[Redditolavoro] OPERAI IMMIGRATI IN ITALIA: CRESCE LA SFIDUCIA SINDACALE...

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Thu May 8 19:02:18 CEST 2008



					LA POLVERIERA DEGLI OPERAI IMMIGRATI IN ITALIA...
			
					
						
							da							 falce
						 	@ 2008-05-08 - 17:58:38						 
			
							
RINALDINI FORSE DIMENTICA CHE STA' SEDUTO SU UNA POLVERIERA
CHE ANCORA DELEGA LA PROPRIA LIBERAZIONE E LA LOTTA PER LA PAGNOTTA.
	INTANTO I PADRONI IN CONCRETO
SFRUTTANO IN TUTTI I SENSI LA SITUAZIONE; LA FAME E I PREZZI AUMENTANO,
NON BASTERA' RIEMPIRLI DI PALLIATIVI (COME ASSEMBLEE GENERAL
GENERALISTE CHE NON DECIDONO NULLA IN TERMINI DI LOTTA MA PIU' DI
TESSERE E CHI S' E' VISTO S'E' VISTO...) E NEL FRATTEMPO IN CONCRETO
RIEMPIRLI COME SAPPIAMO NOI IN FABBRICA, DI  SABATI LAVORATIVI, TURNI
DA MANICOMIO, RITMI DA MASSACRO (VEDERE DATI IN FORTUNII OPERAI
IMMIGRATI, ALTRO CHE INFORMAZIONI...)
	UNA FORZA ESPLOSIVA QUELLA
DEGLI OPERAI IMMIGRATI E QUANDO ESPLODERA' FARA SENTIRE LA SUA ONDA
D'URTO A TUTTE LE RAMIFICAZIONI DELLA PIOVRA CAPITALISTICA, BORGHESIA
SINDACALE COMPRESA...
	I migranti interrogano il
sindacato di Sara Farolfi su Il Manifesto del 07/05/2008 Fiom, a Reggio
Emilia l'assemblea nazionale degli operai immigrati. Rinaldini: «Il
loro futuro è anche il nostro» «Il futuro della Fiom e dei lavoratori
migranti sono la stessa cosa». Così Gianni Rinaldini, segretario
generale dei metalmeccanici della Cgil, ha concluso ieri a Reggio
Emilia la terza assemblea nazionale dei lavoratori migranti
metalmeccanici. Le questioni, e le contraddizioni, sono tante, ieri
tematizzate da una platea di oltre duecento lavoratrici e lavoratori (e
delegati sindacali), arrivati dalle province a più alta densità di
lavoro migrante. Come costruire una rappresentanza sindacale del lavoro
straniero? E come costruire una risposta di sinistra al terremoto
sociale scatenato dai processi di globalizzazione? «Si tratta di
ritessere i fili della solidarietà promuovendo diritti universali»,
dice Rinaldini. Il lavoro migrante, nelle sue specificità, interroga il
sindacato, a partire dalla sua struttura organizzativa. «Oggi il mondo
del lavoro è multietnico, ci sono persone da tutte le parti del mondo,
ognuna con la sua lingua, la sua cultura, la sua religione - dice
Abdoulaye Ndiaye, senegalese, delegato Fiom a Treviso - E c'è anche una
nuova realtà del lavoro, fatta ritmi massacranti, di sicurezza scarsa,
di salari bassi, di flessibilità e precarietà». In tutto il Veneto ci
sono circa 4300 persone iscritte alla Cgil, a Treviso la maggior parte
delle quali. Ugualmente in tutto il Veneto, non c'è nei direttivi
nessun sindacalista straniero. Il sindacato deve riorganizzarsi,
conclude Abdoulaye, riacquistando forza là dove la sta invece perdendo,
i luoghi di lavoro. «Il delegato Fiom lavora per tutti i lavoratori.
Questo è il massimo dell'integrazione». Kadija Sayea, algerina di 38
anni e delegata alla Tecnogas di Reggio Emilia, si sente molto
fortunata. Trovare un comune denominatore per tutti, così Kadija
declina, e pratica nella sua azienda, la parola 'integrazione'. Per le
donne, come ha raccontato ieri, è ancora più difficile. Dall'inchiesta
Fiom sul lavoro operaio è emerso che le operaie immigrate fanno più ore
di straordinario e più turni notturni. «Perchè abbiamo qualche
problema, e non qualche energia, in più». C'è il problema della casa,
«facciamo fatica, e quando la troviamo, costa cara». C'è la famiglia a
casa, «anche quella d'origine che resta nei nostri paesi di provenienza
ma conta su di noi». «Ci sono tante cose a cui pensare che non si
ascolta più nemmeno la stanchezza del proprio corpo». Per non dire
delle discriminazioni di genere, intimidazioni, «attenzioni sessuali
indesiderate», che coinvolgono le donne straniere in misura più alta e
anche più silenziosa. La lingua è un handicap, il primo. Alla Tecnogas
stanno aprendo una vertenza per ottenere 250 ore di permesso annue
(dentro l'orario di lavoro) dedicate all'insegnamento dell'italiano. E
anche da Kadija, che dopo dieci anni in Italia con la lingua non ha
problemi, arriva una domanda al sindacato: la nostra è una
rappresentanza inadeguata per tutte queste lavoratrici e lavoratori
migranti. Di una «strategia della visibilità» parla Giorgio Cremaschi,
segretario nazionale Fiom. Sono almeno 150 mila le lavoratrici e
lavoratori migranti in Italia. «I lavoratori migranti producono
ricchezza per tutti, non devono nascondersi, non devono camminare
rasente i muri per non farsi notare - dice Cremaschi - Come Fiom
restiamo contrari alla Bossi Fini, una legge che invece di
regolarizzare il lavoro che c'è ha l'effetto di clandestinizzare il
lavoro regolare». «Il voto che si è avuto nell'ultima tornata
elettorale in modi diversi ma convergenti, al Nord con la Lega, al
Centro con An e al Sud con Lombardo, è il frutto di una risposta di
destra alla globalizzazione - tira le conclusioni Rinaldini - Noi
dobbiamo impegnarci a ritessere rapporti di solidarietà, avviando una
diffusa attività di contrattazione aziendale che tenga insieme la
peculiarità delle domande con la promozione universale di diritti, e
dobbiamo operare affinchè i migranti che diventano delegati o
funzionari siano considerati come dirigenti complessivi e non relegati
a occuparsi esclusivamente degli altri migranti».

											
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