[Redditolavoro] OPERAI THYSSENKRUPP DANNO UN ALTRO CALCIO AL SISTEMA...

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Thu Jan 3 15:28:26 CET 2008



		TORINO: GLI OPERAI TK SLEGANO E CALCIANO VIA LA CORONA DI FIORI DELLA  THYSSENKRUPP PER IL /° MORTO

		
			
				da				 falce
			 	@ 2008-01-03 - 13:48:36			 

				UN
FATTO NUOVO. GLI OPERAI DANNO UN ALTRO SEGNALE CHE NON ACCETTANO TUTTI
QUEI SOGGETTI CHE PRIMA TI SFRUTTANO FINO ALLA MORTE E POI "MANDANO" LE
LORO VERGOGNOSE CONDOGLIANZE, E' UNA CAPPA DAL QUALE USCIRNE: TUTTI SI
FOTTONO DELLA CONDIZIONE OPERAIA ED E' ORA CHE NOI FACCIAMO IN
PROPRIO...
	AVEVANO PROPRIO RAGIONE I NOSTRI VECCHI
CHE PARLAVANO DELLA STAMPA DI TORINO COME "LA BUSIARDA" (LA BUGIARDA)
ECCONE UN FULGIDO ESEMPIO DA LA STAMPA-LA BUSIARDA DI IERI...2-2-2008...

--------------------------------------------------------Che Che sorpresa l'operaio esiste ancora
	GIUSEPPE BERTA

Qual è il posto del lavoro industriale nella società italiana d’oggi? È
una domanda che gli avvenimenti degli ultimi mesi hanno riportato
d’attualità, dopo un periodo in cui il mondo dell’industria e della
fabbrica era sembrato diventare opaco. Poi, in rapida sequenza, la
consultazione sindacale sul welfare e la questione salariale connessa
al problema del rinnovo del contratto dei metalmeccanici, il progetto
della Fiat di ammodernare radicalmente l’impianto di Pomigliano d'Arco
e infine il terribile rogo della ThyssenKrupp hanno ridestato
l’interesse sulla condizione dei lavoratori dell’industria. È
ricominciata così una discussione che il nostro Paese non ha mai
condotto fino in fondo circa l’incidenza e il ruolo che le attività
specificamente connesse all’industria detengono nel complesso
dell’occupazione. Ridotto all’osso, l’interrogativo riguarda il lavoro
operaio: quali sono il suo peso e la sua importanza rispetto alle
tendenze del mercato del lavoro? Si tratta di una realtà destinata a
diventare residuale o, al contrario, a mantenere un rilievo
quantitativo? Lavorare nell’industria di trasformazione permarrà ancora
come paradigma sociale?
	Sono queste le domande che confusamente si
assommano quando parliamo degli operai italiani. Che continuano a
essere numerosi, più numerosi di quanto siano quelli presenti nei Paesi
con cui ci confrontiamo più spesso. La Francia, il Regno Unito, persino
il Giappone hanno in percentuale meno operai di noi sul totale degli
occupati. Per non parlare degli Usa, dove rappresentano non molto più
del 10% dell’occupazione complessiva. Fra le nazioni sviluppate, la
Germania ci supera, ma quello tedesco è un apparato produttivo di
ampiezza e concentrazione impressionanti. Al contrario, la nostra
industria è dispersa in unità produttive di dimensioni ridotte. Le
grandi fabbriche invece sono poche; forse per questo tendiamo a
seguirne le vicende concedendo loro maggiore evidenza, ma finendo
magari col dimenticare che la massa del lavoro operaio si distribuisce
in miriadi di piccoli impianti. Ciò rende più difficile percepire
l’effettiva consistenza sociale dei lavoratori dell’industria. I quali,
per questa ragione, incontrano seri ostacoli anche sul piano della
rappresentanza sindacale. Il contratto collettivo dei metalmeccanici
costituisce uno dei pochi grandi riti pubblici del nostro Paese
transitati pressoché intatti dalla prima alla Seconda Repubblica. Se ne
invoca sempre una correzione radicale, ma una riforma della
contrattazione non si è ancora delineata. La politica sindacale è
condizionata appunto da questa situazione di eterogeneità: la scelta
logica sarebbe di portare il negoziato più vicino ai luoghi dove si
produce, ma sembra cozzare con una realtà troppo frastagliata, ardua da
governare con regole e procedure comuni. E così prevale la spinta alla
continuità.
	Eppure il nodo sindacale è da sciogliere,
se si vuole dare il riconoscimento cui il lavoro industriale ha titolo.
In questi anni, si è compiuto anche un ringiovanimento della
popolazione di fabbrica. Non ci sono soltanto gli operai giunti all’età
in cui si punta al traguardo della pensione; ce ne sono molti altri che
sono giovani, in possesso di capacità e requisiti professionali che ne
fanno dei soggetti interessanti sul mercato del lavoro, in grado di
sostituire rapidamente un posto con un altro. Sono già loro ad animare
unità produttive di cui un moderno sistema economico continuerà ad
avere bisogno, anche se non avranno più il valore simbolico del
passato. Questo è il punto che occorre tenere presente: nel futuro
fabbriche e operai non aumenteranno nell’Occidente sviluppato. Ma
nemmeno usciranno di scena, con le forme di organizzazione e di sapere
produttivo cui hanno dato vita. La loro rappresentanza sarà tanto più
efficace quanto più riuscirà a essere pragmatica, agganciata ai dati
concreti e mutevoli della loro condizione, in modo da garantirne
remunerazione e tutela. Ciò che non serve davvero più è l’ideologia,
sia quando parli al passato, rivendicando una centralità sociale che
non può esistere in una società come la nostra, sia quando indugi su
una futuribile e improbabile scomparsa del lavoro.
	IN PIENO STILLICIDIO CI VORREBBERO ANCHE
SENZA IDEE E IDEOLOGIE, EH CERTO, SOLO QUELLA DEL PADRONE, DEL
PROFITTO, DEL POLITICO/SINDACALISTA MANTENUTO...IGNORIAMO I VOSTRI
ORDINI IN QUANTO ALIENI AI NOSTRI INTERESSI...
	http://www.youtube.com/watch?v=ijiazWlawUY&feature=related
	http://www.youtube.com/watch?v=sIDEF_jox9A&feature=related
	NEWS:
INCREDIBILE MUORE ANCHE IL CAPO VIGILI DEL FUOCO CHE AVEVA DENUNCIATO
LE GRAVISSIME RESPONSABILITA' DELLA THYSSENKRUPP...MEZZ'ORA FA' IN
TRIBUNALE
	Rogo alla ThyssenKrupp, muore in tribunale capo Vigili del Fuoco
	Si
è accasciato al suolo mentre si trovava nel Palazzo di Giustizia di
Torino per incontrare i magistrati che stanno indagando sul drammatico
incendio alla ThyssenKrupp dove sono rimasti uccisi sette operai. E’
morto a causa di un malore il 67enne Giorgio Mazzini, il capo del corpo
dei Vigili del fuoco e vice capo del Dipartimento dei vigili del fuoco,
del soccorso pubblico e della difesa civile. L’uomo, sposato e con due
figli, sarebbe andato in pensione tra due mesi.
	Mazzini si era
recato per il tribunale di Torino per rispondere alle domande dei
magistrati in merito al rogo alla ThyssenKrupp. Improvvisamente è stato
colto da un grave malore, morendo. Inutili i soccorsi.

					
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