[Redditolavoro] Alcuni appunti sulla Festa della Patria

vittoria oliva huambos at virgilio.it
Tue Nov 4 10:30:34 CET 2008


Grazie Rapt, ti ringrazio anche a nome del mio adorabile nonno disertore in 
Francia.
Ah ci sarà anche una coda di festeggiamento il 9 con i militari "fra la 
gente".
vittoria

----- Original Message ----- 
From: "Rapt" <rapt at inventati.org>
To: "Rapt" <rapt at inventati.org>
Sent: Monday, November 03, 2008 10:24 PM
Subject: [Redditolavoro] Alcuni appunti sulla Festa della Patria


>
>  Alcuni appunti sulla Festa della Patria
>
> Ci stanno martellando da giorni su tutti i fronti mediatici con la 
> celebrazione del 90° anniversario della "Vittoria", dell'Indipendenza, 
> eccetera. Non ultima, nel senso che ce ne saranno anche altri, la "rossa" 
> Gruber, candidata di Rifondazione "Comunista", che praticamente invita 
> Ignazio La Russa, inutile presentarlo e superfluo far notare che è 
> l'attuale Ministro della "Difesa", un generale direttore di rivista 
> online, manco a dirlo militare, ed un ammiraglio della marina mlitare 
> americana ad una specie di thè delle cinque ritardato nell'orario. 
> Mancavano solo i pasticcini. Non è mancato lo spot televisivo di sostegno 
> alle forze armate.
>
> Il tutto che auspicava il ripristino della festività del 4 novembre come 
> giorno fondante della "patria" e che, a quanto dice La Russa fra 
> l'affabilità generale, mette d'accordo tutti gli italiani superando anche 
> i "contrasti" successivi (ad esempio la guerra di liberazione dal 
> fascismo).
>
> Sono decenni ormai che manco dalle aule scolastiche, per cui non so cosa 
> insegnino oggi ai ragazzi, ma la memoria ancora mi aiuta. E mi fa 
> ricordare che quel che loro celebrano con tanta pompa e tanto fervore 
> patriottico, non è nulla di cui possano andar fieri, a meno di raccontar 
> palle, come sono ormai abituati a fare a ruota libera.
>
> Iniziamo dal loro orgoglio eroico. Prima della guerra l'Italia era 
> saldamente alleata di Germania ed Austria, nonostante quest'ultima tenesse 
> ben saldi dei territori che il nascente stato riteneva suoi. Insoddisfatta 
> dalle promesse in vista dell'imminente guerra mondiale, entra nel camerino 
> e voilà, ne esce salda alleata di Inghilterra e Francia. Nonostante 
> l'opposizione dei lavoratori, entra quindi in guerra, prende più botte 
> dell'orso alle giostre, e tira a finire la guerra in una situazione ben 
> diversa da quella di grande slancio patriottico che ci fanno credere oggi. 
> Il tutto comunque, va sottolineato, in una poco originale, vista 
> l'attualità, posizione dei partiti riformisti, che dichiararono di "non 
> appoggiare nè sabotare" l'intervento in guerra. Lasciando i lavoratori 
> soli a lottare.
>
> E questi lottarono, con le diserzioni in massa al fronte (nell'ottobre del 
> 1917 erano 56.000 i disertori e 48.000 i renitenti), manifestazioni di 
> strada soprattutto di donne contro la fame e la miseria, scioperi, e 
> l'insurrezione di Torino nell'agosto 1917. Questo senza intenzioni 
> scolastiche, ma giusto per mettere in chiaro su quali mistificazioni 
> stiano montando questo carrozzone, che quest'anno vede addirittura i 
> militari nelle scuole a "far lezione".
>
> Se poi vogliamo parlare della loro festa, di cosa festeggiano nel 
> concreto, dovremmo parlare dei loro progetti d'impero per assogettare a 
> colpi di baionetta paesi in Africa ed Europa, con una puntatina in Cina, 
> quegli stessi paesi di cui ora chiudono nei CPT gli immigrati, salvo 
> averne bisogno per sfruttarli in bianco o in nero nelle fabbriche, nei 
> cantieri, nei settori più spremuti dei servizi, aggiungendo 
> abbondantemente il loro sangue a quello dei lavoratori italiani che 
> muoiono ogni giorno sul lavoro.
>
> Vogliono festeggiari i militari professionisti che mantengono a spese dei 
> lavoratori in occupazione di quasi trenta paesi stranieri. Chissà, magari 
> nello spot c'è anche il parà che stuprava le donne in Somalia, o quello 
> che faceva il tiro a segno in Iraq urlando "annichiliscilo".
>
> Ma tanto anche Veltroni ed i sindacati, nelle loro manifestazioni, suonano 
> l'inno di Mameli. Era l'ora, nel senso che almeno non infangheranno più 
> altri inni, semmai lo scoramento viene al vedere i manifestanti far loro 
> eco, manco fossero Gattuso alla finale dei mondiali. E da tutto questo, 
> esclusi i nostri compagni di lavoro "stranieri". Vi vogliamo tanto bene, 
> ma fatevi da parte, oggi chiama la patria.
>
> Ed invece bisognerebbe cercare di smontare tutto questo circo, scardinare 
> la loro ideologia dell'individualismo, perchè non è nostra, dei borghesi, 
> anche piccoli, sì, ma nostra dei lavoratori no. La nostra idea deve e non 
> può che essere collettiva, di classe, ed internazionalista. Dovremmo, 
> stare ad ascoltare i nostri compagni di lavoro "stranieri", parlare di più 
> con loro, perchè oggi sono loro nel punto più duro ed evidente della 
> contraddizione di classe. Vivono sulla pelle molto più di noi la violenza 
> dello sfruttamento e dell'oppressione. Noi l'abbiamo gridato per anni e 
> decenni che il proletariato non ha nazione, e sarebbe ora che si riuscisse 
> a viverlo come una realtà.
>
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>      -(Rapt)-
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