[Redditolavoro] Quando l’ingiustizia diventa un diritto, ribellarsi è un dovere!

Emiliano Laurenzi emiliano_laurenzi at yahoo.it
Thu Jan 24 10:04:41 CET 2008


La conta quotidiana dei morti ammazzati dal lavoro va ormai al di là di qualsiasi decenza civile. La lotta politica contro questo ordine di cose imposto da parlamenti servi con leggi infami, da provvedimenti giudiziari che tendono a negare lo stesso diritto di manifestare - vedi lepene inflitte ai manifestanti per i fatti di Genova... - non può e non deve rimanere solo nei posti di lavoro.
  Le nostre vite vengono svendute alle logiche assassine e criminali del capitalismo, la paura della miseria soffoca i sogni e le speranze di milioni di lavoratori di ogni settore, ed il ricatto di contratti infami, indegni, utili solo alle logiche padronali, subordina le nostre esistenze al profitto dei nostri sfruttatori.
  Oltre un certo limite, il conflitto politico non può rimanere dentro l'alveo di regole imposte da altri. Il capitale ed i suoi accoliti hanno già da tempo dichiarato guerra alle nostre vite, ai nostri valori, alle nostre idee, speranze, sogni, e le nostre vittime si contano quotidianamente, nel silenzio e nell'umiliazione che ci circonda, senza pudore da parte di politici e sindacalisti.
   
  La soglia della decenza civile verso le nostre vite è stata abbassata a livelli da dittatura sudamericana. La semplice espressione delle proprie idee, la semplice appartenenza ad un sindacato di base, la semplice pratica dei propri valori di solidarietà, giustizia, libertà, è sui posti di lavoro motivo di discriminazione, di mobbing, di licenziamento.
   
  Bisogna farla finita. Farla finita con la speranza in sindacati istituzionali che pensano solo a gestire la ricchezza che hanno accumulato ed a difendere lo status di sindacalisti di professione, preoccupati solo di funzionare nel modo migliore da esecutori pratici di sentenze politiche espresse altrove. preoccpati più delle logiche economiche che di quelle umane.
   
  Bisogna farla finita con partiti incapaci di parlare della speranza di cambiare le nostre vite in meglio, di lottare per vedere realizzati non dico i sogni, ma almeno le modeste speranze di una vita dignitosa. Partiti incapaci di leggere i profondi mutamenti in atto e in larga parte già sedimentati nel tessuto sociale del nostro paese.
   
  Bisogna farla finita, e farlo nella maniera più chiara: attraverso l'autoorganizzazione, attraverso la saldatura progressiva delle azioni e dell'immaginazione di milioni di donne e uomini umiliati, oppressi, privati del loro diritto ad un futuro migliore.
   
  Per farlo occorre lottare, e lottare di là dalle regole che uno stato sempre più apertamente autoritario ci vuole imporre. Uno stato che ai fascisti che assaltano i commissariati - come a Roma - o le residenze del governatore della Sardegna, infligge pene risibili, derubricate da qualsiasi riferimento al reato di terrorismo, mentre ogni volta che compagne e compagni si mobilitano e manifestano, infligge pene durissime come per i manifestanti di Genova.
   
  Lottare per un futuro migliore, visto che il nostro presente, ormai, è ben poca cosa. Da perdere, ormai, si ha quasi solo il rispetto di noi stessi. Dunque...
   
  saluti libertari
  el

       
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