R: R: R: [Redditolavoro]
giornata nazionaledi lottacontro ilicenziamentipoliticosindacali,
per far cadere le montature giudiziarie,
contro ognirepressionedelle lotteoperaiee
sociali e delle organizzazioni deilavoratori
CyberGodz
cybergodz at ecn.org
Tue Feb 5 16:02:05 CET 2008
anna ha scritto:
...
> Ti sembrerebbe poco il passare da fruttati , da essere peggio di schiavi ad
> essere liberi dalla schiavitù di lavorare per campare ???
no no, anzi, direi che questo e' il passaggio che auspico anch'io. Solo,
quello su cui insisto e su cui credo vada la pena fare mente locale (non
noi qui ora, almeno non solo, ma secondo me proprio il movimento
comunista antagonista nel suo insieme in questo preciso momento storico)
e' che considerare il lavoro come un elemento "neutro", che cambia di
valore - cioe' diventa positivo o negativo - a seconda di quale classe
sociale tiene lo scettro e' un'arma a doppio taglio, ed in realta'
(secondo me) limita la possibilita' di elaborare una "teoria
rivoluzionaria" all'altezza dei tempi. Credo che sia possibile ora
(forse necessario) cominciare a parlare in modo definitivo di comunismo
come liberazione non solo del lavoro, ma dal lavoro. Non invento niente,
ovviamente, perche' dai luddisti al movimento del '77 il rifiuto del
lavoro e' stato all'ordine del giorno. Oggi pero' mi pare si imponga,
anche se non esplicitato, come esigenza che richiedono le cose stesse.
Rivendicare lavoro giusto oggi, con la crisi di valorizzazione del
capitale in corso, e' molto utopico e probabilmente inconcludente. Il
passaggio da "sfruttati" a "liberi", se avviene sullo stesso terreno del
capitalismo (come per esempio e' avvenuto nell'est europa) non porta
grandi risultati, ma perpetua sotto colori diversi lo stesso meccanismo
folle. Una critica "categoriale" (come dicono i compagni krukki) del
lavoro implica invece una riorganizzazione della produzione e della
societa' stessa, all'interno della quale i famosi "lavori femminili" che
tu citi smettono di essere solo "attivita' di riproduzione" scaricate
sulla gobba delle donne e assumono il rilievo che meritano, cioe' quello
di attivita' fondamentali per la vita, che tutti devono esercitare e per
le quali il tempo dedicato non e' "tempo perso" (nel senso per il quale
si dice "il tempo e' denaro"). Queste attivita', come di fatto tutte le
altre, in questa societa' comunista non-lavorista, non dovrebbero dunque
sottostare ai diktat della produttivita' e del consumo, ma assumere
caratteristiche decisamente altre.
Restano ovviamente molte domande in piedi (per esempio: se in una
societa' dove non vige la sferza del lavoro coatto sia possibile
produrre abbastanza da sfamare tutti, oppure se sia veramente possibile
razionalizzare la produzione in modo tale da soddisfare i bisogni di
societa' moderne e complesse quali sono le nostre, e 1000 altri). Queste
domande, benche' un po' retoriche, servirebbero per introdurre una
necessaria riflessione anche sulla questione dei bisogni e della
tecnologia, sempre per fare degli esempi, ma non possiamo scrivere un
libro qui su queste cose, ma era solo per dire quanto complessa sia in
realta' la cosa di cui cerchiamo di trattare qui, per cui lascio e passo
(aggiungendo solo che sono piuttosto convinto che, senza una riflessione
del genere, che qualcuno prima o poi dovra' fare e che dovra' diventare
patrimonio comune di tutto il movimento, mi sa che quel movimento che
dicevi tu all'inizio, cioe' dall'"essere sfruttati" all'"essere liberi
dalla schiavitu' di lavorare per campare", ce lo sognamo... :-) )
ciaociao
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