R: R: R: [Redditolavoro] giornata nazionaledi lottacontro ilicenziamentipoliticosindacali, per far cadere le montature giudiziarie, contro ognirepressionedelle lotteoperaiee sociali e delle organizzazioni deilavoratori

anna a.grav at libero.it
Tue Feb 5 14:30:57 CET 2008


"si passerebbe 
ad un piu' legittimo possesso di questi stessi mezzi da parte dei 
produttori stessi (gli operai e i lavoratori) che cosi' potrebbero 
giustamente godere del frutto del loro lavoro. Se poi questi ultimi 
vengono efficacemente rappresentati da uno stato che ne protegge 
interessi e condizioni, si trova la quadratura del cerchio e les jeux 
sont faits."
Cerco di quotare meglio il mio post. In realtà la critica di GB aveva
sbagliato mira, ma lasciamo perdere.

Ti sembrerebbe poco il passare da fruttati , da essere peggio di schiavi ad
essere liberi dalla schiavitù di lavorare per campare ??? Il passaggio
sarebbe da lavorare per avere i mezzi di sostentamento, a lavorare per
sbrigare le necessità che richiede necessariamente, il vivere in società.
Sarà forse perchè sono donna e sono abituata anche a pensare a pulire la
casa, il cesso,andare a far la spesa, cucinare ecc... ecc,  "attività umane"
necessarie che nessuna società per libera e liberata può eliminare ( a meno
di pensare a robot che facciano quello che gli umani non han voglia di
fare...., ma questo è un altro film).
Allora a casa mia queste "attività umane", si chiama lavoro e diventa meno
pesante fare queste "cose" se si è costretti da un "datore di lavoro" e lo
si fa per poter mangiare, o se tutti, da mio marito fino all'ultimo figlio
che abita a casa,provvede a fare questi "lavori". Tutto quello che
rimane,poi, tutto ciò che non interessa la pura sussistenza corporea,diventa
libera attività creatrice, di fantasia, di poesia, di puro piacere del fare,
di plasmare insieme alla natura, la natura stessa, in piena sintonia con
essa. Allora il problema è liberare il più tempo possibile per le necessità
corporee e utilizzare il più tempo possibile liberato per il piacere.
Passare dallo stato di necessità allo stato di libertà.        
E poi i liberi produttori non sarebbero rappresentati da niente e da
nessuno, ma loro in prima persona, che dovranno essere rappresentanti e
rappresentati. Nessuno Stato, né stato, ma solo liberi produttori che
provvedono a tutte le necessità per soddisfare tutte le libertà.

Scusa , ma anch'io sono stata prolissa, e son contenta però che in questa
main-list si possa passare oltre che all'informativa anche alla discussione.
Saluti comunisti  

-----Messaggio originale-----
Da: redditolavoro-bounces at ecn.org [mailto:redditolavoro-bounces at ecn.org] Per
conto di CyberGodz
Inviato: martedì 5 febbraio 2008 11.00
A: redditolavoro
Oggetto: Re: R: R: [Redditolavoro] giornata nazionaledi lottacontro
ilicenziamentipoliticosindacali, per far cadere le montature
giudiziarie,contro ognirepressionedelle lotteoperaiee sociali e delle
organizzazioni deilavoratori

anna ha scritto:
> Non per entrare in contradditorio con te , ma solo per capire. Tu dici che
> bisogna , lavorando di fantasia, liberarsi del termine lavoro.
...
per dire la verita' non e' semplicemente un "lavoro di fantasia"  quello 
secondo me richiesto per liberarsi del dominio (non solo semantico) del 
lavoro. Si tratta di una liberazione un po' piu' complessa, per la quale 
tuttavia e' necessario liberarsi anche dal "dispositivo di potere" 
lavoro, inteso come vero e propria gabbia anche semantica all'interno 
del quale oggi ci muoviamo, sia che ne facciamo capitalisticamente 
apologia tout court sia che combattiamo per esso (per riformarlo, per 
renderlo piu' giusto e megio pagato, per renderlo piu' umano, per 
renderlo insomma piu' tollerabile).
Uscire dal paradigma lavorista, quale sia la salsa con lui lo si 
condisce, e' a mio avviso un presupposto essenziale del comunismo. 
Uscire da questo paradigma significa anche uscire, come mi pare abbia 
osservato con una certa acutezza GB chiedendoti di quotare meglio - ma 
in realta' facendo osservazioni sul lavoro che condivido completamente - 
da un orizzonte produttivistico tout court, un orizzonte cioe' che 
condanna appunto a produrre tutta la vita montagne di merci non si 
capisce bene perche' (se non per produrre valore nel senso capitalistico 
del termine) ed essere imprigionati entro questa trappola per topi. 
Sembra che il comunismo debba essere la stessa cosa, pero' con un 
semplice cambio di segno, ovvero la' dove i mezzi di produzione sono in 
mano ai pochi (capitalisti e parassiti del lavoro altrui), si passerebbe 
ad un piu' legittimo possesso di questi stessi mezzi da parte dei 
produttori stessi (gli operai e i lavoratori) che cosi' potrebbero 
giustamente godere del frutto del loro lavoro. Se poi questi ultimi 
vengono efficacemente rappresentati da uno stato che ne protegge 
interessi e condizioni, si trova la quadratura del cerchio e les jeux 
sont faits.
Mi sono dilungato un po' troppo, e il lavoro (figurati se non veniva a 
rompere l'anima, specie ora che si parla male di lui :-) ) mi reclama.
Alla prossima (magari entriamo ancora meglio nel merito)
max
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