo significherà più disoccupati, più miseria per tutti noi, più
lavoro schiavistico per noi, più infelicità per noi, più non vita per tutti
noi.
E come se non bastasse la possibilità di una probabile terza guerra
mondiale, non solo perché dalle crisi di questa natura, storicamente, si
cerca prima di uscire con i provvedimenti statalisti, già è successo; e con
il rilancio di grandi opere, già è successo, ma quando questo non basta, poi
si arriva alle guerre mondiali.
I fatti, credo, sono sotto gli occhi di tutti: Gli USA stanno perdendo il
loro ruolo di paese guida del Sistema Capitale, è toccato primo al Capitale
di Stato, più debole di crollare l'URSS, pensavano di risolvere la crisi di
sovrapproduzione allargando il mercato ad est e per questo: guerre;le guerre
regionali , malgrado l'unica industria che tiri sia quella delle armi, non
bastano a rimettere in moto il meccanismo, scatenano troppe contraddizioni
ingovernabili a livello regionale, i soldi che si spendono per la guerra
sono più di quelli che si fanno con la ricostruzione, quindi si trovano
impantanati senza alcun ritorno sostanziale, anzi rimettendoci pure a
livello di vite perdute; alle contraddizioni interne per guerre che non
portano nulla, nemmeno un pò di prestigio agli i USA, si somma
l'insoddisfazione per la crisi economica. Gli USA hanno perduto quasi del
tutto il cortile di casa, l'america latina e centrale su cui scaricava di
storicamente la sua crisi.
Gli USA sono a livello globale come il negro che si è comprato la casa col
mutuo: cioè è il massimo debitore mondiale: Giappone, Cina e i paesi
esportatori di petrolio più la Gran Bretagna hanno il suo debito in mano,
tutti questi rischiano di trovarsi come quelli che avevano comprato Azioni
Parmalat o Bond Argentini. Continuare a stampare moneta per fare trasfusioni
a banche, finanziarie imprese.... significa far diventare la moneta carta
straccia.
Come potranno partire le grandi opere, per esempio, dei Grandi oleodotti, se
debbono continuare a fare trasfusioni per salvare banche? Solo se ci
saranno delle nuove alleanze impensabili fino a poco tempo fa, mettiamo fra
Cina, India paesi dell'America latina e paesi Arabi Europa.
Se questa crisi si aggrava ancora di più può saltare la via della seta e
Cina ed India non hanno alcuna intenzione di rinunciare a questo progetto.
Gli unici che hanno non solo il capitale finanziario in mano ma anche le
cose concrete, le cose reali , non solo il petrolio,sono i paesi Arabi che
si stanno comprando banche in Europa, banche soltanto? La Generall Motors,
per esempio, è in bancarotta, ma il palazzo, la cosa sostanziale della GM è
di proprietà araba. C'è una lotta fra capitale vecchio e capitale nascente
che può sfociare in una terza guerra mondiale.
Qualche esempio:
Lukoil che controlla il 20 per cento della Repsol il 28/11/2008 in spagna ha
avviato delle trattative con l'impresa di costruzioni e di servizi spagnola
Sacyr Vallehermoso;
sempre il 28/11/2008 la Bank of China ha annunciato la sua apertura di una
filiale a Ginevra, specializzata in gestione patrimoniale, è la prima banca
cinese che si stabilisce in Svizzera.
Sapete Chi sono i manager più importanti del Capitalismo Usa? il 15% dei top
manager USA vengono dai paesi emergenti, Medio Oriente, India.
Ed ora, cosa succede proprio ora a Mumbai?
lo sapete quello che è successo: quello che viene detto l'11 settembre
Indiano a Mumbai perché.....
http://temi.repubblica.it/limes/strage-mumbai-gli-attacchi-in-india/
A tutto questo nodo di vipere aggiungete un continente totalmente distrutto
dalla rapina delle potenze coloniali e neocoloniali: L'AFRICA.
Questo che viviamo è solo l'inizio della crisi.
E perché la crisi non proceda verso il suo epilogo più tragico dobbiamo
realmente e veramente respingere tutti i tentativi di coaptazione con la
lotta, con il rifiuto totale di questo Sistema, con il boicottaggio
radicale.respingere tutte le coaptazione dalla xenofobia, al lavoro
schiavistico, alla parodia di istruzione che ammanniscono ai giovani.
Una cosa è chiara, per me, che qui si è arrivati al punto nodale:o una vita
da subumani, gli uni contro gli altri,
a scannarsi per un lavoro di merda e sui posti di lavoro di merda, a
scannarsi per un tozzo di pane a non sopravvivere nemmeno più..
BENE E' ORA DI PRETENDERE DI VIVERE FELICI!
E' ORA DI PRETENDERE DI GODERE!
prima che sia la fine totale
"L'uomo si rassegna a soffrire passivamente, o a non godere, ma niuno si
rassegna a faticare invano e senza niuna speranza, o a faticar molto per
cose da nulla; niuno si rassegna a soffrire attivamente senz'alcun frutto.
Quindi è che dall'abito della rassegnazione sempre nasce noncuranza,
negligenza, indolenza, inattività, e finalmente pigrizia, e torpidezza, e
insensibilità, e quasi immobilità.
(2. Luglio. 1823.)
O COMUNISMO O BARBARIE!
vittoria
l'Avamposto degli Incompatibili
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