[Redditolavoro] Alcuni appunti sulla Festa della Patria

Rapt rapt at inventati.org
Mon Nov 3 22:24:42 CET 2008


  Alcuni appunti sulla Festa della Patria

Ci stanno martellando da giorni su tutti i fronti mediatici con la 
celebrazione del 90° anniversario della "Vittoria", dell'Indipendenza, 
eccetera. Non ultima, nel senso che ce ne saranno anche altri, la 
"rossa" Gruber, candidata di Rifondazione "Comunista", che praticamente 
invita Ignazio La Russa, inutile presentarlo e superfluo far notare che 
è l'attuale Ministro della "Difesa", un generale direttore di rivista 
online, manco a dirlo militare, ed un ammiraglio della marina mlitare 
americana ad una specie di thè delle cinque ritardato nell'orario. 
Mancavano solo i pasticcini. Non è mancato lo spot televisivo di 
sostegno alle forze armate.

Il tutto che auspicava il ripristino della festività del 4 novembre come 
giorno fondante della "patria" e che, a quanto dice La Russa fra 
l'affabilità generale, mette d'accordo tutti gli italiani superando 
anche i "contrasti" successivi (ad esempio la guerra di liberazione dal 
fascismo).

Sono decenni ormai che manco dalle aule scolastiche, per cui non so cosa 
insegnino oggi ai ragazzi, ma la memoria ancora mi aiuta. E mi fa 
ricordare che quel che loro celebrano con tanta pompa e tanto fervore 
patriottico, non è nulla di cui possano andar fieri, a meno di raccontar 
palle, come sono ormai abituati a fare a ruota libera.

Iniziamo dal loro orgoglio eroico. Prima della guerra l'Italia era 
saldamente alleata di Germania ed Austria, nonostante quest'ultima 
tenesse ben saldi dei territori che il nascente stato riteneva suoi. 
Insoddisfatta dalle promesse in vista dell'imminente guerra mondiale, 
entra nel camerino e voilà, ne esce salda alleata di Inghilterra e 
Francia. Nonostante l'opposizione dei lavoratori, entra quindi in 
guerra, prende più botte dell'orso alle giostre, e tira a finire la 
guerra in una situazione ben diversa da quella di grande slancio 
patriottico che ci fanno credere oggi. Il tutto comunque, va 
sottolineato, in una poco originale, vista l'attualità, posizione dei 
partiti riformisti, che dichiararono di "non appoggiare nè sabotare" 
l'intervento in guerra. Lasciando i lavoratori soli a lottare.

E questi lottarono, con le diserzioni in massa al fronte (nell'ottobre 
del 1917 erano 56.000 i disertori e 48.000 i renitenti), manifestazioni 
di strada soprattutto di donne contro la fame e la miseria, scioperi, e 
l'insurrezione di Torino nell'agosto 1917. Questo senza intenzioni 
scolastiche, ma giusto per mettere in chiaro su quali mistificazioni 
stiano montando questo carrozzone, che quest'anno vede addirittura i 
militari nelle scuole a "far lezione".

Se poi vogliamo parlare della loro festa, di cosa festeggiano nel 
concreto, dovremmo parlare dei loro progetti d'impero per assogettare a 
colpi di baionetta paesi in Africa ed Europa, con una puntatina in Cina, 
quegli stessi paesi di cui ora chiudono nei CPT gli immigrati, salvo 
averne bisogno per sfruttarli in bianco o in nero nelle fabbriche, nei 
cantieri, nei settori più spremuti dei servizi, aggiungendo 
abbondantemente il loro sangue a quello dei lavoratori italiani che 
muoiono ogni giorno sul lavoro.

Vogliono festeggiari i militari professionisti che mantengono a spese 
dei lavoratori in occupazione di quasi trenta paesi stranieri. Chissà, 
magari nello spot c'è anche il parà che stuprava le donne in Somalia, o 
quello che faceva il tiro a segno in Iraq urlando "annichiliscilo".

Ma tanto anche Veltroni ed i sindacati, nelle loro manifestazioni, 
suonano l'inno di Mameli. Era l'ora, nel senso che almeno non 
infangheranno più altri inni, semmai lo scoramento viene al vedere i 
manifestanti far loro eco, manco fossero Gattuso alla finale dei 
mondiali. E da tutto questo, esclusi i nostri compagni di lavoro 
"stranieri". Vi vogliamo tanto bene, ma fatevi da parte, oggi chiama la 
patria.

Ed invece bisognerebbe cercare di smontare tutto questo circo, 
scardinare la loro ideologia dell'individualismo, perchè non è nostra, 
dei borghesi, anche piccoli, sì, ma nostra dei lavoratori no. La nostra 
idea deve e non può che essere collettiva, di classe, ed 
internazionalista. Dovremmo, stare ad ascoltare i nostri compagni di 
lavoro "stranieri", parlare di più con loro, perchè oggi sono loro nel 
punto più duro ed evidente della contraddizione di classe. Vivono sulla 
pelle molto più di noi la violenza dello sfruttamento e 
dell'oppressione. Noi l'abbiamo gridato per anni e decenni che il 
proletariato non ha nazione, e sarebbe ora che si riuscisse a viverlo 
come una realtà.

-- 
      -(Rapt)-
www.inventati.org/rapt



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