R: [Redditolavoro] cosa ne pensate?

robertobertolio at libero.it robertobertolio at libero.it
Sun Dec 14 19:02:34 CET 2008


ciao matilde, l'abolizione delle regioni,comporta un risparmio procapite di circa 50-60€all'anno,rispetto al federalismo fiscale con o senza regioni,se non viene gerarchizzato il sistema di relazione tra i vari enti amministratori,si va incontro alla schizofrenia amministrativa con un aumento di costi procapite non calcolabile al momento. rispondo anche ad anna: ciao anna, togliendo le  regioni,il prodotto non cambia,il controllo sull'individuo,dal punto di vista fiscale,informatico,sanitario,scolastico,lavorativo ecc. resta identico. stato,regioni,province,comuni,fiscalmente si riferiscono all'agenzia delle  entrate che delega il controllo e le riscossioni ad agenzie private con ampi poteri di controllo e di intervento ai fini della riscossione. il grande occhio massonico ce l'ha messo nelle terga comunque ci voltiamo.
----Messaggio originale---- Da: matilde at inventati.org Data: 14/12/2008 17.37 A: <redditolavoro at ecn.org> Ogg: [Redditolavoro] cosa ne pensate?   -->

Ho letto questa proposta  del prof. Borghesi. Vorrei sapere cosa ne pensate.
Laura
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In passato ho avuto delle  riserve sulle proposte di abolizione delle Province. Io stesso sono  stato dal 1995 al 1998 Presidente di una provincia di grandi dimensioni come  quella di Verona ed ho ritenuto importante il ruolo di coordinamento che essa  poteva svolgere in sede locale con riferimento ai piccoli Comuni, che sono la  stragrande maggioranza dei comuni italiani (5740 su 8101 hanno meno di 5000  abitanti). 

La previsione di una legge, ormai  prossima, sul federalismo fiscale impone di guardare con occhio  diverso ad una revisione completa dei livelli istituzionali esistenti nel nostro  Paese. Oggi esistono almeno 9 livelli riconosciuti dalla Costituzione o  da leggi ordinarie. Stato, Regioni, Province, Comuni, Unioni tra comuni,  Comunit&agrave; montane, Consorzi di bonifica, Bacini imbriferi montani,  Circoscrizioni. Alcuni tra essi alimentano le loro entrate in  modo diretto e coattivo (in virt&ugrave; di leggi ordinarie) e sono lo Stato  (imposte sul reddito, Iva, registro, ecc.), le Regioni (quote di imposte  statali, addizionali, tasse automobilistiche, ecc.), le Province (quote di  imposte statali, imposta trascrizione autoveicoli, addizionale energia, ecc.), i  Comuni (quote di imposte statali, addizionali, Ici, ecc.), le Comunit&agrave; montane  (trasferimenti statali), i Consorzi di bonifica (contributi obbligatori), i  Bacini imbriferi montani (addizionale energia). Altri le alimentano in  modo indiretto come le Unioni tra comuni (dai comuni che ne fanno  parte) e le circoscrizioni (dai comuni che li contengono). Tutte questi livelli  hanno sistemi di governo eletti (Stato, Regioni, Province, Comuni e  Circoscrizioni) o nominati. Consorzi di bonifica e Bacini Imbriferi Montani  hanno consigli di amministrazione e Presidenti (di nomina sostanzialmente  politica). Tutti hanno strutture di supporto ai sistemi di governo,  fatte di dirigenti e impiegati, automobili di servizio. Tutti assegnano  incarichi di consulenza, non sempre reali, e contribuiscono cos&igrave; al  mantenimento di un numero imprecisato di persone (si parla di 500 mila) che  “vivono” di politica. In una situazione come questa &egrave; evidente che nel quadro di  un federalismo fiscale “vero” tutti questi livelli sono  incompatibili. La Corte dei Conti in un rapporto sulla proposta di  legge sul federalismo fiscale ha gi&agrave; messo sull’avviso che con tanti centri di  spesa autonomi si potrebbe registrare alla fine una esplosione della  spesa pubblica, anzich&eacute; una sua riduzione. Dando per scontata la  soppressione di Comunit&agrave; Montane, Bacini Imbriferi Montani ed il trasferimento  delle loro competenze alle Regioni (con risparmi di costi della politica di  qualche centinaia di milioni di euro) e dando per necessari il venir meno delle  circoscrizioni e dei “costi politici” delle Unioni tra Comuni (per un ulteriore  risparmio ancora di qualche decina di milioni di euro) resta la  questione “Province e Comuni”. La mia proposta &egrave; di abolire le prime e  ingrandire i secondi. Una valutazione seria e ponderata permette di  calcolare in circa 1-2 miliardi di euro i “costi politici” delle  Province. I Comuni sono la pi&ugrave; antica istituzione italiana, quella pi&ugrave;  vicina ai cittadini e non &egrave; possibile pensare di sopprimerla. La mia  proposta &egrave; che dunque resti il consiglio comunale ed il sindaco, ma che tutti i  servizi comunali siano affidati ad una Unione tra Comuni (senza alcun costo  aggiuntivo a carico dei Comuni) in modo da raggiungere una soglia minima di  20-25 mila cittadini amministrati. Si avrebbero cos&igrave; circa 450  centri di spesa rispetto ai quasi 6000 di oggi. Oggi anche il pi&ugrave;  piccolo dei comuni ha un servizio demografico, un servizio tecnico, un servizio  di contabilit&agrave;, un servizio di assistenza sociale, un servizio di polizia  comunale, un servizio elettorale e cos&igrave; via. Con questa riforma tutti questi  servizi dovranno essere affidati obbligatoriamente all’Unione tra Comuni, alla  quale sar&agrave; trasferito tutto il personale. Ci&ograve; permetter&agrave; sensibili riduzioni dei  costi, a mio giudizio almeno del 20% di quelli attuali. Poich&eacute; attualmente i  comuni con meno di 5000 abitanti spendono per il personale circa 2,5 miliardi di  euro non &egrave; impossibile conseguire un risparmio di almeno 500 milioni di  euro. In totale stiamo parlando di circa 3 miliardi di  euro.



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